lunedì 28 giugno 2021

Come se mangiassi pietre - Wojciech Tochman


Titolo originale: Jakbyś kamień jadła (2002)
Titolo inglese: Like Eating a Stone. Surviving the Past in Bosnia

In Come se mangiassi pietre, W. L. Tochman ci trasporta nel presente della ex Yugoslavia con un reportage dal grande valore letterario. Grazie al suo sguardo unico e al suo stile essenziale, sempre aderente alla vita, riesce a trasformare ciò che racconta in un universo narrativo da cui è impossibile staccarsi e rimanere estranei. Un gioco a incastro fatto di storie che sfumano una nell’altra e che ci riporta le testimonianze dei sopravvissuti, i ricordi e la forza delle donne che provano a superare l’orrore e le conseguenze di un conflitto devastante. (anobii.com)

Tochman è un giornalista, lo si sente dallo stile asciutto con cui scrive questo libro. Non è un romanzo, è la trasposizione su carta dei ricordi di alcune donne che ha conosciuto durante un suo reportage nella ex Jugoslavia, in particolare nella zona di Srebrenica e Sarajevo (e dintorni) in cui si è compiuto un vero e proprio genocidio di musulmani bosniaci ad opera dei serbi. Tochman incontra la dottoressa Eva Klonowski, antropologa forense che si occupa di dare un nome e un cognome alle ossa che vengono ritrovate in Bosnia, in modo che i familiari rimasti (principalmente donne) possano mettersi il cuore in pace e dare degna sepoltura alle spoglie.

"Ci sono tre domande che oggi in Bosnia non si fanno: Come sta tuo marito? Come sta tuo figlio? Che cosa facevi durante la guerra?"

"Per tre anni i serbi avevano tenuto Sarajevo sotto tiro. La città era rimasta senza acqua. Non c’era né luce né gas. I cecchini miravano con precisione infallibile alla fronte dei passanti, oppure dirigevano raffiche di fuoco contro intere code di persone in attesa del pane o dell’acqua. Oggi non è facile venire in città come se nulla fosse successo. Sedersi in un caffè tra le famiglie delle vittime. In mezzo a quelli che non si è mai smesso di odiare. Da cui si è fuggiti. Non è facile guardarsi negli occhi. Ordinare un caffè, accennare un sorriso. Discutere dei fatti accaduti."

Il libro è un grosso pugno allo stomaco. E tutto il dolore, la memoria, il coraggio è sulle spalle delle donne. Gli uomini in Serbia non vogliono farsi fotografare nè riprendere perchè temono di essere riconosciuti e denunciati al tribunale internazionale. Gli uomini serbi hanno il terrore di essere riconosciuti dalle donne musulmane. Sono gli stessi uomini che sedevano a scuola vicino a loro e che hanno torturato i loro mariti, i loro figli e loro stesse.

"A cosa è servita la guerra? Per cosa sono morti i nostri figli?"

Non serve fare domande, basta ascoltare quello che le donne sono disposte a raccontare, e anche il loro silenzio è carico di dolore. Un libro terribile ma scritto molto bene. Concordo con chi sostiene che andrebbe fatto leggere nelle scuole.
Mio voto: 8 e mezzo / 10

domenica 27 giugno 2021

Ali e Nino. Una storia d'amore - Kurban Said


Titolo originario: Ali und Nino (1937)
Titolo inglese: Ali and Nino

Attraverso le peripezie di due amanti, rappresentanti di culture e confessioni differenti ­ lei cristiana, lui musulmano ­ la narrazione accompagna il lettore in un percorso che dalle coste del Caspio e dalla vivace atmosfera della città vecchia di Baku conduce fino alla Persia, passando attraverso il Karabakh, la Georgia e il Daghestan, sullo sfondo di una continua dialettica tra Asia e Europa, Islam e Cristianità, guerra e pace, onore e vergogna. (ibs.it)

Attenzione: contiene spoiler.

