giovedì 19 dicembre 2024

Povera gente - Fiodor Dostoevskij


Titolo originale: Бедные люди (1846)
Titolo inglese: Poor folk

Quando questo romanzo venne pubblicato, Fëdor Dostoevskij aveva ventiquattro anni; fu un successo travolgente: la critica fu subito concorde nel dichiarare che il suo autore era un genio, un genio, però, che viveva nella miseria più nera, quella miseria senza speranza che ispira, appunto, "Povera gente". Due giovani si scrivono, si raccontano le loro piccole vicende quotidiane, le loro speranze, i loro sogni. Nasce così un amore che potrebbe aprire a entrambi la via della felicità, ma la loro miseria è tale che la ragazza deciderà di sposare un uomo non più giovane, ma ricco nella folle speranza di poter aiutare il suo infelice amico. Un romanzo epistolare che scosse la Russia e segnò l'inizio della carriera di un titano della letteratura mondiale. (goodreads)

Poichè mi sono ritrovata con una edizione ebook piuttosto datata (quella scaricabile da Liber liber con traduzione di Federigo Verdinois), ho provato a scaricare l'audiolibro da Media Library che aveva l'edizione Feltrinelli del 2016. Quindi procedevo ascoltando ma tenendo sott'occhio l'ebook.
Ammetto che tra i due ci sono notevoli differenze. Al di là della differenza nel linguaggio, piuttosto datato nell'ebook, decisamente più fresco nell'audiolibro, la cosa che mi ha lasciato perplessa è che ci sono proprio frasi diverse. Ad esempio, tutti i nomignoli (colombella e via dicendo) che si ascoltano nell'audiolibro non ci sono nell'ebook; poi nell'audiolibro Makar ripete duemila volte il nome di lei mentre nell'ebook non succede. Oltre ovviamene a termini tradotti in modo diverso. Questo mi ha fatto riflettere sull'importanza della traduzione ma soprattutto mi ha fatto chiedere dove stesse la verità. Cioè come scrive in realtà Dostoevskij? Sarei curiosa di vedere la versione originale...

"Povera gente" è il libro d'esordio di Dostoevskij. Nella versione Feltrinelli è scritto che qui troviamo "la prima fanciulla umiliata e offesa, il primo sognatore innamorato e disilluso dalla vita, il primo sordido individuo pronto a sottrarre l'innocenza a chi gli sta intorno". Effettivamente è vero, sono i temi che troviamo ricorrentemente nei libri di Dostoevskij.
Ho scoperto che anche la citazione a "Il cappotto" di Gogol è voluta, pare che Dostoevskij si sia ispirato da questo romanzo, in cui il protagonista è anche lui un copista come Makar. Questo romanzo fa imbestialire Makar perchè il protagonista vive una vita come la sua.
Io ci ho ritrovato molto delle notti bianche in questo libro, anche se ammetto che le notti bianche non mi ha fatto impazzire.
Ho trovato tanto amore e tanta tenerezza in Makar, paterno ma non solo, siamo quasi al limite dello stucchevole a volte. Lui è pronto ad assecondare ogni desiderio che esce dalla bocca di lei anche a costo di non mangiare o di non vestirsi. Lei invece è quella che gli è molto grata e al tempo stesso lo rimprovera perchè spende troppi soldi per lei, poi però quando lui le scrive che ha finito i soldi e non sa come pagare l'affitto lei gli chiede se può aiutarla.
Tanta denuncia sulla condizioni in cui vivono i poveri, come vengono derisi, come danno fastidio ai ricchi che però non vogliono vedere. Come esistono mendicanti veri ma anche bugiardi, mendicanti che mandano i figli ad elemosinare con la letterina di presentazione scritta da una madre che dice di essere ammalata, ma lo è poi davvero?
La povertà abbruttisce la persona anche psicologicamente. Il povero tende a considerarsi poco. Makar tende a nascondersi al lavoro perchè non vuole che vedano come è vestito male. 
Dostoevskij ha l'abilità di descrivere benissimo le scene, le situazioni, gli ambienti senza eagerare con fronzoli e di descrivere in modo emozionalmente potente il tormento dei personaggi (soprattutto quello di Makar).
Mio voto: 8 / 10

Il custode - Ron Rash


Titolo originale: The caretaker (2023)

Blowing Rock, Nord Carolina, 1951. Blackburn Gant, la cui esistenza è stata segnata fin da piccolo dalla poliomielite, sembra condannato a trascorrere una vita tra i morti come unico custode del piccolo cimitero. Il lavoro si addice alla sua personalità introversa e lo turba meno del contatto con i vivi. Ma quando il suo migliore e unico amico, Jacob Hampton, è inviato a combattere in Corea, questi gli affida la giovane moglie incinta Naomi. Anche lei è un’emarginata: povera e senza un’istruzione, lavorava come cameriera prima di incontrare Jacob. I due si erano innamorati perdutamente e si erano sposati contro il volere dei ricchi genitori di lui, provocando uno scandalo nella comunità.Isolati e respinti da tutti e spaventati dalla possibilità che Jacob non faccia più ritorno, Blackburn e Naomi si fanno forza a vicenda finché un tremendo inganno sconvolgerà le loro vite. Ma nessun segreto può essere custodito per sempre.
Appassionante e intenso, Il custode è un romanzo sui legami d’amicizia, sulle contraddizioni della famiglia e su cosa significhi davvero amare. (goodreads)

Ero molto curiosa di leggere questo libro perchè mi ispirava la trama, ovviamente, ma anche perchè ho avuto il piacere di conoscere dal vivo l'autore.
Leggere questo libro è stato emozionante. Nel bene e nel male.
Ho profondamente odiato gli Hampton e l'intrigo che hanno messo in piedi.
Ho amato Blackburn, grande e grosso, col viso deturpato dalla poliomielite, ma con un cuore enorme.
Ho sofferto con Jacob e Naomi, che si amano oltre i soldi, oltre le classi sociali, oltre la differenza di cultura.
Non voglio svelarvi niente della trama, soprattutto del finale, ma questo libro, pieno dell'atmosfera del Sud, pieno di tante emozioni, lo consiglio davvero. Se vi piacciono gli intrighi familiari, le storie di amore osteggiate, i patti di sangue. 
Mio voto: 9 / 10.

