domenica 29 marzo 2020

La casa per bambini speciali di Miss Peregrine - Ransom Riggs


Titolo originale: Miss Peregrine's Home for peculiar children (2011)

Quali mostri popolano gli incubi del nonno di Jacob, unico sopravvissuto allo sterminio della sua famiglia di ebrei polacchi? Sono la trasfigurazione della ferocia nazista? Oppure sono qualcosa d'altro, e di tuttora presente, in grado di colpire ancora? Quando la tragedia si abbatte sulla sua famiglia, Jacob decide di attraversare l'oceano per scoprire il segreto racchiuso tra le mura della casa in cui, decenni prima, avevano trovato rifugio il nonno Abraham e altri piccoli orfani scampati all'orrore della Seconda guerra mondiale. Soltanto in quelle stanze abbandonate e in rovina, rovistando nei bauli pieni di polvere e dei detriti di vite lontane, Jacob potrà stabilire se i ricordi del nonno, traboccanti di avventure, di magia e di mistero, erano solo invenzioni buone a turbare i suoi sogni notturni. O se, invece, contenevano almeno un granello di verità, come sembra testimoniare la strana collezione di fotografie d'epoca che Abraham custodiva gelosamente. Possibile che i bambini e i ragazzi ritratti in quelle fotografie ingiallite, bizzarre e non di rado inquietanti, fossero davvero, come il nonno sosteneva, speciali, dotati di poteri straordinari, forse pericolosi? Possibile che quei bambini siano ancora vivi, e che - protetti, ma ancora per poco, dalla curiosità del mondo e dallo scorrere del tempo - si preparino a fronteggiare una minaccia oscura e molto più grande di loro? (www.anobii.com)


"trova il falco... 
dentro l'anello... 
oltre la tomba del vecchio... 
3 settembre 1940"

Avvincente. Intrigante. Queste le prime parole che mi vengono in mente appena chiuso questo libro. Mi piace l'originalità della storia, mi piace la scrittura coinvolgente. L'ho letto praticamente tutto d'un fiato in un paio di giorni. Le fotografie d'epoca sono un bel valore aggiunto. Non riesco a trovarci cali di tensione nella narrazione a parte, forse, il finale. Quando arrivano gli Spettri e i Vacui, con le battaglie, la storia scorre via un po' in fretta. Ovviamente, si capisce che il libro ha un seguito, ma al momento non ho proprio voglia di proseguire un'altra saga. In futuro magari, perchè comunque mi ha lasciato in sospeso alcune domande a cui, prima o poi, mi piacerebbe trovare risposta. Non gli do il massimo dei voti perchè non è un libro autoconclusivo e quindi ti impone di leggere anche i successivi per vedere se le ottime premesse sono mantenute.
Mio voto: 8 e mezzo / 10

questo libro rientra nella categoria "a book published in the month of your birthday" della popsugar challenge, fu pubblicato il 7 giugno 2011

venerdì 27 marzo 2020

La vita davanti a sè - Romain Gary


Titolo originale: La vie devant soi (1975)
Titolo inglese: The life before us

"Non bisogna piangere, figlio mio, è naturale che i vecchi muoiano. 
Tu hai tutta la vita davanti"

Momò è un bambino che viene cresciuto da Madame Rosa in un appartamento al sesto piano di un palazzo nel quartiere multietnico di Belleville a Parigi. La donna, un'anziana ebrea reduce da Auschwitz, si occupa di crescere i figli di prostitute che, per legge, non possono tenerli con sé. 
A mano a mano che cresce, Momo si rende conto che Madame Rosa sta invecchiando e che i sei piani da salire ogni giorno potrebbero risultarle fatali con i suoi 95 chili di peso. Un giorno Momo fa conoscenza con una bella ragazza, Nadine, lavora come doppiatrice di film. Momò ha già visto che la donna ha due figli, e questo limita la sua speranza di essere adottato da lei, anche se lei è sempre molto affettuosa quando lo vede.
Intanto la salute di Madame Rosa peggiora; le prostitute non le lasciano più i bambini perché non riesce più ad accudirli e i soldi scarseggiano. Il dottor Katz dice a Momò che, anche se non ha il cancro, l'anziana donna è grave, e avrebbe bisogno di essere portata in ospedale. Ma Madame Rosa ha fatto promettere a Momò che non l'avrebbe mai lasciata portare in ospedale perchè non vuole vivere per anni come un vegetale. Al tempo stesso, Momò ha paura di essere affidato agli assistenti sociali. La solidarietà degli inquilini si mobilita, cercando di aiutare Madame Rosa.
Un giorno, durante uno dei rari periodi di lucidità dell'anziana donna, si presenta a casa un omino di nome Kadir Yoûssef; è appena uscito dal manicomio criminale dove è stato rinchiuso 11 anni per omicidio di una prostituta (che poi era la madre di Momò), e vuole vedere il figlio che era stato affidato a Madame Rosa. Si tratta del padre di Momò, che in questa occasione scopre di avere 14 anni e non 10, come gli ha fatto credere Madame Rosa per timore di perderlo. La donna si oppone tenacemente alle richieste dell'uomo, anzi gli dice che suo figlio è un altro dei bambini e che anzichè allevarlo come musulmano è stato allevato come ebreo. L'uomo è talmente agitato che ha una crisi cardiaca e muore. Confuso, Momò torna a trovare Nadine, la quale lo porta a casa propria. Suo marito è un medico, molto interessato al caso del ragazzino, che però scappa quando vede i due figli della coppia.
La situazione di Madame Rosa peggiora ancora, il dottor Katz insiste nel volerla ricoverare in ospedale ma Momò, ricordando la promessa fatta alla donna, dice al dottore che i suoi parenti stanno arrivando da Israele per portarla via con loro. Il medico è stupito ma sembra credere a questa storia. Momò decide di portare Madame Rosa nella cantina, dove lei, da anni, ha ricavato il suo “angolo ebraico”. Momò rimane con lei. La donna muore qui, e Momò rimane per tre settimane accanto al corpo dell'anziana finché i vicini, richiamati dall'odore, scoprono i due nello scantinato.

Romain Gary ha scritto questo libro sotto lo pseudonimo di Emil Ajar e gli è pure valso il suo secondo Premio Goncourt (con alcune polemiche).

