mercoledì 24 settembre 2025

Le sorelle Lacroix - Georges Simenon


Titolo originale: Les soeurs Lacroix (1938)
Titolo inglese: Poisoned relations

«Ogni famiglia ha uno scheletro nell’armadio» scrive Simenon in epigrafe a questo romanzo. Nel caso della famiglia in questione lo scheletro è un segreto che lega da anni due sorelle. Un segreto che, rimosso e purulento, non può che trasudare odio. Tant’è: il collante che tiene uniti, nella solida dimora borghese di Bayeux, le figlie del notaio Lacroix, il marito di una di loro e i rispettivi figli è unicamente l’odio, un odio così spesso e pesante che sembra di poterlo toccare, un odio che si esprime attraverso sguardi, ammiccamenti, bisbigli – ed esplode non di rado in violente scenate. Ma l’odio suscita anche desideri di vendetta, e nella casa delle sorelle Lacroix ogni gesto ha il sapore della vendetta: un tentativo di avvelenamento non meno che un suicidio, perfino il lasciarsi morire di inedia di una giovane donna che a molti pare una specie di santa. Una volta penetrato in questa atmosfera intossicata da rancori e sospetti, il lettore vi rimarrà invischiato, e non potrà che andare avanti, tra fascinazione e orrore. (goodreads)

"Esteriormente, la casa sembrava regolata dalla piena armonia"

Il romanzo comincia con Genevieve che durante la recita del rosario comincia ad avere delle visioni mistiche. Al suo rientro a casa si mette a letto e decide che morirà il giorno del suo diciottesimo compleanno. I medici che la visitano concordano sul fatto che si stia volutamente lasciando morire.
Le sorelle Lacroix sono due: Mathilde e Poldine. Mathilde è sposata con Emmanuele Vernes, restauratore di quadri e mediocre pittore, che passa le giornate chiuso a chiave nel suo studio dove conduce anche studi sulla proporzione aurea. Mathilde ha due figli, Genevieve e Jacques, molto legati fra loro; Jacques è completamente insofferente del clima ostile che c'è in casa e progetta di scappare con la figlia quindicenne del notaio presso cui lavora e con la quale ha una relazione segreta.
Poldine è sposata con un malato di tisi che è ricoverato in Svizzera ed ha una figlia Sophie che è piuttosto libera e spregiudicata. 
Stranamente, le sorelle pur essendo entrambe sposate vengono comunque chiamate Lacroix anzichè coi cognomi dei mariti.
In casa prevale un clima di tensione e tutti i movimenti dei componenti della famiglia sono accuratamente controllati dagli altri, in un clima di sfiducia perenne.
Visti alcuni comportamenti anomali di Vernes, Poldine si insospettisce e si reca da un farmacista a far analizzare la zuppa che viene servita ogni sera. Il farmacista rivela di aver trovato piccole tracce di arsenico, in quantità non letali, ma che a lungo andare avrebbero avuto effetti nocivi sull'organismo.
Poldine tiene per sè la scoperta ma comincia a smettere di mangiare la zuppa sostenendo che il medico gliel'ha proibito. Anche Mathilde si insospettisce e smette di mangiarla a sua volta.
A metà libro si scopre che Mathilde ed Emmanuele, pur dormendo nella stessa camera, non si parlano da diciassette anni (dalla nascita di Genevieve) poichè Mathilde ha scoperto che lui e la sorella avevano avuto una storia e che Sophie è loro figlia, mentre il matrimonio di Poldine è stato fatto apposta per coprire il fatto. In realtà le sorelle non ne avevano fatto un dramma, Mathilde non aveva mai amato davvero il marito, ma questo è il segreto che le legava. I figli ovviamente non sanno niente.
Una notte, disattendendo l'ordine di non rivolgerle la parola, Emmanuele mostra a Mathilde un articolo di giornale in cui un operaio disoccupato si era ucciso dopo aver sterminato la famiglia. Tacitamente Emmanuele le sta dicendo che anche lui stava cercando di avvelenare tutti in casa, lui compreso.

"Non poterne più... Se tu mi avessi amato avresti avuto una scusa ... ma ho presto capito cosa si voleva da me. Due figli, un maschio e una femmina, poiché avevi stabilito anche il numero ... E adesso mi chiedo se non è stato per gelosia, per avere anche lei un figlio, che tua sorella mi ha cercato... La verità è che tu e Poldina avete bisogno di odio... Sono sicuro che da bambine giocavate a litigare come altri giocano alla bottega o alla bambola... Quando si ha una scheggia in un dito la carne reagisce , lavora per espellere il corpo estraneo... Ebbene io sono stato il corpo estraneo in casa Lacroix! E non soltanto io, anche i miei figli ... non pensavi che potessero essere dei veri Lacroix. Non pensavi che potessero essere dei Vernes. Allora man mano che crescevano, hai incominciato ad odiare anche loro... E anche tua sorella li odiava... Eravate in due a detestare tutto ciò che non era voi due."

Emmanuele qualche giorno dopo si impicca nel suo studio. Jacques si sposa e con la moglie occupa tutto il piano terra della casa, creando anche molta confusione e viavai di ospiti. Le sorelle sono costrette a rifugiarsi al piano superiore. Poldine, rovistando nello studio, trova per caso la busta dell'arsenico e, anche se la nasconde, Mathilde nota alcuni granelli che sono caduti sul tappeto. Come sempre, non ne parlano. È iniziata una nuova tacita schermaglia.
"Mi domando cosa farete tu e zia Poldina, quando non ci sarò più.." dice Genevieve a sua madre prima di morire (effettivamente nel giorno del diciottesimo compleanno).

"Esse erano due, due Lacroix che potevano vivere perché potevano odiarsi a vicenda, sospettarsi, sorridersi con falsità, osservarsi di sottecchi, camminare sulla punta dei piedi... e l'odio diventava più spesso, più denso più pesante, poiché lo spazio era più ristretto”

Libro complesso che investiga il rapporto di odio tra due sorelle che tuttavia continuano a vivere insieme, trascinando tutti i membri della famiglia nel sospetto, nella tensione, finchè il tutto sfocia in due suicidi e una ribellione, lasciando che l'odio consumi e alimenti la vita di Mathilde e Poldine, perchè è l'unico modo in cui sanno vivere.
Come già scritto, apprezzo molto la scrittura di Simenon, asciutta ma capace di descrivere bene situazioni e personaggi. Il libro è corto ma lascia spunti di riflessione.
Mio voto: 6 e mezzo / 10

Il segreto del gatto - Molly Fitz


Titolo originale: Kitty confidential (2019) 

Ero una ragazza qualunque, con sette diplomi universitari, che ancora non sapeva cosa fare nella vita… fino al giorno in cui ho rischiato di morire. E se essere quasi uccisa da una macchinetta del caffè non fosse sufficientemente imbarazzante, ho anche scoperto di riuscire a parlare con gli animali. O almeno con uno di essi. Si chiama Octavius Maxwell Ricardo Edmund Frederick Fulton, ma io lo chiamo semplicemente Gattavius. Parla così in fretta che non è facile capire cosa dice, ma mi ha rivelato che la sua ex proprietaria non è morta per cause naturali come tutti credono. Quindi non ho altra scelta: ora come ora il mio scopo è diventare il primo detective di Blueberry Bay con un aiutante a quattro zampe, nascondendomi dietro la facciata di assistente legale presso lo studio Fulton, Thompson & Associates. 
Ma come diavolo faceva il dottor Dolittle a farlo sembrare così facile? (goodreads)

Non potevo resistere ad un libro con una copertina simile!
Questo cozy mystery ha una scrittura molto briosa, i capitoli sono abbastanza brevi e viene voglia di proseguire rapidamente nella lettura.
La protagonista, nonostante i sette diplomi universitari, sembra in realtà abbastanza stupida; oltretutto si incaponisce su una persona solo basandosi sul fatto che vuole divorziare dalla moglie. 
In realtà, credo che la cosa più divertente di questo libro sia il rapporto tra Angie e il gatto. La storia di crimine che ci sta dietro è abbastanza all'acqua di rose. Il gatto dice ad Angie che la padrona è stata uccisa e lei si basa su alcuni dettagli che riesce a raccattare nello studio dove lavora. Il colpevole in verità andrà a cercarla direttamente e in questo modo si scopre di chi stiamo parlando. 
Alcune cose non sono proprio lineari. Per esempio il fatto che il gatto è l'erede universale della defunta e chi ha il gatto ha il patrimonio. Verrebbe da pensare che tutti fanno a gara a tenere il gatto, invece il gatto viene lasciato ad Angie, che non è una parente, anzi è una semplice assistente dello studio. Strano. Altra cosa strana, il gatto che impara ad usare facetime, ma in fondo i gatti hanno mille potenzialità.
Un libro divertente e leggero per quando si vuole qualcosa di leggero. La parte gialla è molto risicata e superficiale. Comunque prima o poi leggerò altri libri di questa autrice.
Primo libro della Serie "Pet whisperer P.I.".
Mio voto: 6 e mezzo / 10 

