lunedì 31 ottobre 2022

Fuori i libri! Ottobre 2022

Ottobre è cominciato finendo "Violeta" di Isabel Allende, mi mancava l'ultimo capitolo che ho finito, appunto, il primo ottobre. Non avevo mai letto nulla della Allende, devo dire che è stata una lettura molto scorrevole.

Dopo di che, ho ripreso uno dei miei giallini preferiti, quelli di Lilian Jackson Braun, "Il gatto che parlava ai fantasmi". L'ho tenuto apposta per ottobre perchè è perfetto per la monthly motiv.

Per il gruppo di lettura della libreria, ho letto "I miei stupidi intenti" di Bernardo Zannoni, libro che ha vinto il Campiello e una serie di altri premi. Molto particolare.

Per il gruppo di lettura online ho letto "I Netanyahu" di Cohen. Sinceramente non è il mio libro.

Per la monthly keyword mi ero conservata "Miracoli di sangue", il secondo libro su Ryan Cusack ambientato a Cork. Non vedo l'ora che esca il terzo, sono molto curiosa di vedere come va a finire. Spero che la Bompiani non faccia passare cinque anni come dal primo libro a questo!

Miracoli di sangue - Lisa McInerney


Titolo originale: The Blood Miracles (2017) 

Dopo le avventure sanguinarie di "Peccati gloriosi" ritroviamo Ryan Cusack che a vent’anni, dopo un’overdose che gli è stata quasi letale, si rituffa in una vita al limite della legalità. La storia con Karine, che è il suo rifugio e la sua isola di pace, comincia a scricchiolare quando lei, esasperata dai traffici di Ryan, gli dà un ultimatum. La risposta che arriva non è quella sperata. E così Ryan finisce tra le braccia di Natalie, una ragazza schietta, piena di vita e priva di scrupoli. Quando gli viene proposto di seguire una nuova rotta del mercato nero che lo spinge verso la terra della sua mamma, l’Italia, e verso altre forme di delinquenza organizzata, Ryan abbraccia il nuovo incarico con nera passione, mentre la sua bizzarra nonna veglia su di lui da lontano e si misura con i propri fantasmi. A Cork intanto infuria il caos, e Ryan dovrà scegliere da che parte stare e tentare una redenzione forse impossibile. Un romanzo vibrante di sfaccettature, una lettera d’amore a Cork che “come tutte le città detesta i suoi abitanti” e li costringe a confrontarsi con il loro lato più oscuro. (goodreads) 