Io l'ho appena terminato e ammetto che non so darne un giudizio, non so dire se mi sia piaciuto o meno.
Ho fatto fatica ad ingranare con lo stile narrativo. Questo bambino un po' sbruffone, che parlava "apposta" come un bambino (e quindi con anche errori ortografici, pensieri sparsi, ..) mi ha fatto stare un po' a distanza. Sinceramente mi sono imposta di proseguire perchè dovevo leggerlo per il gruppo di lettura, ma nella mia mente non vedevo l'ora di poter leggere altro. Poi la storia si modifica un po' e viene a galla sempre di più il rapporto quasi "materno-filiale" che c'è tra Momò e Madame Rosa. Per lei, Momò è sempre stato il suo bambino preferito, al punto che gli ha mentito sull'età perchè non voleva farlo crescere troppo in fretta, ha mentito al padre perchè non lo voleva lasciare ad un padre malato di mente, tutta una serie di atteggiamenti protettivi nei suoi confronti; allo stesso tempo, su Momò sa di poter contare, infatti affida a lui la promessa di non farla mai portare in ospedale per non morire lì. D'altro canto, per Momò la figura di Madame Rosa è la cosa più simile ad una madre che abbia avuto, e pur esagerando nel far notare i suoi difetti (i chili soprattutto, il suo enorme culo, ecc) in realtà è molto legato a lei, sta sempre attento a ciò che la può far star male, anche nel finale quando se ne prende cura in maniera quasi maniacale.
Cosa non mi è piaciuto: lo stile narrativo così bambinesco un po' forzato in alcuni punti, molto colorito, con frasi e concetti ripetuti fino alla noia; alcune descrizioni veramente troppo prolisse.
Cosa mi è piaciuto: il senso di comunità del condominio che si industria per aiutare Madame Rosa; le riflessioni sull'eutanasia di Madame Rosa, che ormai sa di essere alla fine e vorrebbe potersi "abortire" pur di non rimanere anni e anni in un letto come un vegetale. Mi ha colpito il dolore di Madame Rosa, che si accorge della sua decadenza, che ha paura perchè è sola.
In sintesi, la prima metà del libro l'ho trovata noiosa e a tratti fastidiosa; la seconda metà, più riflessiva, più profonda, mi è piaciuta molto di più. Alla luce di ciò direi che darò un voto medio.
Mio voto: 7 / 10

mercoledì 25 marzo 2020

w…w…w…wednesdays #149


"w…w…w…wednesdays" è una rubrica con la quale posso aggiornarvi sulle mie letture attuali, passate e prossime.  

Non è detto che gli aggiornamenti siano settimanali, perché non sempre leggo un libro in una settimana eh eh…
Ovviamente, se vi va, sono ben accetti i vostri interventi per condividere con me le vostre letture ;-)

Partecipare è facile, basta rispondere a queste domande:
1) cosa stai leggendo?
2) cosa hai appena finito di leggere?
3) quale pensi sarà la tua prossima lettura? 

*******

Le mie risposte (149^ puntata - mercoledì 25 marzo 2020)

1) cosa stai leggendo?
- la vita davanti a sè - Romain Gary

3) quale pensi sarà la tua prossima lettura? probabilmente uno tra:
- ultime della notte - Markaris
- gita al faro - Virginia Woolf

lunedì 23 marzo 2020

Il gatto che leggeva Shakespeare - Lilian Jackson Braun


Titolo originale: The cat who knew Shakespeare (1988)

"Nella contea di Moose, quattrocento miglia a nord di ogni dove, comincia sempre a nevicare in novembre, e nevica, nevica, nevica...."

Qwilleran si sta lentamente abituando alla sua nuova vita da milionario. Ha deciso di non abitare nella residenza principale Klingenschoen, preferendo farla diventare un museo. Siamo a novembre e tutti si aspettano che arrivi "la Grande" cioè la nevicata per eccellenza, attesa ogni anno appunto in questo mese. Nel frattempo la vita prosegue nella cittadina di Pickax. Senior Goodwinter, proprietario del Picayune, il giornale locale, muore in un incidente stradale. Il figlio, Junior, anch'egli giornalista, vorrebbe proseguire l'attività ma la madre in breve tempo decide di disfarsene (del giornale e della casa) per uscire dalla situazione finanziaria pessima in cui si trovano. A Qwill sembra strano che una vedova reagisca in modo simile e la cosa non gli torna. In più, per uno strano caso, tutti i Goodwinter sono morti in circostanze piuttosto strane, sempre mascherate da incidenti. Decide allora di contattare una sua vecchia conoscenza, un riccone a cui propone di comprare il giornale e farlo dirigere a Junior. Il bello è che tra il riccone e la vedova allegra nascerà subito una simpatia. Anche la signora Cobb, governante di Qwill, pare aver trovato l'amore con Herb Hackpole, un rozzo cacciatore che a Qwill non piace per niente. E in paese si aggira anche uno strano personaggio che nessuno conosce e che a Qwill sembra un investigatore privato.
Nel frattempo, Koko si diverte a buttare a terra alcuni libri di Shakespeare, e questo comincia a far fremere i baffi di Qwilleran. A maggior ragione quando un incendio doloso manderà a fuoco il museo Klingenschoen, rischiando di uccidere anche i gatti (ma Koko ha nasato per tempo la situazione).
Nel corso del libro, oltre a Senior moriranno altri due personaggi, ma non vi dico chi sono. Qwilleran risolverà il mistero ovviamente alla fine del libro.

Lettura scorrevole e rilassante. In realtà, più che un vero e proprio giallo, tengono banco le avventure di Qwilleran e dei personaggi che gli ruotano intorno. Gli omicidi ci sono, ma non è che lui investighi molto. La verità gli verrà raccontata direttamente da una persona a cui l'ha confessato il colpevole. Koko comunque sapeva già tutto e tramite i libri buttati a terra aveva pure dato gli indizi al suo padrone. 
In questo, più che in altri libri, in effetti la parte di mistero è molto scarsa. Comincia però a mettersi a posto tutto lo scenario in cui si muoverà Qwilleran nei seguenti libri. Io amo Qwilleran e i siamesi, e mi piace anche che stia cominciando a frequentare Polly, la bibliotecaria.
Mio voto: 7 e mezzo / 10


*************************

Serie "Il gatto che...":

2) Il gatto che mangiava i mobili  
3) Il gatto che accendeva il registratore  
5) Il gatto che amava Brahms 
6) Il gatto che giocava all'ufficio postale 
7) Il gatto che leggeva Shakespeare



sabato 21 marzo 2020

Winter. Cronache lunari - Marissa Meyer


Titolo originale: The lunar chronicles. Winter (2015)

La giovane principessa Winter è molto amata dal suo popolo per la sua grazia e la sua gentilezza. E, nonostante le cicatrici che ne deturpano il volto, è considerata uno splendore dai Lunari, anche più della regina Levana, la sua matrigna. Winter, poi, disprezza la sovrana con tutta se stessa, anche perché sa che la donna non approverà mai i suoi sentimenti per il bel Jacin, amico d'infanzia nonché guardia del palazzo. Ma Winter non è la fragile creatura che Levana pensa che sia. Infatti, la ragazza ha l'occasione di privarla del suo potere. E ora, grazie all'aiuto della cyborg Cinder e delle sue alleate, le viene offerta la possibilità concreta di dare inizio a una rivoluzione che rovesci la sovrana e ponga fine così alla guerra che infuria ormai da tanti, troppi anni. Riusciranno Cinder, Scarlet, Cress e Winter a sconfiggere Levana e a trovare ognuna il proprio lieto fine? (www.anobii.com)

