mercoledì 31 luglio 2024

L'estate in cui mia madre ebbe gli occhi verdi - Tatiana Țîbuleac


Titolo originale: Vara în care mama a avut ochii verzi (2017) 

Aleksy ricorda ancora l’ultima estate che ha trascorso con sua madre. Sono passati tanti anni da allora, ma quando il suo terapeuta gli consiglia di rivivere quel periodo del proprio passato per tentare di superare il blocco creativo che sta vivendo come pittore, Aleksy inizia un viaggio che lo farà confrontare con le emozioni dell’estate in cui lui e la madre arrivarono in un paesino di villeggiatura francese… Come superare la scomparsa di sua sorella? Come perdonare la madre che lo ha rifiutato? Come affrontare la malattia che la sta consumando? Questa è la storia di un’estate di riconciliazione, di tre mesi in cui madre e figlio depongono finalmente le armi, spinti dall’arrivo dell’inevitabile e dalla necessità di fare pace tra loro e con sé stessi. Tatiana Ţîbuleac mostra una grande intensità narrativa in questa storia sulle relazioni madre-figlio che unisce risentimento, impotenza e fragilità. Un romanzo forte e commovente che intreccia vita e morte in un appello all’amore e al perdono. Una delle grandi scoperte dell’attuale letteratura europea. (goodreads)

Credo che le prime parole che mi vengono per definire questo libro siano: struggente e intenso.
Il romanzo comincia con Aleksy che odia la madre, ed è un odio feroce, al punto di volerla vedere morta perchè lui non si è mai sentito amato e, dopo la morte della sorellina Mika, la madre si è chiusa nel silenzio dimenticandosi di lui. Le prime sono pagine cariche di questo odio, e del fatto che Aleksy è diventato un ragazzino difficile. 

"Quella mattina in cui la odiavo più che mai, mia madre aveva compiuto trentanove anni. Era piccola e grassa, stupida e brutta. Era la madre più inutile che fosse mai esistita. La guardavo dalla finestra mentre se ne stava al cancello della scuola come una mendicante. L'avrei uccisa senza pensarci due volte"

"Se avessi potuto, l'avrei cambiata in due secondi per qualunque altra madre al mondo. Anche per un'ubriacona, anche per una che mi avesse picchiato ogni santo giorno. Le sbornie e i colpi li avrei sopportati solo io, invece la sua bruttezza e quella coda da sirena erano alla vista di tutti. Le vedevano i miei compagni di scuola. Le vedevano i professori e la gente del quartiere"

"Certi specialisti ritengono che io sia diventato violento dopo la morte di Mika e per colpa di Mika. Altri sono convinti che sia stato perchè mia madre, dopo il funerale, si chiuse nella stanza degli ospiti e non parlò con nessuno per sette mesi. Non la biasimo per il modo in cui reagì alla morte della figlia. In fin dei conti si trattava della sua bambina, del suo dolore, e niente sarà mai più meraviglioso di Mika. Mi sarebbe piaciuto, però, che almeno una volta mia madre si fosse ricordata anche di me, l'altro suo figlio, spinto su questa Terra dallo stesso utero incosciente".

Ma poi, al 39esimo compleanno della madre (passato in grande tristezza), lei gli chiede di rinunciare alle vacanze con gli amici e di andare con lei in uno sperduto paesino della Francia. Di lì a pochi mesi lei sa di dover morire di cancro.
All'inizio la convivenza è difficile ma poi, grazie ad alcune pillole che gli dà sua madre dopo che lui si ferisce prendendo a pugni una porta, Aleksy comincia a calmarsi. Al punto che le pillole non sono più indispensabili.


"Mia madre mi chiamò nel campo di girasoli per comunicarmi che stava morendo. "Ho il cancro, Aleksy, ho un cancro brutto e rabbioso""


In questo libro c'è tutta la malattia della madre, e di come inesorabilmente la riduce ad un mucchio di ossa, e c'è tutto il dolore di Aleksy che deve rielaborare la figura della madre rendendosi conto che non è vero che la vuole morta, e che se la malattia li ha portati a riavvicinarsi allora avrebbe voluto che la malattia arrivasse prima. Aleksy si è sempre sentito una nullità. 


"Non l'avevo mai vista così, per il semplice motivo che non era mai stata così. Mia madre mi guardava con amore.
Quello sguardo - che avevo aspettato ed elemosinato durante tutta l'infanzia e per il quale mi sarei separato di buon grado da tutti i miei risparmi di bambino parsimonioso - lo ricevevo ora gratis"
 
"Ero finalmente diventato il suo bambino, e lei era finalmente diventata madre. (...) Perchè mia madre non aveva cominciato a morire prima?"


"Le domandai perchè lei e Mika avessero gli occhi verdi e io azzurri"

Pessima la figura del padre, che ad un certo punto se ne va di casa portandosi via soldi e oggetti di valore e va a vivere con una ragazzina col piercing sulla lingua. Un codardo, perchè ha scelto un giorno in cui sapeva che la madre non era in casa. 
Bella la figura della nonna, che dopo la morte della madre accoglie Aleksy in casa sua e in poche settimane fa quello che fior di psichiatri non hanno fatto in mesi di terapie.
Aleksy trova il suo sfogo nella pittura, diventa un pittore ricco. In qualche modo, ora riesce quasi ad idolatrare la madre.
Davvero molto inteso. (però mi sono chiesta come mai non scende nei dettagli di come è morta Mika e di come è andato l'incidente con Moira. Immagino per lasciare al centro della narrazione il rapporto madre-figlio).
Mio voto: 8 / 10

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