Finalmente è uscito in Italia il secondo libro di questa trilogia (e non vedo l'ora che pubblichino il terzo, spero il prossimo anno). Ritroviamo Ryan Cusack che dopo aver quasi rischiato di morire per overdose, ricade nello spaccio di droga, riuscendo a trovarsi in mezzo a due fuochi: Dan Kane, che lo ha aiutato sei anni prima quando era nei guai, e Jimmy Phelan, il peggior criminale della città. Da sei anni va avanti anche la sua relazione con Karine, che cerca in ogni modo di tirarlo fuori dal giro, anche minacciandolo, e lui ovviamente incasinerà tutto finendo tra le braccia di Natalie, senza sapere che lei è l'amante di Dan Kane. 
Anche in questo libro, Ryan rischia di morire ma riesce incredibilmente a salvarsi, riuscendo anche a scappare per alcuni mesi in Italia, da cui è deciso di rientrare per agosto (non vi svelo il perchè..). 
Dei personaggi del primo libro ritroviamo Maureen, che Ryan non sa essere la madre di Jimmy, da cui Ryan si rifugia diverse volte e che si dimostra quasi affettuosa nei suoi confronti. Lei crede che la musica potrebbe aiutarlo, ma Ryan fa fatica a rimettersi al piano e suonare. 
In tutto questo, il libro è intervallato da lettere/pensieri che Ryan rivolge a sua madre morta (è lei quella di origini italiane), spesso incolpandola di essere scappata e averlo lasciato alla mercè di un padre violento. 
Non vedevo l'ora di leggere il proseguo della storia di Ryan. Il libro è molto crudo, molto violento, con un linguaggio anche scurrile. Tuttavia mi attrae la storia e mi sono anche affezionata a Ryan. Spero sinceramente che nel prossimo libro riesca a uscire da questo girone infernale in cui è entrato, spero che sistemi le cose con Karine e diventi una persona diversa dal padre. Padre che, nel finale di questo libro, ha incredibilmente degli atteggiamenti paterni che non ha mai avuto, abbracciandolo per la prima volta in vita sua e dicendogli che andrà tutto bene. Sono pagine molto belle ed intense. 
Mi piace molto anche il personaggio di Maureen, che probabilmente potrebbe essere una nonna per Ryan, e che a modo suo prova ad aiutarlo, col suo modo burbero da pazza. 
Ho trovato un po' contorta la storia del traffico di pastiglie di droga, soprattutto nel finale quando c'è un po' un ribaltone di ruoli e la spiegazione è molto frettolosa. D'altronde, l'autrice ce l'ha un po' questo stile "a flash", frasi brevi, episodi raccontati in più tempi. Bisogna prenderci un po' la mano con questo stile narrativo che però è abbastanza incalzante. 
Piaciuto, forse un pelo meno del primo libro, anche se nel finale succedono alcune cose (Tony, Karine) molto commoventi. 
Mio voto: 7 e mezzo / 10

I Netanyahu: Dove si narra un episodio minore e in fin dei conti trascurabile della storia di una famiglia illustre - Joshua Cohen


Titolo originale: The Netanyahus. An Account of A Minor and Ultimately Even Negligible Episode in the History of a Very Famous Family (2021) 

Corbin College, Stato di New York, inverno del 1959. Ruben Blum, professore di storia, viene incaricato di guidare e accompagnare per un weekend uno studioso israeliano che l'università sta valutando di assumere: Ben-Zion Netanyahu, padre di quel Benjamin che alcuni decenni dopo diventerà primo ministro di Israele. L'incontro con la famiglia Netanyahu sconvolgerà la tranquilla esistenza di Ruben, costringendolo a tornare in contatto con le sue radici ebraiche più profonde, da cui per tutta la vita ha cercato di affrancarsi. Liberamente ispirato a una storia vera raccontata a Cohen dal famoso critico letterario Harold Bloom, "I Netanyahu" è un campus novel, una commedia dissacrante, una lezione di storia, una conferenza accademica, una polemica sul sionismo, una riflessione sui conflitti culturali e religiosi degli ebrei americani e sulle vulnerabilità dei discorsi identitari. (goodreads) 

Ho letto questo libro (che ha vinto il premio Pulitzer) per il gruppo di lettura online, altrimenti non lo avrei mai letto, non avevo alcun interesse per l'argomento. Sinceramente, sono contenta di averlo preso in prestito dalla biblioteca e non averlo comprato. Dopo un inizio un po' faticoso, ammetto che la scrittura si segue bene. Ho proprio fatto fatica con l'argomento di cui si parla. Ruben Bloom, unico ebreo al Corbin College, viene incaricato (proprio in quanto ebreo) di accogliere questo personaggio, anch'egli professore di storia ma specializzato nell'Inquisizione spagnola. 