Quarto e ultimo romanzo della saga. Quando ho visto quante pagine fossero, mi è venuto un colpo. Ammetto però che la trama e lo svolgimento sono tali da tenere incollati alle pagine per vedere come prosegue. La fine, beh, essendo un fairytale retelling, mi aspettavo ovviamente il lieto fine; il più era capire come ci sarebbe arrivato...
Winter è la figliastra di Levana, rimasta affidata a lei quando il padre è morto. Levana, come poi la matrigna di Cinder, ha sempre mal sopportato Winter, perchè troppo bella, bella senza dover ricorrere agli artifici a cui è costretta Levana per coprire le sue cicatrici (e si scoprirà nel finale come se le è fatte, procurando anche un minimo di pietà per lei). Winter è buona, ha la pelle scura ed  è amata dal suo popolo. Ma avendo volontariamente rinunciato al dono dei lunari, la sua mente è soggetta a problemi di pazzia e visioni. Su di lei vigila Jacin, al quale Levana risparmia la vita chiedendo in cambio che uccida proprio la sua amata Winter. Lo farà? Come nella fiaba di Biancaneve, ovviamente no.
Riusciranno gli amici a sconfiggere Levana? Beh, ovviamene sì. Con una vera e propria rivoluzione a cui parteciperanno praticamente tutti gli abitanti dei settori esterni alla capitale. Grandi battaglie, tanti morti. Poi una nuova rinascita sotto la legittima sovrana Selene.
E vissero tutti felici e contenti, come nelle rispettive fiabe.

La saga, nel complesso, mi è parsa ben strutturata. In questo ultimo libro ci sono pagine e pagine di battaglia che (siamo sempre lì) in un film sono sicuramente molto efficaci, ma da leggere sono anche noiose.
I personaggi mi danno l'idea di essere troppo grandi per quella che dovrebbe essere la loro età; voglio dire, più o meno i protagonisti sono a cavallo dei vent'anni (Scarlet mi pare ne abbia 18, Cinder 16, Thorne 20, Wolf credo di più) ma dai ragionamenti che fanno gliene si potrebbe dare diversi di più. Thorne poi sembra un dongiovanni navigato e invece ha appunto solo 20 anni.
Una cosa che ho apprezzato in tutta la saga è che i protagonisti principali, che non sono pochi alla fine, vengono introdotti un po' alla volta. Questo ha sicuramente aiutato a conoscerli meglio e ad entrare in sintonia con loro.
La cosa di suddividere gli abitanti in settori, ognuno dei quali si dedica ad una attività economica diversa, e che non comunicano gli uni con gli altri, mi ha un po' ricordato Hunger games.
Nel complesso la saga mi è piaciuta. Mi è anche piaciuto il fatto di aver preso le fiabe tradizionali e di averle praticamente stravolte. L'ultimo libro poteva essere un po' più corto, sono arrivata alla fine contenta ma un po' stremata. Però ammetto che la storia non ha grossi buchi di narrazione, ha un suo filo e lo segue fino in fondo. E' una lettura che consiglio a chi ama questo genere.
Mio voto: 7 e mezzo / 10


La saga:
- Winter 

Cress. Cronache lunari - Marissa Meyer


Titolo originale: The lunar chronicles - Cress (2014)

Cress ha solo sedici anni e per gran parte della sua vita ha vissuto prigioniera o, come preferisce dire lei, "damigella in difficoltà" su un satellite in orbita nello spazio, dove gli unici contatti con l'esterno sono avvenuti tramite Internet. Ed è proprio attraverso la Rete che viene contattata dalla Rampion, la nave spaziale del capitano Carswell Thorne, sulla quale viaggiano anche Cinder, Scarlet e Wolf. Cress, infatti, negli anni di isolamento forzato è diventata una hacker eccezionale, e proprio per questo motivo pare l'unica speranza per mettere in atto il piano di Cinder e sconfiggere una volta per tutte la regina Levana e il suo terribile esercito prima che invadano la Terra.
Per farlo, però, Cinder e i suoi devono prima di tutto liberare Cress. Peccato che, una volta approdati sul satellite in cui è imprigionata, il piano non vada esattamente come previsto...
Dopo Cinder e Scarlet, Marissa Meyer ci regala un altro romanzo avvincente, il terzo della saga delle Cronache lunari, dove i colpi di scena si succedono in un mix perfetto di azione, humour e romanticismo. Ma soprattutto, ancora una volta, dà vita a un'eroina che i lettori difficilmente potranno dimenticare. (www.anobii.com)

Terzo libro della saga, questa volta liberamente ispirato al personaggio di Raperonzolo. Cress è una lunare "guscio" che è stata "salvata" dalla taumaturga Sybil Mira che l'ha rinchiusa in un satellite a fare l'hacker, col compito di trovare Cinder.
Cress l'avevamo intravista nel finale del primo libro, dove era riuscita a contattare Cinder. Ora è Cinder che la contatta per portarla in salvo. Ma le cose non andranno così lisce, perchè Sybil riuscirà a sventare il piano di Cinder portando uno smembramento all'interno del gruppo. Cress sarà liberata sì dal suo satellite, ma si ritroverà in Africa sola con Carswell Thorne che ha perso la vista per un trauma cranico. Prima verranno aiutati e rifocillati da un gruppo di commercianti, che in seguito venderanno Cress proprio al dottor Erland. Anche Thorne, con altri mezzi, arriverà da Erland.
Cinder e Wolf, catturata la guardia di Sybil, Jacin, decideranno di fare rotta verso l'Africa, sempre per rintracciare Erland. Alla fine il gruppo di riesce a riunire, a parte Scarlet, che è stata fatta prigioniera dalla taumaturga ed è stata portata sulla Luna al cospetto della regina Levana. Qui farà conoscenza con la principessa Winter, la figliastra di Levana, una ragazza che ha deciso di non utilizzare il proprio dono da lunare e per questo motivo soffre spesso di allucinazioni.
Erland riesce a mettere a punto delle gocce che potrebbero far tornare la vista a Thorne, e capisce che Cress è la figlia che sua moglie aveva consegnato alle autorità perchè era un guscio. Erland fa due conti e si chiede come mai la caccia ai gusci fosse cominciata ben prima che la letumosi si diffondesse (e in realtà non sono mai stati uccisi), arrivando alla conclusione che i sovrani lunari hanno studiato apposta questa guerra batteriologica per far fuori i terrestri. Purtroppo, a fine libro anche Erland si prenderà la letumosi e si metterà in isolamento volontario per non contagiare gli altri del gruppo.
Nel frattempo, il resto del gruppo prosegue col piano: rapire l'imperatore Kai, impedendo le nozze con Levana. Ovviamente il colpo riuscirà, ma questo scatenerà l'ira di Levana che comincerà la sua spietata guerra su tutto il pianeta Terra.