Le streghe di Manningtree - A.K. Blakemore


Titolo originale: The Manningtree Witches (2021)

Inghilterra, 1643. Il Parlamento combatte contro il re, la guerra civile infuria, il fervore puritano attanaglia il Paese e il terrore della dannazione brucia dietro ogni ombra. A Manningtree, una cittadina della contea dell’Essex privata dei suoi uomini fin dall’inizio della guerra, le donne sono abbandonate a se stesse; soprattutto alcune di loro, che vivono ai margini della comunità: le anziane, le povere, le non sposate, quelle dalla lingua affilata. In una casupola sulle colline abita la giovane Rebecca West, figlia della vedova Beldam West, «donnaccia, compagna di bevute, madre»; tra un espediente e l’altro Rebecca trascina faticosamente i suoi giorni, oscurati dallo spettro incombente della miseria e ravvivati soltanto dall’infatuazione per lo scrivano John Edes. Finché, a scombussolare una quotidianità scandita da malelingue e battibecchi, in città non arriva un uomo: Matthew Hopkins, il nuovo locandiere, che si mostra fin dal principio molto curioso. Il suo sguardo indagatore si concentra sulle donne più umili e disgraziate, alle quali comincia a porre strane domande. E quando un bambino viene colto da una misteriosa febbre e inizia a farneticare di congreghe e patti, le domande assumono un tono sempre più incalzante… Le streghe di Manningtree è la storia di una piccola comunità lacerata dalla lenta esplosione del sospetto, in cui il potere degli uomini è sempre più illimitato e la sicurezza delle donne sempre più minata. (ibs)

Ho fatto un po' di fatica all'inizio di questo libro, soprattutto per il linguaggio un po' ruvido e scurrile utilizzato. In effetti, essendo il libro narrato in prima persona da Rebecca, è allineato al personaggio. Tutto il linguaggio è sapientemente adattato al periodo storico di cui racconta, e troviamo spesso dei termini che non ho mai sentito in vita mia (altrettali libelli per altrettanti libri, o doglianza per dolore). Ad un certo punto la storia prende e ammetto che diventa difficile interrompere la lettura perchè sono stata catturata dalla vicenda, molto triste, delle streghe. Intanto siamo in piena guerra civile, molti uomini sono al fronte o sono già morti; le donne che hanno atteggiamenti sopra le righe, o che sono vedove o povere, sono guardate male. Alcune di esse si suppone che sappiano fare malefici in quanto dopo aver lanciato delle "maledizioni" succede che davvero qualcosa di simile si avvera. Così succede col bambino che risponde male alla Beltam West che gli fa una domanda; quando poi lui si ammala con convulsioni che sembra posseduto dal demonio, allora la gente pensa che sia stata la sgridata che ha ricevuto dalla donna. Peraltro, la Beltam West ha fama di essere riuscita, con una maledizione, a far naufragare una intera nave...
Fatto sta che Matthew Hopkins, nuovo proprietario della locanda, comincia ad assumersi il ruolo di predicatore, mandato da Dio per riconoscere e sconfiggere il demonio che vive sulla terra, e comincia ad accanirsi contro la Beltam West e le sue amiche. Vediamo quindi i metodi che utilizza per estorcere confessioni, per torturare queste donne (tipo privarle del sonno). In particolare la prima che tortura è una ottantenne senza una gamba, Elizabeth Clarke, la prima donna che riesce a far giustiziare per stregoneria.
L'autrice dice che le interessava più concentrarsi sulle vittime che non sul carnefice, e sicuramente attraverso le parole di Rebecca riusciamo a capire molto. Ma anche la ricostruzione ipotetica che ha fatto del carnefice è interessante. Dico ipotetica perchè di Hopkins si sa in realtà poco, a parte del suo operato come inquisitore e del fatto che è morto giovane, il resto è stato inventato dall'autrice. Interessante però anche il suo tormento nei confronti di Rebecca.
Il libro è molto interessante, molto crudo e triste, soprattutto pensando che riprende un avvenimento storico in cui la povertà, l'ignoranza e la superstizione hanno portato ad uccidere centinaia di donne perseguitate senza avere nessuno che le difendesse. Aggiungerei anche la codardia di molti uomini.
Le pagine dove vengono trascritte alcune delle testimonianze davvero registrate durante il processo alle streghe, sono complicate da leggere per il linguaggio. Le pagine con le poesie mi sono chiesta se c'entravano o meno.
Quasi tutti i personaggi sono realmente esistiti, tranne alcuni (tipo Mastro Eldes). 
Molto toccante il momento in cui viene impiccata la vecchia Clarke.
Libro gradevole. Bisogna però ricordarsi che, pur se la scrittura è scorrevole e la vicenda scorre bene, la verità è che queste cose sono successe davvero.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

Saltblood. Sangue Salmastro - Francesca De Tores


Titolo originale: Saltblood (2024)