 "Riteniamo che tu sia nella posizione unica di giudicarlo, dato che ti sei adattato così bene alla Corbin e quest'uomo è uno dei tuoi" 

 "Sto solo dicendo che per la mia generazione un ebreo era fortunato a essere scambiato per bianco, il colore più detestato era senza dubbio il rosso, il pronome plurale non era una preferenza e per qualsiasi minoranza lo stile e anche la forma di protezione più affidabile era assimilarsi, non differenziarsi" 

Non sono in grado di giudicare la parte storica di questo romanzo, non ne ho le conoscenze. Ho trovato abbastanza noiose e complesse le pagine in cui parla della storia dello Stato di Israele (per il modo in cui ne parla). Ho trovato, invece, interessanti, alcune pagine dove parla di cultura ebraica. Per esempio, il fatto che alla scuola americana la storia è dedicata al progresso, 

"un mondo illuminato dall'illuminismo, un mondo che avrebbe continuato a migliorare senza limiti, a patto che qualsiasi Paese si sforzasse di assomigliare di più all'America e l'America si sforzasse di somigliare ancora di più a se stessa".
"Questo resoconto migliorista non conosceva limiti. Come il Paese stesso, poteva solo crescere, non poteva mai finire; era aperto, espansivo, emozionante". 
"Al contrario, la storia alla scuola ebraica era chiusa: non c'era la storia; non c'era passato, presente, futuro. Piuttosto c'era il tempo, rotondo e perfetto come la Terra, che dal momento in cui era emerso dalla parola luminosa di Dio era stato contrassegnato da una costante ripetizione, non una ripetizione delle stagioni o dei raccolti o dei fenomeni astrali e delle festività che comandavano, ma di oppressione, violenza e morte; e tra le loro ricorrenze c'era l'attesa perenne di un messia tardivo". 
"Il massacro era il destino degli ebrei, e quelli tra noi che non sarebbero sopravvissuti potevano almeno contare sul fatto che quelli che invece l'avrebbero fatto avrebbero interpretato le nostre morti come predestinate e sacrificali" 

I Netanyahu irrompono letteralmente a casa della famiglia Bloom, senza un minimo riguardo per il fatto che non fossero a casa loro. Se si fossero comportati così a casa mia li avrei sbattuti fuori a calci nel culo senza esitazione. 
Ben-Zion (il padre) viene descritto come un uomo:  "pieno di ingegno spinto a rivoltarsi contro la tradizione dalla loro superbia ferita". 

"Netanyahu è proprio uno di questi uomini, affetto dalla hybris dell'intellighenzia ferita. Il suo carattere, che può averlo qualificato per la storia, lo squalifica dall'insegnarla. Sfortunatamente, non conosco nessuna posizione nel campo della storia senza la sua bella dose di insegnamento e di doveri amministrativi, tutte e due attività che Netanyahu considera triviali e indegne di lui".

(Oltretutto, il nome israeliano di Netanyahu era Mileikowsky, traducibile circa come "l'uomo del villaggio del mulino", che suo padre ha modificato in Netanyahu, il cui significato è "mandato d Dio", decisamente un cognome più grandioso...). Netanyahu è stato chiamato per un corso sulla Bibbia (del quale non è entusiasta). 

"La storia somiglia a qualcosa in cui potete credere, una fede che non vi deluderà. Non c'è l'attesa di una rivelazione, l'attesa di un miracolo. La storia non fa promesse o patti, a parte dire come ha fatto qualcosa ad arrivare da quel tempo fino a ora."
"Ma la storia, devo darvi questa brutta notizia, non sempre è affidabile". 
"Sono stati gli ebrei i primi a capire l'impossibilità di una verità condivisa da tutti i popoli. Sono stati i primi a comprendere che l'unica cosa possibile era una verità condivisa dal popolo dominante". 
"Quando si trattava di fare un resoconto della vita ebraica, che differenza poteva esserci tra Roma e la Grecia e Babilonia? Alla fine non erano tutte varianti della schiavitù egiziana, e tutti i capi non erano essenzialmente incarnazioni alternative del faraone?".
 "Si prenda Sion, per esempio, un regno storico che nella sua distruzione venne tramutato in mito, diventando una storia nella Diaspora e un archetipo poetico che ha regnato supremo nell'immaginazione ebraica per millenni. Il mondo è pieno di eventi reali, cose reali, che sono andate perse nella loro distruzione e sono ricordate solo per il fatto di essere esistite nella storia scritta." 
"Con la fondazione di Israele, il poetico è stato restituito al pratico." 
"Ora che Israele esiste, tuttavia, i giorni delle storielle della Bibbia sono finiti e la vera storia del mio popolo può finalmente cominciare, e se c'è una Grande domanda ebraica che deve ancora trovare risposta è se le persone del mio popolo avranno la capacità, o la voglia, di riconoscere la differenza". 