Sto proseguendo tutto d'un fiato a leggere la saga, perchè a sto punto sono curiosa di vedere come si conclude. Il ritmo è abbastanza alto per tutto il libro. Mi ha fatto piacere che finalmente Iko abbia ottenuto il corpo da escort-droide che aveva sempre desiderato, ed è stata utile al resto del gruppo per arrivare a Kai. Mi è dispiaciuto molto che Scarlet sia stata imprigionata dai Lunari (e purtroppo le viene anche tagliato un pezzo di mignolo).
La lettura scorre bene, anche se devo dire che qualche pagina in meno non avrebbe guastato (e già ho visto che l'ultimo libro è lunghissimo...). Mi è piaciuto, ci sono alcuni colpi di scena ben collocati. Rimango dell'idea che trasformato in film sarebbe spettacolare.
La prima parte del libro è concentrata molto su Cress; dopodichè vengono riunite le storie dei personaggi e si comincia a seguire l'intrigo nel suo complesso. In effetti ho apprezzato molto il fatto che i personaggi vengono introdotti un po' alla volta, così sono stati caratterizzati decisamente meglio. Da capire il personaggio di Jacin, la guardia lunare, che pare aiutare il gruppo di Cinder, poi li tradisce.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

domenica 15 marzo 2020

Scarlet. Cronache lunari - Marissa Meyer


Titolo originale: The lunar chronicles - Scarlet (2013)

Anno 126, Terza Era. Androidi e umani popolano le strade di Nuova Pechino, sotto lo sguardo implacabile degli abitanti della Luna. Cinder, giovane cyborg e legittima erede al trono lunare, evade dalla prigione in cui è stata rinchiusa per partire alla volta di Parigi, alla ricerca della donna che in passato l'ha nascosta dalla malvagia Regina Levana. Il suo destino si intreccia a quello di Scarlet, giovane contadina francese costretta ad abbandonare la sua fattoria per ritrovare la nonna, scomparsa senza lasciare traccia. Insieme, con l'aiuto dell'ambiguo Wolf, esperto di combattimenti clandestini, e dell'affascinante cadetto Carswell Thorne, Scarlet e Cinder scopriranno di dover combattere un nemico comune: la Regina Levana, pronta a scatenare la guerra per indurre il principe Kai a sposarla e affermare la supremazia dei Lunari sulla Terra. Vigilata da una luna ostile e minacciosa, Scarlet, moderna Cappuccetto Rosso, dovrà attraversare una città insidiosa come il profondo del bosco, e scoprire se dietro il conturbante Wolf si nasconde un alleato... o un predatore. (www.anobii.com)

Secondo libro delle cronache lunari. Non potevo lasciar passare troppo tempo a leggerlo perchè queste saghe o le continui subito o ti dimentichi le cose. O almeno, a me capita così.
Questo secondo libro ha come protagonista una novella cappuccetto rosso, la cui nonna è stata rapita da dei lupi che sono in realtà dei soldati bioingegnerizzati al servizio della regina Levana che vogliono ovviamente arrivare alla principessa Selene. E proprio uno di questi lupi, il maschio alfa che in realtà sta scappando dal gruppo e si mantiene facendo combattimenti clandestini, si innamora, ricambiato, di Scarlet. Ma la ragazza più volte avrà da chiedersi se Wolf è davvero sincero o meno. Prevarrà in lui l'istinto omicida o prevarrà l'istinto di protezione verso Scarlet? Va beh, la domanda è retorica, alla fine del libro Wolf è un lupo abbastanza smieloso... E' interessante la ricostruzione del personaggio del lupo che ne ha fatto la Meyer.
Nel frattempo Cinder, cercando di scappare dalla prigione in cui era tenuta, finisce per sbaglio nella cella del capitano Thorne, il quale in realtà è un cadetto che ha disertato ed ha rubato una navicella dell'esercito della Repubblica Americana e che con questa navicella porterà Cinder in Francia, a Rieux, alla ricerca di Michelle Benoit, ex aviatore che ha fatto parte dell'unica spedizione di terrestri sulla luna e che pare abbia aiutato a non far morire la principessa Selene. Michelle Benoit non è altri che la nonna di Scarlet.
Nel libro procedono di pari passo l'evasione di Cinder e Thorne e la ricerca da parte di Scarlet di sua nonna (ad un certo punto accompagnata da Wolf). Sarà a Parigi, nel mezzo dei tumulti provocati dalla regina Levana, che i quattro si incontreranno e proseguiranno la fuga a bordo della navicella Rampion, nella quale Cinder ha impiantato il chip della personalità di Iko in modo che funga da sistema di controllo..
In pochi capitoli si parla anche dell'imperatore Kai, che per far cessare la guerra accetta di sposare la regina Levana.
Questo libro è sicuramente più complesso del precedente, ed è pieno di battaglie e combattimenti che ho trovato un po' noiosi da leggere (sicuramente in un film sarebbero spettacolari). Ho trovato molto tenera la storia di Wolf e Scarlet, e mi è piaciuto molto il personaggio di Scarlet, diciottenne "con gli attributi". Anzi, forse mi è proprio piaciuto più il personaggio di Scarlet rispetto a quello di Cinder, che in questo libro impara un po' ad usare il proprio potere da lunare ma commette anche tanti errori di ingenuità. Cinder decide di non andare in Africa come le aveva detto il dottor Erland, ma fa di testa sua e si dirige in Francia; purtroppo arriva tardi e non avrà modo di parlare con nonna Benoit.
La scrittura è molto fluida, pur essendo più lungo del precedente, in realtà il libro scorre molto bene. Così come si alternano molto bene le storie delle due protagoniste. Mi è anche piaciuto che sia tornata fuori Iko. 
Mio voto: 7 e mezzo / 10.

giovedì 12 marzo 2020

I 12 libri che si contenderanno il Premio Strega 2020

Sono stati nominati i 12 libri che si contenderanno il Premio Strega 2020, scelti tra i 54 che erano stati proposti.

Martedì 9 giugno saranno annunciati i 5 finalisti, mentre la proclamazione del vincitore avverrà giovedì 2 luglio 2020.

«Ci sono autori di grande levatura. Nomi molto amati dal pubblico e di grande esperienza, anche editoriale e professionale, con delle storie importanti. Però la sorpresa principale di questa dozzina è forse la qualità degli autori nuovi, che abbiamo letto — vogliamo sottolinearlo — con grande piacere e con grande sorpresa. Autori al primissimo libro o al secondo, con delle voci già perfettamente delineate, intonate, di grande spessore letterario e di grande tenuta nel costruire la narrazione. Scoprire tutto questo in un momento così difficile del nostro paese e poterlo valorizzare ci dà sinceramente un senso di speranza e di gioia». (Melania G. Mazzucco, presidente del Comitato direttivo)

La nuova stagione di Silvia Ballestra
Si narra che la Sibilla, adirata contro le fate che ballavano con i pastori, avrebbe scagliato loro le pietre che divennero poi il paese di Arquata: pietre destinate a rotolare drammaticamente di nuovo, durante il terremoto. Le sorelle Nadia e Olga si sentono a casa proprio qui, in questa terra che si muove, e che scendendo dai Sibillini verso il mare si fa campagna. Qui il loro papà ha trascorso la vita lavorando la terra, per questo ancora oggi la famiglia viene trattata con rispetto. Ma adesso tutto è cambiato. L'amore e il lavoro le hanno portate lontano, i figli sono cittadini del mondo. La gente vuole fragole e susine anche a gennaio. È una nuova stagione. E, per loro, è tempo di separarsi dalla terra. Inizia per le sorelle un viaggio a ritroso, nella memoria, e uno reale, attraverso gli incredibili colloqui con i possibili acquirenti del terreno, ex mezzadri arricchiti o emissari di multinazionali della frutta; tutti maschi, tutti ambigui, tutti apparentemente incapaci di capire quanto male facciano le radici, quando bisogna tagliarle. È davvero tutto immutabile nell'avvicendarsi delle generazioni, dei raccolti? Possiamo ancora sperare di lasciare questo pianeta un po' migliore di come lo abbiamo ricevuto? Silvia Ballestra scrive un romanzo attualissimo e antico, come i luoghi dove è nata, cui dedica pagine di graffiante umorismo ma al tempo stesso piene della nostalgia e dello stupore di chi sente iniziare una nuova stagione.

