Titolo originale: The Netanyahus. An Account of A Minor and Ultimately Even Negligible Episode in the History of a Very Famous Family (2021)
Corbin College, Stato di New York, inverno del 1959. Ruben Blum, professore di storia, viene incaricato di guidare e accompagnare per un weekend uno studioso israeliano che l'università sta valutando di assumere: Ben-Zion Netanyahu, padre di quel Benjamin che alcuni decenni dopo diventerà primo ministro di Israele. L'incontro con la famiglia Netanyahu sconvolgerà la tranquilla esistenza di Ruben, costringendolo a tornare in contatto con le sue radici ebraiche più profonde, da cui per tutta la vita ha cercato di affrancarsi. Liberamente ispirato a una storia vera raccontata a Cohen dal famoso critico letterario Harold Bloom, "I Netanyahu" è un campus novel, una commedia dissacrante, una lezione di storia, una conferenza accademica, una polemica sul sionismo, una riflessione sui conflitti culturali e religiosi degli ebrei americani e sulle vulnerabilità dei discorsi identitari. (goodreads)
Ho letto questo libro (che ha vinto il premio Pulitzer) per il gruppo di lettura online, altrimenti non lo avrei mai letto, non avevo alcun interesse per l'argomento. Sinceramente, sono contenta di averlo preso in prestito dalla biblioteca e non averlo comprato.
Dopo un inizio un po' faticoso, ammetto che la scrittura si segue bene. Ho proprio fatto fatica con l'argomento di cui si parla.
Ruben Bloom, unico ebreo al Corbin College, viene incaricato (proprio in quanto ebreo) di accogliere questo personaggio, anch'egli professore di storia ma specializzato nell'Inquisizione spagnola.
"Riteniamo che tu sia nella posizione unica di giudicarlo, dato che ti sei adattato così bene alla Corbin e quest'uomo è uno dei tuoi"
"Sto solo dicendo che per la mia generazione un ebreo era fortunato a essere scambiato per bianco, il colore più detestato era senza dubbio il rosso, il pronome plurale non era una preferenza e per qualsiasi minoranza lo stile e anche la forma di protezione più affidabile era assimilarsi, non differenziarsi"
Non sono in grado di giudicare la parte storica di questo romanzo, non ne ho le conoscenze. Ho trovato abbastanza noiose e complesse le pagine in cui parla della storia dello Stato di Israele (per il modo in cui ne parla).
Ho trovato, invece, interessanti, alcune pagine dove parla di cultura ebraica. Per esempio, il fatto che alla scuola americana la storia è dedicata al progresso,
"un mondo illuminato dall'illuminismo, un mondo che avrebbe continuato a migliorare senza limiti, a patto che qualsiasi Paese si sforzasse di assomigliare di più all'America e l'America si sforzasse di somigliare ancora di più a se stessa".
"Questo resoconto migliorista non conosceva limiti. Come il Paese stesso, poteva solo crescere, non poteva mai finire; era aperto, espansivo, emozionante".
"Al contrario, la storia alla scuola ebraica era chiusa: non c'era la storia; non c'era passato, presente, futuro. Piuttosto c'era il tempo, rotondo e perfetto come la Terra, che dal momento in cui era emerso dalla parola luminosa di Dio era stato contrassegnato da una costante ripetizione, non una ripetizione delle stagioni o dei raccolti o dei fenomeni astrali e delle festività che comandavano, ma di oppressione, violenza e morte; e tra le loro ricorrenze c'era l'attesa perenne di un messia tardivo".
"Il massacro era il destino degli ebrei, e quelli tra noi che non sarebbero sopravvissuti potevano almeno contare sul fatto che quelli che invece l'avrebbero fatto avrebbero interpretato le nostre morti come predestinate e sacrificali"
I Netanyahu irrompono letteralmente a casa della famiglia Bloom, senza un minimo riguardo per il fatto che non fossero a casa loro. Se si fossero comportati così a casa mia li avrei sbattuti fuori a calci nel culo senza esitazione.
Ben-Zion (il padre) viene descritto come un uomo: "pieno di ingegno spinto a rivoltarsi contro la tradizione dalla loro superbia ferita".
"Netanyahu è proprio uno di questi uomini, affetto dalla hybris dell'intellighenzia ferita. Il suo carattere, che può averlo qualificato per la storia, lo squalifica dall'insegnarla. Sfortunatamente, non conosco nessuna posizione nel campo della storia senza la sua bella dose di insegnamento e di doveri amministrativi, tutte e due attività che Netanyahu considera triviali e indegne di lui".
(Oltretutto, il nome israeliano di Netanyahu era Mileikowsky, traducibile circa come "l'uomo del villaggio del mulino", che suo padre ha modificato in Netanyahu, il cui significato è "mandato d Dio", decisamente un cognome più grandioso...).
Netanyahu è stato chiamato per un corso sulla Bibbia (del quale non è entusiasta).
