mercoledì 28 settembre 2022

La saga di Gösta Berling - Selma Lagerlöf


Titolo originale: Gösta Berlings saga (1891)

"Caro lettore, per il Natale del 1891 fu pubblicato a Stoccolma il romanzo di una sconosciuta di trentatré anni: si chiamava 'La saga di Gösta Berling' e la sconosciuta Selma Lagerlöf. Il giorno dopo era famosa. Nel 1909 riceverà il premio Nobel e Marguerite Yourcenar la definirà 'la più grande scrittrice dell'Ottocento'. Il libro è tuttora annoverato tra i capolavori della letteratura europea. Ma per me non è 'solo' questo: 'La saga di Gösta Berling' è il romanzo che per primo mi ha fatto conoscere la magia e il fascino del nord, il più emblematico dell'arte del raccontare e di tutto quello che amo nella narrativa scandinava, che mi ha spinto a diventare editore. Poema epico, raccolta di leggende, saga, racconta le vicende di una stravagante compagnia di bohémien, musicisti, giocatori e bevitori 'allegri, spensierati, eternamente giovani' su cui domina la figura di Gösta Berling, il seducente prete spretato, bello come un dio greco, che irradia avventura e gioia di vivere, ma destinato a suscitare amori fatali e sventure. Una storia di perdizione e redenzione che accetta il male come il bene, le più alte aspirazioni e gli impulsi autodistruttivi, un mondo illuminato dall'amore e immerso in una natura incantata. È un libro che 'brucia', dice ancora la Yourcenar, di un'immaginazione ardente, uno dei romanzi su cui costruiamo i 'castelli imperituri del sogno e della fantasia'". (libreriauniversitaria)

Premetto che non ho problemi nè coi miti nè con la letteratura nordica, anzi, ci sono libri che ho amato davvero molto. Su questo fatico un po' a dare un'opinione.
Intanto è un libro molto lungo, sono 542 pagine, anche se le edizioni iperborea hanno un formato particolare, è comunque molto lungo.
Ho apprezzato molto i paesaggi di questo libro, la natura impetuosa e dominante.
Ho fatto molta fatica col linguaggio, datato ma soprattutto pesante, pieno di descrizioni lunghissime e dettagli su storie e persone che non aggiungevano molto al tutto. Ogni capitolo è dedicato a qualcosa di diverso, variamente legato a ciò che viene prima.
Ma soprattutto, ho avuto difficoltà coi personaggi. A differenza di altre saghe, dove il cattivo è cattivo e il buono è buono, qui tutti sono l'uno e l'altro. Abituata all'idea romantica dei cavalieri ho fatto fatica ad apprezzare quelli che vengono qui descritti, praticamente dei gozzovigliatori nati, ingrati e poco integri. Le figure femminili, forse, sono quelle che hanno in mano la situazione, che sanno come venir fuori dalle situazioni complicate (o quantomeno ci provano).
Boh. Nel complesso il libro non mi è dispiaciuto ma ho fatto fatica a proseguire perchè ad un certo punto (intorno alla metà, sigh) ha cominciato ad annoiarmi e ho dovuto davvero sforzarmi di finirlo.
p.s. L'ultima edizione ha una copertina veramente brutta. 
Mio voto: 6 e mezzo / 10

La luna e i falò - Cesare Pavese


Titolo originale: La luna e i falò (1949)
Titolo in inglese: The moon and the bonfires

Pubblicato nell'aprile del 1950 e considerato il libro piú bello di Pavese, La luna e i falò è il suo ultimo romanzo. Il protagonista, Anguilla, all'indomani della Liberazione, torna al suo paese delle Langhe dopo molti anni trascorsi in America e, in compagnia dell'amico Nuto, ripercorre i luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza in un viaggio nel tempo, alla ricerca di antiche e sofferte radici. Storia semplice e lirica insieme, costruita come un continuo viavai tra il piano del passato e quello del presente, La luna e i falòrecupera i temi civili della guerra partigiana, la cospirazione antifascista, la lotta di Liberazione, e li lega a problematiche private – l'amicizia, la sensualità, la morte –, in un intreccio drammatico che conferma la totale inappartenenza dell'individuo rispetto al mondo e il suo triste destino di solitudine.(ibs)

