giovedì 9 ottobre 2025

László Krasznahorkai vince il Premio Nobel per la letteratura 2025

A vincere il Premio Nobel per la letteratura 2025 è László Krasznahorkai, scrittore ungherese classe ’54.

Il premio va allo scrittore ungherese “per la sua opera avvincente e visionaria che, nel mezzo del terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte“. Tra i temi ricorrenti dell'autore c'è quello dell’attesa: “Questa specie di attesa fa parte dell’uomo. Che è sempre stato, ed è, in una condizione abbastanza pietosa, per questo non scommetterei troppo sul fatto che arriverà un’epoca in cui noi aspetteremo in maniera diversa. Non riusciremo mai ad accettare che la speranza è vana, ed è proprio questo che alla speranza dà la sua insuperabile forza di attrazione. L’apocalisse non è un evento accaduto o che sta per accadere. Noi nell’apocalisse viviamo. L’apocalisse è già in questo momento. È sempre. È il contesto naturale del mondo umano”, spiegava lo scrittore in una intervista nel 2017.

“Abbiamo bisogno che ci mentano dicendo che abbiamo motivo di sperare. Di questo abbiamo bisogno. Tanto sappiamo benissimo di non avere alcun motivo di speranza. Che ci mentano e ci dicano che andrà meglio, che sarà tutto più luminoso, che sarà più lungo ciò che è breve, che sarà più lento ciò che è veloce. Preghiamo Dio e temiamo il Male. Non ci lasciamo mai alle spalle l’infanzia”. Così, nelle sue stesse parole tratte da una recente intervista, il cuore della scrittura di László Krasznahorkai per la sua casa editrice italiana, Bompiani, che nel complimentarsi per il Nobel sottolinea la sua “scrittura ipnotica, avvolgente, travolgente, a cui abbandonarsi senza chiedersi dove porterà, perché alla fine porta sempre nel luogo più oscuro e sorprendente, il cuore dell’uomo che è il cuore del mondo, l’uomo che resiste e cerca un senso anche quando il mondo si fa ostile, grottesco, incomprensibile, feroce”. E anticipa che il suo prossimo romanzo, "Panino non c’è più", uscirà in Italia nel 2026.

“Le parole e l’espressione musicale per me provengono dalla stessa fonte. Nei miei romanzi, quindi, la melodia, il ritmo, e soprattutto la velocità la fanno da padroni. Sono loro a decidere tutto. D’altra parte, provi a pensare a che cosa succede quando vogliamo dire qualcosa di veramente, ma veramente, ma davvero molto molto importante, come per esempio una dichiarazione d’amore che ci siamo sforzati di reprimere e soffocare per vent’anni, ed ecco che tutto a un tratto invece le parole erompono da noi come la lava da un vulcano, in questi casi nessuno userà delle belle frasette corte e ben curate, ma farà proprio come un vulcano in eruzione, quando c’è un’unica potente forza al lavoro: non farà pause. Allo stesso modo io metto per iscritto un romanzo solo se quel romanzo vuole raccontare qualcosa di veramente, ma veramente, ma davvero molto molto importante. Secondo me è la frase breve a essere artificiale, è una gran bella invenzione, ma è artificiale, l’abbiamo creata noi, mentre il discorso letterario che porto avanti io è in realtà un’unica frase ininterrotta, alla fine della quale il punto fermo sarà messo dal Signore. Se vorrà farlo”.



martedì 30 settembre 2025

Fuori i libri! Agosto e settembre 2025

AGOSTO

Il primo libro che ho letto è stato "Il sentiero perduto delle arance" di Nadia Marks. Grande potenzialità ma il risultato è stato poco coinvolgente.

Poi, visto che per le vacanze del gruppo di lettura della biblioteca abbiamo deciso di leggere libri di Simenon, ho scelto "L'orologiaio di Everton". Grande scrittura, sembra un libro leggero ma lascia spazio a molte riflessioni.

Per alleggerire un po' la mente, ho optato per un libro di Molly Fitz, "Il segreto del gatto". Copertina fantastica, trama molto leggera e briosa. Da totale relax.

Un altro libro di Simenon, "Le sorelle Lacroix". Complesso. Ammetto che alcuni passaggi molto sottili li ho capiti grazie a wikipedia...


SETTEMBRE

Le mie letture di settembre si riducono a tre libri.
Il primo è stato "Il ranch della giumenta perduta", anche questo di Simenon per il gruppo di lettura. Un interessante western sull'amicizia.

Il secondo è stato "All'ombra del fico" di Goran Vojnovic. Molto emozionante, anche perchè tocca argomenti su cui sono sensibile.

Ultimo libro, mi sono messa avanti per il gruppo di lettura di ottobre. "Io sono Marie Curie" di Sara Rattaro. Poco adatto, secondo me, ad un gruppo di lettura, ma il libro è gradevole e scorre bene.




Io sono Marie Curie - Sara Rattaro


Titolo originale: Io sono Marie Curie (2024)

Parigi, 1894. Mentre si immerge nelle intricate ricerche per la sua seconda laurea in Matematica, dopo aver conseguito quella in Fisica, Marie s'imbatte in Pierre, un animo affine in grado di decifrare la sua mente complessa. Tra loro nasce un connubio di intelletti straordinari, uniti dalla sete di conoscenza e dalla volontà di esplorare insieme gli enigmi dell'universo.
Tuttavia, Marie fin da giovane si rivela essere una donna rifiuta il destino di moglie tradizionale, respingendo l'idea di confinarsi tra le mura domestiche. Per lei, l'amore per la scienza è un compagno di viaggio nel sogno comune, un'ossessione che la guida lungo un percorso inedito.
Quando si ritrova improvvisamente sola, costretta a confrontarsi con l'ostilità dell'ambiente scientifico maschilista e conservatore, inizia una battaglia per affermare la sua identità e il suo ruolo nel mondo. La vita di Marie prende così svolte inaspettate, mettendo alla prova la sua forza e la sua determinazione.
Tra avventure misteriose e sfide personali, la scienziata che avrebbe successivamente conquistato ben due premi Nobel si trova a lottare non solo contro le forze della natura, ma anche contro un'epoca che fatica ad accettare il genio femminile.
Attraverso la penna di Sara Rattaro, la figura di questa donna prodigiosa giunge fino a noi per portare il suo messaggio necessario e potentemente contemporaneo in ogni ambito e sfera dell' indossate il vostro coraggio e sfidate il mondo. È possibile. Tutte possiamo essere Marie Curie.
(goodreads)

Questo libro è stato scelto per l'incontro del gruppo di lettura di ottobre. Sinceramente non l'avevo votato e sinceramente penso sia un romanzo carino ma poco adatto ad un gruppo di lettura, ma tant'è.
In questo libro troviamo la storia romanzata di Maria Sklodowska, sposata poi con Pierre Curie. All'inizio vediamo la sua tenacia nello studio e nelle ricerche scientifiche, poi dopo la morte di Pierre, la storia si concentra più sul lato umano di Maria, sulla sua storia d'amore con Paul per la quale sarà perseguitata dalla moglie di lui e le verrà anche chiesto di rinunciare al secondo Nobel. 
Se devo trovare un argomento di discussione, direi che sia la disparità di trattamento tra uomini e donne. Le donne non possono frequentare l'università (almeno in Polonia), ci si aspetta che si sposino e facciano le casalinghe. Parigi offre più possibilità, ma comunque la carriera rimane appannaggio degli uomini. Ma Maria sa lottare con le unghie e coi denti per affermare le sue capacità. Solo che poi, dopo la morte di Pierre, inciampa in una storia d'amore che per la sua carriera sarà deleteria (mentre per un uomo non verrebbero fatte tante storie).
Libro carino, si legge bene.
Mio voto: 7 / 10