Il libro parla della storia d'amore tra Ali Khan Shirvanshir, discendente di una famiglia nobile musulmana, e Nino Kipiani, principessa georgiana (greco-ortodossa e quindi cristiana). I due ragazzi, giovanissimi, si conoscono e si innamorano. Ma il loro amore ha un grosso problema di fondo: le tradizioni religiose, completamente differenti e mal conciliabili tra loro. Siamo in Azerbaijan, a Baku, ultimo baluardo dell’Oriente verso l’Occidente (o ultima città europea prima dell’Asia?) Già nelle classi di scuola convivono etnie differenti: azeri, georgiani, armeni, russi.
Dopo il diploma, Ali decide di sposare Nino. Lei esita, finché Ali non le promette che non le farà indossare il velo, né farà parte di un harem. 
Il libro ha un momento drammatico quando un armeno (cristiano), Melik Nachararyan, che Ali pensava fosse un amico, rapisce Nino. Per rappresaglia, Ali lo raggiunge a cavallo e lo uccide con un pugnale. Contrariamente a quella che sarebbe la tradizione del delitto d'onore, Ali risparmia la vita di Nino. A quel punto, però, Ali è costretto a rifugiarsi in Daghestan per sfuggire alla vendetta della famiglia di Nakhararyan. Dopo alcuni mesi, Nino riesce a farsi portare da Ali . I due si sposano subito e cominciano la loro vita insieme in armonia. 
Tuttavia, sullo sfondo della storia d'amore di Ali e Nino, c'è uno scontro di valori: la tradizione musulmana e la modernità europea, l'Islam e il Cristianesimo. E c'è soprattutto la storia dell'Azerbaijan, terra di conquista.
Quando i russi riconquistano Baku, Ali e Nino fuggono in Iran (Persia) dai parenti di Ali. A Teheran, Ali si trova circondato dalle sue radici musulmane, mentre Nino si trova rinchiusa in un harem ed è profondamente infelice. Dopo l'istituzione della Repubblica Democratica dell'Azerbaigian, Ali e Nino tornano a Baku e diventano ambasciatori culturali del loro nuovo paese. La loro casa, una delle poche arredata all'occidentale (secondo il gusto di Nino) e nella quale si parla inglese, viene costantemente visitata da ambasciatori stranieri in visita. A questo punto è Ali che si sente straniero in casa propria, e mentre Nino trova il modo di farlo trasferire a Parigi, come ambasciatore in Francia, Ali rifiuta, perché sa che là sarebbe infelice come lo fu lei in Persia. 
Quando l'Armata Rossa marcia verso l'Azerbaigian, Ali manda Nino in Georgia con la loro bambina, mentre lui prende le armi per difendere il suo paese. Ali muore in battaglia mentre i russi prendono il paese. La vittoria bolscevica porta alla fine della breve Repubblica Democratica dell'Azerbaigian (che durò dal maggio 1918 all'aprile 1920) e all'instaurazione del dominio sovietico dell'Azerbaigian (dal 1920 al 1991).

Il libro, in pratica, sono i ricordi che Ali segnava sul suo diario che è stato trovato da un amico dopo la sua morte.
Il libro si legge bene, ha uno stile un po' "fiabesco", forse un po' appesantito da lunghe descrizioni.
E' un interessante spaccato della vita di questo paese in cui convivono forzatamente culture molto differenti tra loro. Ed è un interessante racconto delle vicende storico-politiche che hanno segnato il destino dell'Azerbaijan. Io non amo molto la storia, ma ammetto che si segue bene.
Non ho intenzione di addentrarmi su elementi specifici di stampo religioso, non lo ritengo il caso. Ali e Nino sono riusciti a vivere un grande amore sempre sul filo del rasoio, evitando le situazioni palesemente "cristiane" o "musulmane", rimanendo cioè in quella sorta di limbo dove entrambe le religioni riescono a convivere.
Credo sia l'unico libro ambientato in Azerbaijan, sto cercando di fare un giro degli stati europei e non ne ho trovati altri. Interessante.
Mio voto: 8 / 10

giovedì 24 giugno 2021

L' estate dei segreti perduti - Emily Lockhart


Titolo originale: We were liars (2014)

Da sempre la famiglia Sinclair si riunisce per le vacanze estive su una piccola isola privata al largo delle coste del Massachusetts. I Sinclair sono belli, ricchi, spensierati. E Cady, l'erede di tutta la fortuna e di tutte le speranze, non fa eccezione. Ma l'estate in cui la giovane Sinclair compie sedici anni le cose cambiano. Cady si innamora del ragazzo sbagliato e ha un incidente. Un incidente di cui crede di sapere tutto, ma di cui in realtà non sa nulla. Finché, due anni dopo, torna sull'isola e scopre che niente è come sembra nella bellissima famiglia Sinclair. E che, a volte, ci sono segreti che sarebbe meglio non rivelare mai. (ibs.it)