Anguilla torna dall'America dopo la liberazione. Torna al suo paese, dove è stato adottato da neonato, da Padrino e Virgilia, che per questa adozione ricevevano una mesata di 5 lire.
Anguilla da ragazzino era stato mandato a vivere e lavorare alla Mora, un casale dove c'era benessere, abitato da don Matteo con le tre figlie.
Anguilla torna al paese e ritrova Nuto, un amico dei tempi della Mora, e con lui ripercorre i posti della sua giovinezza ricordando il passato. L'unico posto in cui sembra non voler tornare è proprio la Mora. Sa che fine hanno fatto le due figlie maggiori di don Matteo, e solo nel finale si scoprirà cosa è successo alla minore, Santa.
Anguilla prova un forte senso di smarrimento, sente che è importante avere un paese "anche solo per scappare via". Quelle terre in cui ha vissuto non gli appartengono. E, allo stesso tempo, pur avendo viaggiato, non trova una città in cui si sente a suo agio.
Nuto è sempre rimasto lì al paese, è falegname e clarinettista, sempre stato più scaltro e deciso di lui. Tuttavia non sa come dirgli cosa è successo a Santa, almeno fino alle pagine finali del libro.
La luna richiama chiaramente al ciclo delle stagioni. I falò venivano accesi nelle feste contadine e per i bambini erano momenti magici. Il fuoco poi ritorna più volte, anche nell'incendio del casale di Cinto (un ragazzino storpio a cui si affeziona Anguilla) e che rimane orfano. E poi ritorna nella morte di Santa, che è stata bruciata per non lasciare il suo corpo defunto alla mercè di chiunque, e di esso rimane il segno come fosse stato il letto di un falò.
Il libro è interessante. La scrittura non è proprio facile, è uno stile narrativo un po' impegnativo. Ho percepito in pieno lo spaesamento che prova Anguilla. Molto bello anche il personaggio di Nuto, più posato, che ha assistito a tutti i cambiamenti del paese. 
Questo libro mi è stato consigliato da una lettrice del gruppo di lettura in occasione del giochino che abbiamo fatto questa estate (ognuno suggeriva un libro ad un lettore estratto a sorte), professoressa in pensione, e anche lei l'ha descritto come il libro più bello di Pavese. 
Mio voto: 7 e mezzo / 10

Che razza di libro! - Jason Mott


Titolo originale: Hell of a book (2021)

Uno scrittore americano ha appena pubblicato un libro di successo: durante il tour promozionale, fra interviste, avventure amorose e sbronze colossali, incontra un ragazzino dalla pelle nerissima che da quel momento in poi lo segue come un'ombra. A ogni tappa il Ragazzino racconta qualcosa di sé, affermando che i suoi genitori gli hanno insegnato a diventare invisibile, per proteggersi dalla brutalità del mondo. E in effetti, lo scrittore è l'unico in grado di vederlo, ma poiché è affetto da una strana malattia che gli impedisce di distinguere la realtà dal sogno è certo che si tratti di una semplice allucinazione. Ben presto, però, le sue visioni hanno il sopravvento, mettendolo di fronte a un passato che da sempre cerca di sfuggire, una verità che preme per liberarsi e ritrovare corpo e voce. Commovente e feroce, esilarante e tragico, "Che razza di libro!" è la storia di un bambino che vede nell'invisibilità una promessa di vita, e di un uomo che vorrebbe uscire dalla propria pelle, per nascondersi dalla violenza. Jason Mott mette a nudo discriminazione e pregiudizio, mostrandoci la possibilità di un mondo dove il colore non è più un confine. (libreriauniversitaria)