 Mentre si allontanano dal campus dopo il discorso, Bloom dice: 

"Io riuscivo a cogliere soltanto il succo: si sentiva sottostimato, a malapena tollerato, svalorizzato. Si sentiva insultato, lui che aveva dispensato insulti ed era venuto a cercar favori." 
"Sia mia figlia che Netanyahu erano attori naturali estremamente reattivi, i cui ruoli migliori consistevano nello scaricare sugli altri la colpa che si meritavano loro, aspettandosi pure un applauso per questo, e lamentandosi se non arrivava".

 Apro una parentesi sulla figlia di Bloom, scontenta del suo naso, che dopo una discussione col nonno sul concetto di equità, arriva alla decisione estrema di fingere che non si apra la porta della sua stanza portando il nonno ad aprirla a spallate mentre lei si è posizionata esattamente dietro la maniglia. In questo modo il suo naso viene massacrato e lei portata in ospedale dove le viene ricostruito e finalmente ha il bel naso che ha sempre voluto ed è felice. 

"Judy era crudele. Aveva la crudeltà intelligente di chi aveva ottenuto quello che voleva. E l'aveva ottenuto nel modo più equo: soffrendo". 

 Nella conferenza finale che Netanyahu tiene sull'inquisizione spagnola, emerge il fatto che: 

"l'Inquisizione spagnola divenne la prima istituzione nella storia mondiale a trattare il giudaismo innanzitutto come una razza, come un quantum sanguigno e un tratto ereditabile che non si poteva perdere e non poteva essere abrogato, stabilendo così un precedente per regimi successivi basati su genocidi". 

Molti ebrei in Spagna infatti si erano convertiti al cristianesimo, e le generazioni successive magari non ricordavano neppure queste origini. Tuttavia l'inquisizione spagnola non li risparmiò. La differenza con le inquisizioni medievali rispondevano al Papa, mentre l'inquisizione iberica rispondeva ai monarchi. 

"Netanyahu era un credente, e se c'era la minima distinzione tra ciò in cui credeva lui e ciò in cui credevano i rabbini, era che il dottor Netanyahu preferiva attribuire il potere del cambiamento non a una deità che agiva secondo un disegno imperscrutabile, ma alla vasta gamma di gentili nel mondo, essere umani che agivano per odio, giudicando gli ebrei in continuazione e opprimendoli e generando cambiamenti con le loro oppressioni: convertendoli, sconvertendoli, massacrandoli ed espellendoli". 

 Concludo questa lunga disamina con le parole della moglie del professor Bloom a fine libro: 

"Ruben, quel che sto cercando di dire è che incontrare quest'uomo orribile e la moglie orribile mi ha fatto capire qualcosa. Mi ha fatto capire che non credo più in niente, e non solo questo, ma pure che non mi importa. Non ho credenze e mi sta bene; mi sta più che bene, sono contenta... sono contenta di invecchiare senza convinzioni..."

