domenica 23 giugno 2024

Vathek - William Beckford


Titolo originale: Vathek (1786)

Il capolavoro del gotico orientale in edizione bilingue. Il califfo Vathek è un sovrano ricco e potente, ma anche ambizioso e assetato di conoscenza. Appassionato di scienze occulte, costruisce una torre per osservare il cielo e i pianeti. Un giorno riceve la visita di un misterioso mercante indiano dall’aspetto mostruoso, che gli propone uno scambio: se Vathek rinnegherà la propria fede, sacrificando cinquanta bambini, e lo seguirà nel suo viaggio verso il Castello del Fuoco Sotterraneo, gli svelerà i segreti degli antichi re e gli darà accesso a tesori inimmaginabili. Divorato dall’ambizione e dalla sete di potere, Vathek accetta l’offerta e inizia la sua avventura, accompagnato dalla madre Carathis, dalla moglie Nouronihar e da alcuni fedeli. Lungo il cammino, dovrà affrontare prove, tentazioni, pericoli e prodigi, ma anche le conseguenze delle sue azioni malvagie. Riuscirà a raggiungere il suo obiettivo o sarà vittima della sua stessa hybris? Vathek è un romanzo gotico-orientale scritto da William Beckford e pubblicato nel 1787. Il romanzo si ispira alle Mille e una notte e alla tradizione orientalista, ma anche alla filosofia illuminista e alla critica religiosa. Vathek è il racconto di una discesa agli inferi, di una ricerca ossessiva del sapere e del potere, di una sfida al divino e al destino. Il romanzo è ricco di immagini fantastiche, di scene horror, di ironia e di erotismo. Vathek è considerato un precursore del genere fantastico e un capolavoro del Romanticismo e della letteratura gotica. Nonostante sia stato scritto più di due secoli fa, mantiene inalterato il suo fascino e la sua rilevanza, e ancora oggi riesce a coinvolgere il lettore con le sue atmosfere magiche e la sua narrazione avvincente. Questa edizione offre al lettore la possibilità di apprezzare il testo originale in francese e la sua traduzione in italiano, accompagnati rispettivamente da un’introduzione critica di Stéphane Mallarmé e di Carmen Di Giglio. Si tratta di un’occasione unica per scoprire o riscoprire una delle opere più originali e affascinanti della letteratura europea del Settecento. (ibs)

ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER SULLA TRAMA

Il califfo Vathek è un sovrano ricco e potente, dedito a tutti i piaceri terreni, ma anche ambizioso e assetato di conoscenza. Appassionato di scienze occulte, ha costruito una torre di millecinquecento scalini per osservare il cielo e i pianeti e ricevere da essi delle divinazioni.
Egli voleva conoscere tutto, ingaggiava anche dispute con i dotti e pretendeva di avere sempre ragione lui.
Un giorno arriva nella sua città un uomo di una bruttezza abominevole, che porta delle mercanzie straordinarie. In particolare viene attirato da alcune sciabole con delle scritte, incise sopra, che mutano. Il sovrano le compra. Quando però gli chiede da chi abbia avuto delle merci simili, l'uomo si mette e ridere e Vathek lo fa mettere in prigione. L'indomani, con l'intento di interrogarlo di nuovo, scopre che la prigione è vuota. Vathek allora si rammarica di aver scacciato l'uomo che le stelle gli avevano predetto che sarebbe arrivato. 
La madre, anch'essa dedita alle arti oscure, suggerisce di proclamare pubblici araldi in ogni città dell'impero che chiunque saprà decifrare certi caratteri che sembrano incomprensibili potranno sperimentare le liberalità per cui è famoso. Tra gli altri, si presenta un vecchio con la barba molto lunga che riesce a decifrare i caratteri; l'indomani però gli viene chiesto di nuovo di leggere i caratteri e il testo è ben differente è un avvertimento contro il temerario che cerca di conoscere ciò che deve restare ignoto. Il califfo quindi lo scaccia. Un giorno, dopo che il califfo è infelice e disperato perchè i pianeti non gli danno più indicazioni, ricompare il vecchio indiano e lo rimette in salute. Tuttavia anche questa volta il califfo è infastidito dall'uomo che viene percosso dalle guardie, poi dal popolo e si trasforma in una palla che rotola e rotola e cade dentro ad un burrone. Il califfo decide di accamparsi lì e una notte la terra comincia a tremare e il Giaurro parla. 
"Sarai devoto a me? Adorerai gli influssi terresti e rinnegherai Maometto? A queste condizioni ti guiderò al Palazzo del Fuoco Sotterraneo. Là vedrai in immense provvigioni i tesori che le stelle ti hanno promessi e che ti concederanno quelle intelligenze che saprai renderti propizie. Là io presi le sciabole e là riposa Soliman Ben Daoud, circondato dai talismani che controllano il mondo".
Vathek comincia a seguire le istruzioni di questo personaggio che ha le chiavi per aprire la porta di ebano che si vede nel baratro. Per prima cosa gli chiede di portargli i cinquanta bambini più belli della città perchè lui ne possa bere il sangue. E così fa Vathek, in pratica butta i bambini dentro al burrone. La terra si richiude. I ministri del califfo sono disperati, ma la madre di lui, la principessa Carathis ("lontanissima dal farsi scrupoli, era anzi malvagia quanto può esserlo una donna"), maestra nell'arte della persuasione, riesce a calmare la folla, mentre uno dei suoi assistenti regala loro dei soldi. Quando poi la torre prende fuoco (perchè la madre brucia i cadaveri di alcune mummie che aveva tenuto per i suoi esperimenti), nel popolo si risveglia l'amore per il loro sovrano e corrono a salvarlo. 
"Sono molto gentili, devi riconoscerlo, a dimenticare così presto i torti che tu hai fatto loro; ma ora non è cosa che importi molto. Offriamoli al Giaurro"
Così alcuni dei sudditi vengono lasciati salire nella torre, uccisi e bruciati in sacrificio.
Il Giaurro si mostra molto contento del fatto che Vathek ha deliziato le sue narici dall'aroma delle mummie e delle vite sacrificate. Gli dice quindi, con la luna piena, di prendere tutti i sudditi più fedeli e andare a Istakar. Là verrà confortato da ogni sorta di delizie. Gli dice però di non entrare in nessuna dimora lungo la strada o proverà gli effetti del suo sdegno.
Il califfo quindi parte, portandosi dietro ogni tipo di tesoro (saccheggiando il regno) e lasciando sua madre a seguire il regno.
Durante il tragitto vengono travolti da una grossa pioggia che bagna anche le mappe geografiche così non sanno più quale sia la strada. Incontrano anche delle belve affamate (lupi, tigri ma anche avvoltoi) che cominciano a decimarli. Uno dei suoi assistenti per allontanare le belve dà fuoco ad una foresta, però prendono fuoco anche alcuni dei padiglioni della carovana, costringendo lo stesso sovrano e le dame a dover camminare sul fango. Una delle mogli etiopi, vedendo il califfo così imbambolato, se lo carica in spalla come un sacco di datteri e lo porta via dal fuoco. Vathek rinnova le sue imprecazioni contro il Giaurro e prova a chiedere l'aiuto di Maometto.
I sudditi dell'emiro Fakreddin vanno loro incontro per portare aiuto e Vathek accetta perchè non ne può più di essere schiavo del Giaurro. Accetta quindi l'ospitalità dell'emiro e alla sua corte conosce Nouronihar, figlia dell'emiro promessa sposa al cugino Goulchenrouz, un tredicenne un po' naif. 
L'emiro non vuole che il califfo sposi sua figlia e la addormenta (insieme al cugino) e celebra i loro funerali, accampandoli poi in un luogo segreto e quando si svegliano gli fanno credere di essere morti. Ma anche Nouronihar è attratta dal califfo e dalle sue promesse di tesori, e una mattina camminando in riva al lago si trova Vathek davanti. A quel punto nessuno può più separarli. Vathek cambia accampamento, portandosi dietro Nouronihar e continua ad indugiare nei suoi ozi e piaceri. Intanto la principessa Carathis viene informata e parte con pochissimi sudditi fedeli e rimane sconvolta da quello che vede. "E' dunque per codesta ignobile fedele che hai violato le condizioni del papiro del nostro Giaurro?" Visto che il figlio non vuole abbandonare la ragazza, lo incita comunque a proseguire il viaggio mentre lei torna verso Samarah dove il popolo è insorto e il fratello del califfo ha preso il suo posto a palazzo. 
"E se durante il viaggio puoi metterti in vista per qualche altro delitto, tutto andrà certo bene e tu entrerai in trionfo nel palazzo di Solimano"
Dopo alcuni giorni raggiungono la valle di Rocnabad da cui si vedono le nere cime di Istakar. E qui non riescono a contenere la loro emozione. 
I buoni Geni, che non avevano totalmente rinunciato a proteggere Vathek, chiedono a Maometto se può dare una mano e Maometto indignato risponde che Vathek merita di essere abbandonato a se stesso; tuttavia concede loro un'ultimissima opportunità. Uno dei geni allora si trasforma in pastore e dal suo flauto escono melodie così dolci che soggiogano l'anima, risvegliano i rimorsi e allontanano ogni immagine frivola. Quando termina la musica, il pastore dice a Vathek di abbandonare il suo atroce proposito, rispedire Nouronihar da suo padre, allontanare Carathis dal Consiglio, essere giusto coi sudditi, rispettare i ministri del Profeta, riscattando la sua empietà con una vita esemplare. Vathek sta quasi per accettare poi però vince il suo orgoglio e dice al pastore di tenersi per sè i propri ammonimenti.
"Ho attraversato un mare di sangue per acquistare una potenza che farà tremare i tuoi eguali; non credere che io mi ritirerò in vista del porto, o che abbandonerò colei che mi è più cara della vita e della tua grazia"
Tuttavia, quasi tutti i seguaci di Vathek scappano. Vathek quindi raggiunge Istakar, dove il Giaurro gli apre il portale d'ebano (a lui e a Nouronihar). Dentro, è pieno di spettri vaganti che si tengono la mano destra sempre sul cuore. Qui vengono accolti da Eblis il quale dice loro che tutti i tesori e i talismani sono a loro disposizione. Incontrano i re pre-adamiti e si trovano al cospetto di Soliman Ben Daoud, re famoso per la sua saggezza. Egli racconta loro che nella sua vita aveva adorato il fuoco e le celesti schiere e che si era rallegrato perchè uomini ed esseri soprannaturali erano sotto il suo potere. Ma poi si era abbattuta la vendetta del cielo, il tuono aveva schiantato tutti i palazzi che aveva costruito e lui era stato precipitato in quell'abisso, dove un angelo della luce gli aveva detto che i suoi dolori avrebbero avuto fine il giorno che la cateratta accanto a lui cesserà di scorrere. Da allora è preda di atroci tormenti e un fuoco inestinguibile gli divora il cuore. 
Vathek prova a chiedere pietà ma il Giaurro gli dice che ormai è tardi, il suo cuore sarà infiammato come quello degli altri re. Lui avendo compiuto la sua missione, lo lascia a se stesso e scompare. Vathek e Nouronihar cominciano a scambiarsi accuse e rancori reciproci. Vathek chiede che venga portata a fare la stessa fine anche Carathis, in quanto è stata lei che fin da quando era piccolo l'ha portato alla perdizione. E così accade, un afrita la va a prendere e la porta nel baratro. A differenza del figlio, che rimane quasi inebetito dalla paura, lei invece sfrutta il fatto che si trova lì e comincia a scoperchiare vasi, prendere talismani e non si fa impaurire da Eblis, il quale le dice che fa bene a sfruttare gli ultimi scampoli di tempo che le rimangono prima che il suo cuore si infiammi per sempre.
"I loro cuori immediatamente presero fuoco ed essi, d'un tratto, persero il più prezioso dono del cielo: la SPERANZA"