Mi serviva un libro con un albero genealogico e ho trovato questo. La trama sembrava accattivante. La lettura è molto scorrevole e devo ammettere che non mi aspettavo neanche lontanamente il colpo di scena finale, in pratica, tutto quello che succede nel diciassettesimo anno, quando Cady torna sull'isola e a poco a poco si dipana il mistero che tutti i familiari tengono accuratamente segreto. Beh, mi è piaciuto. La trama, lo svolgimento della storia, la soluzione del mistero (anche se questo mi ha messo una gran tristezza). La grettezza di sentimenti che si nasconde dietro alla facciata di una famiglia ricca, dove le tre figlie sono disposte a tutto pur di accaparrarsi l'eredità del padre, anche cercare di mettere quattro amici uno contro l'altro.
Il libro è decisamente uno young adult, non si addentra troppo dettagliatamente nella psicologia dei problemi della famiglia; tutto sommato direi che apprezzo questo taglio o rischiava di diventare molto pesante. I capitoli sono molto brevi e invogliano a proseguire. Interessanti le fiabe che, ogni tanto, racconta Cady.
Gradevole.
Mio voto: 8 / 10

sabato 19 giugno 2021

Brevemente risplendiamo sulla terra - Ocean Vuong



Titolo originale: On earth we're briefly gorgeous (2019)

Little Dog, la voce di questo straordinario romanzo di esordio tradotto in tutto il mondo, ricostruisce in una lettera alla madre la storia della sua famiglia, segnata dalla guerra del Vietnam e dall'emigrazione negli Stati Uniti. Arrivati in America nel 1990, Little Dog e sua madre Rose si stabiliscono in Connecticut, dove lei si mantiene facendo manicure e pedicure. Ma la donna soffre di un disturbo da stress post-traumatico che si manifesta in violenti scoppi d’ira contro il figlio, alternati a gesti di tenerezza assoluta. Con loro abita la nonna Lan, che ha vissuto il dramma della guerra in prima persona: fuggita da un matrimonio combinato con un uomo molto più anziano, è costretta a vendersi ai soldati americani per mantenersi. Little Dog, crescendo, si fa interprete del dialogo impossibile tra le generazioni della sua famiglia tutta al femminile, unendo due donne che non parlano l’inglese e faticano a integrarsi nella cultura americana. Prendendosi cura degli altri, Little Dog impara a conoscere se stesso, dal difficile rapporto con i suoi coetanei che lo prendono di mira per la sua diversità, fino alla scoperta dell’amore. Accolto dalla critica come il nuovo grande romanzo americano, Brevemente risplendiamo sulla terra è una straordinaria storia di formazione che, attraverso il legame d’amore tra un figlio e una madre, parla di identità, differenza, di come impariamo ad abitare i sentimenti più grandi. (ibs.it)

Attenzione: contiene spoiler

Questo libro ho dovuto leggerlo con concentrazione, tv spenta, gatta in silenzio, perchè dovevo stare lì con la testa. E' un lungo flusso di pensieri, di cose che balzano in mente, che il protagonista vorrebbe dire a sua madre, e che riesce a "dirle" solo perchè sa che non leggerà mai la lettera.
E' un libro che ha dentro tante cose: la difficoltà di integrarsi, di avere una identità (la nonna dice che si vede che sei vietnamita), la difficoltà di avere a che fare con una madre che passa da giornate in cui lo prende a schiaffi a gesti di grande affetto, il fatto di essere omosessuale e il rapporto con Trevor che per curarsi una caviglia è diventato un tossicodipendente, la denuncia contro le case farmaceutiche che negano la dipendenza che crea l'ossicodone. 
Mi è piaciuta molto la scrittura di Ocean Vuong, con alcune scene molto crude (tipo le scimmie e le scene di sesso) e l'ho trovata molto poetica. Mi ha ricordato l'atmosfera di altri autori americani (Lansdale, Donna Tartt nel cardellino, Irving).
Ho veramente sentito il dolore che ha provato il protagonista quando muore Trevor.
Ho fatto fatica nelle ultime venti pagine circa, dopo che muore la nonna, perchè ci sono delle parti molto deliranti e ho immaginato che in qualche modo fossero evocative di quello che era il suo tormento interiore perchè la nonna era comunque un punto fermo, era quella che lo portava via dalle situazioni violente della madre, era quella che non c'era del tutto ma era sempre presente (in silenzio, senza alzare le mani o la voce). Il libro è fortemente autobiografico.
Non è un libro che suggerirei a chiunque, ma l'ho apprezzato molto.
Mio voto: 8 / 10

venerdì 18 giugno 2021

Il giardino dalle mille voci - Ewald Arenz


Titolo originale: Alte Sorten (2019)

