mercoledì 20 ottobre 2021

w…w…w…wednesdays #176

"w…w…w…wednesdays" è una rubrica con la quale posso aggiornarvi sulle mie letture attuali, passate e prossime.  


Non è detto che gli aggiornamenti siano settimanali, perché non sempre leggo un libro in una settimana eh eh…
Ovviamente, se vi va, sono ben accetti i vostri interventi per condividere con me le vostre letture ;-)

Partecipare è facile, basta rispondere a queste domande:
1) cosa stai leggendo?
2) cosa hai appena finito di leggere?
3) quale pensi sarà la tua prossima lettura? 

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Le mie risposte (176^ puntata - mercoledì 20 ottobre 2021)


1) cosa stai leggendo? 
- inventario di alcune cose perdute - judith schalansky

2) cosa hai appena finito di leggere? 
- borgo sud - donatella di pietrantonio
- cambiami - andrej blatnik
- l'indovina di instanbul - Michael d. lukas

3) quale pensi sarà la tua prossima lettura?  
- per il mio bene - ema stokholma
- atti di sottomissione - megan nolan

lunedì 18 ottobre 2021

Premio Strega Europeo 2021 a Georgi Gospodinov

TORINO, 17 OTT - L'autore bulgaro Georgi Gospodinov, con il romanzo "Cronorifugio", si aggiudica l'ottava edizione del Premio Strega Europeo. 
Il riconoscimento è stato assegnato anche a Giuseppe Dell'Agata, traduttore del libro vincitore, "quale segno tangibile dell'importanza che hanno le traduzioni come strumento di dialogo e di conoscenza". 

Secondo Gospodinov, «contro la crisi di senso che stiamo attraversando, non solo in Europa ma in generale come esseri umani», una delle possibili soluzioni sia «tornare a scaldare i cuori con le storie, le storie di tutti, non solo dei grandi scrittori». Narrare, spiega, «crea empatia e memoria. Difficilmente se qualcuno ha pianto per La piccola fiammiferaia sarà in grado di commettere un crimine. Una società che non racconta più storie è come se soffrisse di un grave Alzheimer sociale». 

"Cronorifugio" è ambientato proprio in un’Europa contemporanea che sta perdendo la memoria, in cui gli Stati iniziano a desiderare il passato, fino a indire un referendum con cui ciascun Paese può tornare al Novecento e scegliere in quale decennio collocarsi. «Mentre scrivevo — ricostruisce l’autore — credevo che "Cronorifugio" fosse un romanzo distopico, invece via via è diventato realistico: c’è stata un’accelerazione da parte dei leader populisti nel riproporci le ideologie del passato».

Gospodinov era finalista con Ana Blandiana (Applausi nel cassetto), Aixa de la Cruz (Transito), Hervé Le Tellier (L’anomalia), Anne Weber (Annette, un poema eroico)




Alla cerimonia di premiazione sono stati consegnati anche i premi dell'edizione 2020, che a causa della pandemia si è svolta a porte chiuse, alla scrittrice tedesca Judith Schalansky, autrice di "Inventario di alcune cose perdute", e alla sua traduttrice Flavia Pantanella.


martedì 12 ottobre 2021

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti - Olga Tokarczuk



Titolo originale: Prowadź swój pług przez kości umarłych (2009)
Titolo inglese: Drive Your Plow Over the Bones of the Dead

Janina Duszejko, insegnante d'inglese e appassionata delle poesie di William Blake, è un'eccentrica sessantenne che preferisce la compagnia degli animali a quella degli uomini e crede nell'astronomia come strumento per porre ordine nel caos della vita. Quando alcuni cacciatori vengono trovati morti nei dintorni del suo villaggio, Janina si tuffa nelle indagini, convinta com'è che di omicidi si tratti. Con la sua prosa precisa e pungente Olga Tokarczuk ricorre ai modi del noir classico per virare verso il thriller esistenziale e affrontare temi come la follia, il femminismo, l'ingiustizia verso gli emarginati, i diritti degli animali: surreale, acuto, melanconico, sconcertante, il suo romanzo interroga il presente anche quando sembra parlare di tutt'altro. (ibs)

