Titolo originale: Bottled goods (2018)
Nella Romania degli anni Settanta, oppressa dal regime comunista di Nicolae Ceaușescu, i giovani sposi Alina e Liviu, entrambi insegnanti, si ingegnano a incanalare come meglio possono la propria vita nelle strettoie della dittatura. Ma un giorno il fratello di Liviu fugge all’Ovest e, poco dopo, Alina si rifiuta di denunciare una sua piccola allieva per il possesso di una rivista proibita. La coppia entra così nel mirino delle forze governative, e le loro rispettive carriere, insieme al matrimonio, cominciano a sgretolarsi. Non resta che scappare dunque, anche per provare a salvare quel che resta della loro felicità.
Con una madre che non la appoggia e la Securitate determinata a distruggere le loro vite, Alina decide di rivolgersi a zia Theresa, moglie di un importante esponente del partito e depositaria di antichi e magici rituali popolari… E sarà la magia a dare una sterzata alle vite di tutti.
Sophie van Llewyn ci regala un romanzo intenso e commovente, a tratti ironico, pieno di ritmo e magia, capace di far convivere bellezza e orrore, di raccontarci la vita nella Romania comunista e allo stesso tempo di svelarci pagina dopo pagina il mondo di una donna, Alina, in cui si respira amore, incertezze, coraggio e speranza in un futuro di felicità. (keller editore)
Attenzione: contiene spoiler.
Un libro sicuramente originale, un po' visionario. Ci offre un bello spaccato della situazione di vita in Romania, dove per una conoscenza sbagliata puoi finire in grossi guai.
Alina e Liviu si sposano, è un matrimonio che fin dall'inizio, a mio parere, non è che abbia un gran trasporto, ma le cose crollano per una serie di circostanze e di decisioni sbagliate. Prima il fratello di Liviu scappa dal Paese, e così facendo getta un'ombra sulla persona di Liviu che viene spedito a lavorare a due ore di treno da casa. Il matrimonio comincia a traballare, anche perchè lui torna a casa spesso ubriaco e Alina non vede l'ora che torni il lunedì perchè ricominciano entrambi a lavorare. Ma poi Alina, sul lavoro, commette un terribile errore: durante la pausa, anzichè andare in sala professori, rimane in classe ed assiste, involontariamente, al fatto che una degli alunni esibisce una rivista bandita dal governo; Alina sa che dovrebbe denunciarla ma per qualche motivo non lo fa. Tuttavia, uno degli alunni ha il padre che lavora in polizia e così cominciano delle visite settimanali di un agente governativo ad Alina, a casa e sul lavoro. Questo le crea un vuoto intorno.
Ad un certo punto, Alina non ce la fa più e dice a Liviu che devono separarsi. In quel momento capiscono di voler stare insieme e che la loro unica speranza è scappare. Non hanno però fatto i conti con la madre di Alina, comunista integerrima che non ha mai stimato Liviu, che non accetta che la figlia se ne vada e la lasci sola, e che la denuncia alle autorità. Alina si ritrova di nuovo catapultata nel baratro e chiede un estremo aiuto alla zia, la quale le consiglia di parlare con la Santa del venerdì, una figura magica che riesce a rimpicciolire la madre in modo da nasconderla in una bottiglia.
"In questo paese tutto è possibile"
"O impossibile" la correggo "dipende se stai dalla parte giusta o no"
E' interessante la contrapposizione delle figure della zia e della madre. La zia ha un figlio nei servizi segreti e uno nella polizia di frontiera, ha mille conoscenze e aiuta Alina in ogni modo. La madre è egoista, pensa solo a se stessa, è capace solo di commenti caustici nei confronti di Alina, di suo marito e delle sue scelte.
"Non posso biasimare una cagna perchè ringhia e abbaia e morde qualcuno che si avvicina ai suoi cuccioli appena nati. Ci sono cose dentro di noi, più antiche della coscienza, o dell'acquiescenza di Dio, istinti che non sappiamo controllare, a prescindere da quanta forza mettiamo nel tirare le redini. Ma spesso mi chiedo, se zia Theresa sta proteggendo i suoi cuccioli, allora mia madre chi è che sta tutelando?"
E' un libro scritto con molta delicatezza, nonostante racconti gli orrori che Alina (a anche Liviu) subiscono dal regime. Poi l'orrore di una madre disposta a denunciare la figlia perchè non vuole essere lasciata sola, fregandosene di come stia lei. Il gesto estremo di una figlia che non sopporta più l'ingerenza materna e il senso di colpa che comunque la accompagnerà negli anni che finalmente riuscirà a passare fuori dalla Romania, in cui tornerà solo dopo la caduta di Ceaușescu.
Il libro è scritto in capitoli brevissimi, alcuni con toni anche molto ironici. I vent'anni che Alina passa in Germania sono liquidati in pochi capitoli, ma effettivamente, ciò che ci basta sapere è cosa è successo ad Alina una volta libera di fare le proprie scelte. Non sono sicura di aver compreso il finale (non è riuscita a salvarla?)
Molto interessante.
Mio voto: 8 / 10
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