Titolo originale: Der Tod in Venedig - 1912
Titolo in inglese: Death in Venice
Gustav von Aschenbach, è un famoso scrittore tedesco di cinquant’anni. E' un uomo che ha dedicato tutti i suoi sforzi alla carriera e ciò gli è valso pure il titolo aristocratico, ma sta attraversando un periodo di stanchezza fisica e di crisi creativa. Mentre sosta nei pressi di un cimitero, osservando uno strano forestiero che sembra comparso dal nulla, avverte un richiamo al viaggio che credeva sopito da anni. Decide quindi di prendersi una vacanza. Inizialmente si dirige verso l’Istria, ma la sua irrequietezza interiore non si placa e decide dopo solo pochi giorni di trasferirsi a Venezia. In viaggio sul traghetto l’attenzione di Aschenbach è attratta da un uomo anziano che si accompagna a una comitiva di giovani e che, dando mostra di sé, gli pare molto ridicolo.
Aschenbach trova quindi alloggio in un albergo del Lido dove, a cena, la sua attenzione è attirata da una famiglia polacca e, in particolare, dal un ragazzo sui quattordici anni che gli sembra bello come una divinità greca. Le sue tre sorelle, invece, sono vestite in modo austero come fossero delle suore. Il giorno dopo, in spiaggia, Aschenbach osserva il ragazzino giocare con altri giovani e riesce a cogliere il suo nome: Tadzio.
Tuttavia, il clima della laguna non è clemente e Aschenbach si sente soffocare. Lo scrittore decide così di partire anche da Venezia, sebbene non vorrebbe abbandonare il giovane che tanto lo affascina. Aschenbach disdice la propria stanza e manda il bagaglio in stazione tramite un fattorino, comunque pentito di aver preso la decisione. Una volta arrivato in stazione però scopre che il destino ha giocato in suo favore: il bagaglio è stato infatti spedito a Como per errore. Così, intimamente felicissimo per la possibilità di rivedere Tadzio, Aschenbach decide di tornare in albergo in attesa che rispediscano indietro le sue valigie.
Lo scrittore sviluppa per il ragazzino una vera e propria ossessione. Si ferma a guardarlo mentre gioca in spiaggia, lo segue a distanza durante le passeggiate per la città insieme alle sorelle e all’istitutrice, arriva persino a compiacersi dell’aspetto debole del ragazzino, che probabilmente non diventerà mai adulto, provando una segreta soddisfazione all’idea che forse nessuno potrà amarlo. Una sera, dopo che Tadzio lo saluta con un sorriso, Aschenbach scappa nel cortile dell'albergo dove finalmente riesce a dire a se stesso la verità: "ti amo!"
Con il passare dei giorni, Aschenbach si accorge che sono sempre meno i villeggianti tedeschi a Venezia, mentre le strade sono impestate da un forte odore di disinfettante e compaiono dei misteriosi cartelli sanitari. Lo scrittore chiede così informazioni, ma tutti gli rispondono che la città viene disinfettata preventivamente per il caldo e per lo scirocco. Sembrandogli un’ipotesi poco probabile, Aschenbach recupera qualche giornale tedesco (dove si cita una non meglio precisata pestilenza) e, facendo pressioni su un impiegato dell’ufficio del turismo inglese, scopre che a Venezia imperversa ormai da mesi un’epidemia di colera, tenuta nascosta dal governo ai turisti stranieri per non rovinare gli introiti economici della città. Aschenbach potrebbe dare l’allarme tra gli ospiti dell’albergo, ma decide di tenere per sé il segreto perché più della malattia teme la partenza di Tadzio. La sua passione amorosa si è infatti di giorno in giorno trasformata in follia, tanto che egli si è ormai convinto che anche altri si siano accorti dei suoi sguardi verso il ragazzo. Ossessionato dal proprio aspetto Aschenbach prova vergogna per la propria età, e si reca dal parrucchiere, si tinge i capelli e si fa truccare, finendo per somigliare a quell’uomo che sul traghetto tanto aveva deriso. Così acconciato segue ancora una volta Tadzio attraverso le calli: il ragazzino lo vede, ma non dice nulla all’istitutrice. Avendolo poi perso di vista nel cuore della città, esausto ed assetato, compra alcune fragole mature e le mangia riposando in una piazzetta deserta
La mattina dopo, al risveglio dopo una notte tormentata in cui sogna di prendere parte a un baccanale, scopre che la famiglia polacca è in procinto di partire. Si reca così stancamente in spiaggia, dove osserva da lontano una lite tra Tadzio e un altro ragazzino. I due cominciano a picchiarsi e il contendente, più forte di Tadzio, lo spinge con la testa nella sabbia facendolo quasi soffocare. Una volta liberato, Tadzio si avvia verso il mare e si allontana passeggiando su una secca. Immergendosi in acqua, il ragazzino si volta ancora una volta e guarda verso Aschenbach. Allo scrittore sembra quasi che il ragazzo gli sorrida, sta per alzarsi e raggiungerlo ma cade riverso sulla sua sdraio.