Sally ha diciassette anni e pensa che tutto il mondo sia contro di lei. Fuggire di casa le sembra l'unica soluzione possibile. Non vorrebbe chiedere aiuto a nessuno, ma quando la notte la sorprende si trova di fronte a una fattoria. Ad accoglierla è la timida e taciturna Liss che, senza farle domande, la ospita nella sua grande casa vuota. Il giorno dopo, la donna vorrebbe coinvolgerla nel lavoro dei campi, ma Sally si rifiuta. Finché Liss le apre le porte di un angolo nascosto della sua tenuta: un giardino segreto pieno di rigogliosi alberi da frutto. Sarà lei a insegnare a Sally che solo i cuori più puri possono comprendere la magia della natura. Che sdraiarsi sotto un pero può evocare una dolcezza perduta, assaporare il gusto di un fico portare luce dove c'è troppo buio. Liss non ha mai permesso a nessuno di entrare in quel luogo, ma ha capito che Sally ha bisogno di un rifugio in cui ritrovare sé stessa, dell'abbraccio di quelle foglie e del potere di quei sapori. Forse anche lei, dopo tanto tempo, deve trovare il coraggio di tornarci. Perché il passato e i suoi segreti non possono restare nell'ombra per sempre. Giorno dopo giorno tra le due nasce un'amicizia speciale, un legame unico che dà loro la forza di ricominciare, anche se costa molta fatica. Ma anche il seme deve farsi largo attraverso la terra per germogliare e raggiungere il sole. Il romanzo che ha conquistato i librai indipendenti tedeschi e ammaliato i lettori. In vetta alle classifiche dal giorno dell'uscita. Una storia in cui la protagonista è la natura con i suoi misteri, il suo linguaggio nascosto, il suo potere salvifico. Due donne che la vita ha posto davanti a scelte difficili e che, insieme, cercano di tornare sul giusto cammino, forti di un'amicizia che ha cambiato la loro esistenza. (ibs.it)

Mi sono fatta incantare dalla trama di questo libro, sul quale c'erano commenti del tipo "è un gioiello", "Arenz sa emozionare con le parole", e cose del genere. L'unico commento con cui sono d'accordo è che questo è il racconto di due anime ferite che riescono a guarire insieme.
Sally scappa da una clinica dove è in cura per una malattia non specificata, a metà tra l'anoressia e l'autolesionismo. Sta di fatto che lei si sente fuori luogo a casa propria, totalmente fuori sintonia coi genitori che non provano neanche lontanamente ad ascoltarla. Liss ha una ferita molto più vecchia, costretta a vivere in quella casa, prima per colpa di un padre tiranno che non voleva nemmeno che leggesse libri, e poi a causa di un marito violento che non l'ha mai amata davvero (ma la storia di Liss la scopriremo nelle ultime venti pagine...).
Sono due persone ferite, e Liss vede molto di sè in questa ragazza. Liss avrebbe voluto scappare e non ha mai potuto; Sally ha trovato il coraggio di farlo ma è piena di rabbia verso tutti. Sarà il contatto con la terra e i lavori agricoli che la aiuteranno a scoprire di poter essere felice, e a sua volta lei insegnerà a Liss che è ancora viva.
La storia di fondo è molto bella, e mi piace anche come si conclude. C'è però qualcosa che non mi convince, e credo che sia un problema di scrittura, un po' "strutturata", non so come altro definirla. La lettura è scorrevole, a parte alcuni passaggi temporali che non sono proprio fluidi, ci vuole un po' a capire di chi stiamo parlando. Credevo che un libro così mi avrebbe emozionato fino alle lacrime e invece non lo ha fatto. E il problema non è di cosa racconta, ma di come lo racconta.
Mio voto: 6 e mezzo / 10

mercoledì 16 giugno 2021

Pomeriggio di uno scrittore - Peter Handke



Titolo originale: Nachmittag eines Schriftstellers (1987)
Titolo in inglese: The afternoon of a writer

Dopo un pomeriggio di lavoro, uno scrittore esce per una passeggiata. Attraversa strade e piazze, giunge alla periferia e rientra a casa quando fa già buio. In poche ore, è come se attraversasse il mondo intero: racconta dello scrivere e del prezzo che per questo deve pagare, parla della sua vita e del poco che gli rimane dopo i momenti di più intenso lavoro, esprime i suoi eterni dubbi, nei confronti di se stesso e degli altri. Sotto il sole pomeridiano, alla luce del crepuscolo e poi nell'oscurità notturna, Handke percorre una lunga strada attraverso la città e attraverso se stesso, offrendo al lettore una riflessione su una letteratura che si alimenta nel concreto rapporto con la realtà. (guanda.it)

La storia in sè è interessante. Uno scrittore alla fine della giornata lavorativa che comincia a girovagare per la città e, durante questo girovagare, decine di pensieri gli affollano la mente. Come mai non si è mai sposato? Come mai apprezza più le persone quando sono lontane? Come mai, in ogni viso che incontra, pensa di avere dei nemici che lo odiano perchè scrive cose che loro sono costretti a leggere? Cos'è lui? Tanti interrogativi posti in mezzo alle descrizioni dei luoghi che oltrepassa.

