Titolo originale: Itadakimasu. Umilmente ricevo in dono - 2014
È un ristorante di soba, dice Mikage mentre ci accomodiamo. Dico: Avranno il menù in inglese? Sorride in quel suo modo delicato. Qui non serve il menù. Perché? Perché fanno solo due piatti, i zaru soba e i kake soba. Nient'altro? Nient'altro. Specializzarsi in un piatto è una cosa piuttosto comune, in Giappone. Imparare a fare bene una cosa, da noi, ecco, credo abbia a che fare, è una mia idea s'intende, con lo Shintoismo. In che senso? Mikage si concentra. Vedi, lo Shinto è la spiritualità nativa del Giappone. È talmente antico che prima dell'arrivo del Buddismo non aveva neppure un nome: non ce n'era bisogno. È presente nella nostra cultura in un modo profondo, indipendentemente dal fatto che uno lo pratichi o no. Lo Shinto è attorno a noi, dentro di noi. E l'animismo delle sue origini ha messo radici in diversi aspetti della nostra vita. E questo ha a che fare con la cucina? Piega il collo e chissà perché mi viene da pensare alla primavera, all'erba scossa dal vento. Con il trattare il cibo senza violentarlo, dice. Lavorandolo il meno possibile come per preservarne l'essenza. Il fatto di specializzarsi, di dominare una ricetta, che si tratti di sushi o soba o tonkatsu o shabu-shabu: è un po' come se stessimo onorando lo spirito di quel piatto. Non credi?
(www.ibs.it)
Fabio Geda ci porta con sè durante il suo viaggio a Tokyo. Il Giappone è la terra degli ossimori: puoi trovare un quartiere ultramoderno e poi girare in una strada dove trovi davanti un tempietto Shinto.
I giapponesi hanno un rapporto di totale rispetto nei confronti del cibo. "Itadakimasu" è quello che per noi è il "buon appetito", con la differenza che con questa parola loro ringraziano tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione del piatto, compresi i contadini e le galline che hanno prodotto la materia prima.
In Giappone il cuoco cucina nel centro del locale, o comunque, a vista; partecipare alla preparazione del cibo è come una cerimonia. E i ristoranti sono specializzati in un piatto, che padroneggiano alla perfezione.
L'excursus nel mondo del cibo giapponese è interessante. La lettura è abbastanza scorrevole. Il libro è di un centinaio di pagine, diviso in capitoletti brevi, e con alla fine un glossario dei termini (quindi, in realtà, è molto corto). Nel suo viaggio Fabio conosce Mikage (ragazza che abbiamo visto in "kitchen" di Banana Yoshimoto) e Nakata con il gatto Signor Otsuka (da Kafka sulla spiaggia di Murakami); saranno loro a fargli un po' da guide in questo viaggio culinario. E' vero o è una finzione? Poco importa in effetti, perchè quando si viaggia ci si porta dietro i ricordo dei personaggi di cui abbiamo letto nei libri.
Mi piace l'idea di camminare in strade sconosciute e lasciarsi trasportare.
Il libro è carino. Niente di spettacolare ma si legge piacevolmente.
Mio voto: 7 e mezzo / 10