Città sommersa di Marta Barone
Il ragazzo corre nella notte d'inverno, sotto la pioggia, scalzo, coperto di sangue non suo. Chiamiamolo L.B. e avviciniamoci a lui attraverso gli anni e gli eventi che conducono a quella notte. A guidarci è la voce di una giovane donna brusca, solitaria, appassionata di letteratura, e questo romanzo è memoria e cronaca del confronto con la scomparsa del padre, con ciò che è rimasto di un legame quasi felice nell'infanzia felice da figlia di genitori separati, poi fatalmente spinoso, e con la tardiva scoperta della vicenda giudiziaria che l'ha visto protagonista. Chi era quello sconosciuto, L.B., il giovane sempre dalla parte dei vinti, il medico operaio sempre alle prese con qualcuno da salvare, condannato al carcere per partecipazione a banda armata? E perché di quel tempo - anni prima della nascita dell'unica figlia - non ha mai voluto parlare? Testimonianze, archivi e faldoni, ricordi, rivelazioni lentamente compongono, come lastre mescolate di una lanterna magica, il ritratto di una persona complicata e contraddittoria che ha abitato un'epoca complicata e contraddittoria. Torino è il fondale della lotta politica quotidiana con le sue fatiche e le sue gioie, della rabbia, della speranza e del dolore, infine della violenza che dovrebbe assicurare la nascita di un avvenire radioso e invece fa implodere il sogno del mondo nuovo generando delusione e rovina. Il romanzo di un uomo, delle sue famiglie, delle sue appartenenze, la sua vita visitata con amore e pudore da una figlia per la quale il mondo si misura e si costruisce attraverso la parola letta e scritta.

Febbre di Jonathan Bazzi
Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un'infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all'ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test dell'HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato. A partire dal d-day che ha cambiato la sua vita con una diagnosi definitiva, l'autore ci accompagna indietro nel tempo, all'origine della sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano - o Rozzangeles il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano. Dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore. Figlio di genitori ragazzini che presto si separano, allevato da due coppie di nonni, cerca la sua personale via di salvezza e di riscatto, dalla predestinazione della periferia, dalla balbuzie, da tutte le cose sbagliate che incarna (colto, emotivo, omosessuale, ironico) e che lo rendono diverso.

La misura del tempo di Gianrico Carofiglio
Tanti anni prima Lorenza era una ragazza bella e insopportabile, dal fascino abbagliante. La donna che un pomeriggio di fine inverno Guido Guerrieri si trova di fronte nello studio non le assomiglia. Non ha nulla della lucentezza di allora, è diventata una donna opaca. Gli anni hanno infierito su di lei e, come se non bastasse, il figlio Iacopo è in carcere per omicidio volontario. Guido è tutt'altro che convinto, ma accetta lo stesso il caso; forse anche per rendere un malinconico omaggio ai fantasmi, ai privilegi perduti della giovinezza. Comincia così, quasi controvoglia, una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali. Una scrittura inesorabile e piena di compassione, in equilibrio fra il racconto giudiziario - distillato purissimo della vicenda umana - e le note dolenti del tempo che trascorre e si consuma.

Ragazzo italiano di Gian Arturo Ferrari
La vita di Ninni, figlio del dopoguerra, attraversa le durezze da prima rivoluzione industriale della provincia lombarda, il tramonto della civiltà rurale emiliana, l'esplosione di vita della Milano riformista. E insieme Ninni impara a conoscere le insidie degli affetti, la sofferenza, persino il dolore che si cela anche nei legami più prossimi. Da ragazzino, grazie alla nonna, scopre di poter fare leva sull'immenso continente di esperienze e di emozioni che i libri gli spalancano di fronte agli occhi. Divenuto consapevole di sé e della sua faticosa autonomia, il ragazzo si scava, all'insegna della curiosità e della volontà di sapere, quello che sarà il proprio posto nel mondo. Nella storia di "Ragazzo italiano" si riflette la storia dell'intero Paese, l'asprezza, la povertà, l'ansia di futuro, la vicenda di una generazione figlia della guerra ma determinata a proiettare progetti e sogni oltre quella tragedia. Un'Italia dove la scuola è la molla di promozione sociale, e l'avvenire è affollato di attese e promesse. Un'Italia ancora viva nella memoria profonda del Paese, nelle peripezie familiari di tanti italiani.

Giovanissimi di Alessio Forgione
Marocco ha quattordici anni e vive con il padre a Soccavo, un quartiere di Napoli. La madre li ha abbandonati qualche anno prima, senza dare più notizie di sé, e lui vive quell'assenza come una ferita aperta, un dolore sordo che non dà pace. Frequenta il liceo con pessimi risultati e le sue giornate ruotano attorno agli allenamenti e alle trasferte: insieme a Gioiello, Fusco e Petrone è infatti una giovane promessa del calcio, ma nemmeno le vittorie sul campo riescono a placare la rabbia e il senso di vuoto che prova dentro. Finché non accadono due cose: l'arrivo di Serena, che gli porta un amore acerbo e magnifico, e la proposta di Lunno, il suo amico più caro, che mette in discussione tutte le sue certezze. Dopo l'esordio con "Napoli mon amour", Alessio Forgione torna con un romanzo di prime volte, e ci racconta un mondo di ragazzini che crescono da soli,tra desideri di grandezza e delusioni repentine, piccoli crimini e grandi violenze, in attesa di scorgere il varco che conduce all'età adulta.