Ero alla ricerca di un libro classico tragico per una sfida e ho pensato a questo. Ammetto che lo avevo letto decenni fa e non ricordavo nulla (a parte la malattia a Venezia).
Questo libro racconta l'infatuazione dello scrittore per il ragazzino, travolgente al punto che questo scrittore titolato, tutto d'un pezzo, che non si è mai concesso nessuna distrazione dal suo lavoro, ad un tratto perde letteralmente la testa per questo ragazzo. E dapprima ne parla come di una bellezza greca, anche in contrapposizione alle sorelle austere come suore; poi ad un certo punto questa infatuazione diventa un vero e proprio trasporto, infatti ad un certo punto Aschenbach si rende conto di essere proprio innamorato. E poi subentra la follia, diventa stalker del suo amato, lo segue in spiaggia, lo segue mentre passeggia per Venezia con la famiglia, lo insegue in gondola. Lo insegue in una città dove sa che è diffuso il colera. Arriva a tingersi i capelli per sembrare più giovane e ad imbellettarsi (rendendosi uguale al vecchio che derideva sul traghetto per Venezia). E' un amore autodistruttivo e ossessionante.
L’atmosfera di morte è dominante sin dalle prime pagine del libro. Aschenbach avverte il bisogno di partire proprio nei pressi di un cimitero, dopo l’apparizione di una strana figura. La città stessa, afosa, maleodorante prima e intrisa di disinfettante dopo, è un po' il fantasma degli sfarzi di un tempo.
Mann tocca anche il rapporto tra Eros e creatività: quell'effetto che la passione produce sul cervello portandolo a comporre pagine elevatissime
“Mai egli aveva sentito più soavemente la voluttà della parola, mai aveva così ben compreso che Eros è nella parola, come sentiva e capiva adesso durante le ore pericolose e squisite in cui, seduto al suo tavolino rozzo sotto la tenda, contemplando l’idolo e ascoltando la musica della sua voce, componeva a immagine della bellezza di Tadzio la sua breve dissertazione — quella pagina e mezzo di prosa altissima la cui purezza, nobiltà e vibrante energia doveva suscitare di lì a poco l’ammirazione universale. È certamente un bene che il mondo conosca soltanto la bella opera e non le sue origini, non le condizioni e le circostanze del suo sviluppo; giacché la conoscenza delle fonti onde scaturisce l’ispirazione dell’artista potrebbe turbare, spaventare, e così annullare gli effetti della perfezione. Ore singolari! Strana fatica snervante! Strano e fecondo accoppiamento dello spirito con un corpo”
L'afa, il senso di soffocamento, il colera diventano quindi metafore della situazione in cui cade chi si abbandona a fantasie erotiche inaccettabili. Lo stesso incubo che Aschenbach fa la notte prima di morire, di trovarsi in un baccanale con immagini violente, è ben lontano dalla bellezza placida e classica di Tadzio. Solo la morte può mettere fine a questo tormento.
E' un libro da leggere con un po' di attenzione, principalmente perchè il linguaggio è veramente datato.
"Non c'era nessuna difficoltà straordinaria, ma quanto lo tarpava erano gli scrupoli della svogliatezza che si presentava in forma di un'incontentabilità da non potersi soddisfare con nulla" (prime pagine del libro)
L'estasi in cui è trascinato lo scrittore è descritta molto bene, anzi un'estasi che diventa follia, dall'osservazione di ciò che è bello arriva ad esserne completamente succube,a trasformare sè stesso diventando esattamente come il vecchio che derideva.
Molto interessante.
Mio voto: 8 / 10