Libro interessante ma decisamente difficile per chi, come me, non sa più di tanto sull'ebraismo. La scrittura di Cohen è faticosa all'inizio poi diventa scorrevole, si coglie anche bene l'ironia di certi comportamenti dei suoi personaggi. 
Le parti faticose sono i discorsi di Netanyahu, oltre ai primi capitoli, prima che arrivi la famigliola. 
Comprendo che sia un libro importante, ma a me non ha fatto proprio impazzire.
Mio voto: 7 / 10

Violeta - Isabel Allende


Titolo originale: Violeta (2022)

Violeta nasce in una notte tempestosa del 1920, prima femmina dopo cinque turbolenti maschi. Fin dal principio la sua vita è segnata da avvenimenti straordinari, con l'eco della Grande guerra ancora forte e il virus dell'influenza spagnola che sbarca sulle coste del Cile quasi nel momento esatto della sua nascita. Grazie alla previdenza del padre, la famiglia esce indenne da questa crisi solo per affrontarne un'altra quando la Grande depressione compromette l'elegante stile di vita urbano che Violeta aveva conosciuto fino ad allora. La sua famiglia perde tutto ed è costretta a ritirarsi in una regione remota del paese, selvaggia e bellissima. Lì la ragazza arriva alla maggiore età e conosce il suo primo pretendente... Violeta racconta in queste pagine la sua storia a Camilo in cui ricorda i devastanti tormenti amorosi, i tempi di povertà ma anche di ricchezza, i terribili lutti e le immense gioie. Sullo sfondo delle sue alterne fortune, un paese di cui solo col tempo Violeta impara a decifrare gli sconvolgimenti politici e sociali. Ed è anche grazie a questa consapevolezza che avviene la sua trasformazione con l'impegno nella lotta per i diritti delle donne. Una vita eccezionalmente ricca e lunga un secolo, che si apre e si chiude con una pandemia. (anobii)

Non avevo ancora mai letto niente di Isabel Allende. Non c'è una ragione precisa. Anni fa, quando un mio collega lasciò l'ufficio per andare a fare l'attore (e c'è riuscito, ndr), mi regalò "La casa degli spiriti", ma non so perchè è sempre rimasto lì nella libreria.
A parte ciò, la Allende scrive veramente bene, o quantomeno questo libro è scritto molto bene, scorre proprio bene. Violeta nasce nel 1920, mentre nel mondo c'è l'epidemia di spagnola, e muore nel 2020 mentre nel mondo c'è il coronavirus. Tutto ciò che ha vissuto in questi cento anni è narrato nel libro, che incastra la sua storia personale nei fatti storici, principalmente del Cile. 
Le vicende storiche scandiscono il tempo che passa. Tramite il periodo storico, vengono descritte le condizioni di vita del popolo cileno, senza comunque diventare pesanti. Io ammetto che in diverse occasioni ho dato un'occhiata su wikipedia, soprattutto per capire di chi parlava quando diceva "il presidente" o "il generale", perchè conosco qualcosa del Cile ma degli anni recenti, non certo dell'inizio del novecento.
In questo libro c'è davvero tanto. E' diviso in quattro parti, l'ultima è quella che mi ha un po' preso meno. Sono 368 pagine ma ad un certo punto sembrano davvero di più. Forse perchè diventa più un dialogo quasi diretto con Camilo, mentre prima lo menziona solo ogni tanto, non saprei, perde un po' di brio. O forse perchè diventa anche più "impegnato" il racconto perchè comincia a parlare della Fondazione che Violeta mette in piedi in memoria della figlia Nieves, non so, ma questa parte mi è risultata un po' più faticosa delle altre. Nel libro c'è il fallimento economico del padre (e il suicidio con cui li lascia) che li costringe ad andare in esilio, c'è una figlia ribelle e sbandata, c'è un marito trafficone e infilato in traffici loschi. Ma c'è anche un bel rapporto tra Violeta e il fratello, c'è una storia d'amore in età avanzata che finalmente le dà stabilità. Pur essendo il libro della vita di una donna, in realtà hanno spiccato molto gli uomini, in bene o in male. C'è anche tutta la crescita di Violeta e il trovare finalmente il suo scopo nella vita aiutando altre donne vittime di violenza domestica.
Quello che proprio non mi è piaciuto è il finale in cui lei sta morendo e racconta che vede la luce e robe così. Improbabile. Non che veda la luce, ma che lo possa scrivere mentre succede. Tutto il libro comunque è narrato in prima persona da Violeta stessa.
Molto piacevole. Ben scritto, scorrevole.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

venerdì 28 ottobre 2022

Il gatto che parlava ai fantasmi - Lilian Jackson Braun


Titolo originale: The cat who talked to ghosts (1990)

