Emma Howick è venuta ad abitare da poco nel paese. E' un'antropologa e deve il suo nome all'eroina di "Cime tempestose", che la madre ha scelto nella speranza "che si perpetuassero nella figlia alcune delle qualità possedute dall'eroina dell'omonimo romanzo".
E' la domenica in albis, ovvero la domenica dopo Pasqua, quando Emma decide di partecipare alla passeggiata dei residenti nel parco e nei boschi intorno al palazzo, uscendo dall'isolamento in cui si è chiusa.
A poco a poco conosce, ed osserva gli abitanti del paese, nella speranza di farci una pubblicazione.
Una sera vede un suo ex, Graham Pettifer, in televisione, in una intervista, e di slancio gli scrive una lettera di congratulazioni. Dopo qualche tempo anche lui arriva al paese, dove affitta un vecchio cottage nel bosco per scrivere il suo ultimo libro. E dove consuma con Emma una "avventura" in ricordo dei vecchi tempi, anche se a casa c'è la moglie Claudia che ignora ogni cosa (o le fa comodo saperlo fuori dai piedi mentre ristrutturano l'appartamento?) e anzi è anche contenta che Emma lo tenga d'occhio.
Tom il parroco è vedovo e abita con la sorella nella enorme canonica dalla quale la famiglia del giovane medico vorrebbe "sfrattarlo" per andarci a vivere. La sorella Daphne sogna di andare a vivere in Grecia. Ad entrambi sta un po' stretta la convivenza ma nessuno ne parla. Finchè un giorno Daphne decide di andare a vivere con la dispotica amica Heather, a Birmingham.
Intanto la signorina Vereker, che fu la governante delle ragazze che vivevano nel palazzo, decide di vedere il villaggio prima di morire e là si dirige senza dire niente al nipote e alla moglie. Solo che quando arriva al bosco si rende conto che ha camminato troppo ed è stanca, e la trovano, mentre passeggiano, Emma ed Avice (la moglie del dottore giovane).
Intanto la madre di Emma, Beatrix, si chiede se "dopo il fallimento di Graham (era poi davvero valsa la pena di tentare?), non doveva fare qualcosa per avvicinare Emma e Tom, per quanto improbabile apparisse tale unione?"
Ho trovato questo libro in biblioteca, cercando titoli con colori differenti (per la "colorful reading challenge).
Barbara Pym viene assimilata (sulla terza di copertina) a Jane Austen per il suo modo di scrivere. (Per inciso, è la seconda autrice in cui mi imbatto quest'anno che viene presentata in questo modo... )
Ora, non è che basti scrivere un romanzo ambientato in un ambiente rurale, con una impenitente single trascurata ma con un gran buon carattere e ovviamente sfortunata in amore per essere Jane Austen... altrimenti lo sarei anche io!
Sinceramente il primo aggettivo che mi è venuto in mente chiudendo il libro è stato "noioso". La storia poteva anche essere interessante, con questa antropologa che finisce in questo paesino sperduto a caccia di idee per una ricerca. Ma sembra, anzi, senza sembra, è lei la prima ad avere problemi su cosa vuole dalla vita e dalla sua stessa ricerca.
Nel paese non ho trovato nessun personaggio particolarmente incisivo per la storia. C'è il prete, vedovo, in una parrocchia senza molti fedeli, che ha una passione per lo studio delle tombe e delle sepolture in abiti di lana o meno. E' accudito da una sorella che ha il sogno di andare a vivere in Grecia con l'amica. Entrambi vorrebbero tagliare il cordone ombelicale ma nessuno dei due si parla. Poi ci sono due medici, quello più vecchio che cura i bambini e i giovani perchè odia curare i vecchi, mentre al medico giovane che per fortuna ha studiato geriatria tocca curare i vecchi. Poi va beh, un'altra serie di personaggi che mi hanno lasciato poco.
Sinceramente mi aspettavo qualcosa di più e invece niente. Tanti spunti di riflessione, a partire dalla solitudine del prete ma non solo. Viene poi creata un'enorme aspettativa nei confronti del "palazzo", un tempo abitato dalla famiglia più importante del paese, le cui figlie erano accudite dalla governante, la signorina Vereker, il cui nome ricorre spesso nello svolgimento del romanzo, ma assolutamente non porta a nessuna rivelazione eclatante.
Mah.
Mio voto: 5 / 10
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