Breve storia del mio silenzio di Giuseppe Lupo
L'infanzia, più che un tempo, è uno spazio. E infatti dall'infanzia si esce e, quando si è fortunati, ci si torna. Così avviene al protagonista di questo libro: un bimbo che a quattro anni perde l'uso del linguaggio, da un giorno all'altro, alla nascita della sorella. Da quel momento il suo destino cambia, le parole si fanno nemiche, anche se poi, con il passare degli anni, diventeranno i mattoni con cui costruirà la propria identità. "Breve storia del mio silenzio" è il romanzo di un'infanzia vissuta tra giocattoli e macchine da scrivere, di una giovinezza scandita da fughe e ritorni nel luogo dove si è nati, sempre all'insegna di quel controverso rapporto tra rifiuto e desiderio di dire che accompagna la vita del protagonista. Natalia Ginzburg confessava di essersi spesso riproposta di scrivere un libro che racchiudesse il suo passato, e di "Lessico famigliare diceva: «Questo è, in parte, quel libro: ma solo in parte, perché la memoria è labile, e perché i libri tratti dalla realtà non sono spesso che esili barlumi di quanto abbiamo visto e udito». Così Giuseppe Lupo - proseguendo, dopo "Gli anni del nostro incanto", nell'"invenzione del vero" della propria storia intrecciata a quella del boom economico e culturale italiano - racconta, sempre ironico e sempre affettuoso, dei genitori maestri elementari e di un paese aperto a poeti e artisti, di una Basilicata che da rurale si trasforma in borghese, di una Milano fatta di luci e di libri, di un'Italia che si allontana dagli anni Sessanta e si avvia verso l'epilogo di un Novecento dominato dalla confusione mediatica. E soprattutto racconta, con amore ed esattezza, come un trauma infantile possa trasformarsi in vocazione e quanto le parole siano state la sua casa, anche quando non c'erano.

Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli
Ha vent'anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. È il giugno del 1994, un'estate di Mondiali. Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura. Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all'uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro. Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati.

Almarina di Valeria Parrella
Esiste un'isola nel Mediterraneo dove i ragazzi non scendono mai a mare. Ormeggiata come un vascello, Nisida è un carcere sull'acqua, ed è lì che Elisabetta Maiorano insegna matematica a un gruppo di giovani detenuti. Ha cinquant'anni, vive sola, e ogni giorno una guardia le apre il cancello chiudendo Napoli alle spalle: in quella piccola aula senza sbarre lei prova a imbastire il futuro. Ma in classe un giorno arriva Almarina, allora la luce cambia e illumina un nuovo orizzonte. Il labirinto inestricabile della burocrazia, i lutti inaspettati, le notti insonni, rivelano l'altra loro possibilità: essere un punto di partenza. Nella speranza che un giorno, quando questi ragazzi avranno scontato la loro pena, ci siano nuove pagine da riempire, bianche «come il bucato steso alle terrazze». Questo romanzo limpido e intenso forse è una piccola storia d'amore, forse una grande lezione sulla possibilità di non fermarsi. Di espiare, dimenticare, ricominciare. «Vederli andare via è la cosa più difficile, perché: dove andranno. Sono ancora così piccoli, e torneranno da dove sono venuti, e dove sono venuti è il motivo per cui stanno qui».

Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio di Remo Rapino
Liborio Bonfiglio è una cocciamatte, il pazzo che tutti scherniscono e che si aggira strambo e irregolare sui lastroni di basalto di un paese che non viene mai nominato. Eppure nella sua voce sgarbugliata il Novecento torna a sfilare davanti ai nostri occhi con il ritmo travolgente e festoso di una processione con banda musicale al seguito. Perché tutto in Liborio si fa racconto, parola, capriola e ricordo: la scuola, l'apprendistato in una barberia, le case chiuse, la guerra e la Resistenza, il lavoro in fabbrica, il sindacato, il manicomio, la solitudine della vecchiaia. A popolare la sua memoria una galleria di personaggi indimenticabili: il maestro Romeo Cianfarra, donn'Assunta la maitressa, l'amore di gioventù Teresa Giordani, gli amici operai della Ducati, il dottore Alvise Mattolini, Teté e la Sordicchia... Dal 1926, anno in cui viene al mondo, al 2010, anno in cui si appresta a uscire di scena, Liborio celebrerà, in una cronaca esilarante e malinconica di fallimenti e rivincite, il carnevale di questo secolo, i suoi segni neri, ma anche tutta la sua follia e il suo coraggio.

Il colibrì di Sandro Veronesi
Marco Carrera è il colibrì. La sua è una vita di continue sospensioni ma anche di coincidenze fatali, di perdite atroci e amori assoluti. Non precipita mai fino in fondo: il suo è un movimento incessante per rimanere fermo, saldo, e quando questo non è possibile, per trovare il punto d'arresto della caduta - perché sopravvivere non significhi vivere di meno. Intorno a lui, Veronesi costruisce un mondo intero, in un tempo liquido che si estende dai primi anni settanta fino a un cupo futuro prossimo, quando all'improvviso splenderà il frutto della resilienza di Marco Carrera: è una bambina, si chiama Miraijin, e sarà l'uomo nuovo.

L'apprendista di Gian Mario Villalta
Fuori piove, fa freddo. Dentro la chiesa, in un piccolo paese del Nord-Est, fa ancora più freddo. È quasi buio, la luce del mattino non riesce a imporsi. Un uomo, Tilio, sta portando via i moccoli dai candelieri, raschia la cera colata, mette candele nuove. Sistema tutto seguendo l'ordine che gli hanno insegnato, perché si deve mettere ogni cosa al suo posto nella giusta successione. Parla con se stesso, intanto, in attesa che sulla scena compaia Fredi, il sacrestano. Tra una messa e l'altra i due sorseggiano caffè corretto alla vodka. Così inizia il teatro di una coppia di personaggi indimenticabile, che intesse nei pensieri, nei dialoghi e nei racconti un intreccio vertiginoso di vicende personali, desideri, rimpianti e paure che convocano la vita di tutto un paese, in una lingua che fa parlare la realtà vissuta.

domenica 8 marzo 2020

Little House in the Big Woods - Laura Ingalls Wilder


Titolo originale: Little House in the Big Woods (1932)

Based on the real-life adventures of Laura Ingalls Wilder, Little House in the Big Woods is the first book in the award-winning Little House series, which has captivated generations of readers. This edition features the classic black-and-white artwork from Garth Williams.
Little House in the Big Woods takes place in 1871 and introduces us to four-year-old Laura, who lives in a log cabin on the edge of the Big Woods of Wisconsin. She shares the cabin with her Pa, her Ma, her sisters Mary and Carrie, and their lovable dog, Jack.
Pioneer life isn’t easy for the Ingalls family, since they must grow or catch all their own food as they get ready for the cold winter. But they make the best of every tough situation. They celebrate Christmas with homemade toys and treats, do their spring planting, bring in the harvest in the fall, and make their first trip into town. And every night, safe and warm in their little house, the sound of Pa’s fiddle lulls Laura and her sisters into sleep.
The nine books in the timeless Little House series tell the story of Laura’s real childhood as an American pioneer, and are cherished by readers of all generations. They offer a unique glimpse into life on the American frontier, and tell the heartwarming, unforgettable story of a loving family (www.goodreads.com)