Jim Qwilleran riceve una telefonata a tarda sera dalla sua ex governante Iris Cobb, attuale custode del museo. Iris è terrorizzata perchè sente provenire degli agghiaccianti rumori notturni che non la fanno dormire. Qwill decide di andare a vedere cosa succede ma quando arriva, Iris è senza vita in cucina. Peraltro, la cucina è assolutamente in ordine, non ci sono segni di colluttazione o simili. Dopo gli accertamenti della polizia, Qwill decide di trasferirsi a casa di Iris per poter investigare un po'. 

Questo non sarà l'unico fatto che succede. Oltre alla morte di Iris ci saranno un paio di furti al museo, un gregge di capre avvelenato e un misterioso cadavere; e mentre Qwill non riesce mai a terminare l'ascolto dell'Otello, Koko pare diventare matto quando riesce ad avvicinare un certo cuscino nel museo e ad una storica edizione della Bibbia. E su tutto pare aleggiare la figura di Ephraim Goodwinter, antico proprietario della miniera Goodwinter dove sono morti 32 minatori, trovato cadavere appeso ad un albero, non si è mai saputo se per suicidio o linciaggio.

Il bello di questi gialli è che ad ogni episodio si aggiunge un tassello sui personaggi storici, in questo caso, i Goodwinter e l'antica miniera che era in funzione. Mi dispiace sia morta Iris Cobb, mi chiedo come mai abbia lasciato in eredità il suo manuale di cucina con calligrafia quasi illeggibile a Qwill. La storia è carina, anche se ci sono tanti personaggi di cui si capisce il senso solo alla fine. E' un po' contorta la soluzione del caso, impossibile da arrivarci.
Mio voto: 7 / 10

sabato 22 ottobre 2022

Shehan Karunatilaka vince il Booker Prize

LONDRA, 18 OTT - L'autore dello Sri Lanka Shehan Karunatilaka ha vinto il prestigioso premio britannico Booker Prize per la narrativa con la sua opera "Le sette lune di Maali Almeida", che racconta la storia di un giornalista assassinato durante la guerra civile nel Paese.

"La mia speranza per 'Sette Lune' è questa: che in un futuro non così lontano possa venire letta in uno Sri Lanka che ha capito che queste idee di corruzione, conflitti razziali e clientelismo non hanno funzionato e mai funzioneranno".

Karunatilaka, 47 anni, è il secondo scrittore dello Sri Lanka a vincere il premio, dopo la vittoria di Michael Ondaatje nel 1992 per 'Il paziente inglese'.

Il libro è ambientato nel caos di una Colombo devastata dalla guerra civile alla fine degli anni '80. Il fotoreporter di guerra e giocatore d'azzardo Maali Almeida è stato ucciso e, da morto, tenta di scoprire chi ne sia stato il responsabile avendo sette lune di tempo. I giudici del Booker Prize l'hanno definito "un poliziesco e una corsa contro il tempo piena di fantasmi, gag e una profonda umanità". (Ansa)



domenica 16 ottobre 2022

I miei stupidi intenti - Bernardo Zannoni


Titolo originale: I miei stupidi intenti (2021) 