Libro molto particolare. Comincia in modo comico e prosegue mischiando realtà e allucinazioni, a volte senza farci effettivamente capire qual è l'una e quali sono le altre. Non posso dire di aver capito proprio tutto, ma il sottofondo sì. L'autore fa ampiamente capire che per i neri, è importante essere il più impossibile invisibili, perchè nel mondo verranno sempre presi in mezzo. Il Ragazzino, fin dalla scuola viene bullizzato sull'autobus, mentre lui vorrebbe solo andare a scuola ed essere invisibile. Questo è ciò che cercano di insegnargli i genitori, diventare invisibili, mentre è complicato dovergli fare "il discorso" per spiegargli che quando incontra i poliziotti deve comportarsi in un certo modo.
Lo scrittore è nero anche lui, ma per buona parte del libro questo dato non è fondamentale nè mi sono posta la questione. Poi, ad un certo punto, è lui che lo dice.
La storia affronta temi molto complessi in una maniera molto delicata e ironica. Nel finale, invece, ci sono pagine molto molto commoventi, quando lo scrittore capisce che lui è una voce per mezzo della quale far parlare tanti neri che non possono parlare. E il Ragazzino, che fa da filo conduttore dell'intero libro, non è un ragazzino in particolare, ma è una storia delle tante (troppe) di cui si sente parlare.
Un bel libro. Strano, perchè ha uno stile molto particolare. Nel finale mi sono commossa. Geniale fin dall'inizio perchè lo scrittore del libro porta in tour un libro che si intitola proprio "che razza di libro" (hell of a book, in originale) dove, effettivamente, la razza è il punto centrale del tema.
Ho letto questo libro per il gruppo di lettura della libreria, e ho avuto modo di incontrare Jason Mott di persona proprio a Granarolo. E' una persona deliziosa, di una simpatia immensa. Non capisco come mai ci sia l'assoluto segreto sulla sua data di nascita, non ne abbiamo trovato notizia nemmeno su internet. Ma va beh, era solo una curiosità.
Mio voto: 8 / 10 

domenica 25 settembre 2022

Addio a Hilary Mantel

23 settembre 2022
È morta a 70 anni la scrittrice britannica Hilary Mantel, una delle più conosciute al mondo. Aveva vinto due volte il Booker Prize, il maggior riconoscimento della letteratura britannica, e i suoi libri erano stati tradotti in una quarantina di lingue.

La sua scomparsa, resa nota dagli agenti e dalla casa editrice Harper Collins, è avvenuta "improvvisamente ma serenamente". In Italia i suoi libri sono pubblicati da Fazi. 

Nata a Glossop, nel Derbyshire, nel 1952, Hilary Mantel ha scritto 13 romanzi, fra i quali la fortunata trilogia sulla dinastia Tudor, composta da "Wolf Hall", "Anna Bolena, una questione di famiglia" e "Lo specchio e la luce". 

Attenta alla condizione femminile, nota per le sue posizioni controcorrente, criticate dagli storici accademici, un anno fa ha suggerito che la monarchia potrebbe affrontare "la fine del gioco" e potrebbe non "sopravvivere a William". 
Impegnata anche su temi politici e sociali, Mantel non si è sottratta negli anni a polemiche e controversie accese, incluso verso la famiglia reale, malgrado il cavalierato e il titolo di dame ricevuto e accettato dalla regina. Come quando prese di mira Kate, la moglie del principe William, come un modello artificiale; quando dichiarò dopo la Brexit di volersi trasferire in Irlanda (cosa poi non avvenuta); quando disse che fantasticava di scrivere la storia di un'immaginaria uccisione di Margaret Thatcher (non realizzata); o ancora quando venne accusata di propagare vecchi pregiudizi anti-cattolici nel Regno, pur essendo stata allevata lei stessa cattolica in una famiglia di origini in parte irlandesi.
(estratto da: ansa)



La vita segreta delle api - Sue Monk Kidd


Titolo originale: The Secret Life of Bees (2001)

South Carolina, 1964. Lily Owens, quattordici anni, cresce con il padre violento e l'amatissima governante nera, generosa ed estroversa. Quando, cercando di sapere qualcosa sulla madre, morta durante l'infanzia della protagonista, Lily fugge di casa, ad accompagnarla sarà proprio la governante che, insieme ad altre due straordinarie donne, inizierà la ragazza ai segreti dell'apicoltura. E in quel mondo di api e di miele, scandito dai ritmi della natura, Lily troverà finalmente una nuova e più serena realtà, rischiarata dall'affetto e dalla tolleranza. (goodreads)

"Le api arrivarono nell'estate del 1964, l'estate in cui compii quattordici anni e la mia vita prese a girare in un'orbita completamente nuova"

Delizioso libro sull'amicizia al femminile e l'aiuto reciproco. Lily scappa per trovare sua madre, non volendo accettare la realtà (cioè che è morta in un incidente domestico). Con sè porta la governante, facendola rocambolescamente uscire dal carcere in cui è finita perchè ha sputato del tabacco addosso al più grande razzista del paese. Finiscono in una casa abitata da tre sorelle apicoltrici che hanno i nomi dei mesi primaverili/estivi, che le accoglieranno senza chiedere nulla, ma capendo da subito chi è.
La storia è molto delicata, anche se tratta di razzismo, di violenze domestiche, esperienze religiose al limite del mistico. Poi c'è anche l'amore. E' un bel romanzo di formazione, secondo me può tranquillamente rientrare anche nella categoria young adult.

