domenica 27 settembre 2020

Itadakimasu. Umilmente ricevo in dono - Fabio Geda


Titolo originale: Itadakimasu. Umilmente ricevo in dono - 2014

È un ristorante di soba, dice Mikage mentre ci accomodiamo. Dico: Avranno il menù in inglese? Sorride in quel suo modo delicato. Qui non serve il menù. Perché? Perché fanno solo due piatti, i zaru soba e i kake soba. Nient'altro? Nient'altro. Specializzarsi in un piatto è una cosa piuttosto comune, in Giappone. Imparare a fare bene una cosa, da noi, ecco, credo abbia a che fare, è una mia idea s'intende, con lo Shintoismo. In che senso? Mikage si concentra. Vedi, lo Shinto è la spiritualità nativa del Giappone. È talmente antico che prima dell'arrivo del Buddismo non aveva neppure un nome: non ce n'era bisogno. È presente nella nostra cultura in un modo profondo, indipendentemente dal fatto che uno lo pratichi o no. Lo Shinto è attorno a noi, dentro di noi. E l'animismo delle sue origini ha messo radici in diversi aspetti della nostra vita. E questo ha a che fare con la cucina? Piega il collo e chissà perché mi viene da pensare alla primavera, all'erba scossa dal vento. Con il trattare il cibo senza violentarlo, dice. Lavorandolo il meno possibile come per preservarne l'essenza. Il fatto di specializzarsi, di dominare una ricetta, che si tratti di sushi o soba o tonkatsu o shabu-shabu: è un po' come se stessimo onorando lo spirito di quel piatto. Non credi? (www.ibs.it)

Fabio Geda ci porta con sè durante il suo viaggio a Tokyo. Il Giappone è la terra degli ossimori: puoi trovare un quartiere ultramoderno e poi girare in una strada dove trovi davanti un tempietto Shinto.
I giapponesi hanno un rapporto di totale rispetto nei confronti del cibo. "Itadakimasu" è quello che per noi è il "buon appetito", con la differenza che con questa parola loro ringraziano tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione del piatto, compresi i contadini e le galline che hanno prodotto la materia prima.
In Giappone il cuoco cucina nel centro del locale, o comunque, a vista; partecipare alla preparazione del cibo è come una cerimonia. E i ristoranti sono specializzati in un piatto, che padroneggiano alla perfezione.
L'excursus nel mondo del cibo giapponese è interessante. La lettura è abbastanza scorrevole. Il libro è di un centinaio di pagine, diviso in capitoletti brevi, e con alla fine un glossario dei termini (quindi, in realtà, è molto corto). Nel suo viaggio Fabio conosce Mikage (ragazza che abbiamo visto in "kitchen" di Banana Yoshimoto) e Nakata con il gatto Signor Otsuka (da Kafka sulla spiaggia di Murakami); saranno loro a fargli un po' da guide in questo viaggio culinario. E' vero o è una finzione? Poco importa in effetti, perchè quando si viaggia ci si porta dietro i ricordo dei personaggi di cui abbiamo letto nei libri.
Mi piace l'idea di camminare in strade sconosciute e lasciarsi trasportare.
Il libro è carino. Niente di spettacolare ma si legge piacevolmente.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

venerdì 18 settembre 2020

Il paese del sale e delle stelle - Zeyn Joukhadar


Titolo originario: The map of salt and stars - 2018

Il mondo di Nour è fatto di colori. Ogni volta che sente una voce o legge una lettera, davanti ai suoi occhi tutto si tinge delle più brillanti tonalità di verde, rosso, giallo e blu. Ma da quando è ritornata in Siria dagli Stati Uniti, dopo la morte del padre, intorno a lei vede solo grigio: non ci sono più sfumature né riflessi. Ora Nour deve occuparsi da sola delle sue sorelline. A dodici anni è un compito difficile, soprattutto in una terra che ti è estranea. Una terra in cui dovrebbero affondare le tue radici, ma dove non conosci nessuno. Una terra rischiosa, con pericoli nascosti dietro ogni angolo. Ma Nour ha le storie che suo padre le raccontava prima di dormire a farle compagnia. È a quelle parole che si aggrappa per trovare il coraggio di affrontare le difficoltà. In particolare, alla leggenda di Rawiya, la sua preferita, che racconta di una ragazzina come lei, costretta a fingersi uomo per realizzare il suo sogno proibito: far parte di una spedizione che vuole disegnare la carta geografica del mondo. Un’impresa straordinaria, in cui riesce a dimostrare tutta la sua forza. Per Nour, che la conosce a memoria, quella favola adesso ha un significato completamente diverso. E anche la mappa che ha trovato tra i documenti della sua famiglia assume un valore speciale. Forse indica la strada da seguire per mettere in salvo sé stessa e le sue sorelle. Forse è la sua unica possibilità. Quello che deve imparare, però, è che ci sono sentieri tracciati sulla carta e sentieri tracciati nel cuore. Che anche le parole a volte possono essere una guida e una protezione, soprattutto se vengono dalla persona che l’ha amata di più al mondo. (www.ibs.it)