Plymouth, 1685. Un bambino di circa un anno, Mark Read, muore proprio mentre sta venendo alla luce la sua sorellastra Mary. Per continuare a percepire un reddito da parte della famiglia del padre del bambino, la madre dei due escogita uno stratagemma: farà passare la neonata Mary per Mark, allevandola come un maschio e facendole prendere il posto del primogenito. Cresciuta all’ombra del fratellastro morto e portandone il nome, Mary impara presto a mantenere il segreto rappresentato dal proprio corpo. Adolescente, viene impiegata a servizio di una donna benestante, ma quando nel 1701 l’Inghilterra entra in guerra contro Francia e Spagna, Mary vede in quel conflitto una via di fuga da una sorte che sente già segnata: si arruola quindi nella Royal Navy, che le permette di conoscere il mondo e di assaporare un briciolo di libertà. Dopo anni trascorsi nella marina e nell’esercito, Mary trova l’amore e decide di rivelare il proprio segreto e congedarsi dalle forze armate. Trasferitasi nelle Fiandre insieme al marito, Mary si accinge a diventare moglie e madre, ma la sua cognizione di sé e della propria vita cozzano contro ciò che la società si aspetta da una donna, e lei si sente soffocare. Sarà l’ineludibile richiamo del mare a sancire il suo destino, e a far sì che – dopo essere stata fanciulla, ragazzo, marinaio, soldato e moglie – Mary diventi chi forse è sempre stata: una pirata, parte della ciurma di Calico Jack Rackham e affiancata dalla temeraria Anne Bonny, di cui è amica e amante. Ispirato alla vera storia di Mary Read e Anne Bonny, "Saltblood. Sangue salmastro" è insieme una rigorosa ricostruzione storica e un romanzo d’avventura, una storia d’amore e un Bildungsroman che s’interroga sui limiti del corpo, del genere e di quello che siamo e osiamo immaginare di diventare. (goodreads)
Una delle libraie mi ha proposto di leggere questo libro, secondo titolo di una nuova collana edita da N/N editore.
La trama spiega già bene cosa si trova inquesto libro. Una bambina che ha sempre vissuto all'ombra del fratello morto, portandone il nome e dovendosi passare per lui, che ad un certo punto è stanca di questa situazione perchè vuole essere Mary e non più Mark. E' il mare che le fa capire la sua vera natura, quella di pirata, di navigatrice, di qualcuno che ha il mare nel sangue. Molte sono le riflessioni che fa Mary nella sua vita, credo che il suo personaggio sia caratterizzato molto bene.
Ho fatto fatica un po' ad ingranare nella lettura che parte molto lenta. Ho trovato noiosa la parte in cui Mary si arruola nell'esercito (si poteva decisamente tagliare). Ho apprezzato molto le pagine in mare, mi sono proprio sentita il sale addosso. Mi è piaciuta la figura del corvo che sta sempre appollaiato in vista di Mary. E' stato interessante scoprire alcune cose che non sapevo dei pirati.
Nel complesso è stata una lettura gradevole.
Mio voto: 7

L’età fragile - Donatella Di Pietrantonio


Titolo originale: L'età fragile (2023)

Non esiste un'età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c'è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent'anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c'erano tutti. I pastori dell'Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c'erano piú. Amanda prende per un soffio uno degli ultimi treni e torna a casa, in quel paese vicino a Pescara da cui era scappata di corsa. A sua madre basta uno sguardo per capire che qualcosa in lei si è i primi tempi a Milano aveva le luci della città negli occhi, ora sembra che desideri soltanto scomparire, si chiude in camera e non parla quasi. Lucia vorrebbe tenerla al riparo da tutto, anche a costo di soffocarla, ma c'è un segreto che non può nasconderle. Sotto il Dente del Lupo, su un terreno che appartiene alla loro famiglia e adesso fa gola agli speculatori edilizi, si vedono ancora i resti di un campeggio dove tanti anni prima è successo un fatto terribile. A volte il tempo decide di tornare sotto a quella montagna che Lucia ha sempre cercato di dimenticare, tra i pascoli e i boschi della sua età fragile, tutti i fili si tendono. Stretta fra il vecchio padre cosí radicato nella terra e questa figlia piú cocciuta di lui, Lucia capisce che c'è una forza che la attraversa. Forse la nostra unica eredità sono le ferite. Con la sua scrittura scabra, vibratile e profonda, capace di farci sentire il peso di un'occhiata e il suono di una domanda senza risposta, Donatella Di Pietrantonio tocca in questo romanzo una tensione tutta nuova. (goodreads)

Lucia, dopo essersi separata dal marito, è costretta a tornare a casa dal padre e a fare i conti con qualcosa che è successo quando era una ragazzina. Sua figlia, Amanda, che ha voluto a tutti i costi andare a studiare a Milano, è tornata dai suoi genitori e si è chiusa nel silenzio per qualcosa che è successo là. 
I rapporti di Lucia col padre sono sempre burrascosi. E' proprio il vecchio padre che ad un certo punto le lascia il terreno su cui era stato costruito il campeggio dove si è verificata una tragedia trent'anni prima. E quello è il luogo in cui Lucia non vorrebbe tornare neanche per sogno, mentre la figlia Amanda pare esserne attratta perchè vede delle potenzialità per il futuro.
Il libro è pieno di rapporti genitori/figli. A me è piaciuta molto la figura burbera del padre di Lucia, che le sbologna una questione piuttosto delicata (secondo me) perchè non sa come venirne fuori; infatti, il gestore del campeggio, suo amico da una vita, vorrebbe vendere il terreno a degli speculatori edili. Di altre idee sono invece le persone del luogo, che non vogliono cementificare la zona. Toccherà a Lucia capire se deve aiutare l'amico del padre o sentirsi libera di fare quello che vuole.
Il romanzo alterna il presente a flashback nel passato (saltando anche un po' di palo in frasca), scoprendo poco alla volta cosa è successo alle tre ragazze. Arrivando poi ad una lettera finale con la quale Lucia riesce a fare pace con se stessa.
L'autrice ha tratto libera ispirazione per questo libro da un fatto realmente accaduto, il delitto del Morrone, sempre in Abruzzo.
Donatella Di Pietrantonio scrive molto bene, anche se ha uno stile molto asciutto. Tuttavia, nonostante questo libro abbia vinto il Premio Strega, non raggiunge l'intensità e la bellezza de "L'arminuta". Di questo libro mi rimane la difficoltà di tagliare i ponti (vedi il divorzio prolungato), il voler scappare dalla terra natia per poi ritornarci (Lucia e Amanda), la difficoltà dei rapporti tra genitori e figli.
Molto toccante la scena finale del coro.
Libro gradevole ma con qualche pecca.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

giovedì 28 novembre 2024

Agatha Raisin e la Sorgente della morte - M.C. Beaton


Titolo originale: Agatha Raisin and the wellspring of death (1998)

