Titolo originale: Dirt town (2022)
In un caldo pomeriggio di fine novembre, a Durton, Australia, la dodicenne Esther scompare mentre torna a casa da scuola, e la comunità della piccola cittadina sprofonda in un vortice di dubbi e dolore. La detective Sarah Michaels, donna queer in un mondo maschile e maschilista, viene inviata sul posto per indagare, e ben presto i sospetti cadono sul padre della ragazzina, Steven, un uomo affascinante dal passato controverso. La detective non è la sola a voler far luce sul caso: anche Ronnie, migliore amica di Esther, è determinata a scoprire la verità, ma si scontra con i segreti e le bugie delle persone intorno a lei, incapaci di sacrificare la propria reputazione in un ambiente dove tutti si conoscono e le voci si diffondono rapidamente. Con un sapiente gioco narrativo che alterna i punti di vista dei protagonisti a quello corale dei ragazzini, Hayley Scrivenor mette in scena un crime in cui lo sfondo sociale e ambientale determina le azioni dei personaggi, minando certezze e fiducia reciproca. Ma è proprio nel dolore che la comunità si ricompatta e fortifica, trovando nel perdono il sentimento più potente per aprirsi a un futuro diverso.(goodreads)
Ammetto che il libro è molto scorrevole e l'ho letto in un paio di serate. Tuttavia non mi ha fatto impazzire. Lo stile narrativo è un po' strano. I capitoli sono tutti abbastanza brevi e sono dedicati a Ronnie, Lewis, noi, Sarah, Constance. Personaggi che si alternano e in questa alternanza si sviluppa a poco a poco la storia. Ronnie (Veronica) è la migliore amica di Esther, Lewis è un bambino gay che gioca spesso con loro, Sarah è la detective lesbica, Constance è la madre di Esther. I capitoli dove parla "noi" (cioè i bambini) danno vita ad una specie di coro, una cosa un po' originale.
A volte viene utilizzata la prima persona, a volte la terza. A volte lo stesso evento viene descritto in due capitoli per vederlo da due punti di vista. Spesso c'è un'alternanza presente - passato - futuro e, per quanto riguarda il futuro, non lo amo particolarmente (cose del tipo "Esther non sa cosa sta per succederle" e simili). Nell'ultimo capitolo poi viene spiegato cosa succede ai protagonisti una volta che diventano grandi, con un approfondimento di quanto la morte di Esther ha continuato a pesare nella vita di chi le ha voluto bene. La madre soffrirà sempre per il fatto di non aver visto la figlia crescere e la sua vita sarà piena di rabbia. Non sono molto convinta, come dice la trama, che la comunità si conceda il perdono... Anzi, mi pare che per tirare avanti la gente, piuttosto, si nasconda dietro una sorta di oblio, di provare a dimenticare chiudendo gli occhi.
L'autrice prova a depistarci cercando di collegare la scomparsa di Esther ad altri problemi cittadini, ma non è così efficace secondo me. Alla fine, per esclusione, avevo capito chi era il colpevole.
Romanzo gradevole ma con qualche pecca.
Mio voto: 7 e mezzo / 10