All'ombra del fico - Goran Vojnović


Titolo originale: Figa (2016) 
Titolo inglese: The fig tree 

È passato più di mezzo secolo da quando il nonno di Jadran è giunto in Istria dove ha costruito la sua famiglia. Ora è morto e anche il padre di Jadran li ha lasciati dopo lo scoppio della guerra. La ricerca della propria identità da parte del giovane inizia con una visita alla dimora del nonno e lo conduce inevitabilmente nel tumulto dei Balcani. Il crollo dello Stato e i suoi nuovi confini hanno reciso anche i legami famigliari. Solo il fico nel giardino della vecchia casa sembra essere sopravvissuto indenne a tutte le tempeste e partire da lì, per seguire i mille rivoli che risalgono indietro nel tempo, è forse l’unico modo per Jadran di comprendere se stesso e gli eventi che hanno segnato la sua famiglia: la misteriosa morte del nonno, la disintegrazione dei ricordi della nonna, il risentimento della madre, la scomparsa di Anja… «All’ombra del fico» è una splendida saga famigliare che si sviluppa attraverso tre generazioni lungo il XX secolo fino ai giorni nostri, abbracciando le storie incrociate dei protagonisti e dipingendo anche nella lingua il mosaico etnico della Jugoslavia. Vojnović è un narratore dotato e, nonostante la grande Storia e i tempi influiscano sulle scelte fatali compiute dai suoi personaggi, riesce sempre a condurci su un piano diverso e intimo tra famiglia, relazioni, amore, libertà e le decisioni che ci rendono ciò che siamo. (goodreads) 

Ho trovato questo libro molto emozionante e a tratti anche pieno di poesia.
Vojnovic ha una scrittura potente, semplice ma coinvolgente, molto evocativa.
Il libro parte nel 1955, quando Aleksandar Dordevic diventa amministratore forestale a Buje, in Croazia. Ma Aleksandar non ci sta ad abitare in una casa lasciata libera da qualcuno che è stato sfollato, e a poco a poco ne costruisce una sua, fuori dal paese, a Momjano, in cima ad una collina da cui si vede la Slovenia.
Poi la storia riprende ai giorni d'oggi, dove il narratore è Jadran (nipote di Aleksandar) che con la madre deve recarsi a Momjano perchè il nonno è morto. Da qui in poi si alternano i racconti delle tre generazioni della famiglia. Aleksandar e Jana, che ormai sta perdendo i ricordi di una vita per colpa della demenza senile. Vesna (madre di Jadran) e Safet, che a un certo scompare per andare in Bosnia. Maja (sorella di Vesna) e Dane. Poi ci sono Jadran e Anja, e anche lei ad un certo punto scompare brevemente. Gli intrecci sono tanti e vengono svelati un po' alla volta. Solo alcune pagine sono un po' caotiche, ma per il resto la narrazione scorre bene.
Testimone delle vicende familiari e politiche del paese, è il fico nel giardino di Aleksandar, protagonista anche nel finale, secondo me molto tenero.

 “Alla fine, a sopraffarmi non furono i ricordi. Dopo la sua morte sarebbero stati gli stessi di prima. A sopraffarmi furono le immagini dei giorni a venire che ci erano stati sottratti. E l’immagine malinconica dell’albero solitario di fronte alla casa vuota del nonno, che fissa la porta chiusa.” 

"L'uomo non può commettere nulla di più estremo che togliersi la vita. Niente di meno comprensibile. E allo stesso tempo niente di più umano"

 “Vuoi che ti ammetta che le mie storie sono solo mappe delle mie paure che cercano di allontanarmi da te? Ti confesso tutto, ma solo se tu, Anja, puoi amare qualcuno che è pieno di una rabbia che non ha nome, di una rabbia che non ha storia, di una rabbia che non sarai mai in grado di capire, perché io stesso non riuscirò mai a capirla. Forse hai ragione, Anja, forse il mio passato in realtà non sono io, forse è solo la mia esigenza infantile di dare un senso a ciò che non ha senso, forse il mio inventare storie è un’ingenua follia perché niente è così semplice e noi non siamo così semplici, e forse in questo mondo non dovrebbero esserci storie perché tutte le storie sono qui solo per spiegarci ciò che non può essere spiegato.”

Mi è difficile fare un riassunto di questo libro perchè ha dentro tante cose e alcune di queste mi hanno lasciato un'emozione incredibile perchè vicine a cose che ho vissuto o che sto vivendo. Molto molto bello.
Mio voto: 8 e mezzo / 10

Il ranch della Giumenta perduta - Georges Simenon


Titolo orignale: La Jument perdue (1948) 

Sullo sfondo – come in un campo lunghissimo di John Ford o di Sergio Leone – le montagne dell’Arizona, che sembrano «racchiudere il mondo da tutti i lati»; in primo piano un uomo a cavallo, che percorre la pista che conduce alla statale per Tucson: il «Grande Passaggio, attraverso il quale, ai tempi in cui non esistevano né treni né automobili, erano transitati uomini e mandrie, e buoi, cavalli e carri a migliaia». Oggi, 7 ottobre 1947, l’uomo a cavallo, John Evans detto Curly John, il rispettato proprietario del ranch della Giumenta perduta, compie sessantotto anni, ma in sella si tiene ancora ritto come quando ne aveva venti. Come quando lui e il suo amico Andy Spencer erano arrivati dal Connecticut in cerca di fortuna. C’è un punto della pista dove, ogni volta che ci passa, a Curly John sembra quasi di «provare il dolore di quel giorno»: il giorno in cui, proprio lì, trentotto anni prima, ha ucciso Romero, il messicano che qualcuno aveva pagato per farlo fuori. Dopo, tutto è stato diverso: Andy, che Curly John sospetta di essere il mandante del tentato omicidio, è diventato per lui l’altro, «l’Innominabile». Ma il caso – una vendita all’asta in cui quasi a malincuore Curly John entra in possesso di un vecchio baule verde – cambierà le carte in tavola. L’amicizia virile, la vendetta, il perdono; e le miniere, il deserto, i saloon e le case da gioco: gli elementi del buon western ci sono tutti, e con questi Simenon ci offre una sua trascinante variazione sul tema. (goodreads)

Il 7 ottobre del 1947, come tutti i compleanni, Curly John si mette l'abito della festa, mangia la solita colazione che gli prepara la sorella Mathilda, accetta la scatola di fazzoletti che lei come sempre gli regala e si reca a Tucson a trovare Peggy Clum, che a sua volta gli avrebbe regalato i soliti sigari della marca sbagliata. Quel giorno compie sessantotto anni. Così come li compie l'Innominabile, quel suo ex amico fraterno con cui ha rotto i ponti. Trentotto anni prima, il 15 agosto 1909, John viene attirato in un agguato e lui pensa che il mandante del sicario Romero sia proprio il suo ex amico che vuole prendere le sue terre. E su questa certezza John ha fondato il suo rancore di tutti questi anni.
Ma Peggy quel giorno lo porta ad un asta, e lo convince a prendere un vecchio baule verde appartenuto ad un certo Ronald Phelps in cui lui ritrova dei documenti che lo portano a vacillare nelle sue certezze. E se il mandante del suo agguato non fosse Andy Spencer ma qualcun altro?
Parte da qui un ansia di investigare e scoprire a tutti i costi chi è questo mandante, andando a rivangare questioni relative alle miniere e all'appezzamento di terreno che John aveva comprato con Andy.
La storia ha una atmosfera western, resa veramente bene.
Ho trovato un po' contorta la vicenda che sta dietro perchè si parla di terreni che nascondono vene di minerali preziosi, di tanti personaggi che diventano ricchi grazie a queste scoperte e di altri che vengono raggirati, di casinò, di Andy che diventa ricchissimo e poi pare abbia problemi di soldi, di una inchiesta che coinvolge anche dei politici. Comunque, semplificando, la vicenda poi appare chiara. Così come appare chiaro che dopo tanti anni in cui John si è sbagliato su Andy e di Andy che ha accettato con rassegnazione questo allontanamento (e che ancora manda a Mathilda il regalo per il suo compleanno), l'amicizia cede il passo alla comprensione di cosa è successo e al perdono, che stupisce tutti coloro che si erano schierati con John.
Un finale molto toccante per una storia molto triste di una amicizia rotta per un fraintendimento e per non aver capito la situazione nel complesso. 
Interessante. 
Mio voto: 7 / 10


mercoledì 24 settembre 2025

Le sorelle Lacroix - Georges Simenon


Titolo originale: Les soeurs Lacroix (1938)
Titolo inglese: Poisoned relations

«Ogni famiglia ha uno scheletro nell’armadio» scrive Simenon in epigrafe a questo romanzo. Nel caso della famiglia in questione lo scheletro è un segreto che lega da anni due sorelle. Un segreto che, rimosso e purulento, non può che trasudare odio. Tant’è: il collante che tiene uniti, nella solida dimora borghese di Bayeux, le figlie del notaio Lacroix, il marito di una di loro e i rispettivi figli è unicamente l’odio, un odio così spesso e pesante che sembra di poterlo toccare, un odio che si esprime attraverso sguardi, ammiccamenti, bisbigli – ed esplode non di rado in violente scenate. Ma l’odio suscita anche desideri di vendetta, e nella casa delle sorelle Lacroix ogni gesto ha il sapore della vendetta: un tentativo di avvelenamento non meno che un suicidio, perfino il lasciarsi morire di inedia di una giovane donna che a molti pare una specie di santa. Una volta penetrato in questa atmosfera intossicata da rancori e sospetti, il lettore vi rimarrà invischiato, e non potrà che andare avanti, tra fascinazione e orrore. (goodreads)