Baba (il padre) è appena morto e Nour, dodici anni, si trova spaesata dalla perdita, oltre al fatto che, a differenza dalle sorelle, lei è nata a New York e non parla nemmeno tanto arabo. Ma la madre ha pensato che fosse meglio tornare nella terra natia, la Siria. Una sera mentre sono a tavola, una granata colpisce la loro casa. Nour, la madre, le sorelle e un caro amico di famiglia sono quindi costretti a scappare. Oltretutto, una scheggia della granata ha colpito alla spalla la sorella maggiore, Huda. La decisione è di tornare a Ceuta, dove ancora abita uno zio. Il percorso però non sarà facile, e lungo il percorso saranno costretti a separarsi. 
Nella narrazione si alternano due storie. La prima è quella nel presente di Nour e della sua famiglia in fuga. La seconda è una storia che Baba le raccontava e che lei conosce ormai a memoria: si tratta della storia di Rawiya, una ragazzina che si finge maschio per diventare assistente del più grande cartografo del mondo Al'Idrisi.
Praticamente il percorso di Nour si svolge parallelamente a quello di Rawiya, seguendo un po' le sue impronte nel percorso che lei aveva fatto anni e anni prima. Nour si impersonifica molto in Rawiya e con la sua sagacia riuscirà ad arrivare a Ceuta e a trovare lo zio di cui aveva parlato la madre.
Il libro è diviso in cinque parti. Nella prima siamo in Siria, nella seconda in Giordania / Egitto, nella terza in Libia, nella quarta in Algeria / Marocco, nella quinta a Ceuta (città autonoma spagnola nel nord Africa).
Il libro è molto interessante. Ci sono pagine molto dolorose, e altre incredibilmente cariche di amore.
Mi è piaciuto molto il personaggio di Abu Sayeed, amico del padre di Nour e praticamente adottato dalla famiglia di lui quando è rimasto orfano; per Nour è come una seconda figura paterna, rassicurante. 
In generale mi è piaciuto molto questo libro. Affronta un tema molto triste senza appesantirlo, forse anche grazie al procedere contemporaneo tra la vita di Nour e la leggenda di Rawija. 
Ho fatto fatica inizialmente, soprattutto nelle parti poetiche perchè non sono così facili, poi però la storia procede scorrevole. Lo consiglio.
Mio voto: 8 mezzo / 10

p.s. ho deciso di far rientrare questo libro anche nella mia sfida del giro del mondo. E' vero che in Siria ci stanno "solo" per un centinaio di pagine, ma è comunque la cultura che permea tutto il libro e il posto che comunque viene considerato "casa".

La società letteraria di Guernsey - Mary Ann Shaffer


Titolo originale: The Guernsey Literary and Potato Peel Pie Society - 2008 

È il 1946 e Juliet Ashton, giovane giornalista londinese di successo, è in cerca di un libro da scrivere. All’improvviso riceve una lettera da Dawsey Adams – che per caso ha comprato un volume che una volta le era appartenuto – e, animati dal comune amore per la lettura, cominciano a scriversi. Quando Dawsey le rivela di essere membro del Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey, in Juliet si scatena la curiosità di saperne di più e inizia un’intensa corrispondenza con gli altri membri del circolo. Mentre le lettere volano avanti e indietro attraverso la Manica con storie della vita a Guernsey sotto l’occupazione tedesca, Juliet scopre che il club è straordinario e bizzarro come il nome che porta. Una commedia brillante (anche se nel corso della narrazione emergono tradimenti, bassezze, vigliaccherie) che parla di amore per i libri, di editori, scrittori e lettori, e poi di coraggio di fronte al male, di lealtà e amicizia, e di come i libri ti possano salvare la vita. Pubblicato in 37 Paesi, a lungo in vetta alla bestseller list del “New York Times”, è diventato anche un film trasmesso in Italia su Netflix. (www.astoriaedizioni.it) 