Questa è la lunga vita di una faina, raccontata di suo pugno. Fra gli alberi dei boschi, le colline erbose, le tane sotterranee e la campagna soggiogata dall'uomo, si svela la storia di un animale diverso da tutti. Archy nasce una notte d'inverno, assieme ai suoi fratelli: alla madre hanno ucciso il compagno, e si ritrova a doverli crescere da sola. Gli animali in questo libro parlano, usano i piatti per il cibo, stoviglie, tavoli, letti, accendono fuochi, ma il loro mondo rimane una lotta per la sopravvivenza, dura e spietata, come d'altronde è la natura. Sono mossi dalle necessità e dall'istinto, il più forte domina e chi perde deve arrangiarsi. È proprio intuendo la debolezza del figlio che la madre baratta Archy per una gallina e mezzo. Il suo nuovo padrone si chiama Solomon, ed è una vecchia volpe piena di segreti, che vive in cima a una collina. Questi cambiamenti sconvolgeranno la vita di Archy: gli amori rubati, la crudeltà quotidiana del vivere, il tempo presente e quello passato si manifesteranno ai suoi occhi con incredibile forza. Fra terrore e meraviglia, con il passare implacabile delle stagioni e il pungolo di nuovi desideri, si schiuderanno fra le sue zampe misteri e segreti. Archy sarà sempre meno animale, un miracolo silenzioso fra le foreste, un'anomalia. A contraltare, tra le pagine di questo libro, il miracolo di una narrazione trascinante, che accompagna il lettore in una dimensione non più umana, proprio quando lo pone di fronte alle domande essenziali del nostro essere uomini e donne. I miei stupidi intenti è un romanzo ambizioso e limpido, ed è stato scritto da un ragazzo di soli venticinque anni. Come un segno di speranza, di futuro, per chi vive di libri. (goodreads)

Ammetto che la copertina (bellissima) mi aveva attirato come il miele un orso; poi quando ho letto la trama mi sono detta mah. Alla fine ho dovuto leggerlo per il gruppo di lettura e abbiamo tagliato la testa al toro, come si suol dire.
Eh, è un libro molto particolare. Innanzitutto, la scrittura è proprio bella, scorrevole, semplice, con delle belle immagini, delle belle metafore. 
All'inizio ero rimasta un po' perplessa dall'idea di antropomorfizzare gli animali, non mi piaceva molto questa cosa. Ho dovuto sforzarmi di leggere il libro come se parlasse in una favola di animali, non farli diventare degli uomini, o lo avrei trovato assurdo.
Ammetto che l'ho appena finito e la sensazione che mi lascia è di grande tristezza.
Ho sentito molto Dio in queste pagine. Solomon parla costantemente ad Archy di Dio e le domande che Archy pone a Dio sono le stesse (alcune, almeno) che mi sono posta io e le persone che conosco. 
Archy, comunque, è un animale, e come tale vive di istinti. Quello che a noi può sembrale crudele, come l'uccidere a sangue freddo gli altri animali più deboli o arrivare addirittura a volersi mangiare un figlio, sono comportamenti che in natura esistono. L'accoppiarsi per istinto è tipico degli animali. 
Nel momento in cui Archy conosce Dio, conosce il tempo, ha coscienza della morte, inizia a rimuginare su i "ma" e i "se", che non sono concetti dell'animale. Solomon aspira a Dio (nonostante il comportamento da usuraio strozzino), aspira all'immortalità scrivendo la propria storia, aspira ad essere uomo perchè gli animali non vanno in paradiso (chi ha poi detto questa cosa?? io non ci credo). Lo stesso percorso fa anche Archy, con un briciolo di altruismo nel momento in cui decide di non far conoscere Dio a Klaus in modo che possa vivere da animale, senza tormentarsi di dubbi. Ma anche lui decide di scrivere la propria storia per non essere dimenticato. 
Non so, in realtà è un libro che ha tante cose dentro. E' semplice perchè non ha una storia complessa, si legge bene, è anche pieno di stereotipi (la volpe usuraio, il cane e la fedeltà,..) però a ben guardare c'è tanto dentro.
Non lo ritengo un capolavoro ma sicuramente è un libro interessante. Sicuramente, parlarne col gruppo mi ha aiutato a capire alcuni punti di vista.
Mio voto: 7 / 10

giovedì 6 ottobre 2022

Premio Nobel per la Letteratura 2022 ad Annie Ernaux

L'Accademia di Svezia ha assegnato il Nobel alla scrittrice , 82 anni, "per il coraggio e l'acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti ei vincoli collettivi della memoria personale".

