mercoledì 22 settembre 2021

Ombre sullo Hudson - Isaac Bashevis Singer



Titolo originale: Shotns baym Hodson (1957) 
Titolo inglese: Shadows on the Hudson 

Ci sono scrittori così affascinanti, ha notato Manganelli, che riescono a cambiarti l'umore: scrittori come Singer, capace di creare personaggi simili a «figure da affresco, pantografie, immagini proiettate sulle nubi». È la grandezza che qui sprigiona il seducente e contradditorio Hertz Grein, tormentato da un'insaziabile sete carnale - si divide infatti fra la virtuosa moglie Leah, la minacciosa amante Esther e Anna, il nuovo amore - e insieme dal richiamo di un'osservanza religiosa al cui rigore non sa sottomettersi, pur riconoscendo che si tratta di «una macchina da guerra per sconfiggere Satana». Hertz sa bene che un ebreo, per quanto creda di essersi allontanato da Dio, non potrà mai sfuggirgli: sta soltanto girando in tondo, «come una carovana persa nel deserto». Intorno a lui e ai suoi dissennati grovigli amorosi - in una New York che sul finire degli anni Quaranta, per chi giunge da Varsavia o Berlino, ha le irresistibili attrattive di un gigantesco arazzo visionario -, una folla di personaggi in vario modo straziati dalla vergogna di essere vivi: come Boris Makaver, il padre di Anna, occupato durante il giorno dai suoi lucrosi affari ma sopraffatto la notte da una sofferenza terribile quanto «un dolore fisico»; o come il professor Shrage, matematico convertitosi alla parapsicologia, che vive nella speranza di ritrovare la moglie Edzhe, trucidata dai nazisti. Tutti turbati dal silenzio di Dio o - per usare ancora le parole di Manganelli - investiti «della grandezza del sacro, e della sua sproporzione». (ibs) 

A questo punto dell'anno, difficilmente avrei inserito un libro di oltre seicento pagine che non si incastra in nessuna sfida, ma una libreria che sto seguendo su facebook (peraltro, del paese accanto al mio) ha lanciato questo nuovo gruppo di lettura online e ho voluto farne parte, almeno per curiosità iniziale, poi vedremo.
Il libro di Singer è un libro complesso, ricco di tante cose. Ha voluto parlare della vita di un gruppo di ebrei scappati dall'Europa e rifugiati in America, un paese totalmente diverso, dove non è stata avvertita più di tanto la tragedia fascista e dove al centro di tutto c'è il denaro. Peraltro, loro stessi si sono abbastanza in fretta adeguati al nuovo modo di vivere, soprattutto per ciò che riguarda una grande libertà di comportamento sessuale. In questo nuovo stato, vengono messi a dura prova i precetti ebraici e diversi dei personaggi sono tormentati da dubbi sulla fede perchè Dio è sentito troppo distante, è un Dio che non dà conforto agli uomini, anzi, permette tragedie come l'olocausto senza intervenire. Al tempo stesso, la comunità ebraica è una comunità molto chiusa, una religione molto chiusa perchè nel momento in cui si apre rischia di essere trascinata sulla cattiva strada dai gentili.
E' un libro importante, interessante, ma nei suoi confronti provo dei sentimenti contrastanti. Ci sono dettagliate spiegazioni delle tradizioni ebraiche e dei rituali che non conoscevo e che ho trovato interessanti. Tuttavia, sinceramente non l'ho chiuso gridando al capolavoro perchè la lettura è stata molto appesantita da una scrittura a tratti ironica ma fin troppo prolissa nelle descrizioni, con tanti personaggi (almeno tre o quattro non aggiungono molto alla storia) e tanti sproloqui su argomenti politici e "filosofeggiamenti" su contrastanti teorie ebraiche che mi hanno davvero annoiato. Mi spiace, non amo questo genere di letture. 
E' un libro che è partito lento per poi cominciare a piacermi decisamente di più nella seconda parte, forse perchè ho ingranato di più con il tipo di scrittura (e capisco bene che è il tipico romanzo scritto a puntate) anche se ad un certo punto sono entrata un po' in conflitto col personaggio principale, Grein. Sono stata molto partecipe della sua sofferenza, del suo tormento, sia per il senso di colpa che prova nei confronti della moglie, sia per il rapporto malato che ha con l'amante Esther, sia per la follia di scappare con Anna. Ma ad un certo punto basta dai, tutto il libro a tormentarsi, mi è venuto un po' a noia. 
Un po' tutti i personaggi hanno ombre, tormenti che li affliggono. E il denominatore comune rimane il fatto di essersi allontanati dalla fede, di avere dei valori profondi ma che vengono vissuti in modo superficiale. Caratteristica dell'ebreo sembra il fatto di dover essere "errante", perchè nel momento in cui si ferma si conforma al resto del mondo. E' presente anche una critica nei confronti del nascente stato di Israele, proprio perchè diventando statici gli ebrei potrebbero cominciare a fare guerra ai vicini.
Tutti i personaggi sono molto fatalisti comunque, tutti propensi a pensare che tanto "se deve andare così andrà così"
Sicuramente è un libro che merita di essere letto, anche se alcune parti per me sono state davvero pesanti (e ammetto che in alcuni punti ho saltato da frase a frase). Un centinaio di pagine di meno e alcuni personaggi di meno sicuramente avrebbero giovato.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

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