Juliet Ashton, giornalista trentatreenne, per tutta la durata della guerra ha tenuto una rubrica sotto lo pseudonimo di Izzie Bickerstaff, con lo scopo di alleggerire il pesante momento che si stava vivendo. Di questi articoli è stato fatto un libro che ha avuto un grande successo. Ma ora Juliet non riesce a trovare una idea per un altro libro. La lettera che riceve da Dawsey Adams le scatena una grande curiosità in merito a questo club del libro che lui cita e nasce così una fitta corrispondenza prima tra loro due, poi con altri abitanti di Guernsey. Finchè Juliet decide di recarsi di persona sull'isola per conoscere dal vivo queste persone con cui ha corrisposto per mesi. A poco a poco Juliet riuscirà a tirare le fila del suo libro, il cui centro non può che essere il personaggio di Elizabeth McKenna, che ha ideato su due piedi questo club del libro per giustificare alcuni abitanti che erano stati scoperti fuori casa dopo il coprifuoco. 
Il libro è un interessante excursus sulla vita di Guernsey durante l'occupazione tedesca attraverso le storie dei vari personaggi che scrivono a Juliet. Ma Guernsey è anche il posto in cui Juliet capisce davvero cosa vuole dalla sua vita. 
Il romanzo è scritto in forma epistolare, e ammetto che non è un genere molto congeniale per me, infatti dopo un po' mi è venuto un po' a noia, anche perchè le lettere saltano di personaggio in personaggio e mi distraevo molto. D'altronde devo ammettere che con lo scopo del racconto ci sta. Tuttavia, ho decisamente più apprezzato la parte in cui Juliet si trova sull'isola e interagisce coi personaggi. 
Il libro è diviso in tre parti; due sono narrate da Juliet, mentre nell'ultima è Isola che si trasforma in una specie di investigatrice, tipo Miss Marple, ma con pessimi risultati. 
Mary Ann Shaffer, bibliotecaria ed editor di una casa editrice, rimase affascinata dalla storia di Guernsey al punto da scriverne un libro. Purtroppo, mentre lo stava ultimando (l'editore le aveva chiesto di apportare alcune modifiche), l'autrice si ammalò, e chiese alla nipote Annie Barrows di sistemarlo per la pubblicazione. Mary Ann Shaffer morì poco prima della pubblicazione del libro. 
Dal libro è stato tratto un film con la regia di Mike Newell che prima o poi penso che vedrò. 
In Italia è stato pubblicato nel 2008 da Sonzogno col titolo "La società letteraria di Guernsey" e successivamente nel 2017 da Astoria col titolo "Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey".
Mio voto 7 e mezzo / 10

mercoledì 16 settembre 2020

w…w…w…wednesdays #158

 


"w…w…w…wednesdays" è una rubrica con la quale posso aggiornarvi sulle mie letture attuali, passate e prossime.  


Non è detto che gli aggiornamenti siano settimanali, perché non sempre leggo un libro in una settimana eh eh…
Ovviamente, se vi va, sono ben accetti i vostri interventi per condividere con me le vostre letture ;-)

Partecipare è facile, basta rispondere a queste domande:
1) cosa stai leggendo?
2) cosa hai appena finito di leggere?
3) quale pensi sarà la tua prossima lettura? 

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Le mie risposte (158^ puntata - mercoledì 16 settembre 2020)


1) cosa stai leggendo?
- Il paese del sale e delle stelle - Zeyn Joudhakar

- La società letteraria di Guernsey - Mary Ann Shaffer


3) quale pensi sarà la tua prossima lettura?  
- furore - Steinbeck
- itadakimasu - Fabio geda

domenica 6 settembre 2020

Premio Campiello 2020


Venezia - A sorpresa Remo Rapino ha vinto con 92 voti la 58ma edizione del Premio Campiello con "Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio". 
Abruzzese, ex docente di filosofia, 69 anni, Rapino nel suo romanzo attraversa parte della storia italiana. "Nel libro si entra nella biografia di un uomo considerato il matto del Paese, ma che ha alle spalle un'esistenza segnata dalla fabbrica, dal manicomio e dalla crudeltà della guerra". 

Per la prima volta la cerimonia, condotta da Cristina Parodi e dedicata alla memoria di Philippe Daverio, si è tenuta all'aperto in piazza San Marco, davanti a un pubblico di 1400 invitati (anzichè al Teatro la Fenice). 

Selezionati dalla giuria dei letterati presieduta da Paolo Mieli, i cinque libri finalisti sono stati votati dalla giuria popolare formata da 300 lettori. I rumors della vigilia davano favoriti Francesco Guccini (arrivato quarto) e Patrizia Cavalli (classificatasi soltanto al quinto posto). Ma il risultato sorprendente ha ribaltato ogni pronostico. 