"Esteriormente, la casa sembrava regolata dalla piena armonia"

Il romanzo comincia con Genevieve che durante la recita del rosario comincia ad avere delle visioni mistiche. Al suo rientro a casa si mette a letto e decide che morirà il giorno del suo diciottesimo compleanno. I medici che la visitano concordano sul fatto che si stia volutamente lasciando morire.
Le sorelle Lacroix sono due: Mathilde e Poldine. Mathilde è sposata con Emmanuele Vernes, restauratore di quadri e mediocre pittore, che passa le giornate chiuso a chiave nel suo studio dove conduce anche studi sulla proporzione aurea. Mathilde ha due figli, Genevieve e Jacques, molto legati fra loro; Jacques è completamente insofferente del clima ostile che c'è in casa e progetta di scappare con la figlia quindicenne del notaio presso cui lavora e con la quale ha una relazione segreta.
Poldine è sposata con un malato di tisi che è ricoverato in Svizzera ed ha una figlia Sophie che è piuttosto libera e spregiudicata. 
Stranamente, le sorelle pur essendo entrambe sposate vengono comunque chiamate Lacroix anzichè coi cognomi dei mariti.
In casa prevale un clima di tensione e tutti i movimenti dei componenti della famiglia sono accuratamente controllati dagli altri, in un clima di sfiducia perenne.
Visti alcuni comportamenti anomali di Vernes, Poldine si insospettisce e si reca da un farmacista a far analizzare la zuppa che viene servita ogni sera. Il farmacista rivela di aver trovato piccole tracce di arsenico, in quantità non letali, ma che a lungo andare avrebbero avuto effetti nocivi sull'organismo.
Poldine tiene per sè la scoperta ma comincia a smettere di mangiare la zuppa sostenendo che il medico gliel'ha proibito. Anche Mathilde si insospettisce e smette di mangiarla a sua volta.
A metà libro si scopre che Mathilde ed Emmanuele, pur dormendo nella stessa camera, non si parlano da diciassette anni (dalla nascita di Genevieve) poichè Mathilde ha scoperto che lui e la sorella avevano avuto una storia e che Sophie è loro figlia, mentre il matrimonio di Poldine è stato fatto apposta per coprire il fatto. In realtà le sorelle non ne avevano fatto un dramma, Mathilde non aveva mai amato davvero il marito, ma questo è il segreto che le legava. I figli ovviamente non sanno niente.
Una notte, disattendendo l'ordine di non rivolgerle la parola, Emmanuele mostra a Mathilde un articolo di giornale in cui un operaio disoccupato si era ucciso dopo aver sterminato la famiglia. Tacitamente Emmanuele le sta dicendo che anche lui stava cercando di avvelenare tutti in casa, lui compreso.

"Non poterne più... Se tu mi avessi amato avresti avuto una scusa ... ma ho presto capito cosa si voleva da me. Due figli, un maschio e una femmina, poiché avevi stabilito anche il numero ... E adesso mi chiedo se non è stato per gelosia, per avere anche lei un figlio, che tua sorella mi ha cercato... La verità è che tu e Poldina avete bisogno di odio... Sono sicuro che da bambine giocavate a litigare come altri giocano alla bottega o alla bambola... Quando si ha una scheggia in un dito la carne reagisce , lavora per espellere il corpo estraneo... Ebbene io sono stato il corpo estraneo in casa Lacroix! E non soltanto io, anche i miei figli ... non pensavi che potessero essere dei veri Lacroix. Non pensavi che potessero essere dei Vernes. Allora man mano che crescevano, hai incominciato ad odiare anche loro... E anche tua sorella li odiava... Eravate in due a detestare tutto ciò che non era voi due."

Emmanuele qualche giorno dopo si impicca nel suo studio. Jacques si sposa e con la moglie occupa tutto il piano terra della casa, creando anche molta confusione e viavai di ospiti. Le sorelle sono costrette a rifugiarsi al piano superiore. Poldine, rovistando nello studio, trova per caso la busta dell'arsenico e, anche se la nasconde, Mathilde nota alcuni granelli che sono caduti sul tappeto. Come sempre, non ne parlano. È iniziata una nuova tacita schermaglia.
"Mi domando cosa farete tu e zia Poldina, quando non ci sarò più.." dice Genevieve a sua madre prima di morire (effettivamente nel giorno del diciottesimo compleanno).

"Esse erano due, due Lacroix che potevano vivere perché potevano odiarsi a vicenda, sospettarsi, sorridersi con falsità, osservarsi di sottecchi, camminare sulla punta dei piedi... e l'odio diventava più spesso, più denso più pesante, poiché lo spazio era più ristretto”

Libro complesso che investiga il rapporto di odio tra due sorelle che tuttavia continuano a vivere insieme, trascinando tutti i membri della famiglia nel sospetto, nella tensione, finchè il tutto sfocia in due suicidi e una ribellione, lasciando che l'odio consumi e alimenti la vita di Mathilde e Poldine, perchè è l'unico modo in cui sanno vivere.
Come già scritto, apprezzo molto la scrittura di Simenon, asciutta ma capace di descrivere bene situazioni e personaggi. Il libro è corto ma lascia spunti di riflessione.
Mio voto: 6 e mezzo / 10

Il segreto del gatto - Molly Fitz


Titolo originale: Kitty confidential (2019) 

Ero una ragazza qualunque, con sette diplomi universitari, che ancora non sapeva cosa fare nella vita… fino al giorno in cui ho rischiato di morire. E se essere quasi uccisa da una macchinetta del caffè non fosse sufficientemente imbarazzante, ho anche scoperto di riuscire a parlare con gli animali. O almeno con uno di essi. Si chiama Octavius Maxwell Ricardo Edmund Frederick Fulton, ma io lo chiamo semplicemente Gattavius. Parla così in fretta che non è facile capire cosa dice, ma mi ha rivelato che la sua ex proprietaria non è morta per cause naturali come tutti credono. Quindi non ho altra scelta: ora come ora il mio scopo è diventare il primo detective di Blueberry Bay con un aiutante a quattro zampe, nascondendomi dietro la facciata di assistente legale presso lo studio Fulton, Thompson & Associates. 
Ma come diavolo faceva il dottor Dolittle a farlo sembrare così facile? (goodreads)

Non potevo resistere ad un libro con una copertina simile!
Questo cozy mystery ha una scrittura molto briosa, i capitoli sono abbastanza brevi e viene voglia di proseguire rapidamente nella lettura.
La protagonista, nonostante i sette diplomi universitari, sembra in realtà abbastanza stupida; oltretutto si incaponisce su una persona solo basandosi sul fatto che vuole divorziare dalla moglie. 
In realtà, credo che la cosa più divertente di questo libro sia il rapporto tra Angie e il gatto. La storia di crimine che ci sta dietro è abbastanza all'acqua di rose. Il gatto dice ad Angie che la padrona è stata uccisa e lei si basa su alcuni dettagli che riesce a raccattare nello studio dove lavora. Il colpevole in verità andrà a cercarla direttamente e in questo modo si scopre di chi stiamo parlando. 
Alcune cose non sono proprio lineari. Per esempio il fatto che il gatto è l'erede universale della defunta e chi ha il gatto ha il patrimonio. Verrebbe da pensare che tutti fanno a gara a tenere il gatto, invece il gatto viene lasciato ad Angie, che non è una parente, anzi è una semplice assistente dello studio. Strano. Altra cosa strana, il gatto che impara ad usare facetime, ma in fondo i gatti hanno mille potenzialità.
Un libro divertente e leggero per quando si vuole qualcosa di leggero. La parte gialla è molto risicata e superficiale. Comunque prima o poi leggerò altri libri di questa autrice.
Primo libro della Serie "Pet whisperer P.I.".
Mio voto: 6 e mezzo / 10 

