Titolo originale: The Color Purple (1982)
Violentata dall'uomo che credeva essere suo padre, privata dei due figli, sposata a un uomo che odia, Celie, una giovane donna di colore, viene separata anche dall'amata sorella Nettie, che finirà missionaria in Africa. Per trent'anni Nettie scriverà a Celie lettere che questa non riceverà mai, mentre Celie, oppressa dalla vergogna della sua condizione, riesce a scrivere solo a Dio. Sarà l'amante del marito, una affascinante cantante di blues, a cambiare il colore della sua vita, insegnandole a ridere, giocare, amare. (goodreads)
Erano un po' di anni che avevo questo libro nella lista di quelli che volevo leggere e, finalmente, ce l'ho fatta. Avevo visto il film secoli fa e ne ho comunque un ricordo molto sbiadito.
Beh, la trama dice già molto della storia. Celie ha quattordici anni quando Pà (che si scoprirà non essere il suo vero padre) comincia ad abusare di lei. I due bambini vengono fatti sparire e Celie non avrà altri figli in vita sua. Celie è bruttina ma sa gestire la casa e i bambini, così quando Mr___ (che non viene mai chiamato per cognome, scopriremo ad un certo punto che si chiama Albert) chiede di sposare sua sorella Nettie, il padre rifiuta e gli dice di prendere Celie. Celie non avrà alcun tipo di affetto da questo marito, vedovo con figli difficili, e per tutta la vita continuerà a pensare alla adorata sorella Nettie, che nel frattempo è riuscita a scappare di casa. Ad un certo punto, nella casa di Celie, viene ospitata Shug Avery, cantante di successo e amore mai sopito di Mr___. All'inizio il rapporto tra le due donne è difficile, Shug è piuttosto scontrosa e cattiva, ma Celie riesce a fare breccia nel suo cuore e nascerà un vero e proprio amore tra le due donne.
Nettie, missionaria in Africa, scrive a Celie tante lettere che lei mai riceverà perchè il marito gliele tiene nascoste. Almeno finchè Shug non le trova e lo dice a Celie. Questo fa nascere in Celie un grande odio per Mr___ , ma Shug non permette che lo uccida, se la porta via con sè. A quel punto, Celie può leggere le lettere di Nettie, dove la sorella le spiega la vita e le usanze in Africa. Ho trovato questa la parte un po' più noiosa del libro, perchè praticamente di punto in bianco, il centro della storia si sposta in Africa, lasciando Celie come comparsa. Anche Celie comincia a scrivere a sua sorella, ma lei non riceverà mai le lettere, anzi, ad un certo punto arriva anche un telegramma dove sembra che la nave su cui viaggiavano Nettie e tutta la sua famiglia è stata affondata e loro sono dispersi.
Tanti spunti di riflessione in questo libro. Prima di tutto, sicuramente la situazione di schiavitù dei neri; ma anche la schiavitù delle donne nere nei confronti di padri e mariti.
E' con l'intervento di Shug Avery che Celie capisce cosa vuol dire amare ed essere amata. E capisce anche cosa significa soffrire per amore.
Il rapporto con la sorella, la mancanza, il sentirla comunque in qualche modo presente anche se è a chilometri di distanza, il non credere che sia morta perchè Celie la sente viva. C'è anche una frase molto bella di Celie, quando dice (circa) che se sua sorella è davvero morta allora bisognerà solo trovare un modo diverso per comunicare.
C'è un bellissimo dialogo che avviene tra Celie e Shug su Dio. Celie è arrabbiata con Dio; Shug le dice che Dio non lo troverà mai in chiesa, ma lo troverà nella natura, negli animali, nel cielo, lo troverà nel cercarlo.
"Vuol dire che Dio è vanitoso?, chiedo.
No, fa lei. Non è vanitoso, vuole soltanto condividere le cose belle. Secondo me Dio s'incazza se passi davanti al colore viola in un campo qualunque e non ci fai caso. "
“Bisogna togliersi l'uomo dagli occhi per vedere tutto il resto. L'uomo corrompe ogni cosa, dice Shug. Lo trovi dappertutto, sulla scatola dei biscotti, nel tuo cervello e alla radio. Cerca di farti credere che è dappertutto. Quando cominci a credere che è dappertutto, cominci anche a credere che è lui, Dio. E invece no. Quando cerchi di pregare, e l'uomo ti si para davanti, digli di andare al diavolo, dice Shug. Pensa ai fiori, al vento, all'acqua, a un grosso sasso. Ma non è facile, credimi. L'uomo è abituato a essere al centro di tutto, non vuol cedere. Minaccia fulmini e saette, alluvioni e terremoti. Dobbiamo resistere.”
Il romanzo è in forma epistolare; all'inizio Celie scrive i suoi pensieri a Dio, poi abbiamo le lettere di Nettie e dopo le lettere di Celie a Nettie.
Il linguaggio è semplice, quasi rude. E' un romanzo che ti fa indignare perchè le donne vengono considerate degli oggetti, alla mercè di uomini violenti. La parte che mi ha annoiato un po' è quella delle lettere di Nettie. E' vero che si può fare un parallelismo tra i neri in America e i neri in Africa, una specie di confronto tra la civiltà "primordiale" e la sua "evoluzione", però ammetto che ero più interessata alla storia di Celie e non vedevo l'ora che l'attenzione tornasse lì.
La storia tra Shug e Celie è trattata con molta delicatezza, anche nelle pagine in cui il loro amore diventa fisico.
Molto toccante il finale, sia per quanto riguarda il ritorno di Nettie e il vedere che i suoi figli (di Celie) sono stati allevati da una buona famiglia e sono cresciuti bene, ma anche per il fatto che Mr___ ha iniziato a capire dove si è comportato male con Celie e tra loro nasce una specie di sodalizio lavorativo che diventa anche momento di dialogo improntato su una nuova base di sincerità e gentilezza reciproca.
Mio voto: 8 / 10
Thanks for linking up with the Historical Fiction Reading Challenge!
RispondiEliminaI've never seen this movie but I was surprised by how much I liked the book. I'd completely forgotten about any letters from Nettie so I must not have cared for that part either. Thanks for sharing your review on my Southern Literature challenge!
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