La classifica:
1° - Remo Rapino - "Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio"
2° - Sandro Frizziero - "Sommersione"
3° - Ade Zeno - "L'incanto del pesce luna"
4° - Francesco Guccini - "Trallummescuro. Ballata per un paese al tramonto" 
5° - Patrizia Cavalli - "Passi giapponesi"

Il Premio Fondazione Campiello alla carriera è stato assegnato allo scrittore Alessandro Baricco, che ritirando il premio ha detto: "Per immaginare il futuro serve un'intelligenza diversa da quella novecentesca, come quella che sta nascendo tra i nostri figli. Ci può aiutare a superare gli errori del passato. Ma bisogna avere più coraggio" 

Il Campiello Giovani è stato vinto da Michela Panichi, con il racconto Meduse, mentre Veronica Galletta è stata premiata nella categoria opera prima per "Le isole di Norman".

mercoledì 2 settembre 2020

I sognatori - Karen Thompson Walker


Titolo originale: The dreamers - 2019
 
Silenzio, come quando nevica. Una pace gelida, totale, a intorpidire le membra. E poi sogni, profondi quanto oceani, uno dopo l'altro, senza tregua. È ciò a cui va incontro chiunque si ammali del misterioso "virus di Santa Lora", dal nome della cittadina in cui tutto ha avuto inizio. È una tersa notte di inizio autunno quando una studentessa del college del piccolo centro californiano si allontana da una festa in anticipo sulle compagne, si lascia cadere sul letto e non si sveglia più. Passano pochi giorni e il contagio dilaga. Sebbene le autorità si affrettino a mettere il college in quarantena, il morbo non cessa di mietere vittime: di casa in casa, di famiglia in famiglia, di sogno in sogno, Santa Lora soccombe alla misteriosa epidemia. Ma dentro l'involucro di quei corpi immobili, nei recessi di quelle coscienze sprofondate in un sonno che prefigura la morte, un turbinio instancabile di visioni, falsi ricordi, mezzi presagi - ora indecifrabili, ora più lampanti della realtà stessa - rimescola e sconvolge i destini di tutti. Romanzo corale sui temi dell'amore, del tempo che passa e del senso della vita, "I sognatori" scava a fondo nei personaggi e nelle dinamiche di una comunità in pericolo per disegnare la mappa definitiva delle nostre paure, dei nostri infinitesimali trionfi e delle nostre vulnerabilità. (www.anobii.com)

Ho trovato questo libro perchè ne cercavo uno che avesse lo stesso titolo di un film ma non ci avesse nulla a che fare. Il film a cui faccio riferimento è "the dreamers" di Bernardo Bertolucci.
La trama era interessante e mi ha catturato.
Ho apprezzato molto la scrittura, come tanti quadri che vengono dipinti. E' accattivante. Sono entrata subito in sintonia con questo stile, e ammetto che l'ho letto abbastanza di filata. Secondo me una trentina di pagine di meno andavano bene comunque. Ad un certo punto diventa la conta degli ammalati e basta. Mi ero un po' preoccupata di tutti i nomi che elencava, non potevo ricordarli tutti, ma mi sono resa conto che, alla fine, ad eccezione di alcuni, gli altri non sono importanti. I personaggi su cui si concentra maggiormente sono; Mei (compagna di stanza della prima ammalata che però si ammalerà molto più avanti); Rebecca (che non sa di essere incinta); il prof di biologia Nathaniel; Ben, la moglie Annie e la loro neonata Grace; Sara, la sorellina Libby e il loro padre. Di questi personaggi si vedrà tutto il cammino che fanno, si scenderà un pochino in profondità nei loro pensieri.
Come ho già detto, il libro è stato piuttosto scorrevole, ero curiosa di vedere come andava avanti. Mi ha ricordato molto "cecità" di Saramago, solo che là diventavano tutti ciechi mentre qui cadono nel sonno profondo. Là c'è la pioggia, qui c'è l'incendio. E come in cecità, non ci sono risposte, il virus semplicemente ad un certo punto sembra sparire e molti dei sognatori si svegliano. Solo che i sogni hanno lasciato strascichi sulle persone guarite, perchè alcuni hanno sognato il passato, altri hanno forse sognato il futuro, altri hanno probabilmente sognato qualcosa che desideravano. Gli ultimi due o tre capitoli sono praticamente dedicati solo a Rebecca.
Nel corso del libro diverse volte vengono fatti dei riferimenti al lago che ha un livello di acqua molto basso; è una cosa che sembra avere una qualche importanza e invece è solo una cosa buttata lì che non ha un seguito particolare.
Io sinceramente non so come l'avrei fatto finire, però il finale mi ha lasciato un po' perplessa. Proprio come era successo per "cecità", con cui purtroppo i riferimenti sono inevitabili.
Per tanti versi è un libro quasi inquietante perchè il virus di cui parla sembra quasi assomigliare al covid che stiamo vivendo, ma è stato scritto ad inizio 2019.
Mio voto: 7 e mezzo / 10