L'orologiaio di Everton - Georges Simenon


Titolo originale: L'horloger d'Everton (1954)
Titolo inglese: The Watchmaker of Everton

Un sabato sera del tutto uguale agli altri, tornando a casa dopo la solita partita a jacquet con l’amico Musak (uno dei riti capitali della sua esistenza monotona e ripetitiva), Dave Galloway scopre che il figlio Ben se n’è andato, portandosi via il furgone e senza avergli scritto neanche due parole di addio – esattamente come, quindici anni e mezzo prima, se n’era andata la madre di Ben, lasciandosi dietro una scia di profumo volgare, un vecchio paio di scarpe e un bambino di pochi mesi. Su quel bambino il padre si era chinato aspirandone l’odore tiepido «di pane appena sfornato» – e da allora aveva vissuto soltanto per lui. Ogni attimo della sua vita. La notte come il giorno. «Sei felice, Ben?» gli chiedeva, più spesso di quanto avrebbe dovuto, e alla sua risposta affermativa insisteva: «Lo sai che sono tuo amico, vero, Ben?». Ma sì, Ben sembrava felice: era un bravo ragazzo, un alunno modello; forse solo un po’ chiuso, un po’ malinconico. Sulla madre non aveva mai fatto domande. Quando gli viene detto che Ben è scappato con una ragazzina di quindici anni, Lillian, che insieme hanno ucciso un uomo e stanno fuggendo lungo le strade del Middle West inseguiti dalle polizie di cinque Stati, Dave comincia a domandarsi che cosa sa di suo figlio, e del proprio essere stato figlio. Dopo l’arresto Ben si rifiuterà di vedere il padre, ma Dave deciderà di rimanergli ugualmente accanto: perché nel figlio ha riconosciuto quello stesso desiderio di ribellione che appartiene anche a lui, ed è appartenuto a suo padre, quel rifiuto dei limiti che è «il segreto degli uomini» – degli uomini che lo soffocano come di quelli che un giorno varcano la linea di confine. Quel segreto di cui forse Dave sarà ora capace di parlare a suo figlio, e al figlio di suo figlio che Lillian sta per mettere al mondo. (goodreads)

Direi che questo è il mio primo libro di Simenon. Ho volutamente escluso la serie di Maigret, volevo un romanzo "singolo".
Mi piace molto la scrittura di Simenon. Ha la capacità di rendere bene le situazioni e le descrizioni senza perdersi in dettagli prolissi. Anche i personaggi hanno bisogno di poche parole per essere ben caratterizzati. Sulla trama c'è molto da riflettere. La conclusione sul discorso della ribellione mi lascia un po' così. Mi spiego, è vero che sia il nonno, sia il padre, sia il figlio, tutte persone troppo tranquille, hanno compiuto un atto di ribellione col quale hanno poi dovuto fare i conti per il resto delle loro vite. Ma quella del figlio diventa poi una serie di atti criminali. Quando Ben non torna a casa, il padre precipita in un incubo, sia perchè non si capacita di come Ben abbia potuto fare quello che ha fatto, sia perchè nonostante lui lo insegua ovunque, il figlio non vuole vederlo nè parlargli. Dave si rende conto che credeva di conoscere suo figlio ma in realtà non lo conosce affatto. Solo alla fine Dave di rende conto che "alcuni riescono a soffocare la ribellione per tutta la vita, altri lasciano che esploda".
Intenso.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

sabato 20 settembre 2025

Addio a Stefano Benni

9 settembre 2025. E' morto a 78 anni Stefano Benni, scrittore, umorista, giornalista e drammaturgo. Da alcuni anni si era ritirato a vita privata, segnato da una lunga malattia.
Autore di romanzi e raccolte che hanno fatto epoca - da “Bar Sport” a “Margherita Dolcevita”, da “Elianto” a “Terra!” e “La compagnia dei celestini” - Benni ha conquistato generazioni di lettori con uno stile ironico, visionario e profondamente legato all'attualità.
I suoi libri, tradotti in oltre trenta lingue, hanno conquistato un pubblico trasversale, dai lettori più giovani agli intellettuali più esigenti, riuscendo a tenere insieme leggerezza e profondità, impegno e immaginazione. Tra i titoli a lui più cari, come dichiarava spesso, c'era “Blues in sedici: ballata della città dolente”.
Nato a Bologna nel 1947, ma cresciuto tra i paesaggi dell'Appennino, Benni amava raccontare con ironia la propria formazione: “Molte parti della mia biografia sono inventate, è un modo di difendere la mia privatezza” spiegava.
La sua satira, intelligente e mai compiacente, ha trovato spazio anche nel giornalismo: ha scritto per testate come “L'Espresso”, “Panorama”, “Il Manifesto”, “La Repubblica”, “Cuore” e “Linus”, contribuendo con la sua penna affilata a smascherare le ipocrisie della politica e della cultura italiana. Fu anche autore televisivo, tra i primi a scrivere per un giovane Beppe Grillo.
Dietro l'umorismo, però, nei suoi testi c'era sempre una profonda inquietudine esistenziale, una sensibilità acuta per le ingiustizie del presente e un amore viscerale per la libertà e per l'arte. Negli anni Benni aveva ampliato il suo repertorio scrivendo testi teatrali, poesie, favole, opere musicali e graphic novel.
Tra i suoi titoli più recenti: “Giura” (2020), il poema “Dancing Paradiso” (2019) e il docufilm autobiografico “Le avventure del Lupo” (2018). “Il Lupo” era il soprannome che Benni portava con sé fin da bambino, legato all'infanzia trascorsa nei boschi dell'Appennino bolognese e diventato, nel tempo, simbolo di uno spirito solitario, ribelle, indomito. In particolare, il soprannome derivava dalle notti trascorse a ululare in compagnia dei suoi cani, un ricordo che lui stesso definiva “una bellissima follia notturna”.
Lo scrittore bolognese era anche un grande sostenitore della scuola pubblica e della cultura come bene comune: nel 2015 rifiutò il Premio Vittorio De Sica, protestando apertamente contro i tagli del governo Renzi all'Istruzione e alla Cultura. Amico fraterno di Daniel Pennac, fu lui a promuovere la traduzione italiana delle prime opere dello scrittore francese presso Feltrinelli. Il loro sodalizio letterario, basato su stima e affinità narrativa, è uno dei più noti del panorama letterario europeo.
Poliedrico anche a teatro, aveva collaborato con Dario Fo e Franca Rame e nel 2012 aveva esordito nella regia con “Le Beatrici”, presentato al Festival di Spoleto. L'anno seguente firmò “Il poeta e Mary”, un intreccio di musica e parole sul valore sociale dell'arte. Nel 2017, in occasione dei suoi settant'anni, aveva liquidato con la consueta ironia la richiesta di un bilancio: “Non ho voglia di bilanci. Chiedimelo di nuovo fra settant'anni”. (Rai News)



Wanda Marasco vince il Premio Campiello…

A imporsi nel 2025 al Premio Campiello è stata Wanda Marasco col suo libro "Di spalle a questo mondo" (Neri Pozza), ottenendo 86 voti sui 282 inviati dai giurati. 



A contendersi la vittoria finale c’erano anche "Bebelplatz – La notte dei libri bruciati" (Sellerio, 83 voti) di Fabio Stassi, "Inverness" (Polidoro, 58 voti) di Monica Pareschi, "Troncamacchioni" (Feltrinelli, 36 preferenze) di Alberto Prunetti, "Nord Nord" (Einaudi, 19 voti) di Marco Belpoliti.

venerdì 15 agosto 2025

Il sentiero perduto delle arance - Nadia Marks


Titolo originale: Between the Orange Groves (2019)

Isola di Cipro. In un piccolo paese tra le montagne vivono due famiglie. Nonostante siano di fedi religiose diverse, sono unite da una profonda amicizia, basata sul rispetto e sul reciproco aiuto. Da generazioni, infatti, all’ombra dei rami di pino e di arancio profumato, le donne condividono i loro segreti e gli uomini si supportano nelle fatiche di tutti i giorni. E così due ragazzi, Lambros e Orhan, crescono fianco a fianco, come fratelli. Ma con il passare del tempo, la loro amicizia viene messa a dura prova: un terribile tradimento scatena una serie di eventi destinati a spezzare il legame che unisce da anni le due famiglie. Molti anni dopo, Lambros, nella sua casa a Londra, ha deciso di raccontare quei ricordi così dolorosi alla figlia Stella. Attraverso le parole di suo padre, la ragazza sta per essere trasportata indietro nel tempo, in una terra ricca di sole e passioni. È troppo tardi per il perdono? O forse le nuove generazioni possono aiutare a ricucire gli strappi del passato? Tra i profumati alberi di arancio possono nascere amori proibiti. (goodreads)