Delusa per l’ennesima volta da James, che a Cipro l’ha addirittura abbandonata, Agatha torna a casa depressa e apatica. Cerca di distrarsi partecipando alle riunioni delle Dame di Carsely, ma anche lì non trova nulla che la interessi. Si dibatte, infatti, della proposta che l’azienda idrica appena fondata ha fatto al consiglio comunale di Ancombe, un villaggio vicino, e cioè di prelevare giornalmente l’acqua della sorgente del posto, dietro pagamento. Nel consiglio ci sono due schieramenti opposti, chi pensa sia bene accettare, perché il comune incassa dei soldi e non si fa del male a nessuno, e chi sostiene che sarebbe un’indegna commercializzazione di un bene comune… Agatha trova tutto ciò piuttosto noioso, fino a quando, su richiesta del suo vecchio amico-nemico Roy Silver, decide di curare il lancio dell’azienda idrica. E appena presa la decisione, s’imbatte nel corpo del presidente del consiglio comunale proprio sotto la sorgente. Era piuttosto anziano, il morto: è scivolato e ha battuto la testa o qualcuno lo ha ucciso? Agatha si mette a investigare: riuscirà a ottenere l’aiuto di James e a riprendere in tal modo la loro relazione? (goodreads)

Agatha e James non si parlano dopo Cipro. E oltre al fatto che lui le manca, non ce la fa proprio a fare la dama di Carsely e attività simili. Così quando il suo ex collaboratore Roy, amico-nemico (che poi mi chiedo come faccia a considerarlo ancora un amico) la chiama per proporle di curare il lancio pubblicitario della nuova azienda idrica, lei prima gli sbatte il telefono in faccia poi però decide di accettare, trovandosi anche in una tresca con l'affascinante proprietario. 
Ovviamente il ritrovamento del cadavere del presidente del consiglio comunale, unico a non aver ancora detto se è favorevole o meno alla cessione della sorgente, ad Agatha stimola il desiderio di ficcanasare in giro. Ma senza James si diverte meno, se ne rende conto anche Bill Wong il poliziotto, che cerca in ogni modo di farli "lavorare" insieme.
La storia è carina, forse non limpidissima. Agatha interroga tutti i membri del consiglio comunale ma non arriva a capo di nulla. Nel frattempo però si concede un "toy boy" e questa situazione la fa continuamente riflettere sulla vecchiaia che avanza.
Secondo me l'autrice ha volutamente ingarbugliare un po' la situazione, non dandoci proprio tutti gli indizi per arrivare alla soluzione. 
Carino, non il migliore della serie finora.
Mio voto: 7 / 10

Tutti su questo treno sono sospetti - Benjamin Stevenson


Titolo originale: Everyone on This Train Is a Suspect (2023)

Ernest Cunningham è nei guai. Dopo essere diventato famoso per aver scritto un true crime sulla sua famiglia – una famiglia micidiale: hanno tutti ucciso qualcuno –, il suo agente letterario e il suo editore gli chiedono con insistenza un nuovo libro. Ma dove trovare l’ispirazione, senza che qualcuno ci rimetta la pelle?
L’occasione si presenta sotto forma di un invito al Festival Australiano del Giallo. In omaggio ad Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie, gli organizzatori hanno deciso di riunire un gruppo di celebri giallisti a bordo del Ghan, il treno che attraversa l’Australia, da Darwin a Adelaide. Durante il viaggio, Ernie avrà modo di confrontarsi con i colleghi e forse, chissà, di mettersi finalmente al lavoro. Neanche il tempo di partire che ci scappa il morto.
Per deformazione professionale, ciascuno dei giallisti inizia subito a elaborare teorie in base alla propria specializzazione: c’è chi procede per deduzione, chi .....(goodreads)

Ho fatto un po' fatica a prendere la mano con lo stile narrativo, pur avendo letto il precedente libro. L'autore è uno showman comico e porta questo stile anche nella sua scrittura, per cui la vicenda si svolge in modo ironico e molto leggero, con vari momenti in cui si sorride pure. Quello che ho trovato fastidioso è tutto l'insieme di "teoria" che snocciola al lettore. Cose tipo "prima devi presentare tutti gli indiziati" o "prima devi fare tutti gli interrogatori e poi smontare gli alibi"; è vero che Ernest è uno scrittore che scrive libri su come scrivere polizieschi, ma tutta sta didattica l'ho trovata troppa. 
La vicenda è carina, e in realtà dietro nasconde tante altre vicende interessanti. In primis anche la vita sentimentale di Ernest, che viaggia con la fidanzata Juliette e ha già pronto l'anello per chiederle di sposarlo ma poi combina un casino pazzesco.
Ammetto di aver fatto un po' confusione ad un certo punto tra gli autori e i loro agenti. E quando Ernest raduna tutti per dipanare la matassa, in realtà mi è parso che, nonostante lui dicesse di aver dato al lettore tutti gli indizi, ha anche ingarbugliato un po' le cose. Chi era l'assassino non l'avevo capito e anche ripensando agli indizi non ci sarei mai arrivata. Mentre invece avevo capito cosa c'era dietro al primo morto.
Tutto sommato, una lettura gradevole. Ho già visto che è in uscita il terzo libro di Ernest Cunningham, mi sa che lo leggerò presto.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

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Serie Ernest Cunningham:
#2 Tutti su questo treno sono sospetti

I fantasmi di Ashburn House - Darcy Coates


Titolo originale: The haunting of Ashburn House (2016)

Tutti conoscono Ashburn House. Si sussurra che la proprietaria precedente sia impazzita e che la casa sia infestata. La gente del posto si tramanda storie assurde su quanto accaduto lì negli anni. Ma quando Adrienne, disperata e alla ricerca di un posto in cui stare, eredita l’antica dimora fatiscente, la vede solo come un’àncora di salvezza... finché non cala la notte. Una presenza potente e arrabbiata è determinata a farsi sentire. Alla fine, Adrienne non può più ignorare che quella casa sia diventata una minaccia oscura e impalpabile. Tirando le fila di un mistero vecchio di decenni, si rende conto di essere diventata preda di un’entità soprannaturale e carica di un forte risentimento. Non sa come fuggire né come sopravvivere. Solo di una cosa è i morti di Ashburn House non sono riusciti a trovare pace. (goodreads)