Lo stile narrativo di Handke non è facile. In realtà non è che usi dei termini complessi, è l'insieme, la struttura di un racconto che è più un flusso di coscienza. Avevo letto un altro libri di Handke (La donna mancina) e non mi era piaciuto affatto. Questo romanzo invece mi lascia una strana impressione, non completamente negativa nè completamente positiva. L'ho letto bene, facendoci attenzione e tuttavia non mi ha coinvolto più di tanto. Capisco il turbamento di questo scrittore ma rimango un po' indifferente, questo è ciò che mi viene da dire. Tutto sommato, è una lettura interessante.

Mio voto: 7 e mezzo / 10

w…w…w…wednesdays #171

"w…w…w…wednesdays" è una rubrica con la quale posso aggiornarvi sulle mie letture attuali, passate e prossime.  


Non è detto che gli aggiornamenti siano settimanali, perché non sempre leggo un libro in una settimana eh eh…
Ovviamente, se vi va, sono ben accetti i vostri interventi per condividere con me le vostre letture ;-)

Partecipare è facile, basta rispondere a queste domande:
1) cosa stai leggendo?
2) cosa hai appena finito di leggere?
3) quale pensi sarà la tua prossima lettura? 

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Le mie risposte (171^ puntata - mercoledì 16 giugno 2021)


1) cosa stai leggendo? 
- il giardino delle mille voci - Ewald Arenz

2) cosa hai appena finito di leggere? 
- pomeriggio di uno scrittore - Peter Handke
- brevemente risplendiamo sulla terra -Ocean Vuong

3) quale pensi sarà la tua prossima lettura?  
- Ali and Nino - Kurban Said
- come se mangiassi pietre - W.L. Tochman

The black God's drums - P. Djèlì Clark


Titolo originale: The black God's drums - P. Djèlì Clark (2018)

Creeper, a scrappy young teen, is done living on the streets of New Orleans. Instead, she wants to soar, and her sights are set on securing passage aboard the smuggler airship Midnight Robber. Her ticket: earning Captain Ann-Marie’s trust using a secret about a kidnapped Haitian scientist and a mysterious weapon he calls The Black God’s Drums. But Creeper keeps another secret close to heart--Oya, the African orisha of the wind and storms, who speaks inside her head and grants her divine powers. And Oya has her own priorities concerning Creeper and Ann-Marie… (goodreads.com)


Creeper (Jacqueline) è un'orfana tredicenne che vive di furti e dorme nascosta in una nicchia vicino all'attracco del principale dirigibile cittadino. Sa che c'è un mondo di persone là fuori, e sogna un giorno di prendere uno di quei dirigibili e visitare tutti i posti visitabili del mondo. Ma a New Orleans non si sopravvive solo coi sogni.

“Because in New Orleans, you can’t survive on just dreams.”

Sua madre ha sempre detto che è nata nel mezzo di una tempesta e che in lei vive lo spirito di Oya, la dea delle tempeste, della vita e della morte. In effetti, la dea spesso parla a Creeper attraverso delle visioni. Un giorno nel cielo ha la visione di un grande teschio e quella sera alcuni strani personaggi si appartano proprio nella nicchia di Creeper e discutono di un certo scienziato di Haiti che è in arrivo in città e dal quale vogliono il "Black God's drums".
Creeper vuole vendere le sue informazioni ad Ann-Marie, il capitano del dirigibile Midnight Robber. Riesce ad avvicinarla nel bordello in cui ha lavorato sua madre, intrufolandosi dal balcone nella stanza dove il capitano si è intrattenuta con un'altra donna. Il capitano è stata anche amante di sua madre e scopre che ciò che le ha raccontato Creeper è vero. Seguendo le indicazioni che vengono loro date da due suore, con guida una ragazza un po' strana che morde, Creeper ed Ann-Marie si dirigono alla città morta, la parte di città esterna al muro, che è stata distrutta da una precedente terribile tempesta. Qui ci sono anche i personaggi che hanno rapito lo scienziato e che stanno lanciando la tempesta sulla città proprio grazie a questo particolare strumento in grado di scatenare l'ira del dio. 
Creeper ed Ann-Marie devono quindi unire le loro forze, e le due divinità che risiedono in loro per fermare la terribile tempesta di vento, pioggia e mare, che rischia di distruggere la città e tutti i suoi abitanti, ignari di quello che sta per succedere.