Ho trovato questo titolo cercando un libro ambientato a Cipro. La storia non è nuova, una ragazza greca si innamora di un ragazzo turco. Essendo di due religioni diverse, non possono stare insieme, anche se nel villaggio gli ortodossi vivono serenamente insieme ai musulmani.
Il libro parte con Lambros, anziano, che racconta alla figlia le storie di quando abitava a Cipro. E per un po' il libro alterna le storie che racconta lui ai flashback del passato, in cui la famiglia di Lambros (greca-cipriota) e Orhan (turco-cipriota) fanno amicizia e, nonostante la diversità religiosa, sono legatissime. Lambros e Orhan sono grandi amici, al punto che quando la famiglia di Lambros è costretta a trasferirsi a Nicosia, Orhan va con loro per poter continuare gli studi. Il problema è che Orhan è innamorato di Anastasia, sorella di Lambros, ma ovviamente non possono stare insieme e comunque lei lo vede solo come il suo migliore amico. Però, una volta che lei torna a Cipro, a trovare la sua seconda madre (cioè la madre di Orhan) conosce un ragazzo che le fa perdere la testa, alla faccia delle differenze religiose. Questa cosa però segnerà una grossa frattura tra le due famiglie, anche perchè lo scandalo provocato dai due ragazzi si riversa proprio su chi rimane al paese.
Di questo libro mi è piaciuta la complicità iniziale tra le due famiglie. Anche se di religioni diverse, si può comunque andare d'accordo, nel rispetto delle proprie regole. Il personaggio di Anastasia, sinceramente, l'ho trovato molto egoista. Al di là del discorso innamoramento, che quello non lo decidi, non si è minimamente preoccupata della situazione in cui lasciava entrambe le "sue" famiglie. Si renderà conto poi, in futuro, che non è così facile diventare musulmana (anche se per amore) perchè lei si sente comunque greca.
Il problema dei libri che affrontano lo stesso argomento, è che viene da paragonarli tra loro e, purtroppo, questo libro pur essendo gradevole, non è particolarmente coinvolgente (come è stato "L'isola degli alberi scomparsi", dove lei era turca e lui greco). Non è un problema di argomento ma di stile di scrittura, troppo pieno di descrizioni, di spiegazioni, con le quali ci vuole spiegare tutta la storia dell'isola di Cipro dagli albori. Il risultato è una scrittura un po' pesante, piatta. All'inizio poi ho fatto un po' di fatica a capire chi faceva parte di quale famiglia, infatti mi sono dovuta segnare i personaggi; poi la cosa è migliorata.
E' molto tenero il fatto che la figlia di Lambros si rechi fino a Cipro per vedere di trovare Orhan, ma poi il finale rimane un po' così.
Lettura gradevole ma poco coinvolgente nonostante le potenzialità.
Mio voto: 7 / 10

giovedì 31 luglio 2025

Fuori i libri! Luglio 2025

Mi sono resa conto che sto procedendo molto a rilento. Al di là delle recensioni, sto proprio leggendo poco, o almeno questo è il risultato guardando i numeri, anche se non mi sembrava.
Lo scorso anno a fine luglio avevo letto 45 libri. quest'anno, a fine luglio, arrivo a 32 (l'ultimo finito proprio oggi).
Sono sicuramente in un periodo di stanchezza generale e sono incappata in alcuni libri che mi hanno annoiato molto, o forse sono loro che sono capitati nel momento sbagliato.
Mi rendo conto che sono anche un po' insofferente per il fatto che alcuni libri che vorrei leggere non riesco a farli rientrare nelle sfide. Così ho deciso di interrompere la Key Words Challenge. E' quella in cui faccio più fatica a collocare i libri, perchè voglio guardare il titolo originale del libro e ci perdo davvero troppo tempo. Inutilmente. Per il momento mantengo le altre sfide, che sono di più ampio respiro. Il prossimo anno vedremo.

Questi i libri letti a luglio.

Volevo provare a partecipare al gruppo di lettura della libreria, leggendo "Più gentile della solitudine" di Yiyun Li. Mi sono terribilmente piantata e ho fatto grande fatica ad andar avanti.

Per il libro della monthly motif, ho trovato "Lillian Boxfish si fa un giro" di Kathleen Rooney. Molto malinconico ma gradevole.

Poi un libro da ragazzini che, ammetto, mi ha fatto emozionare un bel po': "L'imprevedibile viaggio di Coyote Sunrise". L'ho finito in lacrime. Molto toccante.

Uno degli ultimi libri che ho comprato: "La festa" di Margaret Kennedy. Riedizione di un libro del 1950, molto intelligente nella sua costruzione. 

La festa - Margaret Kennedy


Titolo originale: The feast (1950)

In un albergo decrepito sulla costa della Cornovaglia si riunisce un eterogeneo gruppo di persone. Una lettera mai aperta dal proprietario avvisa di crepe createsi sulla scogliera. Le pagine iniziali del libro ci raccontano di una frana che ha fatto scomparire l’albergo e ucciso tutti coloro che erano dentro. Che non erano però tutti. Chi è morto? Chi si è salvato?
È il 1947, l’immediato dopoguerra inglese è ancora molto duro, il cibo è parzialmente razionato, il governo ha imposto tasse pesanti e l’evasione fiscale è un tema forte. Ma è anche estate, un’estate eccezionalmente calda e secca, in grado di addolcire la cupezza della situazione e di infondere gioia di vivere.
La genialità de La festa sta nel prologo, il tipo di prologo che dice come tutto andrà a finire tralasciando però l’intera storia. E così si corre sulle pagine del libro, che ci ridanno in ordine cronologico gli eventi, per capire cosa succede a chi e perché. In un racconto che si fa via via sempre più concitato, inframmezzato da lettere e pagine di diario, la Kennedy dipinge con vera maestria un’umanità i cui pregi e difetti vengono perfettamente raccontati. (goodreads)

Un gruppo di variegati villeggianti si ritrova in questo misero albergo, il Pendizack Manor Hotel, sul quale incombe un promontorio roccioso. Nonostante il governo avesse dato disposizioni sulla pericolosità del luogo, il marito della proprietaria non si è mai degnato di leggere la lettera ricevuta, se non poi cercarla disperatamente tra tutte le lettere ricevute e mai aperte e non riuscire a trovarla.
Sappiamo fin dalle prime pagine che il promontorio è crollato, seppellendo l'albergo. Non sappiamo chi sono i sette che sono rimasti sotto al crollo (in alcuni dei quali sono ravvisabili dei peccati capitali).
Il reverendo Samuel Bott racconta al suo amico in visita, il reverendo Gerald Seddon, che deve preparare l'elogio funebre e che dai sopravvissuti ha sentito cose raccapriccianti. Decide di raccontare tutto all'amico e chiede il suo parere. Così comincia il racconto dell'ultima settimana prima che cadesse il promontorio, proprio nel momento in cui alcuni dei villeggianti si trovano a fare una festa poco distante dall'albergo, per tre bambine che non hanno mai visto una festa in vita loro. Nel racconto, suddiviso nei giorni della settimana e in capitoli, ci vengono raccontate le interazioni che nascono tra i vari personaggi.
Ammetto di aver faticato un attimo nelle prime pagine, perchè, soprattutto quando ci sono le pagine del diario di Mr. Paley, sembrano volutamente confuse e ambigue. I personaggi sono tantissimi, al punto che me li sono segnata su un foglio o non ne venivo fuori. I proprietari dell'albergo è la famiglia Siddal: Mr. Siddal che sta sempre nascosto nel suo stanzino dietro la cucina (ed è quello che non ha aperto la lettera), Mrs Siddal che gestisce (male) l'albergo, Gerry il figlio più affettuoso ma meno amato che fa da tuttofare nell'albergo mantenendo la famiglia, Duff il figlio preferito dalla madre a cui lei le dà tutte vinte e che deve assolutamente fare l'avvocato, Robin che è un gran bel ragazzo. Poi c'è il personale di servizio: Fred cameriere e tuttofare, Nancibel Thomas cameriera ex ausiliaria, Bruce un ragazzo che si innamora di Nancibel, Miss Dorothy Ellis governante impicciona e squallida. Infine abbiamo gli ospiti dell'albergo: Henry Gifford, sua moglie Lady Gifford (che passa i giorni in camera supplicando il marito di andare a vivere a Guernsey per non pagare le tasse), con la loro figlia naturale Caroline e i tre che hanno adottato, Hebe, Luke e Michael; i coniugi Paley; il canonico Wraxston e la figlia Evangeline; la vedova Cove con le tre figlie Blanche, Beatrix e Maude; Mrs Anna Lechene, scrittrice e vecchia amica di Mr Siddal, che ha come autista-segretario Bruce (e forse amante). Insomma, veramente tanti, però ognuno di loro è ben caratterizzato e dopo un po' ho ingranato bene senza più confonderli.
Lo svolgimento è interessante ed è interessante vedere come si sviluppano le relazioni tra i vari personaggi, tra amicizie, amori, peccati che vengono svelati. Il tutto con le crepe della montagna che sembrano enormemente allargate...
Lettura che scorre piuttosto bene e non vedi l'ora di arrivare in fondo per scoprire chi è morto e chi è vivo. Effettivamente, ai sette che muoiono sono abbinabili i peccati capitali (ammetto che un paio non li avevo proprio collegati, ma gli altri sono abbastanza palesi).
Molto interessante, intelligente ed avvincente.
Mio voto: 8 / 10

