Borgo San Giuda è un piccolissimo paese del trentino abitato da 42 anime. Un posto praticamente inesistente, dove l'unico evento accade d'inverno, quando Beppe Formento porta i turisti a visitare il paese, passando accanto ad un suggestivo albero ghiacciato, che provvedeva lui stesso a ghiacciare.
Una mattina, alle dieci, la slitta si presenta puntuale in piazza ma è vuota, e Zorro, il cavallo, è in evidente stato di shock.
La stessa mattina, la psichiatra Giovanna Gassion si sveglia e trova riaperta una cicatrice ad un dito che si era fatta 15 anni prima.
Coincidenze?
Don Ermete, Sauro Formento (fratello di Beppe) e Zeno Formento (il figlio di Beppe) si recano dal grande albero ghiacciato e trovano una scena raccapricciante. L'albero è ghiacciato ma interamente intriso di sangue, e nel prato ci sono i cadaveri di dieci persone, che le autopsie rivelano essere morti di dieci cause differenti e assolutamente incompatibili col luogo in cui si trovano. E ancor più misterioso è che il dna di ognuno di loro è presente nel sangue dell'albero ghiacciato.
Gli abitanti del paese iniziano a disertare la chiesa, ritenendosi traditi dal parroco e ritenendo che il santo che hanno pregato non sia San Giuda il santo degli impossibili, ma Giuda il traditore.
La polizia chiude il discorso dicendo che deve essersi trattato di un attacco terroristico di matrice islamica. Ma dal giorno della strage, sul paese non batte più il sole e sono costantemente avvolti dalla nebbia.
Don Ermete, portando all'ospedale di Cles un suo parrocchiano, si mette a girare per i corridoi, ritrovandosi davanti al reparto di salute mentale dove sta montando in servizio proprio Giovanna. E a lei chiede aiuto.
Giovanna decide di trasferirsi a Borgo San Giuda per aiutare gli abitanti, fingendosi un medico condotto.
“Tutte queste persone da affrontare, da domani mattina, alle quali pare sia successa la stessa cosa che è successa a me – solo che a loro le cicatrici si sono riaperte metaforicamente, come deve essere, mentre a me...”
Tuttavia, la scienza pare non essere di alcun aiuto nella soluzione del caso.
“Allora un altro strumento può essere l'osservazione pura delle cose, la mera constatazione di quello che sono, senza la necessità di scoprirvi per forza un senso”. “Credere è un modo di accettare il mistero, Giovanna, e di andare oltre. Restare scettici invece impedisce di superarlo, e di vedere cosa c'è di là”
Giovanna e Don Ermete hanno entrambi una colpa che li perseguita. Nel momento in cui accettano di "elaborare il lutto" e proseguire con la loro vita, sembra che vengano avvolti da una nuova energia vitale. Addirittura viene ritrovata la bambina che era scomparsa dal luogo della strage.
Dunque. Avevo cercato questo libro per la A-Z challenge nel 2011, quindi ho semplicemente guardato il titolo e non mi aspettavo niente di particolare. O, meglio, immaginavo fosse una specie di giallo, per cui mi ha lasciato un po' spiazzata il fatto che il finale non risolve nulla.
Il libro, se posso dirlo in questo modo, è una enorme metafora, sembra di finire in un incubo senza soluzione, in una situazione di pura follia, sembra di vedere la rassegna dei peggiori crimini di cui sentiamo parlare sui giornali (tutti vengono concentrati nell'albero insanguinato). In effetti, quando ho letto la lista delle morti, mi sono chiesta da quale mente malata potesse venire un elenco simile e raccapricciante.
La gente del paese, nel momento in cui si trova al centro di questa folle tragedia, reagisce tirando fuori odii e rancori covati negli anni, che non riescono più ad essere trattenuti. Gli stessi Don Ermete e Giovanna, confessano di avere una "colpa", un avvenimento della loro vita che li perseguita.
Tutto sommato, se comunque non viene risolto il mistero della strage, il libro ha un lieto fine: accettato il suo lutto, Giovanna trova nuova energia; Don Ermete decide di tornare nella comunità del sudamerica in cui stava prima. Viene anche ritrovata la bambina dispersa e sta bene.
Non lo so, la storia era anche intrigante, forse semplicemente non è il mio genere di libro e quindi faccio fatica ad esserne entusiasta.
Mio voto: 6 e mezzo.