mercoledì 26 febbraio 2014

La piazza del diamante - Mercè Rodoreda


 
Barcellona. Natàlia partecipa ad una festa in piazza, dove un ragazzo si avvicina e le chiede di ballare. Lui è Quimet, e dice che lei può avere un solo nome: Colombetta.  
Quimet e Natàlia si sposano. Lei si accorge subito che deve sottostare a ciò che decide il marito e agli interessi di lui. Hanno un figlio, Antoni, con felicità estrema della suocera. Poi un giorno Quimet trova un colombo ferito, lo cura e decide di trasformare la casa in una colombaia. Un anno e mezzo dopo, nasce un'altra bambina, Rita.
Il lavoro comincia a non andare molto bene per Quimet e lui è spesso in giro con gli amici per non si sa quali traffici. Natàlia decide di trovare un lavoro che le occupi solo la mattina, fare le pulizie a casa di signori. Nel frattempo, si rende conto che in sua assenza i colombi diventano i padroni di casa. 
“Si sentiva solo il tubare dei colombi. Mi ammazzavo a pulire i colombi. Puzzavo tutta di colombi. Colombi in terrazza, colombi in casa; me li sognavo. La ragazza dei colombi”
Natàlia diventa insofferente nei confronti dei colombi e vuole disfarsene. Inizia quindi a disturbarli mentre covano, in modo che lascino i covatoi. Poi, visto che non funziona, comincia a scuotere furiosamente le uova per uccidere il colombino.  
Dopo qualche mese, Quimet decide di partire per il fronte d'Aragona. Natàlia e i bambini iniziano a soffrire la fame, al punto da mettersi a letto presto per non pensare che non hanno da mangiare.
Finchè un miliziano suona alla sua porta per dirle che Quimet è morto.  
“Giovani e vecchi, tutti in guerra, e la guerra li succhiava e li faceva morire. Tante lacrime, tanto dolore dentro e fuori.”
Colta dalla disperazione e dalla fame, Natàlia pensa di ammazzare i figli, ma non sa come. Finchè le viene in mente di comprare dell'acido muriatico e versarlo nella loro gola appena si fossero addormentati.
“Non avevo nemmeno un centesimo per comprare l'acido muriatico”. E così al momento di pagare dice che si è dimenticata i soldi a casa ma il droghiere risponde che glieli potrà portare un altro giorno. Natàlia si avvia e poco dopo sente una voce che la chiama. È il droghiere che le dice di aver bisogno di un aiuto e le propone di fare le pulizie nel negozio.
“Mi disse che potevo cominciare l'indomani, la mattina alle nove. E io macchinalmente tirai fuori dalla sporta la bottiglia di acido muriatico, e la posai con precauzione sul bancone. E me ne andai senza dire niente. quando arrivai a casa, io che ero stata sempre resistente al pianto, scoppiai in lacrime come una povera qualsiasi.”
Il droghiere si dimostra molto gentile con lei, dandole spesso del cibo avanzato e delle scatolette per sfamare i bambini. Dopo circa una quindicina di mesi che lavora lì, il droghiere le chiede se vuole sposarlo.
“Io sono libero e lei è libera e io ho bisogno di compagnia e i suoi figli hanno bisogno di un sostegno...”
“Se non le va l'idea faccia conto che io non abbia parlato. Ma devo aggiungere che non posso crearmi una famiglia, perchè per colpa della guerra in mezzo sono inutile, e con lei mi trovo già una famiglia fatta. E non voglio ingannare nessuno, Natàlia”
Natàlia decide di cominciare questa nuova vita per lei e per i figli, che si conclude con un "urlo d'inferno" lanciato anni dopo nella piazza del diamante. "Un urlo che dovevo portarmi dentro da molti anni, e con quell'urlo, così ampio che aveva fatto fatica a passarmi per la gola”.
Gabriel Garcìa Màrquez sostiene che “La piazza del diamante è il romanzo più bello che sia stato mai pubblicato in Spagna dopo la guerra civile”. Io, sinceramente, non conosco molta letteratura spagnola quindi non posso fare confronti.
La scrittura è scorrevole ed  interessante. La Rodoreda abbina perfettamente la crescita della protagonista con la crescita anche nel suo linguaggio. Una donna che ama e sopporta un marito prepotente e dispotico, con assurde idee (tipo la colombaia in casa) e un egoismo totale (prende e parte per la guerra senza pensare che lascia a casa due figli piccoli).
Natàlia è una donna semplice, che fa fronte alle crescenti difficoltà come riesce. E quando sembra che debba arrivare a compiere un gesto estremo, è l'affetto di un uomo che le ha sempre voluto bene che la salva, che la porta ad una vita tranquilla e a lanciare finalmente un furioso urlo liberatorio. 
Unico neo in un personaggio che mi piaceva molto, la cattiveria che ha avuto nei confronti dei colombini. Per carità, provocata dall'esasperazione, ma sono righe che non avrei voluto leggere. 
Mio voto: 7

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