Ho trovato questo libro, abbastanza corto, per la categoria "afrofuturist". L'ho letto in lingua inglese perchè in italiano non esiste. Si tratta di una settantina di pagine (e una trentina di pagine di presentazione di un altro libro dell'autore) non facilissime perchè la scrittura di Djeli Clark salta molti verbi, usa espressioni contratte e anche molte parole sono in realtà un mix tra l'inglese e (ipotizzo) il francese. Comunque, nel complesso la vicenda si segue bene. Quello che ho apprezzato tantissimo, è che si tratta di una novella fine a se stessa, non ci sono seguiti o prequel. La vicenda in effetti poteva essere allargabile, ma così breve e comunque completa, rende la lettura molto gradevole.

Mio voto: 8 e mezzo / 10

martedì 15 giugno 2021

La città nella neve - Beka Kurkhuli



Titolo originale: ქალაქი თოვლში (2013)

I cinque racconti della 'Città nella neve' mostrano la realtà di una nazione 'di periferia' alla ricerca di un contatto ravvicinato con l'Europa. La guerra tra georgiani e abcasi ('Assassino'), il legame d'amore tra due ragazzi sullo sfondo della crisi energetica degli anni Novanta ('La città nella neve'), la quotidianità di un uomo non vedente in bilico tra nostalgia e rabbia ('In sogno vidi'), i ricordi di giovinezza in una Tbilisi multietnica dei tempi sovietici ('Una sera'): è un mosaico composto tanto da storie private quanto da vicende che hanno segnato la storia della Georgia. Chiude la raccolta 'Musakala', in cui l'autore ha ricostruito, romanzandolo, il punto di vista dei combattenti mujaheddin durante la guerra in Afghanistan. (ibs.it) 

La descrizione dice già tutto. Il libro è una raccolta di cinque racconti, il primo è una settantina di pagine, l'ultimo una cinquantina, i tre in mezzo molto più brevi.  E' un interessante spaccato sulla vita della Georgia, Paese (da me sicuramente) poco conosciuto. 
Sono cinque storie che riguardano cinque ambienti sociali differenti, nell'ultimo viene anche ripercorsa la guerra in Afghanistan, con l'ascesa del Mullah Omar e Osama Bin Laden, fino alla sparizione del primo e alla morte del secondo. 
Per chi ama la storia, questo è un libro molto bello. La scrittura di Kurkhuli si legge bene, ci sono molti termini georgiani tradotti nelle appendici alla fine dei vari capitoli. Per chi, come me, non ama la storia nuda e cruda, questo libro è stato un po' pesante. Ne riconosco il valore ma sinceramente preferisco un romanzo, e quindi in alcuni punti ho un po' saltato da una frase all'altra (soprattutto nell'ultimo racconto dove la storia è decisamente preponderante). 
Molto interessanti alcune riflessioni, soprattutto nel primo racconto, sulla guerra.

"Nessuno di noi l'ha cominciata questa guerra: nè noi georgiani, nè gli abcasi, e chi la fomenta, ora, finge di essere in missione di pace, 'fanculo i russi e 'fanculo anche Shevardnaze!" (Assassino) 

"In che misera condizione ci hanno messo quei fetenti... Tale da farci invidiare persino i morti!" (Assassino) 

"Dove vado? Nessuno mi vuole, nè in quella sponda dell'Enguri nè in questa, dove diavolo vado? A chi appartengo? Chi mi darà rifugio? Perchè ho combattuto in guerra e ho ammazzato la gente?" (Assassino) 

Mio voto: 7 e mezzo / 10

venerdì 11 giugno 2021

Il Premio Pulitzer a due scrittrici native

Il Premio Pulitzer per la Narrativa è stato assegnato a Louise Erdrich, appartenente alla tribù Turtle Mountain Band of Chippewa Indians, mentre quello per la Poesia è stato assegnato a Natalie Diaz, mojave iscritta alla Gila River Indian Tribe. Questa decisione può essere letta come un ulteriore, piccolo risarcimento tardivo a un mondo dimenticato. 
La Erdrich e La Diaz appartengono a due generazioni di origine nativa americana lontane tra loro — Louise è nata il 7 giugno 1954 a Little Falls, Minnesota; Natalie il 4 settembre 1978 a Needles, California — ma sono accomunate dalla stessa urgenza di raccontare il dolore che le ferite del passato continuano a provocare nelle loro comunità.