Non so perchè i libri in italiano cominciano dal terzo episodio, come poi fa la serie tv degli anni 70 di cui non mi sono persa una puntata all'epoca. E così l'ho letto in inglese. La scrittura è abbastanza semplice, essendo un libro per bambini si segue molto bene. Chiaramente alcune parole non le conoscevo e quindi avevo il vocabolario di fianco, ma nel complesso la lettura non mi ha creato problemi.
Nel libro si parla principalmente di Laura, che ha quattro anni all'inizio del libro ma ne compie cinque poco dopo, e della sua amorevole famiglia composta da Pa, Ma, la sorella maggiore Mary e la piccola Carrie. La famiglia abita in una casa fatta di tronchi di legno in mezzo ai boschi, boschi a perdita d'occhio. La città più vicina si chiama Pepin, in Wisconsin.
Il libro parla della vita familiare dall'autunno all'autunno successivo, con tutta la preparazione delle provviste per l'inverno, il Natale, poi il ritorno della primavera, le visite ai parenti che abitano anche loro in mezzo al bosco, la mietitura del grano, ecc. 
E' un interessante spaccato della vita contadina del periodo. Viene dettagliatamente spiegato come si fa il burro, proprio come lo vedrebbe un bambino. C'è anche una parte di uccisione del maiale che non ho letto proprio volentieri, ma funzionava così. Ognuno in casa ha il proprio ruolo, anche le bambine aiutano la mamma in cucina. La domenica è sacra, si legge la Bibbia, non si fa rumore e si prega. I rimedi sono quelli della nonna, quando uno dei cugini si fa pungere dalle api, viene ricoperto di fango e medicato con erbe. Ci sono dei passaggi anche divertenti, tipo quando la madre prende a schiaffi sulla schiena un orso perchè nel buio credeva che fosse la loro mucca.
E' un libro gradevole, va anche rapportato al periodo storico. Io, sinceramente, così isolata non riuscirei a vivere.
Quello che traspare da ogni pagina, che in pratica sono le memorie dell'autrice, è il grande amore che permea questa famiglia. Sono molto belle le scene in cui il padre prende le due bambine con sè e racconta loro delle storie, principalmente di vita vissuta. Oppure suona il violino e loro lo ascoltano ammirate. E' molto bella l'atmosfera. E' molto bello anche il finale in cui il padre era andato a caccia di cervo per avere carne fresca da mangiare, ma alla fine il cervo era così bello alla luce della luna, che non è riuscito a sparare; stessa cosa con l'orso e con la cerva. E le bambine sono contente che non abbia sparato (e anche io..)
Non gli do dieci perchè alcune parti sono talmente dettagliate che diventano un po' noiose. Ma in effetti ci sta col modo di raccontare che hanno i bambini.
Mio voto: 9 / 10

venerdì 6 marzo 2020

Cinder. Cronache lunari - Marissa Meyer


Titolo originale: The lunar chronicles - Cinder (2012)

Cinder è abituata alle occhiate sprezzanti che la sua matrigna e la gente riservano ai cyborg come lei, e non importa quanto sia brava come meccanico al mercato settimanale di Nuova Pechino o quanto cerchi di adeguarsi alle regole. Proprio per questo lo sguardo attento del Principe Kai, il primo sguardo gentile e senza accuse, la getta nello sconcerto. Può un cyborg innamorarsi di un principe? E se Kai sapesse cosa Cinder è veramente, le dedicherebbe ancora tante attenzioni? Il destino dei due si intreccerà fin troppo presto con i piani della splendida e malvagia Regina della Luna, in una corsa per salvare il mondo dall'orribile epidemia che lo devasta. Cinder, Cenerentola del futuro, sarà combattuta tra il desiderio per una storia impossibile e la necessità di conquistare una vita migliore. Fino a un'inevitabile quanto dolorosa resa dei conti con il proprio oscuro passato. (www.anobii.com)

Sono anni che sento parlare di questo libro e mi sono decisa a leggerlo perchè ha come protagonista un cyborg, cosa che non sapevo. Mi cade a pennello anche per la monthly motif di marzo, come sottogenere del fantasy (fairytale retelling).
La storia è liberamente tratta dalla favola di Cenerentola. E' ambientata in un futuro tecnologico, in cui le macchine a benzina sono un vecchio ricordo che nessuno sa più usare. E' ambientata a Nuova Pechino, ricostruzione della precedente città distrutta dalla quarta guerra mondiale, che ha portato a suddividere il mondo in 6 continenti; quello asiatico è chiamato Commonwealth Orientale.
Cinder è mezza umana e mezza cyborg. Ha subìto un intervento quando aveva circa undici anni, dopo essere rimasta vittima di un incidente in cui sono morti entrambi i genitori. Il suo corpo era troppo devastato e quindi è stato indispensabile ricostruirla roboticamente. Dopo che è morto il suo adottante, è rimasta con la matrigna (che la odia a morte) e con le due sorellastre, Pearl e Peony. Peony le è davvero affezionata, mentre l'altra sorellastra la odia.
Cinder è costretta ad andare al mercato e lavorare come meccanico per sostenere la famiglia, accompagnata dal robottino domestico Iko. Ed è al mercato che incontra il principe Kai, che cercava proprio il miglior meccanico per fargli riparare in suo robot domestico Nainsi. Ma è anche al mercato che viene scoperto un caso di letumosi, la malattia mortale che colpisce gli umani e da cui non si può guarire. Purtroppo anche Peony verrà contagiata, mentre Cinder verrà "offerta come volontaria" dalla matrigna per fare da cavia nei test di ricerca dell'antidoto. Questi test in genere sono mortali per chiunque vi viene sottoposto, ma incredibilmente, Cinder si rivela immune. Nel corso del libro verrà spiegato il perchè. E il dottore che scopre la sua immunità (e il resto) è un po' "la fata turchina" di Cinder, che cerca di avvisarla di stare lontana dalla Regina Levana. Lo farà? Ovviamente no. E da qui si scateneranno una serie di cose...

La lettura è molto semplice e scorrevole. Ed è anche avvincente al punto da voler vedere come va avanti. Personalmente, mi hanno un po' annoiato i dettagli tecnici dei cyborg, ma ci stanno con la trama in effetti.
E' facile affezionarsi a Cinder, perchè è la brava ragazza vittima del pregiudizio e della cattiveria. Mi fa piacere che almeno una delle due sorellastre le fosse affezionata. Poi è adorabile il robottino Iko. Come nelle fiabe, è ben chiaro chi sono i buoni e chi sono i cattivi.
Alcuni punti della storia sono chiaramente intuibili ben prima che succedano; per esempio tutta la storia di Cinder prima dell'intervento e il perchè della sua immunità. O perchè il dottor Erland la protegge. Tutto sommato è l'unica direzione che la storia poteva prendere. Penso anche che si possa immaginare il finale della saga, ma in effetti in libri come questi ciò che importa è la trama e come viene resa. Il cammino più importante del traguardo insomma.
Credo non si debba perdere di vista il fatto che si tratta di un libro per ragazzi, non per denigrarli, anzi, ma non ci si può aspettare approfondimenti psicologici troppo pesanti (anche se il tormento di Cinder che si sente inferiore è ben chiaro); è un libro dove sicuramente la trama si prende delle licenze narrative dietro alle quali non serve molto fare delle riflessioni da adulto. Così come succede in altri libri come Twilight o Maze Runners.
A questo punto ho un grosso conflitto: proseguire o meno la serie subito? Perchè davvero mi è piaciuta e vorrei arrivare alla fine. Però ho anche altri libri da portare avanti. Vediamo, magari la interrompo un attimo e poi la riprenderò.
Mio voto: 8 / 10

mercoledì 4 marzo 2020

w…w…w…wednesdays #148


"w…w…w…wednesdays" è una rubrica con la quale posso aggiornarvi sulle mie letture attuali, passate e prossime.  