Ho cominciato questo libro pensando che fosse un giallo/thriller, accorgendomi poi che era qualcosa di più complesso. Ci sono i morti ovviamente, tutti uccisi in modo piuttosto barbaro. Ma sono quasi in secondo piano rispetto alla storia di Janina, sessantenne con dei "problemi" non meglio specificati (mentali, oserei dire..), che chiama tutte le persone con il primo soprannome che le viene in mente quando li vede (d'altronde lei stessa non vuole farsi chiamare Janina perchè odia il suo nome). Fissata con l'astrologia, con gli oroscopi che, secondo lei, hanno già scritto nel tema natale l'intero destino delle persone. 
Questa idea degli oroscopi è interessante, anche originale direi, almeno nella scientificità che ci mette Janina. Ammetto però che all'inizio è carina questa cosa dei pianeti che definiscono vita, comportamento e morte delle persone, ma alla lunga mi è parso un po' barboso. Diciamo che ad un certo punto mi sono chiesta che senso avessero, nel contesto della storia, i 3 morti (che poi diventano 4). E nelle ultime pagine c'è il colpo di scena, lo ammetto, non lo avrei mai immaginato e mi ha stupito. Mi verrebbe da dire favorevolmente stupito, perchè neanche per un momento ho pensato che la vicenda potesse essersi svolta in quel modo (anche se, ripensandoci, diversi indizi c'erano stati) e, tuttavia, non è un finale buttato lì ma ha proprio una sua ragione di essere. 
Mi piace l'amore che Janina ha per gli animali e la vera e propria denuncia che porta avanti contro i cacciatori, di frodo o meno (perchè comunque entrambi uccidono). Gli orrori che l'uomo perpetra nei confronti degli animali e della natura in genere. Sinceramente condivido il suo orrore nei confronti della caccia e capisco benissimo cosa può aver provato quando i cacciatori le hanno ucciso le sue "bambine" (le sue cagne). 

"Perchè un tipo simile diventa patrono dei cacciatori? In tutto questo colpisce una sostanziale mancanza di logica. Perchè se i seguaci di Uberto lo volessero imitare, dovrebbero smettere di uccidere. Ma siccome lo rendono per loro patrono, i cacciatori lo fanno patrono di quello che era il peccato di Uberto e del quale si è liberato. Dunque lo fanno patrono di un peccato"

La vita degli animali non vale meno di quella degli uomini, questo lei cerca di far capire al resto degli abitanti e viene considerata una svitata. Orribile il discorso che il prete le fa a tal proposito. La stessa violenza che viene rivolta agli animali, è rivolta anche a lei. La violenza è esecrabile da qualunque punto la si guardi. 
Bella scrittura, scorrevole. Il libro è narrato in prima persona da Janina, con passaggi anche molto ironici. 
Avevo un po' timore del titolo del libro, mi aspettavo qualcosa di più horror, invece è preso da un verso di Blake. 
E' un romanzo che interroga su etica e morale, in un mondo pieno di contraddizioni. Peccato aver calcato troppo la mano sugli oroscopi, soprattutto a metà libro, perchè l'inizio e la fine sono molto forti. 
Mio voto: 7 e mezzo / 10

domenica 10 ottobre 2021

Grande Madre Acqua - Zivko Cingo



Titolo originale: Γолемата Вода (Golemata voda) (1971)
Titolo in inglese: The big water

Lem e Keïten sono orfani, due cani erranti nella Jugoslavia di Tito. Raccattati dalla strada, vivono in un ex manicomio adibito a orfanotrofio, circondati da un muro altissimo che impedisce ai loro sogni di farsi largo nel mondo reale. Quando i pidocchi invadono la Clarté, Lem e Keïten sono scortati sulla riva di un lago e tosati come bestie per arginare l'epidemia. La Madre Acqua li osserva inerme, sola responsabile della loro disgrazia e insieme unica fonte di speranza. Nell'orfanotrofio vige un clima di terrore. La compagna Olivera Srezoska e il piccolo padre Ariton Iakovleski tengono le redini di un serrato controllo. L'arte e la risata sono le uniche armi con cui è possibile bucare il muro e sentire ancora il mormorio della Madre Acqua. Un romanzo lirico e nero, l'antidoto che l'uomo porta con sé fin da quando è bambino per difendere la propria libertà. (ibs)

ATTENZIONE contiene spoiler

Ho trovato questo scritto nella "disperata" ricerca di un libro ambientato in Macedonia (operazione non così facile..) Partiamo dal fatto che questo non è un libro facile. La scrittura è molto particolare, a volte descrittiva, a volte visionaria, non proprio facile da seguire. Non posso dire di aver capito al cento per cento quello che l'autore voleva dire. Il senso generale è chiaro, siamo nella Jugoslavia comunista di Tito. I bambini orfani di guerra vengono rinchiusi in orfanotrofio dentro ad un ex manicomio, dove tutto è rigidamente stabilito, dove non c'è spazio per i propri pensieri, dove ci sono regole e atteggiamenti da seguire e così deve essere. Finchè arriva all'orfanotrofio (che si chiama "Chiarezza") un bambino chiamato Keiten che ride di continuo e di cui Lem (voce narrante) diventa amico. Keiten si estranea dal mondo, sogna altri posti.
L'orfanotrofio è circondato da un muro enorme, su cui campeggiano ancora le scritte dei precedenti abitanti di quel luogo. Il muro ha sicuramente un’importanza anche metaforica, come muro di una prigione che non permette ai bambini di sognare o immaginare un futuro. E nei due bambini c'è una ricerca impellente di questa “Grande Madre Acqua”, che per loro è speranza di libertà.

