Titolo originale: Chain-Gang All-Stars (2023)
In una surreale versione degli Stati Uniti del prossimo futuro dove il sistema carcerario è interamente privatizzato, Catene di Gloria è un format televisivo di enorme i detenuti e le detenute, invece di scontare la pena, possono scegliere di sfidarsi a morte in un grande torneo di gladiatori, salendo di rango duello dopo duello fino a guadagnarsi la libertà. Nessuno ce l’ha mai fatta con le sue sole forze. Loretta Thurwar, guerriera formidabile e superstar del programma, è a un passo dal riuscirci, ma per lei e per la donna che ama – un’altra sanguinaria gladiatrice – di colpo le regole del gioco stanno per cambiare. Attorno alle loro vicende si snodano, in un crescendo di tensione, le storie dei compagni di squadra e degli avversari, dei fan morbosamente incantati e degli attivisti che contestano la brutalità del sistema. Catene di Gloria si legge al tempo stesso come uno scatenato romanzo d’azione, pieno di personaggi memorabili, e come una serissima denuncia contro l’industria carceraria e quella dell’entertainment. È un romanzo figlio del postmodernismo, della tradizione letteraria afroamericana, della cultura dei videogiochi, della tv sportiva; ma soprattutto intriso di quel sentimento di protesta radicale e immaginifico che ha animato la migliore controcultura americana. (goodreads)
Credo che la trama illustri perfettamente ciò di cui si parla in questo libro.
Siamo in un sistema carcerario per cui, uccidendo gli altri, puoi salire di livello e diventare una star in un reality show che tiene costantemente incollati gli occhi degli spettatori sui protagonisti. Si diventa eroi uccidendo. E per chi arriva al massimo livello, c'è la libertà.
Loretta Thurwar è ormai ad un passo da questo traguardo. Molti prima di lei, a quel punto, hanno preferito farsi uccidere piuttosto che uscire nel mondo esterno, tra cui il suo amico Sunset. Ma le cose cambiano, e anche all'esterno cominciano ad agitarsi le persone che reputano tutto ciò un abominio.
All'inizio mi è sembrato un po' simile ad Hunger Games, ma se ne discosta molto.
"Il suo successo, lo capiva, legittimava qualcosa nella loro mente. Lei uccideva, loro la amavano di più e lei li odiava di un odio ancora più profondo."
"Era da tanti mesi che non pronunciava un'ultima parola. Aveva fatto finta per un po', recitato un personaggio che magari voleva davvero questa vita. Che voleva esistere e trionfare. Ma ora, anche con Staxxx accanto, la vergogna della sua esistenza rendeva l'Arena tutto tranne che un'occasione di giubilo. Perciò aveva scelto il silenzio. Aveva scelto il silenzio perchè non poteva dire alla gente che si vergognava del suo successo, del fatto stesso della sua ostinata sopravvivenza".
Devo ammettere che è un romanzo molto interessante, a partire dall'idea, ma con tanti spunti di riflessione sia da parte dei detenuti sia da parte dei personaggi di contorno. A piè pagina spesso ci sono delle note che spiegano alcuni dei riferimenti ad avvenimenti o a persone che vengono citati; a volte si tratta di "approfondimenti" sul personaggio di cui si parla, a volte sono statistiche o fatti realmente accaduti nel sistema carcerario americano, il tutto mescolato al punto da distinguere difficilmente cosa è finzione e cosa realtà. Raccapricciante pensare che la gente fuori si esalta per vedere questi combattimenti, gioendo se vince il suo beniamino, senza pensare che lo fa uccidendo un'altra persona.
Molto avvincente la scrittura. Rallenta un po' soprattutto nella parte centrale, quando introduce nuovi personaggi che si capirà in seguito che ruolo hanno, questo distoglie molto l'attenzione da Loretta e Staxxx (e anche il loro gruppo), che sono comunque quelli centrali. Ecco, la critica maggiore che posso fare è che forse lo scrittore ha inserito troppi personaggi, alcuni con storie davvero lunghe.
Un interessante modo di denunciare il sistema carcerario, che ci fa chiedere se davvero non potrebbe diventare realtà una cosa simile.
Piaciuto molto.
Mio voto: 8 / 10
Goodread's 2023 nominee