L'orologiaio di Everton - Georges Simenon


Titolo originale: L'horloger d'Everton (1954)
Titolo inglese: The Watchmaker of Everton

Un sabato sera del tutto uguale agli altri, tornando a casa dopo la solita partita a jacquet con l’amico Musak (uno dei riti capitali della sua esistenza monotona e ripetitiva), Dave Galloway scopre che il figlio Ben se n’è andato, portandosi via il furgone e senza avergli scritto neanche due parole di addio – esattamente come, quindici anni e mezzo prima, se n’era andata la madre di Ben, lasciandosi dietro una scia di profumo volgare, un vecchio paio di scarpe e un bambino di pochi mesi. Su quel bambino il padre si era chinato aspirandone l’odore tiepido «di pane appena sfornato» – e da allora aveva vissuto soltanto per lui. Ogni attimo della sua vita. La notte come il giorno. «Sei felice, Ben?» gli chiedeva, più spesso di quanto avrebbe dovuto, e alla sua risposta affermativa insisteva: «Lo sai che sono tuo amico, vero, Ben?». Ma sì, Ben sembrava felice: era un bravo ragazzo, un alunno modello; forse solo un po’ chiuso, un po’ malinconico. Sulla madre non aveva mai fatto domande. Quando gli viene detto che Ben è scappato con una ragazzina di quindici anni, Lillian, che insieme hanno ucciso un uomo e stanno fuggendo lungo le strade del Middle West inseguiti dalle polizie di cinque Stati, Dave comincia a domandarsi che cosa sa di suo figlio, e del proprio essere stato figlio. Dopo l’arresto Ben si rifiuterà di vedere il padre, ma Dave deciderà di rimanergli ugualmente accanto: perché nel figlio ha riconosciuto quello stesso desiderio di ribellione che appartiene anche a lui, ed è appartenuto a suo padre, quel rifiuto dei limiti che è «il segreto degli uomini» – degli uomini che lo soffocano come di quelli che un giorno varcano la linea di confine. Quel segreto di cui forse Dave sarà ora capace di parlare a suo figlio, e al figlio di suo figlio che Lillian sta per mettere al mondo. (goodreads)

Direi che questo è il mio primo libro di Simenon. Ho volutamente escluso la serie di Maigret, volevo un romanzo "singolo".
Mi piace molto la scrittura di Simenon. Ha la capacità di rendere bene le situazioni e le descrizioni senza perdersi in dettagli prolissi. Anche i personaggi hanno bisogno di poche parole per essere ben caratterizzati. Sulla trama c'è molto da riflettere. La conclusione sul discorso della ribellione mi lascia un po' così. Mi spiego, è vero che sia il nonno, sia il padre, sia il figlio, tutte persone troppo tranquille, hanno compiuto un atto di ribellione col quale hanno poi dovuto fare i conti per il resto delle loro vite. Ma quella del figlio diventa poi una serie di atti criminali. Quando Ben non torna a casa, il padre precipita in un incubo, sia perchè non si capacita di come Ben abbia potuto fare quello che ha fatto, sia perchè nonostante lui lo insegua ovunque, il figlio non vuole vederlo nè parlargli. Dave si rende conto che credeva di conoscere suo figlio ma in realtà non lo conosce affatto. Solo alla fine Dave di rende conto che "alcuni riescono a soffocare la ribellione per tutta la vita, altri lasciano che esploda".
Intenso.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

sabato 20 settembre 2025

Addio a Stefano Benni

9 settembre 2025. E' morto a 78 anni Stefano Benni, scrittore, umorista, giornalista e drammaturgo. Da alcuni anni si era ritirato a vita privata, segnato da una lunga malattia.
Autore di romanzi e raccolte che hanno fatto epoca - da “Bar Sport” a “Margherita Dolcevita”, da “Elianto” a “Terra!” e “La compagnia dei celestini” - Benni ha conquistato generazioni di lettori con uno stile ironico, visionario e profondamente legato all'attualità.
I suoi libri, tradotti in oltre trenta lingue, hanno conquistato un pubblico trasversale, dai lettori più giovani agli intellettuali più esigenti, riuscendo a tenere insieme leggerezza e profondità, impegno e immaginazione. Tra i titoli a lui più cari, come dichiarava spesso, c'era “Blues in sedici: ballata della città dolente”.
Nato a Bologna nel 1947, ma cresciuto tra i paesaggi dell'Appennino, Benni amava raccontare con ironia la propria formazione: “Molte parti della mia biografia sono inventate, è un modo di difendere la mia privatezza” spiegava.
La sua satira, intelligente e mai compiacente, ha trovato spazio anche nel giornalismo: ha scritto per testate come “L'Espresso”, “Panorama”, “Il Manifesto”, “La Repubblica”, “Cuore” e “Linus”, contribuendo con la sua penna affilata a smascherare le ipocrisie della politica e della cultura italiana. Fu anche autore televisivo, tra i primi a scrivere per un giovane Beppe Grillo.
Dietro l'umorismo, però, nei suoi testi c'era sempre una profonda inquietudine esistenziale, una sensibilità acuta per le ingiustizie del presente e un amore viscerale per la libertà e per l'arte. Negli anni Benni aveva ampliato il suo repertorio scrivendo testi teatrali, poesie, favole, opere musicali e graphic novel.
Tra i suoi titoli più recenti: “Giura” (2020), il poema “Dancing Paradiso” (2019) e il docufilm autobiografico “Le avventure del Lupo” (2018). “Il Lupo” era il soprannome che Benni portava con sé fin da bambino, legato all'infanzia trascorsa nei boschi dell'Appennino bolognese e diventato, nel tempo, simbolo di uno spirito solitario, ribelle, indomito. In particolare, il soprannome derivava dalle notti trascorse a ululare in compagnia dei suoi cani, un ricordo che lui stesso definiva “una bellissima follia notturna”.
Lo scrittore bolognese era anche un grande sostenitore della scuola pubblica e della cultura come bene comune: nel 2015 rifiutò il Premio Vittorio De Sica, protestando apertamente contro i tagli del governo Renzi all'Istruzione e alla Cultura. Amico fraterno di Daniel Pennac, fu lui a promuovere la traduzione italiana delle prime opere dello scrittore francese presso Feltrinelli. Il loro sodalizio letterario, basato su stima e affinità narrativa, è uno dei più noti del panorama letterario europeo.
Poliedrico anche a teatro, aveva collaborato con Dario Fo e Franca Rame e nel 2012 aveva esordito nella regia con “Le Beatrici”, presentato al Festival di Spoleto. L'anno seguente firmò “Il poeta e Mary”, un intreccio di musica e parole sul valore sociale dell'arte. Nel 2017, in occasione dei suoi settant'anni, aveva liquidato con la consueta ironia la richiesta di un bilancio: “Non ho voglia di bilanci. Chiedimelo di nuovo fra settant'anni”. (Rai News)



Wanda Marasco vince il Premio Campiello…

A imporsi nel 2025 al Premio Campiello è stata Wanda Marasco col suo libro "Di spalle a questo mondo" (Neri Pozza), ottenendo 86 voti sui 282 inviati dai giurati. 



A contendersi la vittoria finale c’erano anche "Bebelplatz – La notte dei libri bruciati" (Sellerio, 83 voti) di Fabio Stassi, "Inverness" (Polidoro, 58 voti) di Monica Pareschi, "Troncamacchioni" (Feltrinelli, 36 preferenze) di Alberto Prunetti, "Nord Nord" (Einaudi, 19 voti) di Marco Belpoliti.

venerdì 15 agosto 2025

Il sentiero perduto delle arance - Nadia Marks


Titolo originale: Between the Orange Groves (2019)

Isola di Cipro. In un piccolo paese tra le montagne vivono due famiglie. Nonostante siano di fedi religiose diverse, sono unite da una profonda amicizia, basata sul rispetto e sul reciproco aiuto. Da generazioni, infatti, all’ombra dei rami di pino e di arancio profumato, le donne condividono i loro segreti e gli uomini si supportano nelle fatiche di tutti i giorni. E così due ragazzi, Lambros e Orhan, crescono fianco a fianco, come fratelli. Ma con il passare del tempo, la loro amicizia viene messa a dura prova: un terribile tradimento scatena una serie di eventi destinati a spezzare il legame che unisce da anni le due famiglie. Molti anni dopo, Lambros, nella sua casa a Londra, ha deciso di raccontare quei ricordi così dolorosi alla figlia Stella. Attraverso le parole di suo padre, la ragazza sta per essere trasportata indietro nel tempo, in una terra ricca di sole e passioni. È troppo tardi per il perdono? O forse le nuove generazioni possono aiutare a ricucire gli strappi del passato? Tra i profumati alberi di arancio possono nascere amori proibiti. (goodreads)

