Titolo originale: There there (2018)
«Non qui, non altrove è un tuffo profondo e toccante nella comunità dei Nativi Americani: un esordio stupefacente.» Margaret Atwood via Twitter
«Essere indiano non ha mai significato il ritorno alla terra. La terra è ovunque, o in nessun luogo.»
Ogni anno, a Oakland, in California, gli indiani d'America organizzano un raduno, una grande festa della nazione perduta e impossibile da dimenticare. Ogni anno, oltre le perline colorate, le penne fra i capelli e il folklore turistico delle riserve, migliaia di nativi del Nord America confluiscono lì da altre città, dove vivono senza sentirsi mai a casa. Si ritrovano per cercare l'uno nell'altro una patria, per riavere un luogo che, almeno per un giorno, sia di nuovo solo loro. E ognuno lo fa a modo suo.
Il giovane Dene tiene viva la memoria dello zio raccogliendo testimonianze per un documentario. Edwin entra a far parte dell'organizzazione del powwow, come i nativi chiamano l'evento, per conciliare le sue origini miste. Jacquie cerca di riprendere le fila della sua vita disperata attraverso quella famiglia che non sa più di avere. E così, insieme agli altri formidabili personaggi che popolano il romanzo, con le loro storie maledette e potenti che si intrecciano l'una all'altra, quegli uomini e quelle donne si preparano a vivere una giornata speciale, che si rivelerà fatale per tutti.
Non qui, non altrove è il ritratto meraviglioso di un'America che quasi nessuno di noi conosce. È memoria, spiritualità e bellezza. È identità, violenza e riscatto. È la storia di una nazione e del suo popolo. È la rabbia e la nostalgia per un qui che abbiamo considerato nostro e custodiamo nel cuore, ma che in qualche modo, portandocelo via, altri ci hanno costretto a chiamare altrove. (sperling.it)
Stavo cercando un libro scritto da un "indigenous author" (Tommy Orange ha origini Cheyenne) e mi ha ispirato la trama di questo. Sinceramente, mi aspettavo qualcosa di diverso.
Il libro parte presentando sei personaggi che non c'entrano nulla l'uno con l'altro. Tutti indiani urbani, cioè persone con origini indiane ma che sono vissute principalmente in città. Tutte persone con grossi problemi, di droga, di alcoolismo, di rapporti familiari distrutti. Dopo di che vengono introdotti altri sei personaggi che hanno a che fare coi precedenti e piano piano si comincia a capire come sono in qualche modo collegati. Tutti questi personaggi, poi, sono collegati all'evento dell'anno, il powwow, il grosso raduno in cui gli indiani si "travestono da indiani" e ballano, cantano, ripercorrono le proprie origini. L'ultima parte del libro parla proprio del powwow e di cosa succede in quell'occasione, che diventa un vero massacro.
Il libro parte veramente lentamente, ben più di un diesel. La scrittura è anche gradevole da leggere, la storia anche, a mio parere invece lo svolgimento lascia un po' a desiderare perchè è caotico. Ci sono tanti salti temporali e ogni capitolo è un cambio di personaggio, a volte nel presente a volte nel passato. Ho fatto fatica a seguire le dodici vite di cui parla. La parte veramente bella è la quarta, quella del powwow. Ma prima ha dei tratti anche noiosi. Mi spiace, non lo apprezzo probabilmente per quanto merita. Bella idea, bella scrittura, ma lo sviluppo narrativo non mi ha coinvolto. Forse è uno di quei libri che andrebbe letto due volte: la prima per capire la storia in generale e la seconda per approfondire. Ho apprezzato molto il riepilogo finale con la sintesi delle caratteristiche di ciascun personaggio.
Mio voto: 7 e mezzo / 10
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