La Ernaux è autrice di brevi romanzi autobiografici. La sua opera più nota in Italia, probabilmente è "Gli anni", in cui gli avvenimenti della vita della scrittrice sono contestualizzati nella storia della Francia.
Tra i suoi libri pubblicati in italiano ci sono anche "La donna gelata", dedicato agli squilibri tra moglie e marito in un matrimonio dell’epoca, "L’altra figlia", che parla della scoperta da parte di Ernaux dell’esistenza di una sorella morta prima della sua nascita e "L’evento", da cui è stato tratto il film omonimo, che parla dell’aborto clandestino di Ernaux in gioventù.
L’ultimo libro della scrittrice uscito in italiano è "Guarda le luci, amore mio", che raccoglie osservazioni avvenute in un ipermercato.

Annie Ernaux utilizza una scrittura scarna, essenziale, priva di orpelli e virtuosismi. Ciò che conta, per lei, è nominare nel modo giusto le cose e accompagnare il lettore, prendendolo per la mano, alla scoperta di sé stesso.



sabato 1 ottobre 2022

Fuori i libri! Settembre 2022

Il primo libro che ho letto è stato "La luna e i falò" di Cesare Pavese; si tratta del libro che avevo da leggere per il gruppo di lettura del mio paese. Non facile, soprattutto come scrittura.

Poi avevo cominciato a leggere "La vita segreta delle api" di Sue Monk Kidd, ma ho dovuto interromperlo perchè mi sono arrivati altri due saggi per il torneo: "Che hai fatto in tutti questi anni. Sergio Leone e l'avventura di c'era una volta in America" di Piero Negri Scaglione e "Italian psycho. La follia tra crimini, ideologia e politica" di Corrado De Rosa. Vi dirò che i titoli mi avevano fatto venire l'ansia, ma sono state due letture molto interessanti e ho avuto grande difficoltà a scegliere quale dei due portare avanti. Quello su Sergio Leone è molto scorrevole, però se uno non ha visto il film (e io lo feci, anni fa) credo che non abbia alcun senso perchè fa molti rimandi alle scene. Il libro sulla follia ha un linguaggio decisamente più complesso ed è solo parzialmente focalizzato su quello perchè poi si allarga nei dettagli dei crimini di cui parla. Alla fine ho deciso di premiare il libro su Sergio Leone, più per il fatto che è un argomento nuovo e originale. Però sono stati molto interessanti entrambi.

Ho ripreso "La vita segreta delle api" di Sue Monk Kidd. Delizioso. Bella storia, del ritmo, bello stile narrativo. Con esso ho completato la "while I was reading challenge"!

Per il gruppo di lettura dal vivo della libreria, ho letto "Che razza di libro!" di Jason Mott, vincitore del National Book Award per la narrativa del 2021. Poi abbiamo ospitato in libreria l'autore. Una persona deliziosa, simpaticissimo. Ovviamente mi sono fatta autografare il libro e la dedica mi ha veramente fatto piacere!

Per il gruppo online, sempre della libreria, ho letto la "Saga di Gosta Berling" di Selma Lagerlof, prima donna a vincere il nobel per la letteratura. Libro impegnativo, a tratti anche un po' noioso. Amo i libri sui cavalieri, ma questi hanno davvero fatto di tutto per essere poco simpatici...

Pensavo che ci sarebbe stata un'altra convocazione per il torneo letterario, intorno al 24 settembre, e invece non sono stata convocata. Vi dirò che non ne piango, ne avevo veramente le tasche piene di saggi...

L'ultimo libro che ho cominciato, per il gruppo di lettura del mio paese, è stato "Violeta" di Isabel Allende, ma visto che l'ho finito in ottobre lo linkerò il prossimo mese.