Ho trovato questo titolo cercando un libro ambientato a Cipro. La storia non è nuova, una ragazza greca si innamora di un ragazzo turco. Essendo di due religioni diverse, non possono stare insieme, anche se nel villaggio gli ortodossi vivono serenamente insieme ai musulmani.
Il libro parte con Lambros, anziano, che racconta alla figlia le storie di quando abitava a Cipro. E per un po' il libro alterna le storie che racconta lui ai flashback del passato, in cui la famiglia di Lambros (greca-cipriota) e Orhan (turco-cipriota) fanno amicizia e, nonostante la diversità religiosa, sono legatissime. Lambros e Orhan sono grandi amici, al punto che quando la famiglia di Lambros è costretta a trasferirsi a Nicosia, Orhan va con loro per poter continuare gli studi. Il problema è che Orhan è innamorato di Anastasia, sorella di Lambros, ma ovviamente non possono stare insieme e comunque lei lo vede solo come il suo migliore amico. Però, una volta che lei torna a Cipro, a trovare la sua seconda madre (cioè la madre di Orhan) conosce un ragazzo che le fa perdere la testa, alla faccia delle differenze religiose. Questa cosa però segnerà una grossa frattura tra le due famiglie, anche perchè lo scandalo provocato dai due ragazzi si riversa proprio su chi rimane al paese.
Di questo libro mi è piaciuta la complicità iniziale tra le due famiglie. Anche se di religioni diverse, si può comunque andare d'accordo, nel rispetto delle proprie regole. Il personaggio di Anastasia, sinceramente, l'ho trovato molto egoista. Al di là del discorso innamoramento, che quello non lo decidi, non si è minimamente preoccupata della situazione in cui lasciava entrambe le "sue" famiglie. Si renderà conto poi, in futuro, che non è così facile diventare musulmana (anche se per amore) perchè lei si sente comunque greca.
Il problema dei libri che affrontano lo stesso argomento, è che viene da paragonarli tra loro e, purtroppo, questo libro pur essendo gradevole, non è particolarmente coinvolgente (come è stato "L'isola degli alberi scomparsi", dove lei era turca e lui greco). Non è un problema di argomento ma di stile di scrittura, troppo pieno di descrizioni, di spiegazioni, con le quali ci vuole spiegare tutta la storia dell'isola di Cipro dagli albori. Il risultato è una scrittura un po' pesante, piatta. All'inizio poi ho fatto un po' di fatica a capire chi faceva parte di quale famiglia, infatti mi sono dovuta segnare i personaggi; poi la cosa è migliorata.
E' molto tenero il fatto che la figlia di Lambros si rechi fino a Cipro per vedere di trovare Orhan, ma poi il finale rimane un po' così.
Lettura gradevole ma poco coinvolgente nonostante le potenzialità.
Mio voto: 7 / 10

giovedì 31 luglio 2025

Fuori i libri! Luglio 2025

Mi sono resa conto che sto procedendo molto a rilento. Al di là delle recensioni, sto proprio leggendo poco, o almeno questo è il risultato guardando i numeri, anche se non mi sembrava.
Lo scorso anno a fine luglio avevo letto 45 libri. quest'anno, a fine luglio, arrivo a 32 (l'ultimo finito proprio oggi).
Sono sicuramente in un periodo di stanchezza generale e sono incappata in alcuni libri che mi hanno annoiato molto, o forse sono loro che sono capitati nel momento sbagliato.
Mi rendo conto che sono anche un po' insofferente per il fatto che alcuni libri che vorrei leggere non riesco a farli rientrare nelle sfide. Così ho deciso di interrompere la Key Words Challenge. E' quella in cui faccio più fatica a collocare i libri, perchè voglio guardare il titolo originale del libro e ci perdo davvero troppo tempo. Inutilmente. Per il momento mantengo le altre sfide, che sono di più ampio respiro. Il prossimo anno vedremo.

Questi i libri letti a luglio.

Volevo provare a partecipare al gruppo di lettura della libreria, leggendo "Più gentile della solitudine" di Yiyun Li. Mi sono terribilmente piantata e ho fatto grande fatica ad andar avanti.

Per il libro della monthly motif, ho trovato "Lillian Boxfish si fa un giro" di Kathleen Rooney. Molto malinconico ma gradevole.

Poi un libro da ragazzini che, ammetto, mi ha fatto emozionare un bel po': "L'imprevedibile viaggio di Coyote Sunrise". L'ho finito in lacrime. Molto toccante.

Uno degli ultimi libri che ho comprato: "La festa" di Margaret Kennedy. Riedizione di un libro del 1950, molto intelligente nella sua costruzione. 

La festa - Margaret Kennedy


Titolo originale: The feast (1950)

In un albergo decrepito sulla costa della Cornovaglia si riunisce un eterogeneo gruppo di persone. Una lettera mai aperta dal proprietario avvisa di crepe createsi sulla scogliera. Le pagine iniziali del libro ci raccontano di una frana che ha fatto scomparire l’albergo e ucciso tutti coloro che erano dentro. Che non erano però tutti. Chi è morto? Chi si è salvato?
È il 1947, l’immediato dopoguerra inglese è ancora molto duro, il cibo è parzialmente razionato, il governo ha imposto tasse pesanti e l’evasione fiscale è un tema forte. Ma è anche estate, un’estate eccezionalmente calda e secca, in grado di addolcire la cupezza della situazione e di infondere gioia di vivere.
La genialità de La festa sta nel prologo, il tipo di prologo che dice come tutto andrà a finire tralasciando però l’intera storia. E così si corre sulle pagine del libro, che ci ridanno in ordine cronologico gli eventi, per capire cosa succede a chi e perché. In un racconto che si fa via via sempre più concitato, inframmezzato da lettere e pagine di diario, la Kennedy dipinge con vera maestria un’umanità i cui pregi e difetti vengono perfettamente raccontati. (goodreads)

Un gruppo di variegati villeggianti si ritrova in questo misero albergo, il Pendizack Manor Hotel, sul quale incombe un promontorio roccioso. Nonostante il governo avesse dato disposizioni sulla pericolosità del luogo, il marito della proprietaria non si è mai degnato di leggere la lettera ricevuta, se non poi cercarla disperatamente tra tutte le lettere ricevute e mai aperte e non riuscire a trovarla.
Sappiamo fin dalle prime pagine che il promontorio è crollato, seppellendo l'albergo. Non sappiamo chi sono i sette che sono rimasti sotto al crollo (in alcuni dei quali sono ravvisabili dei peccati capitali).
Il reverendo Samuel Bott racconta al suo amico in visita, il reverendo Gerald Seddon, che deve preparare l'elogio funebre e che dai sopravvissuti ha sentito cose raccapriccianti. Decide di raccontare tutto all'amico e chiede il suo parere. Così comincia il racconto dell'ultima settimana prima che cadesse il promontorio, proprio nel momento in cui alcuni dei villeggianti si trovano a fare una festa poco distante dall'albergo, per tre bambine che non hanno mai visto una festa in vita loro. Nel racconto, suddiviso nei giorni della settimana e in capitoli, ci vengono raccontate le interazioni che nascono tra i vari personaggi.
Ammetto di aver faticato un attimo nelle prime pagine, perchè, soprattutto quando ci sono le pagine del diario di Mr. Paley, sembrano volutamente confuse e ambigue. I personaggi sono tantissimi, al punto che me li sono segnata su un foglio o non ne venivo fuori. I proprietari dell'albergo è la famiglia Siddal: Mr. Siddal che sta sempre nascosto nel suo stanzino dietro la cucina (ed è quello che non ha aperto la lettera), Mrs Siddal che gestisce (male) l'albergo, Gerry il figlio più affettuoso ma meno amato che fa da tuttofare nell'albergo mantenendo la famiglia, Duff il figlio preferito dalla madre a cui lei le dà tutte vinte e che deve assolutamente fare l'avvocato, Robin che è un gran bel ragazzo. Poi c'è il personale di servizio: Fred cameriere e tuttofare, Nancibel Thomas cameriera ex ausiliaria, Bruce un ragazzo che si innamora di Nancibel, Miss Dorothy Ellis governante impicciona e squallida. Infine abbiamo gli ospiti dell'albergo: Henry Gifford, sua moglie Lady Gifford (che passa i giorni in camera supplicando il marito di andare a vivere a Guernsey per non pagare le tasse), con la loro figlia naturale Caroline e i tre che hanno adottato, Hebe, Luke e Michael; i coniugi Paley; il canonico Wraxston e la figlia Evangeline; la vedova Cove con le tre figlie Blanche, Beatrix e Maude; Mrs Anna Lechene, scrittrice e vecchia amica di Mr Siddal, che ha come autista-segretario Bruce (e forse amante). Insomma, veramente tanti, però ognuno di loro è ben caratterizzato e dopo un po' ho ingranato bene senza più confonderli.
Lo svolgimento è interessante ed è interessante vedere come si sviluppano le relazioni tra i vari personaggi, tra amicizie, amori, peccati che vengono svelati. Il tutto con le crepe della montagna che sembrano enormemente allargate...
Lettura che scorre piuttosto bene e non vedi l'ora di arrivare in fondo per scoprire chi è morto e chi è vivo. Effettivamente, ai sette che muoiono sono abbinabili i peccati capitali (ammetto che un paio non li avevo proprio collegati, ma gli altri sono abbastanza palesi).
Molto interessante, intelligente ed avvincente.
Mio voto: 8 / 10

