Titolo originale: I'm Glad My Mom Died (2022)
Jennette McCurdy ha solo tredici anni quando diventa una celebrità della tv grazie alla serie "iCarly". Dietro il suo sorriso smagliante si nasconde però l'inferno degli abusi fisici e psicologici a cui sua madre la sottopone fin da quando è bambina. Ossessionata dall'idea di fare della figlia una star, Debbie ha assunto il controllo maniacale di ogni aspetto della sua vita. E Jennette, pur di vedere la madre felice e di conquistare il suo amore, è disposta a rinunciare all'infanzia normale che vorrebbe così tanto. Giorno dopo giorno, per anni, Debbie cerca di distruggere Jennette per ricostruirla a suo piacimento. Solo quando il cancro obbliga Debbie a stare in ospedale e lontano da lei, Jennette scopre fino a che punto è riuscita a devastarla. Preda di disturbi alimentari, dell'alcol e di una grave depressione, è costretta ad affrontare il suo passato e il mostro che l'ha resa ciò che non avrebbe mai voluto essere. Scritto con disarmante sincerità e umorismo nero, "Sono contenta che mia mamma è morta" è il racconto di quello che succede quando chi ci dovrebbe amare più di tutti abusa della nostra innocenza. Ma soprattutto è una storia che parla di resilienza e conquista della libertà. E della felicità di farti lo shampoo da sola.
(goodreads)
Quanto può essere tossico l'amore di una madre che riversa sulla figlia tutte le proprie aspettative deluse?
Il libro si divide in due parti: il prima e il dopo (la morte della madre ovviamente)
Nella prima parte ci vengono narrati tutti i comportamenti ossessivi della madre, come costringere la bambina a recitare perchè era il suo sogno, costringerla all'anoressia per interrompere lo sviluppo e poter avere ruoli da bambina più a lungo, lavarla e ispezionarla fino a 17 anni, costringerla ad accondiscendere ai suoi desideri a suon di ricatti morali dovuti al suo cancro.
E poi c'è il dopo la morte della madre. Che è, sì, un momento di libertà, ma un momento che Jennette non sa come utilizzare perchè ogni decisione nella sua vita era presa da sua madre o comunque al fine di veder felice la madre. Jennette si trova allo sbando. Dall'anoressia, alla bulimia, ai disordini alimentari e psicologici che questo trovarsi in un mondo che non è stata cresciuta per gestire le comporta.
Le ultime 30/40 pagine sono il racconto di come ne è venuta fuori, di come ha cominciato a concentrarsi su sè stessa, di come ha compreso che il problema non è fare un passo falso ma evitare che questo diventi uno scivolone, di come ha rielaborato la figura della madre e di tutto quello che l'ha costretta a fare e di tutto quello che le ha impedito di vivere o che le ha tenuto nascosto. Di come uscire da sensi di colpa che non avrebbero neanche dovuto esistere.
Premetto che non conoscevo Jennette McCurdy, sono andata a cercare sue notizie quando ho deciso di leggere questo libro, ma solo per curiosità. In realtà il libro è molto scorrevole e si legge molto bene perchè è molto ironico, nonostante l'argomento sia in realtà pesantissimo.
Piaciuto molto.
Mio voto: 8 / 10
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