Cercavo un libro con dei fantasmi e ho trovato questo. Ammetto che avevo un po' paura che non mi facesse dormire di notte (infatti l'ho letto solo di giorno). E in effetti, alcune scene un po' horror ci sono. Però nel complesso la storia è interessante, regge bene. A me ha creato pathos, lo ammetto. Mi è piaciuto lo svolgimento, mi è piaciuta la spiegazione della vicenda. Mi è piaciuto Wolfgang il gatto, ovviamente. La scrittura è accattivante, avevo voglia di continuare a girare le pagine. Lo ammetto, mi è piaciuto molto.
Mio voto: 8 / 10

mercoledì 27 novembre 2024

La confraternita degli storici curiosi - Jodi Taylor


Titolo originale: Just One Damned Thing After Another (2013)

Dietro la facciata apparentemente innocua dell’Istituto di ricerche storiche Saint Mary, si nasconde ben altro genere di lavoro accademico. Guai, però, a parlare di «viaggio nel tempo»: gli storici che lo compiono preferiscono dire che «studiano i maggiori accadimenti nell’epoca in cui sono avvenuti». E, quanto a loro, non pensate che siano solo dei tipi un po' eccentrici: a ben vedere, se li si osserva mentre rimbalzano da un’epoca all’altra, li si potrebbe considerare involontarie calamite-attira-disastri. La prima cosa che imparerete sul lavoro che si svolge al Saint Mary è che al minimo passo falso la Storia vi si rivolterà contro, a volte in modo assai sgradevole. Con una vena di irresistibile ironia, la giovane e intraprendente storica Madeleine Maxwell racconta le caotiche avventure del Saint Mary e dei suoi protagonisti: il direttore Bairstow, il capo Leon Farrell, Markham e tanti altri ancora, che viaggiano nel tempo, salvano il Saint Mary (spesso - anzi sempre - per il rotto della cuffia) e affrontano una banda di pericolosi terroristi della Storia, il tutto senza trascurare mai l’ora del tè. Dalla Londra dell’Undicesimo secolo alla Prima guerra mondiale, dal Cretaceo alla distruzione della Biblioteca di Alessandria, una cosa è certa: ovunque vadano quelli del Saint Mary, scoppierà il finimondo. (goodreads)

Attenzione: contiene spoiler sulla trama

L'idea di questo libro mi piaceva. Un gruppo di studiosi che può tornare indietro nel tempo e osservare se le cose si sono svolte davvero in un modo oppure no. In realtà mi ha un po' ricordato "Timeline" di Chricton. Poi però la storia ha ovviamente bisogno di un cattivo, e il cattivo esce da un episodio del passato successo al direttore Bairstow, il cattivo ha rubato due capsule del tempo e le usa come strumento turistico per viaggiatori e per distruggere la storia e il Saint Mary. Ovviamente il cattivo ha delle talpe al Saint Mary, altrimenti non si vede come potrebbe fare. Oltretutto l'autrice ce li fa subito apparire come stronzi e maniaci perchè dobbiamo provare odio verso di loro.
La scrittura è gradevole, anche briosa, il libro scorre bene anche se ha alcune parti (secondo me, volutamente) confuse. Alcune scene sono un po' tanto "cinematografiche".
Mi è piaciuto fino a circa due terzi. Quando comincia a svilupparsi la battaglia campale tra buoni e cattivi, diventa un po' confuso.
Ho trovato carina la storia d'amore tra Max e Farrell, anche se ho trovato inutile e assurda la scena di sesso e ancor più inutile l'aborto (spontaneo) che ha provato a creare una crepa tra i due personaggi, con tanto di intero istituto che si rivolta contro Max (che poveretta manco sapeva di essere incinta all'epoca). 
Il libro lascia chiaramente intendere che c'è un seguito perchè gli storici fanno una scoperta che può cambiare il mondo e si prendono alcuni giorni di vacanza.
Ero partita con delle aspettative che in realtà sono state un po' deluse. La vicenda parte con brio, è interessante. Poi però esagera tra morti, sparatorie e dintorni. Oltretutto, ho più volte avuto la sensazione che Max abbia una importanza per il Saint Mary che vada oltre il semplice fatto di essere una storica; o mi sbaglio io, o ipotizzo che verrà svelato nei prossimi libri.
Non sono invogliata a leggere subito il secondo libro, ma probabilmente fra qualche tempo lo farò.
Lettura gradevole ma con problemi di linearità nelle vicende narrate, con tanti personaggi (alcuni dei quali si confondono un po') nessuno dei quali viene approfondito (ad esempio di Max sappiamo solo che non vuole parlare della sua infanzia), e alcune scene un po' da cinema. Magari qualcosa troverà sviluppo nei libri successivi.
Mio voto: 7 / 10 

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The Chronicles of St Mary's:
#1 La confraternita degli storici curiosi

Red fox road - Frances Greenslade


Titolo originale: Red fox road (2020) 

Francie e i suoi genitori sono in viaggio. È primavera, sono partiti dalla British Columbia, in Canada, diretti verso il Grand Canyon per un’escursione. Quando imboccano quella che dovrebbe essere una scorciatoia, succede il disastro: si rompe la coppa dell’olio e si ritrovano bloccati su una strada forestale in mezzo al nulla. Per Francie è quasi impossibile nascondere l’eccitazione: ha spesso fantasticato su come sarebbero riusciti a cavarsela se fossero rimasti isolati nel bosco, e ora ecco l’occasione per mettersi alla prova. Ma le sue abilità – accendere fuochi, costruire tepee e rifugi a tettoia, raccogliere aghi di abete per il tè – saranno sufficienti per sopravvivere quando le ore si trasformeranno in giorni e lei rimarrà da sola? 
Frances Greenslade si conferma una narratrice dallo sguardo molto originale, perfettamente a suo agio nel ritrarre tutto ciò che riguarda la natura, la sopravvivenza nelle terre selvagge così come il mondo – altrettanto pieno di mistero e stupore – nel quale si muove la tredicenne Francie. (goodreads) 