L'imprevedibile viaggio di Coyote Sunrise - Dan Gemeinhart


Titolo originale: The Remarkable Journey of Coyote Sunrise (2019)

Coyote Sunrise ha 12 anni e da cinque vive su Yager, un vecchio scuolabus convertito in una “casa su ruote”. Insieme a Rodeo (guai a chiamarlo papà) e ad alcuni stravaganti personaggi a cui offrono passaggi e ospitalità, Coyote percorre gli Stati Uniti in lungo e in largo senza mai fermarsi. Quello che fa con Rodeo, però, non è davvero viaggiare, ma fuggire dal passato e dai ricordi che hanno segnato la loro famiglia. Un giorno riceve la notizia che il parco giochi della città in cui è cresciuta sta per essere abbattuto. Quel luogo custodisce memorie speciali ed è troppo importante per Coyote, che vuole assolutamente impedire che lo radano al suolo. Ma è un’impresa disperata! Rodeo non accetterà mai di tornare laggiù, e come se non bastasse il tempo hanno solo quattro giorni per attraversare il paese da una costa all’altra. Con una scusa, Coyote dà così inizio a un’avventura piena di sole e di divertenti imprevisti, cambi di rotta, nuove amicizie e segreti urlati al vento dal tetto di Yager. Un viaggio davvero imprevedibile, grazie al quale Coyote e Rodeo scopriranno che il modo migliore per affrontare il passato è condividere, senza riserve, il presente. (goodreads)

"A volte fidarsi di qualcuno è la cosa più spaventosa che ci sia. 
Ma sapete che vi dico? Fa molta meno paura che stare da soli".

Coyote è una quasi tredicenne che da 5 anni vive col padre Rodeo (che non vuole più farsi chiamare padre) sopra ad uno scuolabus, e vagano per gli Stati Uniti senza sosta. Cinque anni prima, in un incidente, è morta la madre con le due sorelle di Coyote. Il padre non vuole assolutamente tornare al posto in cui abitavano.
Coyote sa che il padre vuole guardare avanti, non vuole guardare al passato e stare male. Hanno addirittura cambiato nomi all'anagrafe. Ma un giorno, come fa ogni settimana, Coyote chiama la nonna e questa le dice che il parco in cui lei, la mamma e le sorelle hanno nascosto una scatola dei ricordi, verrà abbattuto e Coyote sa che deve assolutamente recuperare quella scatola prima che sia troppo tardi. Coyote, con una scusa banale, dà il via al viaggio di ritorno, all'insaputa di Rodeo, durante il quale caricano anche alcuni compagni di viaggio trovati alle stazioni di servizio (che guardacaso vanno verso dove vuole andare lei). Finchè Rodeo scopre cosa sta facendo Coyote e il viaggio rischia di fermarsi.
Il ritorno è doloroso sia per Coyote sia per Rodeo, ma è anche una presa di consapevolezza che dal dolore non si scappa, il dolore va metabolizzato perchè la mancanza è qualcosa che non si riempie ed è vero che fa male, ma evitando il passato si rischia di dimenticare anche le cose belle che abbiamo vissuto. Perchè nel mondo c'è tanta tristezza, ma c'è anche tanta felicità. Nel mondo c'è di tutto. L'importante è avere accanto delle persone che sanno tenerti la mano perchè ti vogliono bene.
Libro emozionante, ho pianto tutti gli ultimi capitoli, mi ha veramente toccato. Credo solo che una serie di pagine (quelle del personaggio di Val, che non aggiungono molto) potevano essere evitate perchè il libro era già pieno di tanti spunti di riflessione ed erano più che sufficienti.
Mio voto: 8 e mezzo / 10

Lillian Boxfish si fa un giro - Kathleen Rooney


Titolo originale: Lillian Boxfish Takes a Walk (2017) 
 
Lillian Boxfish non è la classica ottantacinquenne, tutta casa, merletti e nipoti. Giunta a New York nel lontano 1930 ha trovato subito un impiego che le ha portato fama e prestigio: da semplice e inesperta copywriter per il colosso Macy's diviene in poco tempo il primo pubblicitario donna più pagato al mondo. Oggi è il 31 dicembre del 1984 e Lillian festeggia da sola questo ultimo giorno dell'anno. Le vacanze natalizie non sono andate come al solito, qualcosa sta cambiando. Rimanere a casa a rimuginare su ciò che non è stato? Non se ne parla nemmeno. Armata solo dell'inseparabile pelliccia di visone e di una buona dose di arguzia, Lillian decide che il Capodanno lo festeggerà per le strade dell'amata Grande Mela, dove ogni passo coincide con un ricordo della sua sorprendente vita. Con una lettera d'amore alla città di New York, Kathleen Rooney dipinge sulla tela di un'America in fermento il ritratto di un'intensa figura femminile, ispirato alla vera storia di Margaret Fishback e alla sua folgorante carriera nel mondo pubblicitario. (ibs) 

Lillian Boxfish è una ottantacinquenne che si prepara per il suo solito appuntamento a cena nel suo solito ristorante per l'ultimo giorno dell'anno. Il problema è che mentre era al telefono col figlio si è mangiata una intera confezione di biscotti Oreo (che neanche si ricorda come siano arrivati in casa sua) e quindi non ha più fame. Così pensa di passeggiare fino al ristorante nella speranza di digerire i biscotti, ma quando arriva al ristorante, oltre a non aver fame, scopre anche che il gestore del ristorante lascerà tutto al nipote e lui se ne andrà via. Lillian, dopo un drink, decide di continuare a passeggiare e così facendo incontra autisti, commessi, guardie di sicurezza, artisti, criminali, tutta una serie di persone con cui lei si intrattiene a chiacchierare. E tra una passeggiata e l'altra, Lillian ricorda la sua vita, da quando era al collegio, a quando è andata a lavorare da Macy's come pubblicitaria che prendeva in giro la figura preconfezionata della donna-moglie-madre, a quando anche lei si innamora follemente di Max (Massimiliano Gianluca Caputo), a quando deve lasciare il lavoro perchè incinta, alla crisi del matrimonio, al crollo psicologico che questo ha comportato. Il tutto sullo sfondo di una America che cambia, di una città dove la delinquenza imperversa. Una città che comunque a lei non fa paura e che non pensa minimamente a lasciare, nonostante sia il pensiero di molti intorno a lei, e che lei cerca di convincere a rimanere sostenendo che le brave persone devono rimanere proprio per non darla vinta ai malfattori.

 "Non rimarrò lontana dalla strada. Non quando la strada è l'unica cosa che mi interessa costantemente, a parte forse mio figlio e il mio gatto. L'unico posto che sembra vibrante e vivace. Dove le cose si scontrano. Da dove nasce il futuro" 

Ho trovato molto ironico lo stile con cui vengono resi i pensieri di Lillian, una donna che ha sempre avuto la risposta pronta e che anche davanti a tre ragazzini criminali riesce a venirne fuori senza un graffio. Divertente il fatto che lei ha cominciato da bambina ad appassionarsi alle rime e anche i suoi annunci pubblicitari sono in rima (nonchè i curricula che invia). Lillian ha toccato l'apice del successo e il baratro (comprensivo di elettroshock) nella vita privata. 
La figura di Lillian è liberamente tratta dalla persona di Margaret Fishback, la copywriter pubblicitaria più pagata al mondo negli anni '30. 
Una delle tappe che mi è rimasta più impressa è la cena al Delmonico's Restaurant, dove Lillian è stata anni prima per discutere i dettagli del divorzio da Max e si era sbagliata a ordinare la bistecca; ma ovviamente, senza prenotare, la sera di capodanno è impossibile avere un posto, se non fosse che viene invitata al tavolo di una famiglia che ha avuto una defezione, e lei si gode la felicità di questo gruppo di persone che la accoglie come se non fosse una sconosciuta. Altri incontri li ho trovati un po' meno brillanti ed emozionanti.
Nel complesso il libro mi è piaciuto, anche se alla lunga diventa un po' ripetitivo. Poteva magari accorciare un po' di avvenimenti. Mi è piaciuta la figura di Lillian, la sua arguzia, il suo essere fuori dalle righe fin da piccola.
Gradevole nel complesso.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

