lunedì 17 febbraio 2020

Il rosso e il nero - Stendhal


Titolo originale: Le rouge et le noir (1830)
Titolo inglese: The red and the black

Julien Sorel, un giovane popolano della Franca Contea, sogna la gloria militare ma trova nella carriera ecclesiastica l'unica strada per elevarsi socialmente. Ed è così che viene assunto come precettore in casa del signor de Rênal, dove intreccia una relazione con la signora de Rênal... Spregiudicato, passionale, profondo ammiratore del mito napoleonico, Julien si trova a vivere e amare in un tempo che non è il suo, costretto a dissimulare costantemente la sua vera indole e le sue ambizioni. Ambientato nella Francia della Restaurazione, il capolavoro di Stendhal non solo è un grande romanzo di intreccio e una fine indagine psicologica, ma anche un affresco storico, politico e sociale di un'epoca di intensi mutamenti. (www.ibs.it)

Ci sono romanzi che sono figli del proprio tempo, e letti fuori da quel contesto risultano decisamente fuori luogo e fuori tempo. Così è per questo romanzo, che per quanto mi riguarda è stata una lettura piuttosto faticosa. Una noia notevole. Con pagine e pagine di intrighi e robe politiche che ad un certo punto ho letto un po' saltellando.
Il personaggio principale, Julien Sorel, è di un'antipatia notevole. Probabilmente è pure un po' bipolare, perchè una volta la pensa in un modo, poi dopo la pensa all'esatto contrario. Calcolatore, manipolatore, seguace di Napoleone fin nel midollo. Mi è impossibile affezionarmi ad un personaggio simile (ma non per Napoleone). Alla fine la parte che mi ha più interessato è la parte più romanzesca, intendendo tutto ciò che non ha richiami alla storia/politica. Ma anche qui, ha decisamente prevalso la noia e, in un certo senso, il disgusto per il personaggio di Julien, che s'innamora, poi vuole non perdere il controllo, però lei sembra allontanarsi, allora lui impazzisce d'amore... e tutto questo per ben due volte, per poi finire come finisce. Mi dispiace per le due donne, che hanno decisamente più carattere e tenacia rispetto a lui. Lui è troppo banderuola ("A dire il vero la sua felicità era fatta d'orgoglio più che d'amore"), troppo egocentrico, arrivista.
Sono arrivata alla fine della lettura perchè mi completa diverse reading challenges, ma sono rimasta molto infastidita e delusa, speravo in qualcosa di meglio. Ribadisco che, sicuramente è molto efficace nel descrivere il periodo storico pieno di personaggi più propensi a farsi strada che non a seguire le proprie vere aspirazioni, ma proprio è stata una lettura pesantissima.

"Tutta la noia della vita senza interesse che conduceva Julien è senza dubbio condivisa dal lettore. Sono queste le lande del nostro viaggio"

"Ho amato la verità... Ma dove si trova? ... Dovunque ipocrisia, o almeno impostura, anche nei più virtuosi, anche nei più grandi!"

"Ma come credere nel gran nome di DIO, non appena ci si trovi in tre, dopo l'abuso che ne fanno i nostri preti?"

Non ho idea del perchè del titolo; non credo che richiami al finale in cui parla dello stivale del cacciatore e delle formiche che prima di vedersi spazzare via la tana hanno visto una luce rossa. Immagino che il rosso possa richiamare la passione (il fuoco di qualcosa che brucia, che si consuma in fretta come le ambizioni di Julien), mentre il nero probabilmente richiama all'abito da seminarista (o forse alla religione intesa come "caposaldo" della strada da seguire?). Rosse pare che fossero anche le divise dei militari. Boh, poco importa.
Per la storia pare che Stendhal abbia preso spunto da un fatto di cronaca apparso sulla rivista "La Gazette des Tribunaux", l'affair Berthet del 1827, dove un giovane maniscalco uccise l'ex amante e moglie di un notaio. 
Mio voto: 6 e mezzo / 10

Nessun commento:

Posta un commento