"Tutte queste madri. Ho più madri io che qualsiasi ragazza in circolazione. Sono le lune che brillano su di me."

Mi è piaciuto molto lo stile narrativo dell'autrice, scorrevole, lineare, con un bel ritmo. Bello il filo conduttore delle api.
Piaciuto molto.
Mio voto: 8 e mezzo / 10

giovedì 15 settembre 2022

Italian psycho. La follia tra crimini, ideologia e politica - Corrado De Rosa


Titolo originale: Italian psycho. La follia tra crimini, ideologia e politica (2021)

Italian Psycho è il racconto dell'uso eversivo della malattia mentale e della diversità nella storia recente, e i suoi protagonisti sono accomunati dall'essere stati vittime o carnefici di questa strumentalizzazione. Un viaggio lungo la linea di confine che separa la follia dalla scelta consapevole di uccidere, rapire, programmare stragi, che divide quello che la società intende per pazzia da quello che, dal punto di vista della psichiatria, è la malattia mentale. È il racconto di come i progressi della scienza possano essere manipolati per deresponsabilizzare gli autori di reato, di quanto i comportamenti apparentemente incomprensibili siano archiviati come frutto di follia per una lettura di comodo e socialmente tranquillizzante. Corrado De Rosa segue i casi giudiziari più significativi - dalle teorie di Cesare Lombroso sugli anarchici alle accuse mosse a Pier Paolo Pasolini, dalle perizie effettuate sui brigatisti alla diagnosi in absentia su Aldo Moro, dal mostro del Circeo Angelo Izzo all'attentatore del Papa Ali Agca, passando per Bernardo Provenzano e il ballerino Pietro Valpreda - per riflettere sulle moderne acquisizioni della psicologia e della criminologia. Attraverso la rilettura di documentazione inedita indaga i rapporti controversi fra psichiatria, politica e potere mettendo a nudo, con le voci dei protagonisti, la coscienza sporca dell'Italia. (ibs)

"Ci sono pagine della storia italiana che sanno di teatro dell'assurdo e che si sono confrontate troppe volte con le ambiguità della psichiatria. Sciogliere la matassa in cui si aggrovigliano follia, impunità, violenza e altri luoghi comuni sulla psicopatologia potrà contribuire, almeno un po', a ridurre l'astigmatismo con cui vengono lette queste pagine e a restituire un tassello di dignità, un altro ancora dopo la chiusura dei manicomi e le battaglie contro il pregiudizio nei confronti dei pazienti, a chi soffre davvero di un disturbo mentale"

Il libro parla di come, molte volte, il concetto di "follia" è stato utilizzato per "giustificare" i comportamenti violenti. Attraverso il riferimento a fatti realmente accaduti, viene spiegato come molti processi siano stati manipolati attribuendo l'infermità mentale a criminali ben lucidi di mente. 
Molto interessante, abbastanza scorrevole. Raccapricciante nei fatti che racconta ma, effettivamente, è un discorso obiettivo su fatti che abbiamo visto accadere. 
Mio voto: 7 e mezzo / 10

Che hai fatto in tutti questi anni. Sergio Leone e l'avventura di «C'era una volta in America» - Piero Negri Scaglione


Titolo originale: Che hai fatto in tutti questi anni. Sergio Leone e l'avventura di «C'era una volta in America» (2021)

C'è un'avventura dentro l'avventura, una storia dentro la storia di C'era una volta in America. Raccontare i diciotto anni che impiegò Sergio Leone a realizzare il suo capolavoro – diciotto anni di incontri, sconfitte, colpi di scena, di attori e truffatori – significa scrivere il grande romanzo di un artista, di un'ossessione, di un Paese intero.