Più gentile della solitudine - Yiyun Li


Titolo originale: Kinder than Solitude (2013)

Cosa unisce Boyang, giovane immobiliarista rampante di Pechino, Ruyu, commessa e amica-factotum di ricche e annoiate signore californiane, e Moran, ricercatrice di laboratorio in una sperduta azienda farmaceutica del Massachusetts? O meglio: quale segreto del loro passato li divide e li tiene lontani? E quale ruolo ciascuno di loro ha avuto nella morte dell'antica compagna cui si apprestano a dare l'ultimo saluto? Per scoprirlo, Yiyun Li ci riporta all'agosto del 1989, due mesi dopo il massacro di piazza Tienanmen. E tutto parte dall'arrivo a Pechino di Ruyu, orfana e (segretamente) cattolica, mandata in città dalle prozie a iniziare la scuola superiore con la sua preziosa fisarmonica come unico capitale. Quando la ragazza entra da outsider nel quadrilatero, il caseggiato tradizionale dove ogni aspetto dell'esistenza si svolge in comune, in apparente armonia, le vite di Boyang e Moran iniziano a cambiare. E lo stesso vale per il destino di Shaoai, studentessa universitaria e dissidente, piena di rabbia repressa per una società che sembra aver già cancellato i fermenti e il desiderio di libertà di poche settimane prima. L'alternarsi della realtà della Cina di fine anni Ottanta con la contemporaneità, tra Pechino e gli Stati Uniti, scandisce le esistenze dei quattro protagonisti, avvolte da un'aura di malinconica sospensione e stravolte, quasi senza che se ne rendessero conto, dai tragici eventi pubblici e privati che le hanno sfiorate... (goodreads)

Ho impiegato dodici giorni a leggere queste 330 pagine. Non scorreva affatto. Avevo apprezzato i primi capitoli, ma poi la storia è proseguita con troppa lentezza. E' partita con la morte di Shaoai e Boyang che avvisa le altre due ragazze, sparite entrambe in America. Poi ha cominciato a saltare dal racconto del passato, da quando Ruyu è arrivata a Pechino, al racconto di come vivono adesso questi tre ex amici, tutti e tre molto isolati dal resto del mondo grazie a dei meccanismi di difesa che si sono auto imposti. Boyang è un uomo insensibile nei confronti delle altre persone, Ruyu ha scelto di rimanere sempre in disparte senza creare legami, Moran ha trovato una sorta di evasione nel raccontare storie. Tutti e tre con matrimoni falliti alle spalle e senza figli. Tutti e tre senza legami affettivi. Tutti e tre che hanno messo in standby le loro vite "a causa" di qualcosa successo nel passato. Il tutto mischiato a grande malinconia e momenti di incredibile noia.
Scoprire cosa sia successo a Shaoai è, in realtà, una scusa. Il mistero viene liquidato in poche pagine e viene praticamente attribuito alla sfortuna e al fatto che Shaoai non si fa mai i fatti propri.
Sinceramente ho fatto molta fatica. Ho guardato alcune recensioni per farmi una idea dei pensieri altrui, ma ne ho letto diverse che descrivono la scrittura come semplice e per me non lo è stata affatto. L'ho trovata una scrittura pesante, più volte ho dovuto fermarmi e rileggere, quasi fossi davanti a un mezzo saggio. E poi credo che abbia davvero tirato per le lunghe tutte le vicende. Ho provato subito fastidio per il personaggio di Ruyu e anche per alcuni atteggiamenti di Shaoai. In seguito anche Boyang l'ho trovato un po' stronzo. L'unica per cui ho provato pena è Moran.
Sono arrivata in fondo a sto libro proprio perchè volevo finirlo ma sinceramente non ne potevo più. Pesante l'argomento e come l'ha trattato.
Mio voto: 6 e mezzo / 10

sabato 26 luglio 2025

Fuori i libri! Aprile maggio giugno 2025

Anche stavolta mi trovo a fare il riepilogo di ben tre mesi... sigh... (e ormai siamo pure alla fine del quarto...)

APRILE
Primo libro del mese "Leonard e Hungry Paul" di Ronan Hession. Era un po' che lo avevo comprato e che lo volevo leggere. Molto delicato

Per il gruppo di lettura della biblioteca abbiamo letto "Una vita" di Guy de Maupassant. Interessante lo scorcio storico sul periodo ma non mi ha fatto impazzire.

Continuo il giro dell'Europa con un libro ambientato in Norvegia: "Un grammo di felicità" di Siri Ostli. Delizioso.

Un giallo/noir ambientato in Virginia: "Il Country club" di Howard Owen. Mi piace molto questo scrittore e anche il libro è molto gradevole nonostante la vicenda un po' pruriginosa (che credo sia stata ispirata da una storia vera)

Rimango sui gialli, evidentemente è il periodo, e torno alla libreria Nevermore con "Uomini e crimini" di Steffanie Holmes. Sinceramente, se evitasse di mettere tutte quelle (inutili per la storia) scene di sesso, lo preferirei. Ma va beh. 

MAGGIO
Primo libro, quello del gruppo di lettura della biblioteca: "Resto qui" di Marco Balzano. Che romanzo. Molto bello, con tanta denuncia nei confronti della politica sorda ai problemi della popolazione.

Per la keyword challenge ho trovato la parola "wind" nel secondo libro della serie di Ocean Breeze (il cui primo mi era piaciuto poco...). Molto romantico e decisamente gradevole. Parlo de "La voce del vento" di Sherryl Woods.

Mi ha molto incuriosito "L'ufficio degli affari occulti" di Eric Fouassier. Intrigante anche se un po' contorta la parte storica per i miei gusti.

Un libro ambientato i Repubblica Ceca: "I misteri di Praga" di Ben Pastor. Interessante l'ambientazione storica, ma assolutamente scarsa la parte gialla.

GIUGNO
E' uscito in Italia il nuovo libro di Yann Martel, "Lo sguardo di Odo". Ero molto curiosa. Libro strano che mi ha lasciato perplessa.

Finalmente sono riuscita a leggere il primo libro di Virgin River. Ammetto che la serie tv è molto più brillante.

Ultimo libro di giugno, "Bed and breakfast and books" di Frida Skyback, che a dispetto del titolo in inglese, non mi risulta ci sia la traduzione in inglese del libro. Ma va beh. Libro di cui mi è piaciuta da impazzire la copertina, ma lo svolgimento... insomma...


venerdì 25 luglio 2025

Bed & Breakfast And Books. Il club del libro alla fine del mondo - Frida Skybäck


Titolo originale: Bokcirkeln vid världens ände (2019)

La vita di Patricia scorre placida e monotona nella fattoria di famiglia a Charlottesville, quando riceve una lettera anonima che riporta a galla un doloroso mistero del passato. Dalla busta scivola fuori una collanina d’argento con un ciondolo a forma di nota musicale, proprio quella che lei stessa ha regalato a sua sorella Madeleine, scomparsa senza lasciare traccia nell’estate del 1987, ben trentadue anni prima. Patricia decide subito di raggiungere Ljusskär, la località di mare della Svezia da cui la giovane non ha mai fatto ritorno, e trova alloggio nell’unico hotel del posto, il Bed & Breakfast and Books, dove un variegato gruppo di signore organizza un club del libro. Tra discussioni letterarie e consigli d’amore, saranno proprio le donne che animano il book club ad aiutarla a indagare. Cos’è successo davvero a Madeleine e quali oscuri segreti si annidano tra le strade di quel piccolo paese? (goodreads)