L'imprevedibile viaggio di Coyote Sunrise - Dan Gemeinhart


Titolo originale: The Remarkable Journey of Coyote Sunrise (2019)

Coyote Sunrise ha 12 anni e da cinque vive su Yager, un vecchio scuolabus convertito in una “casa su ruote”. Insieme a Rodeo (guai a chiamarlo papà) e ad alcuni stravaganti personaggi a cui offrono passaggi e ospitalità, Coyote percorre gli Stati Uniti in lungo e in largo senza mai fermarsi. Quello che fa con Rodeo, però, non è davvero viaggiare, ma fuggire dal passato e dai ricordi che hanno segnato la loro famiglia. Un giorno riceve la notizia che il parco giochi della città in cui è cresciuta sta per essere abbattuto. Quel luogo custodisce memorie speciali ed è troppo importante per Coyote, che vuole assolutamente impedire che lo radano al suolo. Ma è un’impresa disperata! Rodeo non accetterà mai di tornare laggiù, e come se non bastasse il tempo hanno solo quattro giorni per attraversare il paese da una costa all’altra. Con una scusa, Coyote dà così inizio a un’avventura piena di sole e di divertenti imprevisti, cambi di rotta, nuove amicizie e segreti urlati al vento dal tetto di Yager. Un viaggio davvero imprevedibile, grazie al quale Coyote e Rodeo scopriranno che il modo migliore per affrontare il passato è condividere, senza riserve, il presente. (goodreads)

"A volte fidarsi di qualcuno è la cosa più spaventosa che ci sia. 
Ma sapete che vi dico? Fa molta meno paura che stare da soli".

Coyote è una quasi tredicenne che da 5 anni vive col padre Rodeo (che non vuole più farsi chiamare padre) sopra ad uno scuolabus, e vagano per gli Stati Uniti senza sosta. Cinque anni prima, in un incidente, è morta la madre con le due sorelle di Coyote. Il padre non vuole assolutamente tornare al posto in cui abitavano.
Coyote sa che il padre vuole guardare avanti, non vuole guardare al passato e stare male. Hanno addirittura cambiato nomi all'anagrafe. Ma un giorno, come fa ogni settimana, Coyote chiama la nonna e questa le dice che il parco in cui lei, la mamma e le sorelle hanno nascosto una scatola dei ricordi, verrà abbattuto e Coyote sa che deve assolutamente recuperare quella scatola prima che sia troppo tardi. Coyote, con una scusa banale, dà il via al viaggio di ritorno, all'insaputa di Rodeo, durante il quale caricano anche alcuni compagni di viaggio trovati alle stazioni di servizio (che guardacaso vanno verso dove vuole andare lei). Finchè Rodeo scopre cosa sta facendo Coyote e il viaggio rischia di fermarsi.
Il ritorno è doloroso sia per Coyote sia per Rodeo, ma è anche una presa di consapevolezza che dal dolore non si scappa, il dolore va metabolizzato perchè la mancanza è qualcosa che non si riempie ed è vero che fa male, ma evitando il passato si rischia di dimenticare anche le cose belle che abbiamo vissuto. Perchè nel mondo c'è tanta tristezza, ma c'è anche tanta felicità. Nel mondo c'è di tutto. L'importante è avere accanto delle persone che sanno tenerti la mano perchè ti vogliono bene.
Libro emozionante, ho pianto tutti gli ultimi capitoli, mi ha veramente toccato. Credo solo che una serie di pagine (quelle del personaggio di Val, che non aggiungono molto) potevano essere evitate perchè il libro era già pieno di tanti spunti di riflessione ed erano più che sufficienti.
Mio voto: 8 e mezzo / 10

Lillian Boxfish si fa un giro - Kathleen Rooney


Titolo originale: Lillian Boxfish Takes a Walk (2017) 
 
Lillian Boxfish non è la classica ottantacinquenne, tutta casa, merletti e nipoti. Giunta a New York nel lontano 1930 ha trovato subito un impiego che le ha portato fama e prestigio: da semplice e inesperta copywriter per il colosso Macy's diviene in poco tempo il primo pubblicitario donna più pagato al mondo. Oggi è il 31 dicembre del 1984 e Lillian festeggia da sola questo ultimo giorno dell'anno. Le vacanze natalizie non sono andate come al solito, qualcosa sta cambiando. Rimanere a casa a rimuginare su ciò che non è stato? Non se ne parla nemmeno. Armata solo dell'inseparabile pelliccia di visone e di una buona dose di arguzia, Lillian decide che il Capodanno lo festeggerà per le strade dell'amata Grande Mela, dove ogni passo coincide con un ricordo della sua sorprendente vita. Con una lettera d'amore alla città di New York, Kathleen Rooney dipinge sulla tela di un'America in fermento il ritratto di un'intensa figura femminile, ispirato alla vera storia di Margaret Fishback e alla sua folgorante carriera nel mondo pubblicitario. (ibs) 

Lillian Boxfish è una ottantacinquenne che si prepara per il suo solito appuntamento a cena nel suo solito ristorante per l'ultimo giorno dell'anno. Il problema è che mentre era al telefono col figlio si è mangiata una intera confezione di biscotti Oreo (che neanche si ricorda come siano arrivati in casa sua) e quindi non ha più fame. Così pensa di passeggiare fino al ristorante nella speranza di digerire i biscotti, ma quando arriva al ristorante, oltre a non aver fame, scopre anche che il gestore del ristorante lascerà tutto al nipote e lui se ne andrà via. Lillian, dopo un drink, decide di continuare a passeggiare e così facendo incontra autisti, commessi, guardie di sicurezza, artisti, criminali, tutta una serie di persone con cui lei si intrattiene a chiacchierare. E tra una passeggiata e l'altra, Lillian ricorda la sua vita, da quando era al collegio, a quando è andata a lavorare da Macy's come pubblicitaria che prendeva in giro la figura preconfezionata della donna-moglie-madre, a quando anche lei si innamora follemente di Max (Massimiliano Gianluca Caputo), a quando deve lasciare il lavoro perchè incinta, alla crisi del matrimonio, al crollo psicologico che questo ha comportato. Il tutto sullo sfondo di una America che cambia, di una città dove la delinquenza imperversa. Una città che comunque a lei non fa paura e che non pensa minimamente a lasciare, nonostante sia il pensiero di molti intorno a lei, e che lei cerca di convincere a rimanere sostenendo che le brave persone devono rimanere proprio per non darla vinta ai malfattori.

