sabato 29 gennaio 2022

Il diario di Anna Frank - Anna Frank


Titolo originale: Het Achterhuis (1947)

Quando Anne inizia il suo diario, nel giugno 1942, ha appena compiuto tredici anni. Poche pagine, e all'immagine della scuola, dei compagni e di amori più o meno immaginari, si sostituisce la storia della lunga clandestinità: giornate passate a pelare patate, recitare poesie, leggere, scrivere, litigare, aspettare, temere il peggio. "Vedo noi otto nell'alloggio segreto come se fossimo un pezzetto di cielo azzurro circondati da nubi nere di pioggia", ha il coraggio di scrivere Anne. Obbedendo a una sicura vocazione di scrittrice, Anne ha voluto e saputo lasciare testimonianza di sé e dell'esperienza degli altri clandestini. (ibs)

Per anni ho evitato questo libro. Ne avevo letto alcuni brani con la scuola, secoli fa, ma non riuscivo a prenderlo e leggerlo tutto. Quest'anno mi sono detta che era ora di farlo.
Il libro racconta la vita quotidiana di otto persone nascoste in un appartamento segreto nella ex fabbrica del padre di Anna. Oltre alla famiglia di Anna (padre, madre, Anna e Margot) ci sono la famiglia Van Daan (padre, madre e Peter) e un dentista, il signor Dussel. Persone che prima di allora non si conoscevano e che si trovano a dover condividere spazi angusti, con ovviamente momenti di discussione.
Anna, che da grande vuole fare la scrittrice, riceve in regalo un diario su cui lei scrive ad una amica immaginaria, chiamata Kitty, quello che le succede e le sue  riflessioni.
Non vi nego che la lettura, in alcuni punti, diventa anche ripetitiva, come poi lo è stare due anni rinchiusi in un nascondiglio, dove non puoi mettere il naso fuori di casa, dove mangi con quello che ti riescono a portare i protettori, dove non hai spazio per startene per i fatti tuoi, dove l'unica fonte da cui sapere cosa succede è la radio della BBC.
Nonostante tutto, Anna ha fiducia nella bontà dell'uomo, ed è immensamente felice al pensiero che nell'ottobre del 1944 probabilmente riuscirà a tornare a scuola. Non sarà così purtroppo, perchè la storia ci dice che ad agosto la Gestapo riuscì a scoprirli grazie ad una soffiata anonima, e tutti vennero internati in campi di concentramento da cui si salvò soltanto il padre di Anna e alcuni dei personaggi che li avevano aiutati. In particolare, Miep Gies ritrovò i fogli di Anna e li consegnò al padre che poi decise di pubblicarli.
Dicevo, la lettura, a tratti, diventa anche un po' noiosa. Ci sono però delle parti interessanti, soprattutto le riflessioni di Anna sul fatto che si sente adulta, su come sente evolvere il proprio carattere, su cosa pensa dei genitori (è molto in contrasto con la madre), sul fatto che ad un certo punto sente una forte attrazione per Peter. Riflessioni che farebbero pensare ad una persona decisamente più grande per la loro profondità. La versione che ho io presenta dei verbi tutti al passato remoto e diverse parole, a mio parere, un po' troppo forbite per una ragazzina di tredici anni. E' anche vero che Anna amava studiare e che voleva fare la giornalista o la scrittrice, quindi probabilmente aveva un vocabolario più fornito di altre sue coetanee.
L'importanza di questo testo credo non stia in quello che è effettivamente scritto, ma nel fatto che è una grossa testimonianza dell'olocausto, scritta più per se stessa che per gli altri.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

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