ATTENZIONE - contiene spoiler

Di questo libro mi ha ispirato subito la copertina e poi la trama. La lettura è stata piacevole, leggera. La trama di per sè non è neanche troppo originale ma c'è la curiosità di andare avanti.
Forse, la cosa più bella di questo libro è l'amicizia tra le donne del club del libro, alcune sono amiche dall'infanzia. Sono interazioni positive, momenti in cui ci si aiuta con sincerità, momenti in cui finalmente si parla della paura di invecchiare o della solitudine.
Questo paesino svedese, pur essendo "alla fine del mondo", in realtà sa farti sentire a casa.
Il libro procede su due orizzonti temporali, il presente in cui Patricia interagisce con le persone del luogo e il passato in cui Madeleine era lì a fare la tirocinante.
La storia di Madeleine però mi pare venga trascinata un po' per le lunghe senza creare un particolare pathos. Cioè è vero che c'è il mistero di cosa le sia successo, ma non riesco a farlo rientrare nei libri gialli, neanche nei cozy. Madeleine viene scelta per partecipare ad un tirocinio presso la chiesa libera, dove c'è questo pastore che è in grado di capire quale dono hanno i ragazzi. Madeleine canta benissimo e le viene affidata la direzione del coro. Si capisce che questo pastore ha dei modi un po' particolari e molto fisici, abbraccia spesso le sue adepte per tranquillizzarle, e ti viene il dubbio che Madeleine sia stata molestata, che fosse incinta quando è sparita. Anche la moglie del pastore ha degli atteggiamenti decisamente manipolatori e bugiardi. In realtà tutti i tentativi di Patricia di carpire qualche informazione finiscono nel vuoto; se anche c'è qualcuno che sa qualcosa, non vuole parlare. Poi l'ultimo giorno in cui Patricia rimane al paese, finalmente c'è una delle donne che dice qualcosa sul fatto che ha provato ad aiutare Madeleine a scappare dalla chiesa. Siamo ormai a poche decine di pagine dalla fine del libro e ancora non sappiamo chi ha spedito la catenina di Madeleine a Patricia. E quando finalmente la persona si palesa, dice che voleva che Madeleine la riavesse indietro, pur sapendo che non può essere così perchè questa persona sa cosa è successo a Madeleine e come.
Credo che dietro a questo libro ci fosse una bella storia che però non mi ha entusiasmato molto. Mi è piaciuto invece il gruppo di signore che nonostante l'età stia avanzando, hanno grinta e voglia di superare gli ostacoli.
Mio voto: 7 / 10

giovedì 24 luglio 2025

La strada per Virgin River - Robyn Carr


Titolo originale: Virgin River (2007) 

Virgin River è il luogo ideale per trovare rifugio e rigenerarsi. Protetta da torreggianti sequoie e scandita dal gorgoglio di acque cristalline, la vita di questo delizioso villaggio di montagna scorre senza affanni e pericoli. Ma non senza emozionanti sorprese.In un momento particolare della sua vita, Melinda sente il bisogno di prendere le distanze dalle convulse follie di Los Angeles e si trasferisce a Virgin River. Qui l'attende una natura di incontrastata bellezza e un ambulatorio in cui esercitare la sua professione di ostetrica. Grazie a un'atmosfera serena e tranquilla, Mel ritrova il suo equilibrio. Almeno finché non compare sul suo cammino l'affascinante Jack che conosce tutti i sentieri dei boschi di Virgin River, compresi quelli che conducono verso una nuova, insperata, felicità. (goodreads) 

E' sempre difficile giudicare un libro dopo aver visto la serie tv da cui è tratto, soprattutto se la serie tv ti ha molto emozionato e il libro invece se ne discosta abbastanza.

Il libro non è brillante come pensavo. Pieno di dialoghi, alcuni abbastanza sciocchi. Più volte gli uomini hanno definito le belle donne delle "cosine"... forse è uno slang americano ma fa abbastanza schifo. Nel libro ci sono tante cose, dal trasferimento di Mel, all'accettazione di Doc, agli amici di Jack che vanno a Virgin River, a Mel che fa amicizia con due coppie della cittadina vicina, Mel che incontra la famiglia di Jack, la storia tra Rick (16 anni) e Liz (14), le piantagioni di droga... tante cose ma nessuna viene un po' approfondita. Mi va anche bene che abbia voluto rimanere sul leggero, ma trovo un po' troppo leggero l'escamotage narrativo cioè la fuga di Mel da Los Angeles perchè è morto il marito. Da quello che sembrava un incipit doloroso passiamo praticamente subito ad una storia nuova. Il libro poi è pieno di donne incinta e di parti. Va beh, non c'era un'ostetrica in città prima, ma praticamente è il centro di tutta la vicenda. 
A differenza della serie tv, è un libro che rimane molto piatto. Credo che non proseguirò con gli altri della serie. 
Mio voto: 6 e mezzo / 10

Lo sguardo di Odo - Yann Martel


Titolo originale: The High Mountains of Portugal (2016) 

Lisbona, 1904: Tomás, un giovane uomo sconvolto dal dolore per la scomparsa della moglie e del figlio, legge su un vecchio diario la notizia di uno straordinario manufatto che, se scoperto, porterebbe a ridefinire la storia dell'uomo, e a ripensare il nostro rapporto con la natura e con il divino. E si mette a cercarlo.. Trentacinque anni dopo, un patologo portoghese, appassionatissimo lettore dei gialli di Agatha Christie, si trova a vivere una notte surreale, in cui è costretto a fare i conti con i momenti più difficili della sua vita, momenti che scopriremo essere direttamente connessi, in modo tragico e beffardo, alla ricerca di Tomás. Cinquanta anni più tardi, un senatore canadese, per sfuggire al dolore del ricordo della moglie morta, si rifugia in un piccolo paese nella regione delle Alte Montagne del Portogallo, dove però si presenta con uno strano compagno, uno scimpanzé. E sarà a questo punto che la ricerca iniziata da Tomás quasi un secolo prima troverà la sua inaspettata conclusione.. Con "Lo sguardo di Odo" Yann Martel conferma una volta di più di essere uno dei massimi esponenti contemporanei del realismo magico: in parte avventura, in parte storia di fantasmi, in parte favola contemporanea, questo romanzo parla del nostro rapporto con l'amore e con la sofferenza, con il soprannaturale e con la natura. Ricco di tenerezza e ironia, appassionante e movimentato, Lo sguardo di Odo conduce il lettore in un viaggio nel tempo, nello spazio, e nell'animo umano. (goodreads)

Ho letto questo libro proprio perchè avevo gradito "Vita di Pi".
Questo libro è per chi apprezza il realismo magico, per chi accetta che accanto alla realtà esistano momenti di magia, momenti di "stravaganza" che cambiano la prospettiva delle cose.  
Sembrano tre racconti a sè stanti, ma sono in realtà uniti da un filo che verrà svelato alla fine.  
Nella prima parte, un uomo cammina all'indietro per elaborare il lutto. Poi scopre il diario di un missionario che osservava la tratta degli schiavi neri in Africa e decide di andare alla ricerca di un particolare manufatto lasciato in una chiesa delle montagne del Portogallo.
Nella seconda parte, un uomo aiuta una donna a capire come è vissuto il marito che lei trasporta in una valigia. 
Nella terza parte, un uomo va a vivere con uno scimpanzè per imparare a vivere il tempo e non esserne dominati.
Intanto, sono perplessa dal fatto che in italiano il titolo è stato modificato in "Lo sguardo di Odo" (che è lo scimpanzè del terzo racconto) piuttosto che chiamarlo "le alte montagne del Portogallo" che rendeva l'idea di dove si svolgono tutte le tre vicende.
Onestamente, non ho capito dove voleva andare a parare. Cioè, è vero che il dolore (il lutto in particolare) ci fanno fare cose strane, ma mi pare che la chiusura delle storie faccia un po' acqua comunque. Ci sono un paio di scene che mi hanno scioccato (tipo il bambino della fine del primo racconto). 
La scrittura di Martel mi piace molto, si legge bene, però se devo capire il significato che sta dietro alle storie narrate sono un po' in difficoltà. Forse dovrei rileggerlo, ma sinceramente non ne ho voglia.
Mio voto: 6 / 10

domenica 6 luglio 2025

I misteri di Praga - Ben Pastor


Titolo originale: Brink Tales (2002) 

Praga 1914. Solomon Meisl è un medico che esercita a Josefstadt, il cuore magico ed esoterico della città. Intuitivo e tenace, Meisl affianca alla sua professione quella di detective privato di rara competenza e grande riservatezza. Un giorno d'estate, ecco bussare alla porta del suo studio Karel Heida, giovane ufficiale dei Lancieri incaricato di fare luce sull'omicidio di una principessa russa. Un caso inspiegabile, a cui fanno seguito, non solo nella stessa Praga, ma anche in Boemia e Moravia, altri efferati delitti, dai contorni quasi sovrannaturali. Deciso ad affiancare Heida nelle sue indagini, Meisl si butta a capofitto nella Praga più occulta e incantata. Alla fine tutti i nodi verranno sciolti, ma a Sarajevo il 28 giugno 1914... (goodreads)