 "Non rimarrò lontana dalla strada. Non quando la strada è l'unica cosa che mi interessa costantemente, a parte forse mio figlio e il mio gatto. L'unico posto che sembra vibrante e vivace. Dove le cose si scontrano. Da dove nasce il futuro" 

Ho trovato molto ironico lo stile con cui vengono resi i pensieri di Lillian, una donna che ha sempre avuto la risposta pronta e che anche davanti a tre ragazzini criminali riesce a venirne fuori senza un graffio. Divertente il fatto che lei ha cominciato da bambina ad appassionarsi alle rime e anche i suoi annunci pubblicitari sono in rima (nonchè i curricula che invia). Lillian ha toccato l'apice del successo e il baratro (comprensivo di elettroshock) nella vita privata. 
La figura di Lillian è liberamente tratta dalla persona di Margaret Fishback, la copywriter pubblicitaria più pagata al mondo negli anni '30. 
Una delle tappe che mi è rimasta più impressa è la cena al Delmonico's Restaurant, dove Lillian è stata anni prima per discutere i dettagli del divorzio da Max e si era sbagliata a ordinare la bistecca; ma ovviamente, senza prenotare, la sera di capodanno è impossibile avere un posto, se non fosse che viene invitata al tavolo di una famiglia che ha avuto una defezione, e lei si gode la felicità di questo gruppo di persone che la accoglie come se non fosse una sconosciuta. Altri incontri li ho trovati un po' meno brillanti ed emozionanti.
Nel complesso il libro mi è piaciuto, anche se alla lunga diventa un po' ripetitivo. Poteva magari accorciare un po' di avvenimenti. Mi è piaciuta la figura di Lillian, la sua arguzia, il suo essere fuori dalle righe fin da piccola.
Gradevole nel complesso.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

Più gentile della solitudine - Yiyun Li


Titolo originale: Kinder than Solitude (2013)

Cosa unisce Boyang, giovane immobiliarista rampante di Pechino, Ruyu, commessa e amica-factotum di ricche e annoiate signore californiane, e Moran, ricercatrice di laboratorio in una sperduta azienda farmaceutica del Massachusetts? O meglio: quale segreto del loro passato li divide e li tiene lontani? E quale ruolo ciascuno di loro ha avuto nella morte dell'antica compagna cui si apprestano a dare l'ultimo saluto? Per scoprirlo, Yiyun Li ci riporta all'agosto del 1989, due mesi dopo il massacro di piazza Tienanmen. E tutto parte dall'arrivo a Pechino di Ruyu, orfana e (segretamente) cattolica, mandata in città dalle prozie a iniziare la scuola superiore con la sua preziosa fisarmonica come unico capitale. Quando la ragazza entra da outsider nel quadrilatero, il caseggiato tradizionale dove ogni aspetto dell'esistenza si svolge in comune, in apparente armonia, le vite di Boyang e Moran iniziano a cambiare. E lo stesso vale per il destino di Shaoai, studentessa universitaria e dissidente, piena di rabbia repressa per una società che sembra aver già cancellato i fermenti e il desiderio di libertà di poche settimane prima. L'alternarsi della realtà della Cina di fine anni Ottanta con la contemporaneità, tra Pechino e gli Stati Uniti, scandisce le esistenze dei quattro protagonisti, avvolte da un'aura di malinconica sospensione e stravolte, quasi senza che se ne rendessero conto, dai tragici eventi pubblici e privati che le hanno sfiorate... (goodreads)

Ho impiegato dodici giorni a leggere queste 330 pagine. Non scorreva affatto. Avevo apprezzato i primi capitoli, ma poi la storia è proseguita con troppa lentezza. E' partita con la morte di Shaoai e Boyang che avvisa le altre due ragazze, sparite entrambe in America. Poi ha cominciato a saltare dal racconto del passato, da quando Ruyu è arrivata a Pechino, al racconto di come vivono adesso questi tre ex amici, tutti e tre molto isolati dal resto del mondo grazie a dei meccanismi di difesa che si sono auto imposti. Boyang è un uomo insensibile nei confronti delle altre persone, Ruyu ha scelto di rimanere sempre in disparte senza creare legami, Moran ha trovato una sorta di evasione nel raccontare storie. Tutti e tre con matrimoni falliti alle spalle e senza figli. Tutti e tre senza legami affettivi. Tutti e tre che hanno messo in standby le loro vite "a causa" di qualcosa successo nel passato. Il tutto mischiato a grande malinconia e momenti di incredibile noia.
Scoprire cosa sia successo a Shaoai è, in realtà, una scusa. Il mistero viene liquidato in poche pagine e viene praticamente attribuito alla sfortuna e al fatto che Shaoai non si fa mai i fatti propri.
Sinceramente ho fatto molta fatica. Ho guardato alcune recensioni per farmi una idea dei pensieri altrui, ma ne ho letto diverse che descrivono la scrittura come semplice e per me non lo è stata affatto. L'ho trovata una scrittura pesante, più volte ho dovuto fermarmi e rileggere, quasi fossi davanti a un mezzo saggio. E poi credo che abbia davvero tirato per le lunghe tutte le vicende. Ho provato subito fastidio per il personaggio di Ruyu e anche per alcuni atteggiamenti di Shaoai. In seguito anche Boyang l'ho trovato un po' stronzo. L'unica per cui ho provato pena è Moran.
Sono arrivata in fondo a sto libro proprio perchè volevo finirlo ma sinceramente non ne potevo più. Pesante l'argomento e come l'ha trattato.
Mio voto: 6 e mezzo / 10

sabato 26 luglio 2025

Fuori i libri! Aprile maggio giugno 2025

Anche stavolta mi trovo a fare il riepilogo di ben tre mesi... sigh... (e ormai siamo pure alla fine del quarto...)

APRILE
Primo libro del mese "Leonard e Hungry Paul" di Ronan Hession. Era un po' che lo avevo comprato e che lo volevo leggere. Molto delicato

Per il gruppo di lettura della biblioteca abbiamo letto "Una vita" di Guy de Maupassant. Interessante lo scorcio storico sul periodo ma non mi ha fatto impazzire.

Continuo il giro dell'Europa con un libro ambientato in Norvegia: "Un grammo di felicità" di Siri Ostli. Delizioso.

Un giallo/noir ambientato in Virginia: "Il Country club" di Howard Owen. Mi piace molto questo scrittore e anche il libro è molto gradevole nonostante la vicenda un po' pruriginosa (che credo sia stata ispirata da una storia vera)

Rimango sui gialli, evidentemente è il periodo, e torno alla libreria Nevermore con "Uomini e crimini" di Steffanie Holmes. Sinceramente, se evitasse di mettere tutte quelle (inutili per la storia) scene di sesso, lo preferirei. Ma va beh. 

MAGGIO
Primo libro, quello del gruppo di lettura della biblioteca: "Resto qui" di Marco Balzano. Che romanzo. Molto bello, con tanta denuncia nei confronti della politica sorda ai problemi della popolazione.

Per la keyword challenge ho trovato la parola "wind" nel secondo libro della serie di Ocean Breeze (il cui primo mi era piaciuto poco...). Molto romantico e decisamente gradevole. Parlo de "La voce del vento" di Sherryl Woods.

Mi ha molto incuriosito "L'ufficio degli affari occulti" di Eric Fouassier. Intrigante anche se un po' contorta la parte storica per i miei gusti.

Un libro ambientato i Repubblica Ceca: "I misteri di Praga" di Ben Pastor. Interessante l'ambientazione storica, ma assolutamente scarsa la parte gialla.

GIUGNO
E' uscito in Italia il nuovo libro di Yann Martel, "Lo sguardo di Odo". Ero molto curiosa. Libro strano che mi ha lasciato perplessa.

Finalmente sono riuscita a leggere il primo libro di Virgin River. Ammetto che la serie tv è molto più brillante.

