sabato 16 maggio 2020

L'isola contesa - Vincenzo Migliaccio


Titolo originale: L'isola contesa (2014)

Cosa può turbare la pace di una calda ed assolata giornata nella tranquilla Isola di Cipro? Cosa si cela dietro quel volo dal decimo piano di un albergo di Nicosia? E che segreti nasconde quel documento che un geologo italiano ha trovato nascosto tra i libri della biblioteca del Monastero di Kykkos? L’ispettore Panaydes, del distretto di Strovolos, si troverà a cercare queste risposte tra le difficoltà di una indagine che scava nel torbido degli ambienti della diplomazia e nella storia dell'”Isola contesa”.

"L'isola contesa" nasce dal piacevole ricordo di tre splendidi anni passati a Cipro. La semplicità, la disponibilità e la grande cordialità della gente dell'isola mi ha sempre emozionato e mi è rimasta nel cuore. La loro tragedia, specialmente nelle persone che vivono a Nicosia, la capitale, viene vissuta con grande serenità, senza rassegnazione ma con la speranza che si parli comunque della loro condizione. Ancora oggi, nel 2019, non è possibile che ci siano ancora muri che dividono popoli e nazioni. La caduta del muro di Berlino ha riunito un popolo sotto un'unica bandiera, lasciando il triste primato di città divisa a Nicosia. Passeggiare sulla Ledra Street, tra negozi moderni e luccicanti, tra botteghe e ristoranti degni delle migliori capitali europee contrasta con il grigio muro che chiude l'accesso all'altra parte della città, buia e povera, come ho avuto modo di constatare in alcune mie visite alla comunità turco - cipriota.
La storia narrata nel romanzo è finzione totale, anche se lo spunto di base nasce da supposizioni, illazioni e dubbi della comunità greco - cipriota che si tramandano da padre in figlio a partire dagli anni '50. A me piace comunque pensare che un giorno anche quest'ultima barriera possa cadere con tutte le paure e contraddizioni che contraddistinguono questa splendida isola del Mediterraneo. 

Sono incappata per caso in questo libro, molto corto, e sono stata spinta a leggerlo per due motivi: era un giallo ed era ambientato a Cipro, un'isola che è sempre stata un sogno, vorrei poterla visitare fin da quando ero bambina. Non c'è un motivo particolare, semplicemente mi incuriosisce.
Non sono riuscita a trovare molte notizie sull'autore, di cui questo è il primo libro, se non che il personaggio di Valerio lo rappresenta molto (laurea in geologia, vulcanologo, ha davvero lavorato per la Sogei a Cipro, ecc. ecc). A dire la verità, non ci sono nemmeno tante recensioni in giro, giusto per confrontare un po' le opinioni...
Allora, la trama era intrigante. Cipro è un'isola talmente tranquilla dove non succede niente, soprattutto ci sono pochissimi crimini. Cosa può mai essere successo per far sì che un giornalista si suicidi buttandosi dal balcone di un albergo? Soprattutto, come è mai possibile che prima sia morto d'infarto e poi sia caduto giù dal balcone? E allora un piccolo ispettore di polizia si mette a scavare nelle frequentazioni di questo giornalista e arriva ben presto alla soluzione del caso. Ma a Cipro tutti sono sorvegliati, anche i poliziotti, quindi anche l'assassino capisce quando l'ispettore si avvicina alla soluzione del caso. E di morti, quasi tutti per infarto e poi per qualcos'altro, ce ne saranno diversi.
Non vi svelo altro sulla vicenda perchè almeno la seguite.
Il primo commento che mi è venuto quando ho chiuso il libro è stato "mah". Interessante idea di base, interessante anche il fatto di metterci dentro lo spionaggio di Stato. Ma la realizzazione, a mio parere, è scadente. Le prime quaranta pagine sono un libro di storia, che passa dalla creazione del muro di Berlino, alla creazione della NATO e del Patto di Varsavia, e di altre cose storiche. Per una come me, che non ha mai amato la storia, sono state pagine pesantissime e ammetto che volevo abbandonare la lettura e cambiare libro (ne avevo un altro su Cipro). Ma ho insistito perchè era corto. E' vero che alcune di quelle pagine di storia servono per capire lo spirito con cui si vive sull'isola e alcune vicende che seguiranno, ma sarebbe stato decisamente meglio magari infilarle nella narrazione o comunque renderle più scorrevoli.
La parte "gialla" è carina ma la vicenda è resa con pochissimo pathos. Anche i dialoghi sono abbastanza piatti. Credo sia principalmente un problema di stile narrativo. Una storia simile, messa in mano ad uno scrittore più esperto, potrebbe diventare spettacolare. Invece rimane piatta. Peccato.
Ultima notazione: non amo molto quando vengono citate le marche solo per il puro fatto di citarle, cioè quando non hanno una reale utilità per la storia, tipo la marca del videoregistratore, a che serve?
Mio voto: 6 / 10

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