L'ambientazione a Praga subito prima dello scoppio della prima guerra mondiale è molto affascinante. Anche la trama posta in copertina era piuttosto affascinante. Io, però, ammetto di averlo trovato interessante all'inizio e poi devia sul noioso.
Il libro è diviso in cinque parti, in ciascuna parte c'è uno o più omicidi che trovano soluzione. E' interessante il dottor Meisl, molto arguto, che trova dettagli che al giovane Heida sfuggono. Però la parte preponderante qui è Praga, con la sua gente, con gli avvenimenti storici, con la voglia del tenente di andare in guerra. Gli omicidi rimangono un po' in secondo piano. Sì è vero, Heida e Meisl parlano con persone per capire cosa è successo e risolvono i misteri, ma niente di così brillante. Se l'intento, però, non è il giallo ma piuttosto parlare del fermento a Praga in quel periodo, beh lì sicuramente l'autrice ha colto nel segno.
Mio voto: 6 / 10

L'ufficio degli affari occulti - Éric Fouassier


Titolo originale: Le Bureau des affaires occultes (2021)

Un bambino corre, a piedi nudi, nella notte. Corre senza meta nelle viuzze buie e strette della Parigi cenciosa che festeggia l’ascesa al trono di Luigi Filippo. Il suo cuore è un tamburo impazzito. La mente, occupata da un solo pensiero: sfuggire agli artigli del Vicario, che è lì da qualche parte, nell’oscurità, pronto a dargli la caccia tutta la notte. In un vicoletto, il bambino scorge un coccio di bottiglia tra le immondizie. Lo afferra per tagliare il tendone più vicino. Un taglio discreto, giusto per entrare. Una volta dentro, lo accolgono visi da incubo, emersi dal nulla, in un terrificante labirinto di specchi da cui è impossibile uscire…
Dall’altra parte della città, in uno dei quartieri ricchi della capitale, nella residenza di Charles-Marie Dauvergne, deputato alla Camera di fresca nomina, si festeggia il fidanzamento di Lucien Dauvergne con la figlia di un industriale normanno. Lucien è un giovane frivolo, un dandy elegante e bohémien. Nel corso della serata, sale al piano superiore della casa e scompare letteralmente dalla festa. Temendo un capriccio del suo incorreggibile rampollo, Madame Dauvergne si avventura anche lei al primo piano, e vede il figlio inginocchiato dinanzi a un grande specchio di Venezia con la cornice dorata. Il giovane si alza, abbozza un saluto, poi avanza con passo risoluto verso la finestra e si getta serenamente nel vuoto.
L’inchiesta su una tragica, illogica morte del figlio di un personaggio illustre suscita sempre non pochi timori nelle alte sfere del potere. Alla Süreté viene perciò convocato e istruito in tutta fretta Valentin Verne, giovane ispettore della Buon costume, il servizio di protezione della morale. A Valentin, che sotto la sua apparenza eterea cela una durezza, una determinazione tagliente quanto il filo di una lama, non resta che accettare il nuovo incarico, anche se comporta, per il momento, la rinuncia a venire in aiuto di Damien, un orfano indifeso caduto nelle grinfie del mostro che si fa chiamare il Vicario.
Accolto in Francia da uno straordinario successo di critica e di pubblico, L’ufficio degli affari occulti è un romanzo irresistibile in cui i generi si uniscono in un intrico fatto di esoterismo e scienza, di misteri e codici da decifrare insieme al protagonista delle sue pagine: Valentin Verne, responsabile dell’Ufficio degli affari occulti della Süreté di Parigi. (goodreads)

"Quando ho cominciato ad immaginare le avventure di un poliziotto incaricato di indagare su casi misteriosi, che mi avrebbero fornito un pretesto per evocare le numerose scoperte o invenzioni del XIX secolo, il periodo della monarchia di Luglio (1830-1848) è stata una scelta quasi naturale. Quegli anni furono determinanti sotto molti punti di vista. I progressi scientifici, lo sviluppo della tecnica contribuirono a stimolare la grande espansione economica che si sarebbe consolidata nel Secondo impero. Allo stesso tempo, la miseria delle classi sociali più povere e i numerosi contrasti sociali crearono una grande instabilità politica e portarono al logorio delle istituzioni ereditate dall'Ancien Régime. Un terreno fertile per la scrittura di un romanzo."

Valentine Verne, giovane ispettore della Buon Costume di Parigi, ha metodi un po' particolari per portare avanti le sue indagini. Tutto il suo lavoro ha come scopo di riuscire a trovare il Vicario, un sordido personaggio a cui piace accalappiare ragazzini e abusare di loro. Ma la Sureté decide che proprio Verne è il poliziotto giusto per portare avanti una delicata indagine sul suicidio di Lucien Dauvergne, figlio di un deputato della Camera. Si teme infatti che questo suicidio possa avere effetti politici destabilizzanti. Verne si lancia nelle indagini e riesce ad entrare in un mondo di esoterismo e pratiche mediche sperimentali, arrivando a scoprire cosa è successo e scoprendo, capitolo dopo capitolo, anche qualcosa di sè. Il libro si apre con un bambino che sta scappando da qualcosa e finisce per smarrirsi nella tenda degli specchi, ma non sappiamo fino a fine libro che cosa effettivamente gli sia successo.
Ammetto che mi hanno intrigato il titolo e la copertina del libro. L'ispettore Verne mi piace, solitario, com metodi particolari, e con una grande missione, quella di sconfiggere il Male assoluto, quello che ha fatto soffrire lui e Damien Combes. Nel corso delle sue indagini rischierà di lasciarci la pelle almeno cinque o sei volte e abbiamo modo di scoprire molto del suo passato.
L'ambientazione storica è molto intrigante però ammetto che ho fatto un po' fatica a seguire le vicende storiche citate (che sono tendenzialmente vere) e alla fine ho deciso di seguire solo le indagini di Verne, perchè mi sono un po' persa tra monarchici, repubblicani ecc..
La storia ha un certo brio, ammetto che mi ha catturato ed ero curiosa di capire come andava a finire e cosa ne era stato di Damien. Non mi ero aspettata il "colpo di scena" che si trova intorno alla metà del libro mentre avevo un po' nasato il "colpo di scena" finale.
L'atmosfera è molto cinematografica, credo che da questo libro verrebbe bene un film.
Ammetto che, ad un certo punto, la sensazione è che il finale sia stato un po' tirato per le lunghe, potevano esserci una trentina di pagine in meno, perchè la vicenda e la soluzione erano già praticamente note. E' un giallo che prova ad essere thriller ma non crea tutto questo pathos forse perchè lascia tutto troppo alla scienza.
Gradevole comunque.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

sabato 5 luglio 2025

La voce del vento - Sherryl Woods


Titolo originale: Wind Chime Point (2013)

Gabriella Castle è sempre stata dedita al proprio lavoro più che a qualunque altra cosa. Ora che tutto quello per cui ha tanto lavorato le è stato portato via, Gabriella è disorientata e ha bisogno della serenità che si respira a casa della nonna, a Sand Castle Bay. Ha decisioni importanti da prendere riguardo al proprio futuro, e non ha certo il tempo di perdere la testa per l'affascinante Wade Johnson, a cui, a quanto pare, piace vestire i panni del cavaliere nella sua scintillante armatura. Quale ragazza sana di mente potrebbe resistergli? Gabi, però, rimane un osso duro. Non è il tipo da sciogliersi come neve al sole per un sorriso da svenimento. O forse sì? (goodreads)