Ultimo libro di giugno, "Bed and breakfast and books" di Frida Skyback, che a dispetto del titolo in inglese, non mi risulta ci sia la traduzione in inglese del libro. Ma va beh. Libro di cui mi è piaciuta da impazzire la copertina, ma lo svolgimento... insomma...


venerdì 25 luglio 2025

Bed & Breakfast And Books. Il club del libro alla fine del mondo - Frida Skybäck


Titolo originale: Bokcirkeln vid världens ände (2019)

La vita di Patricia scorre placida e monotona nella fattoria di famiglia a Charlottesville, quando riceve una lettera anonima che riporta a galla un doloroso mistero del passato. Dalla busta scivola fuori una collanina d’argento con un ciondolo a forma di nota musicale, proprio quella che lei stessa ha regalato a sua sorella Madeleine, scomparsa senza lasciare traccia nell’estate del 1987, ben trentadue anni prima. Patricia decide subito di raggiungere Ljusskär, la località di mare della Svezia da cui la giovane non ha mai fatto ritorno, e trova alloggio nell’unico hotel del posto, il Bed & Breakfast and Books, dove un variegato gruppo di signore organizza un club del libro. Tra discussioni letterarie e consigli d’amore, saranno proprio le donne che animano il book club ad aiutarla a indagare. Cos’è successo davvero a Madeleine e quali oscuri segreti si annidano tra le strade di quel piccolo paese? (goodreads)

ATTENZIONE - contiene spoiler

Di questo libro mi ha ispirato subito la copertina e poi la trama. La lettura è stata piacevole, leggera. La trama di per sè non è neanche troppo originale ma c'è la curiosità di andare avanti.
Forse, la cosa più bella di questo libro è l'amicizia tra le donne del club del libro, alcune sono amiche dall'infanzia. Sono interazioni positive, momenti in cui ci si aiuta con sincerità, momenti in cui finalmente si parla della paura di invecchiare o della solitudine.
Questo paesino svedese, pur essendo "alla fine del mondo", in realtà sa farti sentire a casa.
Il libro procede su due orizzonti temporali, il presente in cui Patricia interagisce con le persone del luogo e il passato in cui Madeleine era lì a fare la tirocinante.
La storia di Madeleine però mi pare venga trascinata un po' per le lunghe senza creare un particolare pathos. Cioè è vero che c'è il mistero di cosa le sia successo, ma non riesco a farlo rientrare nei libri gialli, neanche nei cozy. Madeleine viene scelta per partecipare ad un tirocinio presso la chiesa libera, dove c'è questo pastore che è in grado di capire quale dono hanno i ragazzi. Madeleine canta benissimo e le viene affidata la direzione del coro. Si capisce che questo pastore ha dei modi un po' particolari e molto fisici, abbraccia spesso le sue adepte per tranquillizzarle, e ti viene il dubbio che Madeleine sia stata molestata, che fosse incinta quando è sparita. Anche la moglie del pastore ha degli atteggiamenti decisamente manipolatori e bugiardi. In realtà tutti i tentativi di Patricia di carpire qualche informazione finiscono nel vuoto; se anche c'è qualcuno che sa qualcosa, non vuole parlare. Poi l'ultimo giorno in cui Patricia rimane al paese, finalmente c'è una delle donne che dice qualcosa sul fatto che ha provato ad aiutare Madeleine a scappare dalla chiesa. Siamo ormai a poche decine di pagine dalla fine del libro e ancora non sappiamo chi ha spedito la catenina di Madeleine a Patricia. E quando finalmente la persona si palesa, dice che voleva che Madeleine la riavesse indietro, pur sapendo che non può essere così perchè questa persona sa cosa è successo a Madeleine e come.
Credo che dietro a questo libro ci fosse una bella storia che però non mi ha entusiasmato molto. Mi è piaciuto invece il gruppo di signore che nonostante l'età stia avanzando, hanno grinta e voglia di superare gli ostacoli.
Mio voto: 7 / 10

giovedì 24 luglio 2025

La strada per Virgin River - Robyn Carr


Titolo originale: Virgin River (2007) 

Virgin River è il luogo ideale per trovare rifugio e rigenerarsi. Protetta da torreggianti sequoie e scandita dal gorgoglio di acque cristalline, la vita di questo delizioso villaggio di montagna scorre senza affanni e pericoli. Ma non senza emozionanti sorprese.In un momento particolare della sua vita, Melinda sente il bisogno di prendere le distanze dalle convulse follie di Los Angeles e si trasferisce a Virgin River. Qui l'attende una natura di incontrastata bellezza e un ambulatorio in cui esercitare la sua professione di ostetrica. Grazie a un'atmosfera serena e tranquilla, Mel ritrova il suo equilibrio. Almeno finché non compare sul suo cammino l'affascinante Jack che conosce tutti i sentieri dei boschi di Virgin River, compresi quelli che conducono verso una nuova, insperata, felicità. (goodreads) 

E' sempre difficile giudicare un libro dopo aver visto la serie tv da cui è tratto, soprattutto se la serie tv ti ha molto emozionato e il libro invece se ne discosta abbastanza.

Il libro non è brillante come pensavo. Pieno di dialoghi, alcuni abbastanza sciocchi. Più volte gli uomini hanno definito le belle donne delle "cosine"... forse è uno slang americano ma fa abbastanza schifo. Nel libro ci sono tante cose, dal trasferimento di Mel, all'accettazione di Doc, agli amici di Jack che vanno a Virgin River, a Mel che fa amicizia con due coppie della cittadina vicina, Mel che incontra la famiglia di Jack, la storia tra Rick (16 anni) e Liz (14), le piantagioni di droga... tante cose ma nessuna viene un po' approfondita. Mi va anche bene che abbia voluto rimanere sul leggero, ma trovo un po' troppo leggero l'escamotage narrativo cioè la fuga di Mel da Los Angeles perchè è morto il marito. Da quello che sembrava un incipit doloroso passiamo praticamente subito ad una storia nuova. Il libro poi è pieno di donne incinta e di parti. Va beh, non c'era un'ostetrica in città prima, ma praticamente è il centro di tutta la vicenda. 
A differenza della serie tv, è un libro che rimane molto piatto. Credo che non proseguirò con gli altri della serie. 
Mio voto: 6 e mezzo / 10

Lo sguardo di Odo - Yann Martel


Titolo originale: The High Mountains of Portugal (2016) 

Lisbona, 1904: Tomás, un giovane uomo sconvolto dal dolore per la scomparsa della moglie e del figlio, legge su un vecchio diario la notizia di uno straordinario manufatto che, se scoperto, porterebbe a ridefinire la storia dell'uomo, e a ripensare il nostro rapporto con la natura e con il divino. E si mette a cercarlo.. Trentacinque anni dopo, un patologo portoghese, appassionatissimo lettore dei gialli di Agatha Christie, si trova a vivere una notte surreale, in cui è costretto a fare i conti con i momenti più difficili della sua vita, momenti che scopriremo essere direttamente connessi, in modo tragico e beffardo, alla ricerca di Tomás. Cinquanta anni più tardi, un senatore canadese, per sfuggire al dolore del ricordo della moglie morta, si rifugia in un piccolo paese nella regione delle Alte Montagne del Portogallo, dove però si presenta con uno strano compagno, uno scimpanzé. E sarà a questo punto che la ricerca iniziata da Tomás quasi un secolo prima troverà la sua inaspettata conclusione.. Con "Lo sguardo di Odo" Yann Martel conferma una volta di più di essere uno dei massimi esponenti contemporanei del realismo magico: in parte avventura, in parte storia di fantasmi, in parte favola contemporanea, questo romanzo parla del nostro rapporto con l'amore e con la sofferenza, con il soprannaturale e con la natura. Ricco di tenerezza e ironia, appassionante e movimentato, Lo sguardo di Odo conduce il lettore in un viaggio nel tempo, nello spazio, e nell'animo umano. (goodreads)

Ho letto questo libro proprio perchè avevo gradito "Vita di Pi".
Questo libro è per chi apprezza il realismo magico, per chi accetta che accanto alla realtà esistano momenti di magia, momenti di "stravaganza" che cambiano la prospettiva delle cose.  
Sembrano tre racconti a sè stanti, ma sono in realtà uniti da un filo che verrà svelato alla fine.  
Nella prima parte, un uomo cammina all'indietro per elaborare il lutto. Poi scopre il diario di un missionario che osservava la tratta degli schiavi neri in Africa e decide di andare alla ricerca di un particolare manufatto lasciato in una chiesa delle montagne del Portogallo.
Nella seconda parte, un uomo aiuta una donna a capire come è vissuto il marito che lei trasporta in una valigia. 
Nella terza parte, un uomo va a vivere con uno scimpanzè per imparare a vivere il tempo e non esserne dominati.
Intanto, sono perplessa dal fatto che in italiano il titolo è stato modificato in "Lo sguardo di Odo" (che è lo scimpanzè del terzo racconto) piuttosto che chiamarlo "le alte montagne del Portogallo" che rendeva l'idea di dove si svolgono tutte le tre vicende.
Onestamente, non ho capito dove voleva andare a parare. Cioè, è vero che il dolore (il lutto in particolare) ci fanno fare cose strane, ma mi pare che la chiusura delle storie faccia un po' acqua comunque. Ci sono un paio di scene che mi hanno scioccato (tipo il bambino della fine del primo racconto). 
La scrittura di Martel mi piace molto, si legge bene, però se devo capire il significato che sta dietro alle storie narrate sono un po' in difficoltà. Forse dovrei rileggerlo, ma sinceramente non ne ho voglia.
Mio voto: 6 / 10