«Dico a tutti che si tratta del mio film migliore, probabilmente è cosí e di sicuro lo penso davvero, ma quel che voglio precisamente dire è che "C'era una volta in America" sono io» – Sergio Leone

«Non ho mai pensato a Noodles come vincente o come perdente. Oggi usiamo spesso, troppo spesso, questi termini. Il film è tutta un'altra cosa, è un sogno. Oppure no? È questo il punto. E io mi sono buttato, ho seguito il disegno di Sergio» – Robert De Niro

C’è un’avventura dentro l’avventura, una storia dentro la storia in C’era una volta in America: dal momento in cui è stato pensato per la prima volta a quello in cui è stato presentato a Cannes, evento speciale al Festival, passano diciotto anni. Diciotto anni durante i quali avviene di tutto. Ma dopo mezz’ora di film, la magia è svelata: altro che gangster movie,C’era una volta in America è un’opera-mondo, un’epica moderna, o postmoderna, l’unica possibile. «Nasco con il neorealismo, – diceva Sergio Leone, – ma ho sempre pensato che il cinema è avventura, mito, e che l’avventura e il mito possono raccontare i piccoli fantasmi che ognuno di noi ha dentro». Sono i fantasmi dell’amore non corrisposto che diventa volontà di potenza, della violenza, dell’amicizia, del tradimento, della vendetta, del desiderio e del suo lato oscuro, la delusione o – peggio ancora – la sua completa soddisfazione. I fantasmi di chi ha sognato il Sogno americano. Di piccoli fantasmi in C’era una volta in America ce ne sono tanti, e lo sa bene Piero Negri Scaglione che quando lo vide per la prima volta, nel 1984, non aveva nemmeno vent’anni e gli sembrò che quel film ambientato in un tempo e uno spazio lontani raccontasse meglio di mille altri una generazione, un’epoca, forse un’ossessione. Ossessione-passione che divenne la sua: per anni Negri Scaglione ha indagato le vicende che portarono alla realizzazione del film, è andato a cercare e intervistare i protagonisti di quella storia o anche chi l’ha soltanto sfiorata in un piccolo ruolo, i produttori, gli sceneggiatori, gli attori. Ne viene fuori il ritratto epico di un personaggio larger than life, e di un film che, dettaglio dopo dettaglio, aneddoto dopo aneddoto, diventa spaccato di un’epoca e di un Paese, il nostro. (ibs)

Un interessante libro su come è nato uno dei capolavori cinematografici di tutti i tempi, un successo più in Europa che in America. 
In questo libro viene ben rappresentata l'ossessione che Sergio leone ha avuto per questa storia, quanta parte di sè ha speso per riuscire a rappresentare proprio quello che voleva. La sua maniacalità per i dettagli. L'autore poi ha avuto modo di intervistare anche altri personaggi che, a vario titolo, hanno compartecipato al successo: attori, sceneggiatori, produttori e quant'altro, con tanti retroscena sconosciuti a chi non era sul set.
Il libro si legge bene, ha uno stile narrativo scorrevole. Secondo me, però, se uno non ha visto il film fa fatica a capire di cosa sta parlando. C'è anche da dire che il libro mette voglia di vedere il film se non lo si è ancora fatto. Originale.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

domenica 11 settembre 2022

Premio Campiello 2022

VENEZIA, 03 settembre 2022.
Bernardo Zannoni con il suo primo romanzo "I miei stupidi intenti" (Sellerio) ha trionfato alla 60/ma edizione del Premio Campiello.

Lo scrittore ha avuto 101 voti sui 270 arrivati dalla Giuria Popolare di Trecento Lettori Anonimi.

Secondo posto: Antonio Pascale con "La foglia di fico. Storie di alberi, donne e uomini", 54 voti;
Terzo posto: Elena Stancanelli con "Il tuffatore", 46 preferenze;
Quarto posto: Fabio Bacà con "Nova", 43 voti;
Quinto posto: Daniela Ranieri con "Stradario aggiornato di tutti i miei baci", 31 voti.

"E' la mia prima opera pubblicata e ha già fatto un casino. Non me lo aspettavo, non mi sono nemmeno preparato un discorso. Grazie a chi ha creduto in me, vengo dal nulla, ho girato l'angolo giusto ieri", ha commentato a caldo Zannoni, 27 anni, sul palco del Teatro La Fenice di Venezia.