Secondo libro della serie Ocean Breeze. Il primo non mi era piaciuto affatto, soprattutto per l'antipatia nei confronti della protagonista e non ero così propensa a leggere i successivi. Però la parola "wind" nel titolo mi faceva comodo.
Questo libro è proprio di tutt'altro stampo del precedente. Il personaggio di Gabriella era rimasto molto defilato nel primo libro. Lei è la seria delle sorelle, la studiosa. Wade l'aveva subito notata ma lei poi era uscita di scena per tornare a Raleigh. Qui la protagonista è lei. Gabriella scopre di essere incinta, nonostante prendesse la pillola, e quando lo dice alla sua titolare la cosa viene presa male al punto che non la licenziano no, ma la mettono in situazioni tali per cui lei è costretta a contrattare una buonuscita. Quindi: incinta e senza lavoro. E ovviamente a Paul non importa nulla di questo bambino. 
Gabriella decide di andare a casa dalla nonna perchè tutto questo ribaltone l'ha portata a non saper più cosa fare della sua vita. Ovviamente le sorelle capiscono subito cosa succede e lo riferiscono alla nonna in modo che Gabriella abbia vita più facile. E sono tutte immensamente felici di questo evento, cosa che invece non è Gabriella che sta invece pensando di dare il futuro bambino in adozione.
Wade è incredibilmente felice di rivederla, e non è molto preoccupato dal fatto che aspetti il figlio di un altro. Anzi, visto che il padre del bambino è fuori gioco, lui è ben contento di avere la sua chance con Gabi. Ma Gabi, pur attratta da Wade, è restia nel lasciarsi andare perchè non sapendo come procederà la sua vita, ha paura di fargli del male. La stessa cosa pensa Louise, la sorella di Wade, perchè lui è già stato sposato in passato e la moglie è morta insieme al bambino che stava per nascere. Situazioni molto simili, che verranno spiegate in seguito.
Gabriella si trova proprio bene anche se soffre del fatto che non capisce cosa potrà fare della sua vita. Poi qualcosa le fa capire che tutto sommato una seconda opzione c'è e che anche se non era nella sua programmazione maniacale, a volte bisogna lasciarsi portare dalle novità e cambiare.
Dicevo, il primo libro mi ha proprio annoiato, questo invece mi ha fatto sognare. Sarà che mi sono abbastanza identificata in Gabriella, non per il discorso del figlio, ma per il non saper cosa fare quando la vita ti stravolge gli equilibri, e quindi ho provato una grande empatia col personaggio. Wade mi è piaciuto subito, un cavaliere senza paura, una spalla a cui chiedere consiglio quando sei nel dubbio. Uno che non ti dice cosa fare ma ti fa riflettere e ti sostiene. Lo so che in genere ci si aspetta delle passioni travolgenti da questo genere di libri, ma ho proprio gradito che la storia invece fosse terribilmente romantica.
Anche le sorelle sono molto di aiuto a Gabi, in modi differenti. Tra l'altro, in questo capitolo Emily è frizzante ma decisamente più simpatica del primo libro.
Gabi è anche la sorella che è stata sempre in qualche modo legata al padre, all'inizio per compiacerlo e poi per affetto. Mi è piaciuto che anche il padre sia stato tirato nella storia. E mi è piaciuto che Gabi cominci a capire il valore dell'amicizia (oltre alle sorelle).
Una cosa che mi è balzata all'occhio: non ho capito perchè Louise, la sorella di Wade, dà del "lei" a Gabi?? Oltretutto, è una forzatura anche nella traduzione visto che in inglese non si dà del lei.
Lettura gradevole.
Mio voto: 7e mezzo / 10

venerdì 4 luglio 2025

Resto qui - Marco Balzano


Titolo originale: Resto qui (2018)

Quando arriva la guerra o l'inondazione, la gente scappa. La gente, non Trina. Caparbia come il paese di confine in cui è cresciuta, sa opporsi ai fascisti che le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che nessuno le potrà mai togliere: le parole.
L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale giace il mistero di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua che hai imparato da bambino è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora non resta che scegliere le parole una a una per provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia durante gli anni del fascismo. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che sommergerà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine.(goodreads)

«Se la storia di quella terra e della diga non mi fossero parse capaci di ospitare una storia più intima e personale, attraverso cui filtrare la storia con la s maiuscola, se non mi fossero immediatamente sembrate di valore generale per parlare di incuria, di confini, di violenza del potere, dell’importanza e dell’impotenza della parola, non avrei, nonostante il fascino che questa realtà esercita su di me, trovato interesse sufficiente per studiare quelle vicende e scrivere un romanzo»

Marco Balzano è rimasto affascinato dal campanile che sbuca nell'acqua e ci ha creato intorno un romanzo, raccontando la storia di un paese Sudtirolese, italiano per i fascisti e poi di nuovo tedesco per i nazisti. Un paese che ha dovuto resistere alla violenza della guerra, vissuta da occupati di entrambe le parti, e alla violenza della politica che ha letteralmente raso al suolo il paese e gli abitanti che lo vivevano, accampando scuse di un progresso che non si poteva fermare.
E' un romanzo con un linguaggio molto bello, nel senso che si legge bene. L'autore è molto bravo nel rendere le emozioni provate dai suoi personaggi. Quello che racconta però è un pugno enorme allo stomaco. O più enormi pugni allo stomaco, perchè con Trina ed Erich la storia non è stata affatto pietosa.
Il libro è diviso in tre parti. Nella prima parte, Trina è una ragazza che ha due amiche a cui è molto legata, si sposa con Erich un ragazzo orfano dei genitori che parla spesso col padre di Trina. Le vicende si inseriscono negli anni del ventennio fascista. Alla gente di Curon è proibito parlare tedesco perchè il fascismo li vuole italiani. E la repressione fascista per chi continua a parlare tedesco è feroce. Trina e le sue amiche fanno le maestre di nascosto, ma una delle sue amiche verrà beccata e incarcerata e appena possibile se ne andrà dal paese senza voler più parlare con Trina. Trina ed Erich hanno due figli, un maschio con cui Erich non avrà mai un gran feeling, e una femmina che adora. Ad un certo punto al paese arriveranno anche la sorella di Erich e il marito, i quali aiuteranno anche nella gestione dei bambini. Finchè una notte la bambina rimane a dormire dagli zii e alla mattina non c'è più traccia di nessuno dei tre. Questo il primo colpo al cuore. La bambina verrà cercata dappertutto, finchè arriverà una lettere in cui lei stessa dice che è voluta andare via con gli zii perchè lì a Curon non può nemmeno andare a scuola. Rabbia (la mia). Erich intima a Trina di non parlare mai più della bambina, ma per Trina è un dolore che rimane costante in sottofondo a tutta la sua vita e il libro è come una lunga lettera con cui Trina parla alla bambina.
Nella seconda parte, Trina dice che non le racconterà del dolore che hanno provato per la sua mancanza, ma solo di quello che hanno passato. Siamo negli anni in cui i nazisti scendono l'Italia, razziando e rastrellando. Il figlio di Trina, Michael, decide di arruolarsi volontario perchè vede in Hitler una specie di liberatore. Erich, che ha fatto la guerra per i fascisti e ha visto come combattono i nazisti, non ne vuole sapere neanche lontanamente di tornare in guerra e scappa sulle montagne con Trina. Qui troveranno altri fuggiaschi, coi quali creeranno una sorta di gruppo che si aiuta a vicenda nel sopravvivere ai fascisti. Ma i fascisti sanno bene che quei territori sono pieni di disertori e sanno che tornare due volte nello stesso rifugio può portare a scovare anche quelli che erano riusciti a scappare al primo giro. Una mattina Erich, Trina, Maria (una ragazzina muta che Trina ha preso sotto la sua ala) e il prete escono a fare un giro e si attardano più del solito. Sarà la loro fortuna perchè i nazisti hanno sterminato il resto del loro gruppo che è rimasto al rifugio. Nel frattempo la guerra sta finendo e Trina ed Erich decidono di tornare a Curon, dove incredibilmente ritrovano il loro maso e anche le bestie che avevano affidato a dei vicini che non erano scappati.
Della seconda parte mi è piaciuto il senso di comunità che si crea nel gruppo di fuggiaschi.
Nella terza parte, riprende la vita a Curon. E riprende la costruzione della diga che si era rallentata per colpa della guerra. Riprende a spron battente, comincia il via vai dei camion, cominciano ad arrivare frotte di manovali venuti apposta a lavorare. Erich è sconvolto dal progetto, si rende conto di dover fare qualcosa ma (come già in passato) si scontra contro il fatalismo degli abitanti, i quali credono che Dio non lascerà ultimare la diga, come successo fino a quel momento. Ma stavolta sembra che neanche Dio riesca a fermare il progetto. I giornali italiani non parlano della vicenda. Nel progetto sembra che siano entrati dei capitali svizzeri e solo da qui la gente si rende conto che gli svizzeri sono persone serie e cominciano a pensare che la diga verrà ultimata. Persino un incidente nel cantiere in cui muoiono venti persone non ferma i lavori. Viene interpellata la politica, il vescovo, addirittura il Papa e i sindaci dei comuni intorno. Solo il Papa dice che farà qualcosa. Anche il ministro Segni, quando prova a dire che farà di tutto per fermare il progetto viene interrotto dal suo segretario il quale dice che vedranno se potranno apportare delle varianti. Inutile dire che la politica andrà dritta per la sua strada, facendo solo scegliere se gli abitanti sfollati vogliono un risarcimento (minore del costo per andarlo a ritirare alla banca di Bolzano) oppure se vogliono una nuova abitazione (vivendo per anni in 35 metri quadrati di container).
Anche nella terza parte il mio sentimento dominante è la rabbia, contro la politica a cui non importa nulla delle persone. Trina comincia a scrivere lettere su lettere che non servono a smuovere "chi conta". Saranno per lei però una specie di modo per non impazzire. Alla figlia scomparsa pensa meno. Erich una volta le ha detto che ormai la ragazza era grande, se avesse voluto sarebbe già tornata. Lei si fa forza con le parole che le ha sempre detto sua madre, bisogna andare avanti, guardare avanti, altrimenti Dio ci avrebbe fatto gli occhi di lato come ai pesci.
E' un libro intenso, pieno di resistenza civile, di tanti spunti di riflessione anche se la storia scorre bene non si sovraccarica, non si ha l'idea di aver messo troppa carne al fuoco.
Mio voto: 8 e mezzo / 10