Francie e la sua famiglia rimangono in panne in una strada in mezzo al bosco che non è neanche segnata sulle mappe. Il padre decide di incamminarsi a piedi per cercare la statale seguendo il suo fidato gps. Francie e sua madre rimangono così da sole e si arrangiano come meglio possono. Al quinto giorno, però, quando Francie si sveglia non c'è traccia della madre. E' andata via lasciando un foglietto dove ha scritto di aspettarla perchè sarebbe tornata. Ma i giorni passano e Francie,  si rende conto che rimanere lì significa morire di sete o di fame e decide prima di muoversi con bussola e mappa per cercare l'acqua. Poi dopo alcuni giorni capisce che deve provare a raggiungere la statale perchè i soccorsi non sarebbero arrivati. In questo sembra aiutata da una piccola volpe rossa (da cui prende il nome del sentiero su cui la accompagna la volpe) e successivamente un cane, Buddy.  
Francie è appassionata di storie di avventure e di sopravvivenza, ed è il motivo per cui riesce a trovare stratagemmi per ripararsi dal freddo, per trovare la acqua, per sopravvivere in una situazione terribile in cui si trova da sola. Nel frattempo si ricorda di cioè che ha imparato da alcune persone (la nonna, la professoressa, il vicino di casa) e ricorda anche alcuni attimi familiari, in particolare quelli vissuti con la gemella Phoebe, malata di cuore, e di come sono cambiate le cose (e la madre) dopo che Phoebe è morta. E' fortissima la sofferenza che prova Francie nel vedere che la madre si occupa più di Phoebe che di lei (ma ovviamente Phoebe ha bisogno di più accortezze). C'è un lento percorso di consapevolezza che si viene a sviluppare. 
Il libro è decisamente uno young adult, poichè la protagonista è una ragazzina di tredici anni, ed è sicuramente interessante lo spirito di avventura e la mente brillante di questa ragazzina che non si perde d'animo. Forse con una trentina di pagine in meno ci avrebbe guadagnato, poichè le giornate sono tutte molto simili, soprattutto all'inizio, ma magari era proprio l'intenzione che voleva dare l'autrice.  
Mio voto: 7 e mezzo / 10

Genki Kawamura - Se i gatti scomparissero dal mondo


Titolo originale: 世界から猫が消えたなら (2012)
Titolo inglese: If cats desappeared from the world

Di lavoro fa il postino, mette in comunicazione le persone consegnando ogni giorno decine di lettere, ma il protagonista della nostra storia non ha nessuno con cui comunicare. La sua unica compagnia è un gatto, Cavolo, con cui divide un piccolo appartamento. I giorni passano pigri e tutti uguali, fin quando quello che sembrava un fastidioso mal di testa si trasforma nell’annuncio di una malattia incurabile. Che fare nella settimana che gli resta da vivere? Riesce a stento a compilare la lista delle dieci cose da provare prima di morire. Non resta nulla da fare, se non ma ecco che ci mette lo zampino il Diavolo in persona. E come ogni diavolo che si rispetti, anche quello della nostra storia propone un patto, anzi un vero affare. Un giorno di più di vita in cambio di qualcosa. Solo che la cosa che il Diavolo sceglierà scomparirà dal mondo. Rinunciare ai telefonini, ai film, agli orologi? Ma certo, in fondo si può fare a meno di tutto, soprattutto per ventiquattr’ore in più di vita. Se non fosse che per ogni oggetto c’è un ricordo. E che ogni concessione al Diavolo implica un distacco doloroso e cambia il corso della vita del protagonista e dei suoi cari. Soprattutto quando il Diavolo chiederà di far scomparire dalla faccia della terra loro, i nostri amati gatti. Kawamura Genki ci costringe a pensare a quello che davvero è alle persone che abbiamo accanto, a quello che lasceremo, al mondo che costruiamo intorno a noi.(goodreads)

Libro molto toccante, soprattutto verso il finale. Quando il diavolo propone di far scomparire i gatti, allora riaffiorano i ricordi più potenti. Perchè va bene rinunciare ai cellulari ma il gatto è un essere che ha un cuore, ha calore, e al gatto è legata la figura della madre di lui, morta da quattro anni, ma anche la figura del padre con cui non c'è più alcun rapporto dalla morte della madre. Come si possono far scomparire i gatti? Come si può decidere di far scomparire qualcosa dal mondo per un nostro egoismo? Forse tutte le liste delle cose che vogliamo fare prima di morire sono solo stupidaggini, quello che davvero è importante ci viene da dentro, quando sentiamo che i ricordi affiorano troppo prepotentemente e ci rendiamo conto di chi è la persona che davvero vogliamo salutare prima di morire.
Un libro scritto con la delicatezza tipica di molti scrittori giapponesi, dove dietro alla storia scorrevole ci sono delle riflessioni profonde. Le ultime trenta pagine le ho lette quasi tutte con le lacrime agli occhi.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

giovedì 10 ottobre 2024

Il Nobel per la Letteratura 2024 alla scrittrice sudcoreana Han Kang

Svezia, 09 ottobre 2024
Poetica, onirica, visionaria e nello stesso tempo capace di raccontare la brutalità del potere e la violenza della realtà, Han Kang è la prima scrittrice sudcoreana a vincere il Premio Nobel per la Letteratura.
Innovativa, sperimentale, la scrittrice, 53 anni, si è fatta conoscere nel mondo con il suo libro "La vegetariana" con cui ha vinto nel 2016 il Man Booker International Prize. Partito da un racconto breve del 1997, "La vegetariana", scritto nel 2007, è la storia di una donna che si vuole trasformare in una pianta e rifiuta la razza umana, concepita in tre atti. Un cambiamento a cui il marito reagisce con un crescendo di rabbia che arriva al sadismo sessuale.
Il suo ottavo romanzo, "Non dico addio" è atteso nelle nostre librerie il 5 novembre per Adelphi, suo editore italiano. E' la storia di un arduo e doloroso viaggio compiuto d'inverno da Gyeong-ha, la protagonista, per raggiungere l'isola di Jeju dove il papagallino della sua amica Inseon, ricoverata in ospedale a Seul, è rimasto solo e rischia di morire. Al suo arrivo, dopo aver affrontato la tempesta e il gelo, non potrà che seppellirlo ma la discesa agli inferi è anche nella storia della famiglia di Inseon e di uno dei massacri più terribili della Corea tra la fine del 1948 e i primi mesi del 1949, ai danni di trentamila civili accusati di essere comunisti.
Alla scrittura Han Kang, ha sempre unito la passione per l'arte e la musica che si riflette in tutte le sue opere; sua caratteristica è la capacità di coniugare la delicatezza e sensibilità del suo sguardo alla denuncia e di attingere alla memoria per far parlare il mondo dei vivi e dei morti. Lo mostra bene anche "Atti Umani", in cui si è ispirata ad un episodio di rivolta urbana realmente avvenuto nel 1980 a Gwangju, dove è cresciuta e dove centinaia di studenti e civili disarmati furono assassinati durante un massacro compiuto dall'esercito sudcoreano.



domenica 1 settembre 2024

Fuori i libri! Agosto

Il mese di agosto si è rivelato veramente scarsissimo come letture. Non saprei dire come mai... 