«Presto avrei visto anch'io la Madre Acqua: grandiosa, splendida, l'immagine più bella e misteriosa della mia vita. Mio Dio, presto lei ci avrebbe accolti col suo sguardo dolce e limpido, con i suoi occhi materni.»

Non vi racconto tutte le vicissitudini tristi a cui sono sottoposti i bambini ma voglio solo spendere due parole su un commovente finale. Keiten è finito preda delle angherie di un altro bambino, che lo ha spiato dal momento in cui ha rubato un legnetto per intagliarlo in segreto, fino a denunciarlo agli adulti. E quando il Piccolo Padre gli chiede cosa pensava di fare con questo legnetto, Keiten commosso gli risponde che voleva solo fare una madre. A quel punto, anche il Piccolo Padre si ammorbidisce.

«Che io sia maledetto, disse proprio così: una madre. Il silenzio calò su di noi, e in un attimo gli occhi di tutti si voltarono verso il pezzo di legno che Ariton Iakovleski teneva tra le mani. Mio Dio, non era più un pezzo di legno, era una madre! Per la prima volta il Piccolo Padre sembrava confuso, commosso, senza parole.»

La cosa che mi ha dato fastidio è la costante presenza dell’esclamazione "Che io sia maledetto!" praticamente in ogni frase, e, a lungo andare, risulta una seccatura. Non mi è, invece, molto chiaro che cosa rappresenta il Monte che viene spesso citato da Lem.
Lettura interessante, non facile.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

La pista - Anne Holt



Titolo originale: En grav for to (2018)
Titolo in inglese: A grave for two

Una sciatrice accusata di doping a pochi mesi dalle Olimpiadi. Uno sciatore morto in circostanze controverse. E un mondo, quello dello sci, che si rivela in tutta la sua violenza e corruzione. Selma Falck, ex atleta di fama mondiale e avvocato di grido, ha perso tutto. Il marito, i figli, il lavoro e il suo vecchio giro d'affari. Sola, emarginata e con un vizio che minaccia di trascinarla ancora piú in basso, Selma si è rintanata in un lurido appartamentino nella zona piú squallida di Oslo. Fino a quando Jan Morell, padre di Hege Chin Morell, campionessa di sci di fondo norvegese, non bussa alla sua porta. La figlia è risultata positiva al doping e rischia la squalifica dalle Olimpiadi di PyeongChang. Convinto che Hege sia stata sabotata, Jan offre a Selma il compito apparentemente impossibile di provarne l'innocenza. Ma quando Selma accetta l'incarico e inizia a investigare, uno sciatore della nazionale viene ritrovato morto dopo un allenamento. L'autopsia rivela tracce della stessa sostanza presente nel sangue di Hege. E mentre l'indagine si infittisce e un altro cadavere viene scoperto, Selma comincia a rendersi conto che anche la sua vita è in serio pericolo. (ibs)

Interessante giallo ambientato in Norvegia, nel mese di dicembre, dove il freddo ti penetra nelle ossa già dalle pagine che leggi. Selma Falck è un'avvocata di grido ed ex campionessa di pallamano. Ma purtroppo ha il vizio del gioco e per le sue scommesse ha sottratto soldi ad un suo cliente, quel Jan Morell che ora la ingaggia per scoprire cosa è successo a sua figlia. Perchè Jan sa che Selma è l'unica che può riuscirci ed è disposto a darle una seconda occasione. A causa del suo vizio, Selma ha perso il marito e i figli. La persona a cui è più legata è un barbone, ex poliziotto un po' suonato che però riesce a darle utili consigli quando lei non sa che pesci pigliare.
La vicenda è interessante, anche se mi sono persa un po' nel mondo sportivo norvegese. Si legge piuttosto bene, a parte alcuni passaggi un po' contorti da seguire con un po' di attenzione. A mio parere è un po' contorto il finale. Ha voluto incastrare molte cose, quando sarebbe stato meglio concentrarsi solo su una vicenda, piuttosto che volerci depistare inutilmente. La vicenda della scenografia ci ho messo un po' a capire cosa fosse. In generale, credo che la storia sia interessante ma ha alcuni problemi nella struttura narrativa. Mi piace però questa avvocata / investigatrice.
Mio voto: 7 / 10

giovedì 7 ottobre 2021

Premio Nobel per la Letteratura 2021 a Abdulrazak Gurnah


Il Premio Nobel per la Letteratura 2021 è stato assegnato al romanziere Abdulrazak Gurnah "per la sua intransigente e profonda analisi degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel golfo tra culture e continenti". E' la motivazione annunciata dall'Accademia di Svezia.