Interessante libro che mi ha incuriosito, nonostante avevo un po' di ansia perchè nella trama parlava di scene horror, che non le amo particolarmente. Lo stile di questo libro è quello di una fiaba, un po' tipo le mille e una notte. Il linguaggio è un po' faticoso perchè effettivamente molto datato. Però è chiara la morale che si porta dietro, e che l'autore scrive negli ultimi paragrafi: cioè che all'uomo ci sono cose che non è dato conoscere, e deve accettare di essere ignorante. Chi pensa di sostituirsi a ciò che è ultraterreno, che vive nel peccato (potremmo sintetizzarlo così), merita di essere punito. Lo stesso Maometto ha concesso a Vathek almeno un paio (forse tre...) occasioni di redenzione, ma lui è andato avanti nei suoi scopi, mietendo vittime, accecato dalla brama di potere e conoscenza e vizio. Quindi anche Maometto, ad un certo punto, lo abbandona alle sue scelte. Così come lo abbandona il Giaurro una volta che è riuscito nella sua missione di portarlo all'inferno eterno.
Molto interessante. Ovviamente qui abbiamo un ambiente dove lo sfondo è musulmano (in un brano dice che anche le api erano musulmane fino al midollo), ma la morale che sta alla base può essere recepibile da qualsiasi confessione. Il bene viene premiato; il male merita la punizione eterna. Chissà se sarà davvero così?
Se si riesce a "sopportare" il linguaggio non proprio facile, il libro lo consiglio.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

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