sabato 20 gennaio 2024

Cronaca familiare - Vasco Pratolini


Titolo originale: Cronaca familiare (1947)
ENG: Family chronicle

"Questo libro non è un'opera di fantasia. È un colloquio dell'autore con suo fratello morto. L'autore, scrivendo, cercava consolazione." Inizia così l'opera più intima di Pratolini, dedicata al difficile rapporto con il fratello perduto. Orfani di madre, i due bambini vengono presto separati: Vasco resta nell'umile casa paterna, Dante cresce nella dimora del Barone dove, ribattezzato Ferruccio, vive come "in un acquario - senza sbucciature ai ginocchi, senza segreti né scoperte". Ancorati a mondi troppo distanti, divisi da rancori sempre più indicibili i fratelli restano due estranei. Finché, alla morte del Barone, Ferruccio deve lasciare il mondo dorato che lo aveva risucchiato per capriccio e l'argine che ha tenuto separati lui e Vasco crolla. Con esiti imprevedibili e drammatici. Piccolo classico che tratteggia con sofferta onestà la complessità degli affetti famigliari, il romanzo è al tempo stesso un canto all'innocenza spezzata, straordinaria prova d'autore di un maestro del Novecento. Prefazione di Clara Sereni. (goodreads). 

Non avrei mai letto questo come primo libro dell'anno (e forse neanche durante l'anno) se non fosse che è stato votato per il gruppo di lettura. Pratolini mi riporta ai tempi della scuola, e non sentivo la necessità di leggerlo. Detto questo, il libro è interessante perchè mostra uno spaccato della vita dell'epoca e una vicenda personale dell'autore che lascia varie riflessioni. Purtroppo, però, non so per quale motivo, il libro non mi ha emozionato. 
La storia è divisa in tre parti, che sono come dei racconti su una parte della vita di Vasco e suo fratello Dante/Ferruccio. Tra una parte e l'altra passano anni. 
Dalla prefazione, mi aspettavo un libro carico di astio, è un punto su cui ha calcato molto la mano, ma la verità è che questo astio così potente non c'è, a parte un pochino nella prima parte.  
Nella prima parte, Vasco e Dante sono bambini. Dante viene "adottato" (ma non è il termine giusto) dalla famiglia del maggiordomo di un barone, e subito si sviluppa un attaccamento quasi morboso della nuova famiglia verso questo bambino che ha perso la mamma a pochi mesi. Ho trovato molto assurdo che la famiglia di origine abbia lasciato che glielo portassero via. Come dice la nonna (figura meravigliosa) dove è stato cresciuto un bambino se ne possono tirare su due. Vero è che in questa famiglia, oltre a mancare la madre, è quasi inesistente anche il padre. Dante viene allevato dal maggiordomo, che decide anche di cambiargli nome in Ferruccio perchè Dante era troppo da campagnolo. Quello che era sembrato a tutti una gran fortuna, non si rivelerà tale, perchè Ferruccio viene cresciuto in un mondo ovattato e silenzioso, senza alcun strumento per far fronte alla vita fuori dalla villa. 
In questa prima parte, Vasco e la nonna vanno spesso a fare visita a Ferruccio, ma i bambini hanno poco da dirsi. Vasco in questa fase prova un po' di astio per il fratello, perchè tutti in paese sostengono (spettegolando) che la madre sia morta di parto e, quindi, per colpa di Ferruccio (mentre è morta di spagnola) e quindi anche lui fa suoi questi pettegolezzi che sente. L'unica cosa che lo rende orgoglioso è che Ferruccio non ha gli occhi di mamma come ha lui.
Vasco e Ferruccio si rincontrano più grandi per caso in una sala biliardo. Ferruccio ha abbandonato gli studi, mentre Vasco ha studiato da autodidatta. La distanza tra loro si colma in pochi istanti, nasce subito una spontanea amicizia e si chiamano fratelli.  Vasco è stato costretto a mettere la nonna in ospizio. Quando nel giorno di Pasqua decidono di uscire a pranzo con lei, lei è la persona più felice di questo mondo perchè ha entrambi i suoi nipoti con sè. C'è il racconto di come vive la nonna nell'ospizio, una specie di caserma nella quale ottenere un vaso da notte è un privilegio.
Poi Vasco si ammala, deve passare anni in sanatorio. Quando si ritrovano, Ferruccio è caduto in disgrazia, prova a vivere di espedienti, ma non ha gli strumenti per affrontare una vita simile. Si innamora di Enzina, ma si vergogna ad andare in giro con lei perchè c'è una grande differenza di altezza. Lei pensa di non essere amata e si lasciano. Ferruccio rimpiangerà per sempre questa ragazza, anche se poi ne sposa un'altra e ha pure una figlia.
Nella terza parte c'è tutta la malattia di Ferruccio (andato a Roma da suo fratello), una malattia che i medici non capiscono come curare e lo usano anche molto come cavia. Vasco è sempre con lui. In un attimo di lucidità, Ferruccio si convince che se torna a Firenze dalla moglie guarirà. Vasco non lo accompagna in ambulanza perchè non vuole ricordarlo morto, come è successo con la madre. 
Il libro, per le tematiche che affronta, avrebbe dovuto arrivarmi al cuore invece non ci riesce. Lo stile narrativo è piuttosto asciutto, neutrale, non cerca di suscitare lacrime. Tuttavia è anche molto appesantito da un linguaggio pieno di passati remoti e di termini desueti. Ne riconosco il valore ma non riesce ad emozionarmi. Non saprei spiegare il perchè.  
Mio voto: 7 / 10

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