"The Night Watchman" (2020) di Louise Erdrich, che Feltrinelli pubblicherà in Italia il prossimo autunno, appartiene al filone della fiction storica. Il romanzo è ambientato nel periodo tristemente conosciuto come «Termination Era»: un’epoca a cavallo tra gli anni Quaranta e gli anni Sessanta del Novecento, durante la quale il governo americano varò una serie di politiche con l’intento di «assimilare» i nativi ai costumi della società statunitense. I protagonisti del libro, uomini e donne qualsiasi, provano a opporsi all’ennesima sottrazione di una parte della loro terra, che considerano sacra (uno dei protagonisti, Thomas Wazhushk, è ispirato al nonno della Erdrich).

Natalie Diaz, premiata per la raccolta "Postcolonial Love Poem" (2020), parte dal massacro dei popoli indigeni, per approdare a una dimensione più intima: sullo sfondo della storia si animano sconfitte e desideri personali.

Addio a Lucinda Riley


“Nel dolore e nella gioia del viaggio, ho imparato la lezione più importante che la vita possa offrire, e ne sono contenta. Il momento è tutto ciò che abbiamo”.

È questo l’ultimo messaggio che ha voluto lasciare ai suoi numerosissimi lettori la scrittrice Lucinda Riley. Lo rende noto la famiglia, con una nota indirizzata a tutti i suoi editori: “È con grande dispiacere che siamo a comunicarvi che Lucinda si è spenta serenamente questa mattina, circondata dalla sua famiglia che era per lei così importante. Ci rendiamo conto che questo sarà un terribile shock per molte persone, che non erano al corrente che Lucinda negli ultimi quattro stava combattendo contro il cancro”. E ancora: “Lucinda ha toccato le vite di tutti coloro che ha incontrato e di chi ha letto le pagine delle sue storie. Ha profuso amore e gentilezza in tutto quello che ha fatto, e continuerà a ispirarci per sempre. Ma, soprattutto, Lucinda amava la vita, e ha vissuto ogni momento al massimo”.

Lucinda Riley, classe 1966, era nata in Irlanda a Lisburn, il 16 febbraio e, dopo una carriera da attrice nel cinema, in teatro e televisione, aveva scritto il suo primo libro all’età di ventiquattro anni. L’inizio di una lunga cavalcata: i suoi romanzi sono stati poi tradotti in trentasette lingue e hanno venduto oltre trenta milioni di copie in tutto il mondo. Dell’autrice resterà la serie, "Le sette sorelle", pubblicata in Italia da Giunti, diventata un fenomeno globale. "La sorella perduta", il settimo volume appena uscito nel nostro paese, è tra i libri in classifica in questo momento.


giovedì 10 giugno 2021

La cinquina del Premio Strega 2021

Benevento, 10 giugno

Emanuele Trevi guida la cinquina del Premio Strega 2021 con 256 voti per il suo "Due vite";
Al secondo posto Edith Bruck con 221 voti per "Il pane perduto".
Al terzo posto Donatella Di Pietrantonio con 220 voti per "Borgo Sud". 
Al quarto posto Giulia Caminito con 215 voti per "L'acqua del lago non è mai dolce".
Al quinto posto Andrea Bajani con 203 voti per "Il libro delle case", 

Grande sorpresa per l'esclusione di Teresa Ciabatti e il suo "Sembrava bellezza" che era stato dato per favorito.

La finale si terrà l'8 luglio al Ninfeo di Villa Giulia, nel rispetto delle regole anti-Covid. 


A Edith Bruck è stato anche assegnato il Premio Strega Giovani 2021. La scrittrice e poetessa lo ha dedicato ai "tanti ragazzi che da molti anni incontro nelle scuole, che mi ripagano con il loro leggere e andrò avanti finché avrò respiro. Questa è la mia missione e anche un dovere morale. I giovani sono migliori di quello che pensiamo". Sopravvissuta ad Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen, ne "Il pane perduto" ripercorre la sua vita, dalla deportazione nei campi di concentramento, quando era ancora bambina, al presente, perché adesso "è ancora più importante ricordare".