Nato nel 1948 a Zanzibar, è arrivato nel Regno Unito come rifugiato alla fine degli anni '60, (dove tutt'ora vive) ed è autore di dieci romanzi e di una serie di racconti, tutti attraversati dalla questione del rifugiato, nei quali ha stravolto la prospettiva coloniale per evidenziare quella delle popolazioni indigene. 
Gurnah apparteneva al gruppo etnico vittima dell'oppressione sotto il regime del presidente Adeid Karume e dopo aver terminato la scuola, a 18 anni è stato costretto a lasciare la sua famiglia e a fuggire dal paese, la neonata Repubblica di Tanzania.

Gurnah è stato, fino al suo recente ritiro dall'attività lavorativa, professore di letteratura inglese e postcoloniale presso l'Università del Kent a Canterbury, dove si è dedicato principalmente a scrittori come Wole Soyinka, Ngũgĩ wa Thiong'o e Salman Rushdie. 
I suoi romanzi più famosi sono "Paradise", che è stato selezionato sia per il Booker che per il Whitbread Prize, "Desertion" e "By the Sea", che è stato a sua volta selezionato per il Booker e per il Los Angeles Times Book Award.

Urla nel silenzio - Angela Marsons


Titolo originale: Silent scream (2015)

Cinque persone si trovano intorno a una fossa. A turno, ognuna di loro è costretta a scavare per dare sepoltura a un cadavere. Ma si tratta di una buca piccola: il corpo non è quello di un adulto. Una vita innocente è stata sacrificata per siglare un oscuro patto di sangue. E il segreto che lega i presenti è destinato a essere sepolto sotto terra. Anni dopo, la direttrice di una scuola viene brutalmente assassinata: è solo il primo di una serie di agghiaccianti delitti che terrorizzano la regione della Black Country, in Inghilterra. Il compito di seguire e fermare questa orribile scia di sangue viene affidato alla detective Kim Stone. Quando però nel corso delle indagini tornano alla luce anche i resti di un altro corpo sepolto molto tempo prima, Kim capisce che le radici del male vanno cercate nel passato e che per fermare il killer una volta per tutte dovrà confrontarsi con i propri demoni personali, che ha tenuto rinchiusi troppo a lungo...(ibs)

ATTENZIONE: contiene spoiler sul finale

Ammetto di aver divorato questo libro in un paio di serate. La scrittura è scorrevole, la trama accattivante. Dietro alla vicenda ci sono anche gli scheletri della detective Kim Stone (di cui non parla volentieri) per cui riesce a provare una totale empatia per le ragazze rinchiuse nella struttura, abbandonate sia dalla famiglia sia dallo Stato che doveva averne cura. Un argomento anche di denuncia sociale per questo tipo di istituzione.
Ho trovato la detective molto mascolina nel modo di fare, ma alla fine mi piace e credo andrò avanti nella serie, di cui questo è il primo libro. Carino il parallelismo tra i tasselli del caso che deve risolvere e i componenti della moto che non riesce a mettere insieme. Molto bello il personaggio di Lucy, una combattente nonostante la sua disabilità.
Non mi convince invece il finale, col doppio colpevole a sorpresa, e in entrambi i casi non si capisce come la detective arrivi a quell'idea. Avrei preferito che la vicenda si chiudesse con la cattura dello psicopatico che prova ad ucciderla, penso che fosse più lineare con la storia, anche se avrebbe dovuto spiegare diversamente il perchè le cinque persone stavano scavando la buca...
Intrigante comunque.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

mercoledì 6 ottobre 2021

w…w…w…wednesdays #175

    "w…w…w…wednesdays" è una rubrica con la quale posso aggiornarvi sulle mie letture attuali, passate e prossime.  


Non è detto che gli aggiornamenti siano settimanali, perché non sempre leggo un libro in una settimana eh eh…
Ovviamente, se vi va, sono ben accetti i vostri interventi per condividere con me le vostre letture ;-)

Partecipare è facile, basta rispondere a queste domande:
1) cosa stai leggendo?
2) cosa hai appena finito di leggere?
3) quale pensi sarà la tua prossima lettura? 

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Le mie risposte (175^ puntata - mercoledì 06 ottobre 2021)


1) cosa stai leggendo? 
- borgo sud - donatella di pietrantonio

2) cosa hai appena finito di leggere? 
- grande madre acqua (Zivko Cingo)

3) quale pensi sarà la tua prossima lettura?  
- urla nel silenzio - angela marsons
- la pista - anne holt
- inventario di alcune cose perdute - schalansky