Non è detto che gli aggiornamenti siano settimanali, perché non sempre leggo un libro in una settimana eh eh…
Ovviamente, se vi va, sono ben accetti i vostri interventi per condividere con me le vostre letture ;-)

Partecipare è facile, basta rispondere a queste domande:
1) cosa stai leggendo?
2) cosa hai appena finito di leggere?
3) quale pensi sarà la tua prossima lettura? 

*******

Le mie risposte (148^ puntata - mercoledì 4 marzo 2020)

1) cosa stai leggendo?
-  Cinder - Marissa Meyer

2) cosa hai appena finito di leggere?
- come piante tra i sassi - Mariolina Venezia
- non dire notte - Amos Oz

3) quale pensi sarà la tua prossima lettura? probabilmente uno tra:
- la casa nella prateria - Laura Ingalls Wilder
- the opposite house - Helen Oyeyemi
- la vita davanti a sè - Romain Gary

domenica 1 marzo 2020

Non dire notte - Amos Oz


Titolo originale: Don't Call It Night (1994)

A Tel Kedar, una tranquilla cittadina israeliana nel deserto del Negev, abitano Noa e Theo. Dopo sette anni di felice convivenza, sono in una fase stagnante del loro rapporto. Theo, urbanista sessantenne di successo, appare sempre più introverso e sembra aver perso energia, voglia di fare e di mettersi in gioco. Noa, frenetica professoressa di lettere di quindici anni più giovane che insegna nella scuola locale, è sempre alla ricerca di nuovi traguardi e nuove sfide. In seguito alla morte di uno degli studenti di Noa, le viene affidato il compito di dare vita a un centro di riabilitazione per giovani tossicodipendenti. Aiutata da Muki, agente immobiliare, da Linda, una timida divorziata, e da Lumir, un pensionato, Noa si dedica al progetto con entusiasmo e idealismo, pronta a lottare contro l’opposizione di tutta la cittadina che teme che un simile centro possa portare droga e criminalità. Non vuole mostrare le sue debolezze e chiedere l’aiuto di Theo, e lui non vuole interferire se non è richiesto… Se per un verso la vicenda sembra mettere a dura prova la loro relazione, dall’altro dimostra lo struggente affetto, l’infinita tenerezza e il profondo amore che ancora li lega. La storia è narrata dai due protagonisti in prima persona, alternandosi di capitolo in capitolo, raccontando gli stessi episodi visti da occhi diversi, contrapponendo con forza le due personalità, descrivendo non solo le loro vite, ma anche quella di vari abitanti di Tel Kedar, vecchi e nuovi immigrati, persone colpite da tragedie immani, ma anche personaggi buffi, russi pieni di vitalità, giovani studenti dalle belle speranze. Non dire notte non è esplicitamente un romanzo politico: è un libro che esplora l’animo umano, che racconta la realtà quotidiana di una comunità lontana da Tel Aviv o Gerusalemme, protetta da filo spinato e guardie, che cerca di vivere una vita normale come qualsiasi altra cittadina del mondo. (https://www.feltrinellieditore.it)

La descrizione che ne fa l'editore è effettivamente molto obiettiva, soprattutto rispetto a descrizioni di altri libri dove la trama dice una cosa e poi lo leggi e le cose non stanno esattamente così.
Nel libro si alternano le voci di Theo e di Noa, ognuno coi propri pensieri, coi propri dialoghi interiori. Ho fatto un po' fatica ad entrare in sintonia con questo tipo di lettura. Quello che balza subito all'occhio è la grande crisi in cui vivono questi due personaggi. Molto diversi l'uno dall'altra, per età e per temperamento.
Il personaggio di Theo mi ha ricordato un po' "Stoner", un personaggio placido,che vuole stare tranquillo, che vorrebbe aiutare ma che sa che il miglior aiuto che può dare a Noa è proprio non aiutarla, nonostante lui veda prima di lei i problemi della situazione in cui viene coinvolta. E nonostante tutto è quello che ci mette i soldi per rendere vivo il progetto.

"L'unica via per aiutarla è non cercare di aiutarla. Solo diventare piccoli. Congelarsi. Confondersi con il muro. Fermi. Davvero la finestra c'è ed è rimasta aperta? Davvero spero che voli fuori? Oppure sto in agguato, fermo, la fisso dal buio con gli occhi pietrificati, in attesa che crolli sfinita. Allora potrò piegarmi e prendermi cura di lei come all'inizio. Sin dall'inizio."

Il personaggio di Noa l'ho trovato terribilmente egoista, capriccioso; non vuole essere considerata una bambina ma si comporta come tale; non vuole essere aiutata ma sa di averne bisogno; quando vuole aiuto, non lo vuole chiedere; è un fuoco di paglia che si accende all'idea di questo nuovo progetto (che poi sarebbe uno studio di fattibilità e non la costruzione del vero e proprio centro) che si spegne quando il progetto comincia a diventare reale (forse perchè a quel punto l'ha aiutata Theo?).
Oz ha ricreato l'intero microcosmo di questo paesino nel deserto, ma i personaggi diventano così tanti che non riuscivo a star dietro a tutti.
Sinceramente, la mia esperienza di lettura è stata faticosa. Lunghe e prolisse descrizioni che mi hanno sfinito. Quello che mi rimane è la sofferenza di Theo e Noa, in una relazione dove lui è troppo padre per lei e lei è troppo presa dall'accusarlo di essere "patrimonio nazionale".
La sensazione che mi lascia, è di un paese in cui c'è l'idea di fare tante cose ma poi questo slancio si perde fino a non fare nulla.
Sinceramente non vedevo l'ora di finirlo... Probabilmente non è il mio genere di lettura...
Mi sono chiesta da dove venga fuori il titolo e l'unico appiglio che ho trovato è in uno dei racconti di Theo, quando parla del beduino che avevano soprannominato "notte", ma che non lo chiamavano mai così perchè il termine "notte" in arabo invece è una parola femminile. Ma non so se viene proprio da lì.
Ho visto una bella intervista all'autore sul canale della Feltrinelli. Mi piace come parla, mi piace anche come parla di questo libro. Credo però che tutto il sentimento che lui ci vede nella storia non sia riuscito a passarmelo attraverso la scrittura. In ogni caso, ho un altro libro di Oz che è nella mia lista di attesa, quindi prima o poi lo ri-incontrerò.
Mio voto: 6 / 10