Ho cercato il libro che avesse in copertina i fiori. Ho letto "Le diecimila porte di January" di Alix E. Harrow.

Ho scelto un altro libro di Sue Monk Kidd, "L'invenzione delle ali"; non mi ha preso come avrei pensato. Ci ho messo più di una settimana a leggerlo...

Volevo leggere "La tormenta" di Sorokin per la monthly motiv, ma mi è stato impossibile recuperalo, causa la chiusura dei magazzini che riforniscono le librerie (oltre al fatto che era introvabile in ebook...). Ho ripiegato su un altro libro che comunque volevo leggere, "Resta solo il fuoco" di Micheliny Verunschk. Impegnativo e denso di cose.



Resta solo il fuoco - Micheliny Verunschk


Titolo originale: Caminhando com os mortos (2023)

In una comunità rurale del Brasile una donna viene arsa viva. A uccidere Celeste sono i genitori e il fratello, in un rituale che parte come un esorcismo e finisce come il rogo di una strega. Tra gli interrogatori della polizia e le analisi della scena del crimine, i protagonisti del tragico evento prendono voce per consegnarci la loro versione della storia. Il ritratto che ne emerge è quello di una località isolata, segnata dall’arrivo di una nuova confessione religiosa. In questo luogo dimenticato dalle mappe, fondamentalismo e mentalità patriarcale si mescolano generando un’ondata di brutalità. Sullo sfondo, una natura indifferente, col suo ciclo inarrestabile di generazione e distruzione.
Un’enigmatica figura femminile tiene le fila del racconto, cerca di ricostruire l’accaduto e trovare le cause dentro una cornice più ampia, in cui i fatti recenti si fanno specchio di oppressioni di genere, di classe, coloniali. Qui le avversità della vita hanno favorito l’adesione a dottrine estreme, con la complicità delle istituzioni religiose e politiche che si sono spartite gli spazi di potere.
In questo romanzo ruvido e perturbante Micheliny Verunschk racconta una storia di mistero e violenza, che mescola reale e meraviglioso come nella migliore tradizione latinoamericana. (goodreads)

Un libro complesso, non solo per la scrittura descrittiva ma un po' ermetica, ma anche per come viene raccontato quel che succede, con riferimenti esterni alla vicenda.
Tanti gli argomenti che vengono toccati. La superstizione della popolazione della macchia. La "creduloneria" nelle teorie portate avanti dal predicatore della Congregazione, tutte puntate sull'estirpare il male con metodi piuttosto violenti. Il ruolo della donna che se non si sposa rischia di perdersi e diventare una tragedia per la famiglia. Il credere che bruciando viva una persona essa possa risorgere come nuova (e nel momento stesso in cui Lourenca si rende conto di cosa sta succedendo a sua figlia, si chiede perchè Dio l'abbia abbandonata).
Il tutto viene raccontato da una donna che si rivela alla fine, attraverso i pensieri delle donne che quella macchia la conoscono: Lourenca, l'esperta forense che è nata nella macchia poi è andata a vivere altrove ed è voluta tornare lì, la figura di Quitéria decapitata perchè non voleva sposarsi e che vaga per il mondo con la sua testa in braccio. Un intreccio utile per capire la mentalità degli abitanti della macchia.
Libro impegnativo e con scene molto cruente.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

p.s. ho avuto il piacere di partecipare alla presentazione del libro con presente l'autrice. Una persona deliziosa.

L'invenzione delle ali - Sue Monk Kidd


Titolo originale: The invention of wings (2014)

Charleston, South Carolina, 1803. Quando per il suo undicesimo compleanno Sarah Grimké riceve in regalo dalla madre una schiava della sua stessa età di nome Hetty, cerca inutilmente di rifiutare quello che le regole vigenti impongono. Hetty anela alla libertà, soffoca tra le mura domestiche della ricca e privilegiata famiglia Grimké, vorrebbe fuggire lontano e Sarah promette di aiutarla. Come Hetty, anche lei è in qualche modo prigioniera di convenzioni e pregiudizi: in quanto donna non le viene permesso di realizzare il suo più grande desiderio, quello di diventare una giurista come il padre e i fratelli. Sarah sogna un mondo migliore, libero dalla schiavitù, che lei considera come un terribile abominio, e instaura con Hetty un rapporto speciale, insegnandole di nascosto a leggere e a scrivere nell'intento di aiutarla a emanciparsi. Seguiamo così il rapporto difficile ma speciale tra una ricca ragazza bianca e la sua schiava nera e le loro vicende umane nel corso di trentacinque anni, cui si aggiungono quelle della giovane sorella di Sarah, Nina, con la quale lei si batterà a favore dei diritti civili delle donne, dei più deboli e degli emarginati e contro la discriminazione razziale. In questo romanzo che celebra il potere dell'amicizia e della solidarietà al femminile, Sue Monk Kidd evoca il mondo di contrasti scioccanti del profondo Sud, ispirandosi alla storia vera di due pioniere del femminismo americano. (goodreads)

