Titolo originale: La viuda de los Van Gogh (2012)
Cieli, occhi, corvi, girasoli: dovunque giri lo sguardo, Johanna vede dipinti di Van Gogh. Splendono nel buio, la svegliano all’alba; prima del canto degli uccelli, prima dei rumori di Parigi che riparte.
La gente non li capisce, non li ama. Li usa come fondi d’armadio, per tappare i buchi del pollaio. Van Gogh si spara al petto e con lui se ne va il fratello Theo, inseparabile anche nella morte.
Johanna resta sola con un piccolino nella culla: si chiama Vincent come suo zio.
Lui e i dipinti illuminano il nero che l’ha avvolta.
Vedova giovane, torna in Olanda e si prepara a lottare; le hanno insegnato che bisogna dominare il mare per meritarsi la terra.
Apre una locanda in campagna, fa arrivare da Parigi i quadri di Van Gogh. Dal soffitto al pavimento, li appende in ogni stanza: è il suo omaggio all’artista che sognava una repubblica del colore, il primo museo segreto.
Di giorno Johanna accoglie gli ospiti, cresce suo figlio.
Di notte apre la valigetta che per Theo era sacra e si immerge nelle lettere di Van Gogh. Annota parole, isola passaggi di pura poesia. Le affidano una missione, le indicano la strada. Oltre le porte chiuse, il disprezzo, la selva dei no. Il primo sì è il disegno venduto a un cliente argentino.
La prima mostra la ospita all’Aia una donna senza pregiudizi.
Poi il vento gira, vengono i buoni incontri, gli incroci fortunati; il tempo corre, vola, le mostre si moltiplicano e Vincent van Gogh entra nella Storia.
Johanna, finalmente, può camminare guardando il cielo dopo la pioggia, respirare leggera, aprire altre porte. Tornare a smarrirsi in un sorriso, nel gioco meraviglioso dei corpi.
Una storia vera, bellissima, mai raccontata. La storia della donna che ha consegnato al mondo l’arte di Van Gogh. (goodreads)
Ho fatto fatica ad ingranare con lo stile narrativo, che alterna pagine di cronaca (Johanna vede, Johanna pensa, ecc.) a pagine del diario che scrive Johanna. Poi ad un certo punto ho ingranato e la lettura è stata abbastanza scorrevole. La storia si sviluppa molto a flash, brevi racconti che si susseguono. Il tutto incastonato nella storia del periodo, quindi vengono citati molti personaggi famosi, scrittori, pittori, artisti vari.
Johanna non ha mai amato il fatto che suo figlio portasse il nome di uno zio morto, che a sua volta portava il nome di un fratello morto neonato; alla fine del libro invece sarà molto contenta di questo fatto.
Johanna è la moglie di Theo Van Gogh, fratello legatissimo a Vincent, il pittore. Un rapporto quasi simbiotico il loro, al punto che quando Vincent muore, anche Theo si lascia lentamente morire. Tocca a Johanna prendere in mano le redini della situazione, anche per evitare che finisca nel baratro suo figlio. Comincia per caso a leggere le lettere che Vincent ha scritto a suo fratello, e in questo modo comincia a guardare le sue opere con occhi diversi, a scoprire tutto il colore che sta in quei quadri, tutto il tormento interiore nascosto in quei dipinti e schizzi. Molto particolare il fatto che Johanna trasforma gli scritti in poesie.
Johanna si rende conto che le opere di Vincent Van Gogh devono essere conosciute e non rimanere nascoste e si prodiga in ogni modo affinchè ciò avvenga. Una storia vera.
Libro interessante. Bella la figura di questa donna, che capisce il valore di Van Gogh, la sua modernità, è grazie a lei se le opere di questo immenso pittore non sono rimaste confinate in scantinati.
Mio voto: 7 e mezzo / 10
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