Bottigliette - Sophie van Llewyn



Titolo originale: Bottled goods (2018) 

Nella Romania degli anni Settanta, oppressa dal regime comunista di Nicolae Ceaușescu, i giovani sposi Alina e Liviu, entrambi insegnanti, si ingegnano a incanalare come meglio possono la propria vita nelle strettoie della dittatura. Ma un giorno il fratello di Liviu fugge all’Ovest e, poco dopo, Alina si rifiuta di denunciare una sua piccola allieva per il possesso di una rivista proibita. La coppia entra così nel mirino delle forze governative, e le loro rispettive carriere, insieme al matrimonio, cominciano a sgretolarsi. Non resta che scappare dunque, anche per provare a salvare quel che resta della loro felicità. Con una madre che non la appoggia e la Securitate determinata a distruggere le loro vite, Alina decide di rivolgersi a zia Theresa, moglie di un importante esponente del partito e depositaria di antichi e magici rituali popolari… E sarà la magia a dare una sterzata alle vite di tutti. Sophie van Llewyn ci regala un romanzo intenso e commovente, a tratti ironico, pieno di ritmo e magia, capace di far convivere bellezza e orrore, di raccontarci la vita nella Romania comunista e allo stesso tempo di svelarci pagina dopo pagina il mondo di una donna, Alina, in cui si respira amore, incertezze, coraggio e speranza in un futuro di felicità. (keller editore)

Attenzione: contiene spoiler.

Un libro sicuramente originale, un po' visionario. Ci offre un bello spaccato della situazione di vita in Romania, dove per una conoscenza sbagliata puoi finire in grossi guai. 
Alina e Liviu si sposano, è un matrimonio che fin dall'inizio, a mio parere, non è che abbia un gran trasporto, ma le cose crollano per una serie di circostanze e di decisioni sbagliate. Prima il fratello di Liviu scappa dal Paese, e così facendo getta un'ombra sulla persona di Liviu che viene spedito a lavorare a due ore di treno da casa. Il matrimonio comincia a traballare, anche perchè lui torna a casa spesso ubriaco e Alina non vede l'ora che torni il lunedì perchè ricominciano entrambi a lavorare. Ma poi Alina, sul lavoro, commette un terribile errore: durante la pausa, anzichè andare in sala professori, rimane in classe ed assiste, involontariamente, al fatto che una degli alunni esibisce una rivista bandita dal governo; Alina sa che dovrebbe denunciarla ma per qualche motivo non lo fa. Tuttavia, uno degli alunni ha il padre che lavora in polizia e così cominciano delle visite settimanali di un agente governativo ad Alina, a casa e sul lavoro. Questo le crea un vuoto intorno. 
Ad un certo punto, Alina non ce la fa più e dice a Liviu che devono separarsi. In quel momento capiscono di voler stare insieme e che la loro unica speranza è scappare. Non hanno però fatto i conti con la madre di Alina, comunista integerrima che non ha mai stimato Liviu, che non accetta che la figlia se ne vada e la lasci sola, e che la denuncia alle autorità. Alina si ritrova di nuovo catapultata nel baratro e chiede un estremo aiuto alla zia, la quale le consiglia di parlare con la Santa del venerdì, una figura magica che riesce a rimpicciolire la madre in modo da nasconderla in una bottiglia.

"In questo paese tutto è possibile"
"O impossibile" la correggo "dipende se stai dalla parte giusta o no"

E' interessante la contrapposizione delle figure della zia e della madre. La zia ha un figlio nei servizi segreti e uno nella polizia di frontiera, ha mille conoscenze e aiuta Alina in ogni modo. La madre è egoista, pensa solo a se stessa, è capace solo di commenti caustici nei confronti di Alina, di suo marito e delle sue scelte.

"Non posso biasimare una cagna perchè ringhia e abbaia e morde qualcuno che si avvicina ai suoi cuccioli appena nati. Ci sono cose dentro di noi, più antiche della coscienza, o dell'acquiescenza di Dio, istinti che non sappiamo controllare, a prescindere da quanta forza mettiamo nel tirare le redini. Ma spesso mi chiedo, se zia Theresa sta proteggendo i suoi cuccioli, allora mia madre chi è che sta tutelando?"

E' un libro scritto con molta delicatezza, nonostante racconti gli orrori che Alina (a anche Liviu) subiscono dal regime. Poi l'orrore di una madre disposta a denunciare la figlia perchè non vuole essere lasciata sola, fregandosene di come stia lei. Il gesto estremo di una figlia che non sopporta più l'ingerenza materna e il senso di colpa che comunque la accompagnerà negli anni che finalmente riuscirà a passare fuori dalla Romania, in cui tornerà solo dopo la caduta di Ceaușescu.
Il libro è scritto in capitoli brevissimi, alcuni con toni anche molto ironici. I vent'anni che Alina passa in Germania sono liquidati in pochi capitoli, ma effettivamente, ciò che ci basta sapere è cosa è successo ad Alina una volta libera di fare le proprie scelte. Non sono sicura di aver compreso il finale (non è riuscita a salvarla?)
Molto interessante.
Mio voto: 8 / 10