"Miei cari figli vi scrivo" è un romanzo autobiografico di Lilia Bicec, giornalista moldava che a 35 anni decide di lasciare il suo paese e i suoi due figli per cercare fortuna altrove, per guadagnare soldi e permettere ai figli di vivere più dignitosamente. E' la storia personale di questa scrittrice, e al tempo stesso la storia di tante donne moldave (e non solo) che hanno lasciato il loro paese per venire a fare le badanti in Italia. Attraverso le lettere scritte, e mai spedite, ai figli, Lilia ci racconta la sua fuga di notte a piedi nel bosco, gli arresti, il carcere, di nuovo la fuga e poi l'Italia. E sempre la paura di non trovare lavoro e di non sapere dove dormire. Poi, con l'aiuto di connazionali arrivati in Italia prima di lei, finalmente trova lavoro, ne cambia diversi, fa più lavori in contemporanea. Con un pensiero fisso: ricongiungersi ai figli Cristina e Stasi, portandoli in Italia (lasciando invece in Moldavia un marito violento e fannullone).
Questo libro l'ho letto col gruppo di lettura, avendo in previsione di incontrare l'autrice. Purtroppo a questo incontro non sono potuta andare per un impegno sopraggiunto che non potevo rinviare, ma mi hanno riferito che è stato molto molto interessante.
Per quanto riguarda il libro, ho iniziato la lettura abbastanza presa dalle vicende di queste donne, dalla loro determinazione, dalle loro paure. Poi, molto presto, a pagina 15 ho trovato una frase che mi ha lasciato un po' di sasso, forse anche per il momento storico in cui l'ho letta. Ad un certo punto, Lilia ha trovato lavoro come baby sitter: “Mi pagano soltanto seicentomila lire al mese, ma sto al caldo, mi danno da mangiare e ho un posto dove dormire”. Ecco, a me quel "soltanto" ha fatto cadere le braccia. E ho stentato un po' a proseguire nella lettura.
Il libro poi mi è tornato a prendere nell'ultima parte, in cui Lilia scrive di quanto le mancano i figli e riesce, dopo mille intoppi burocratici, a portarli in Italia definitivamente (ottenendo anche il divorzio). In questa parte esprime appieno l'amore che prova per loro. I ragazzi si inseriscono in fretta nella vita del quartiere. Ma questo non è un libro con un lieto fine (e posso scriverlo perchè lo dice nella copertina..). La sera del 13 gennaio 2008 il figlio Stasi viene coinvolto in un incidente e muore. Il sogno viene così interrotto da una enorme ondata di dolore.
Mio voto: 7/10
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