Titolo originale: La rèparation (2012)
Quando Colombe Schneck aspetta il suo primo bambino, la madre Hélène le chiede di chiamarlo Salomé, in ricordo di sua cugina morta durante l'Olocausto. Colombe non sa nulla di questa bambina, il cui nome non è mai stato evocato prima di allora. Ma il figlio che nasce è un maschio, e la questione viene dimenticata. Quando qualche anno più tardi Colombe è di nuovo incinta, un'amica le suggerisce il nome di Salomé e in quel momento le torna alla memoria la strana richiesta di sua madre, che nel frattempo è morta. Inizia cosi una ricerca delle proprie origini che porterà l'autrice dalla Francia in Lituania, negli Stati Uniti e in Israele, e un'inchiesta attraverso segreti e dolorosi non detti famigliari. Mary, la bisnonna dell'autrice, aveva quattro figli: Ginda, Raya, Masa e Nahum. La famiglia era originaria di un piccolo borgo lituano, Panèvezys. Quando Mary e tre dei suoi figli vengono deportati nel ghetto di Kaunas, Ginda, la nonna di Colombe Scneck, si salva perché negli anni Venti aveva deciso di emigrare in Francia. Il fratello e le sorelle di Ginda sopravvivono alla selezione e alla deportazione mentre Mary, i cognati e i loro figli muoiono. Raya e Masa dopo la guerra si risposeranno con altri sopravvissuti all'Olocausto, che avevano a propria volta perso le mogli e i figli. E altri bambini nasceranno. La domanda che nessuno osa porsi è questa: com'è possibile che Salomé, la figlia di sette anni di Raya, e Kalman, il bambino di soli tre anni figlio di Masa, siano morti e le loro madri no? (da www.amazon.it)
Questo libro parla degli ebrei che vivevano in Lituania e che furono deportati nel ghetto di Kaunas.
E' la storia della famiglia dell'autrice, la cui nonna però non ha mai voluto raccontare effettivamente cosa successe. Si è chiusa nel silenzio, lei che nel ghetto non c'è stata perchè col marito si sono trasferiti in Francia prima che le cose precipitassero. A differenza delle sorelle e del fratello, che al ghetto sono sopravvissuti e che da allora, seppur non parlando di cosa hanno subito, hanno però scelto di vivere e guardare il futuro senza guardare il passato.
Cosa mi è piaciuto di questo libro? Aggiunge un altro tassello alla storia terribile della Shoah, in particolare, rispondendo alla domanda su come facevano a salvarsi le madri dal momento che venivano "smistate a destra o a sinistra" insieme ai loro bambini. In diversi documentari che, negli anni, ho visto, questa cosa non l'avevo sentita ancora. E nel libro la scelta viene presa coraggiosamente dalla nonna, che permette così alle figlie di vivere. Un desiderio di vita che le porterà prima a salvarsi dalla barbarie del ghetto e dei lavori forzati, e successivamente, finita la guerra, a guardare solo avanti cercando la vita.
Cosa non mi è piaciuto di questo libro? La scrittura. La prima parte è abbastanza confusa. Sembra che l'autrice scriva i pensieri sparsi che le capitano. Però, in questo modo la narrazione è abbastanza frammentaria e diverse frasi si ripetono più volte. Cambia decisamente stile nel momento in cui il racconto diventa più "cronologico" (senza saltare da un episodio all'altro e da una persona all'altra), cioè quando l'autrice comincia a trascrivere i racconti che le vengono fatti dai parenti. In questa seconda parte il racconto diventa lineare e decisamente più scorrevole e comprensibile.
Una storia da inserire nella lista di libri da leggere sulla Shoah, per imparare.
Mi voto: 7 / 10.