"La storia somiglia a qualcosa in cui potete credere, una fede che non vi deluderà. Non c'è l'attesa di una rivelazione, l'attesa di un miracolo. La storia non fa promesse o patti, a parte dire come ha fatto qualcosa ad arrivare da quel tempo fino a ora."
"Ma la storia, devo darvi questa brutta notizia, non sempre è affidabile".
"Sono stati gli ebrei i primi a capire l'impossibilità di una verità condivisa da tutti i popoli. Sono stati i primi a comprendere che l'unica cosa possibile era una verità condivisa dal popolo dominante".
"Quando si trattava di fare un resoconto della vita ebraica, che differenza poteva esserci tra Roma e la Grecia e Babilonia? Alla fine non erano tutte varianti della schiavitù egiziana, e tutti i capi non erano essenzialmente incarnazioni alternative del faraone?".
"Si prenda Sion, per esempio, un regno storico che nella sua distruzione venne tramutato in mito, diventando una storia nella Diaspora e un archetipo poetico che ha regnato supremo nell'immaginazione ebraica per millenni. Il mondo è pieno di eventi reali, cose reali, che sono andate perse nella loro distruzione e sono ricordate solo per il fatto di essere esistite nella storia scritta."
"Con la fondazione di Israele, il poetico è stato restituito al pratico."
"Ora che Israele esiste, tuttavia, i giorni delle storielle della Bibbia sono finiti e la vera storia del mio popolo può finalmente cominciare, e se c'è una Grande domanda ebraica che deve ancora trovare risposta è se le persone del mio popolo avranno la capacità, o la voglia, di riconoscere la differenza".
Mentre si allontanano dal campus dopo il discorso, Bloom dice:
"Io riuscivo a cogliere soltanto il succo: si sentiva sottostimato, a malapena tollerato, svalorizzato. Si sentiva insultato, lui che aveva dispensato insulti ed era venuto a cercar favori."
"Sia mia figlia che Netanyahu erano attori naturali estremamente reattivi, i cui ruoli migliori consistevano nello scaricare sugli altri la colpa che si meritavano loro, aspettandosi pure un applauso per questo, e lamentandosi se non arrivava".
Apro una parentesi sulla figlia di Bloom, scontenta del suo naso, che dopo una discussione col nonno sul concetto di equità, arriva alla decisione estrema di fingere che non si apra la porta della sua stanza portando il nonno ad aprirla a spallate mentre lei si è posizionata esattamente dietro la maniglia. In questo modo il suo naso viene massacrato e lei portata in ospedale dove le viene ricostruito e finalmente ha il bel naso che ha sempre voluto ed è felice.
"Judy era crudele. Aveva la crudeltà intelligente di chi aveva ottenuto quello che voleva. E l'aveva ottenuto nel modo più equo: soffrendo".
Nella conferenza finale che Netanyahu tiene sull'inquisizione spagnola, emerge il fatto che:
"l'Inquisizione spagnola divenne la prima istituzione nella storia mondiale a trattare il giudaismo innanzitutto come una razza, come un quantum sanguigno e un tratto ereditabile che non si poteva perdere e non poteva essere abrogato, stabilendo così un precedente per regimi successivi basati su genocidi".
Molti ebrei in Spagna infatti si erano convertiti al cristianesimo, e le generazioni successive magari non ricordavano neppure queste origini. Tuttavia l'inquisizione spagnola non li risparmiò. La differenza con le inquisizioni medievali rispondevano al Papa, mentre l'inquisizione iberica rispondeva ai monarchi.
"Netanyahu era un credente, e se c'era la minima distinzione tra ciò in cui credeva lui e ciò in cui credevano i rabbini, era che il dottor Netanyahu preferiva attribuire il potere del cambiamento non a una deità che agiva secondo un disegno imperscrutabile, ma alla vasta gamma di gentili nel mondo, essere umani che agivano per odio, giudicando gli ebrei in continuazione e opprimendoli e generando cambiamenti con le loro oppressioni: convertendoli, sconvertendoli, massacrandoli ed espellendoli".
Concludo questa lunga disamina con le parole della moglie del professor Bloom a fine libro:
"Ruben, quel che sto cercando di dire è che incontrare quest'uomo orribile e la moglie orribile mi ha fatto capire qualcosa. Mi ha fatto capire che non credo più in niente, e non solo questo, ma pure che non mi importa. Non ho credenze e mi sta bene; mi sta più che bene, sono contenta... sono contenta di invecchiare senza convinzioni..."
Libro interessante ma decisamente difficile per chi, come me, non sa più di tanto sull'ebraismo. La scrittura di Cohen è faticosa all'inizio poi diventa scorrevole, si coglie anche bene l'ironia di certi comportamenti dei suoi personaggi.
Le parti faticose sono i discorsi di Netanyahu, oltre ai primi capitoli, prima che arrivi la famigliola.
Comprendo che sia un libro importante, ma a me non ha fatto proprio impazzire.
Mio voto: 7 / 10
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