Addio a Javier Marias

11 settembre 2022.
Aveva 70 anni e sarebbe morto per le conseguenze di una polmonite. 
Tra i maggiori autori spagnoli contemporanei, era nato a Madrid il 20 settembre del 1951. Laureato in filosofia ha raggiunto il successo internazionale nel 1992 con "Un cuore così bianco", a cui seguono opere come "Domani nella battaglia pensa a me", "Quando fui mortale", "L'uomo sentimentale".
A marzo del 2021 aveva pubblicato (in Italia nel 2022) il suo sedicesimo romanzo intitolato "Tomás Nevinson" che si aggancia al fortunatissimo "Berta Isla" (2018) incentrato sulla storia di una spia (il marito di Berta, Tomás Nevinson appunto) che, apparentemente scomparsa da dodici anni, decide di rientrare in servizio. Proprio con questo romanzo lo scorso giugno si è aggiudicato nel nostro paese il premio Von Rezzori. ''Un libro alla volta, Javier Marias - si legge nella motivazione di quel riconoscimento - ha dimostrato che il romanzo ha ancora il potere di piegare questo ritmo del mondo, farlo rallentare fino quasi a fermarlo. Ma non è solo una questione di ritmo e neppure il semplice desiderio di andare controcorrente. È invece la necessità di un tempo diverso, il tempo necessario per scavare più a fondo, quasi un monito che ci ricorda di continuare a coltivare i pensieri larghi''. 



giovedì 1 settembre 2022

Fuori i libri! Agosto 2022

Vi avevo detto che a fine luglio mi sono arrivati altri due libri per il torneo: "Lucrezia, vita e morte di una matrona romana" di Mario Lentano e "Il giardino e la luna" di Marco Goldin (quest'ultimo impaginato da schifo...). Ho cominciato subito quello di Lucrezia, perchè era il più corto, e, tecnicamente, l'avrei finito a luglio. Però ho preferito tenerlo insieme al suo "rivale". Goldin lo conoscevo di nome perchè sono iscritta ad una newsletter delle mostre che cura. Entrambi interessanti, però il libro su Lucrezia mi ha lasciato perplessa per il fatto di essere praticamente basato su congetture. Ho premiato il libro di Goldin, non facile, però mi piace molto l'argomento degli impressionisti.

La Monthly motif chiedeva una "quick lit", qualcosa di corto. Ho optato per "Le notti bianche" di Dostoevskij. Questo libro lo avevo cominciato durante un turno in ambulanza (proprio perchè era piccolo e lo potevo infilare in tasca), ma lo avevo abbandonato perchè proprio non mi prendeva. Stavolta me lo sono letto con un po' di attenzione.

Per la monthly key word, ho scelto un libro di Lucy Dillon, "Quando nascono i desideri". Lucy Dillon è una di quelle scrittrici che amo leggere quando voglio una storia romantica, dove c'è protagonista un animale; una di quelle storie da relax estivo o da clima natalizio. Tuttavia, questa volta sono rimasta perplessa. Questo non è un libro tipico dei suoi, è molto più lento e decisamente più serio. Da quello che ho capito, ha anche una componente un po' autobiografica. Poi il titolo tradotto è completamente diverso e fuorviante, anche la trama scritta dall'editore è un po' fuorviante, la copertina ha il cane sbagliato. Boh. Aspettative un po' deluse. Sicuramente un autore ha il diritto di cambiare un po' genere se vuole, ma il risultato mi ha lasciato un po' perplessa.

Nel frattempo, mi è arrivata la proposta di partecipazione ad un altro girone del torneo. I due libri sono: "Stupor mundi. La storia del mediterraneo in trenta oggetti" di Paolo Giulierini e "Sofocle, Antigone e la sua follia" di Eugenio Borgna. Due libri interessanti, diversissimi nello stile narrativo, infatti ho deciso di premiare quello di Giulierini perchè decisamente più gradevole da leggere. Interessante anche il libro su Antigone, che non conoscevo. Teoricamente dovremmo essere quasi alla fine del torneo dei saggi, che dovrebbero essere pubblicati a partire da settembre. Halleluia!

Avevo bisogno di un libro un po' magico, un po' soft. Ho trovato "Appuntamento in riva al mare" di Ali McNamara. L'ho divorato.

Ultimo libro del mese, mi sono concessa un thriller di Patterson, "Seconda chance" che è il secondo libro del club delle donne investigatrici. Mi è tornato buono anche per la clock reading challenge ovviamente.