Premetto che non sapevo nulla di questa storia, cioè delle due donne che sono diventate le pioniere dell'abolizionismo e del femminismo. I libri che sono ispirati ad una vicenda vera mi lasciano sempre un po' perplessa, perchè per tutto il tempo mi chiedo cosa è vero e cosa è inventato. Anche qui, ad un certo punto ho cominciato a digitare nomi su google, scoprendo che quasi tutti i personaggi sono vissuti davvero, con qualche fantasia su riflessioni o avvenimenti accaduti. Hetty invece, pur essendo realmente esistita una schiava di Sarah Grimkè che si chiamava Hetty, è morta molto prima, e quindi tutto l'intreccio tra le loro due vite è stato verosimilmente ricreato.
Ho letto altri due libri di Sue Monk Kidd, e mi erano piaciuti moltissimo. Questo no. Nonostante l'argomento trattato, importante, crudo in alcune descrizioni di come venivano trattati gli schiavi, l'ho trovato lento e poco coinvolgente. E questo mi è successo fin da subito, nonostante il personaggio di Sarah mi sarebbe dovuto piacere, una ragazza fuori posto, in un mondo dove ci sono atteggiamenti che lei detesta, con mille sogni che vengono puntualmente frantumati dalla famiglia e dalla società. 
Non mi è piaciuto il personaggio di Charlotte, troppo calcolatrice, che addirittura impone una specie di "promessa" a Sarah quasi manipolandola. E per un bel pezzo non mi è piaciuto molto il personaggio di Hetty, troppo sfrontata. Alla fine queste due hanno riversato su Sarah (la buona della famiglia) i loro comportamenti arroganti. Decisamente ho cominciato ad apprezzare Hetty dopo che sua madre sparisce, anche se mi è dispiaciuto che le mancasse la terra sotto ai piedi.
Il romanzo si svolge alternando ciò che succede a Sarah a ciò che succede a Hetty, sia quando vivono a Charleston sia quando Sarah è via dalla tenuta. Effettivamente tra loro due si è stretto un bel legame che con gli anni diventa una vera amicizia.
L'argomento principale attorno a cui ruota il libro è principalmente lo scontro tra bianchi e neri, e tra bianchi schiavisti (sud) e bianchi che considerano lo schiavismo un abominio (quaccheri e nord). Ma anche tra gli abolizionisti sono in tanti a predicare ed agire poco, pensando che si debba aspettare il momento giusto. Sarah e Nina saranno due che appiccano il fuoco, due per le quali è ora di smettere di parlare e bisogna fare qualcosa. E lo faranno davvero, non solo portando avanti la causa dei neri ma anche quella delle donne, perchè i diritti vanno reclamati quando non ci sono. E in quel periodo, anche le donne erano sottomesse ai mariti e sottoposte a tutta una serie di pregiudizi.
Ho trovato molto bello il fatto delle trapunte su cui le schiave ricamavano la loro storia. 
L'autrice si è ben documentata per scrivere questo libro, e ho molto apprezzato che alla fine spieghi esattamente cosa è vero e cosa non lo è. E' stato interessante scoprire che "La capanna dello zio Tom" è stata ispirata da un libro scritto dal marito di Angelina Grinkè ("American slavery as it is").
Non lo so, è un libro che ha enormi potenzialità, anche dovute al fatto che la storia è davvero esistita; tuttavia non mi coinvolto, ho provato un forte distacco tra me e i personaggi. Avevo molto amato "La vita segreta delle api", questo romanzo invece mi ha lasciato poco.
Mio voto: 7 / 10

Le diecimila porte di January - Alix E. Harrow


Titolo originale: The Ten Thousand Doors of January (2019) 

Estate 1901. Un'antica dimora nel Vermont, piena di cose preziose e sorprendenti. La più peculiare è forse January Scaller, che vive nella casa sotto la tutela del facoltoso signor Locke. Peculiare e atipica, almeno, è come si sente lei: al pari dei vari manufatti che decorano la magione è infatti ben custodita, ampiamente ignorata, e soprattutto fuori posto. Suo padre lavora per Locke, va in giro per il mondo a raccogliere oggetti "di un valore singolare e unico", e per lunghi mesi la ragazzina rimane nella villa ridondante di reperti e stranezze, facendo impazzire le bambinaie e, soprattutto, rifugiandosi nelle storie. È così che, a sette anni, January trova una porta. Anzi, una Porta, attraverso cui si accede a mondi incantati che profumano di sabbia, di antico e di avventura... Sciocchezze da bambini. Fantasie assurde, le dicono gli adulti. E January si impegna con tutta se stessa per rinunciare a quei sogni di mari d'argento e città tinte di bianco. Per diventare grande, insomma. Fino al giorno in cui, ormai adolescente, non trova uno strano libriccino rilegato in pelle, con gli angoli consumati e il titolo stampigliato in oro semiconsunto: "Le diecim por". Un libro che ha l'aroma di cannella e carbone, catacombe e terra argillosa. E che porta il conforto di storie meravigliose nel momento in cui January viene a sapere che il padre è disperso da mesi. Probabilmente morto. Così la ragazza si tuffa in quella lettura che riaccende il turbine di sogni irrealizzabili. Ma lo sono davvero? Forse basta avere il coraggio di inseguirli, quei sogni, per farli diventare realtà. Perché pagina dopo pagina January si accorge che la vicenda narrata sembra essere indissolubilmente legata a lei... (goodreads) 

January vive nella dimora del signor Locke, datore di lavoro del padre. E' una bambina ribelle, che mal sopporta di stare chiusa in casa. Nelle sue vene scorre il sangue ribelle della madre che lei non ha mai conosciuto. Il libro alterna la storia di January raccontata in prima persona, alle storie che legge nel libriccino che trova (che sono scritte in terza persona dal padre), e che cominciano parlando di una certa Addison Lee e di un certo Yule Jan, che si scopre abbastanza presto essere i suoi genitori. Generalmente, un libro con questa trama è potenzialmente un libro che mi può catturare, ma non è successo. Ho trovato un po' pesante la scrittura, infiocchettata da troppe descrizioni (pesanti come sicuramente pesanti erano gli oggetti di casa Locke). Finchè Addison Lee non conosce Yule Jan (che lei rinomina Julian), mi sono chiesta cosa c'entrasse con January; A quel punto è stato ovviamente chiaro, ma eravamo già molto avanti nel libro. Forse è proprio da lì che il libro mi è diventato più interessante. 
Non so. La storia dei passaggi tra i mondi è interessante, anche intrigante, ma non mi ha preso. Grande potenziale che mi è rimasto un po' insipido. 
Mio voto: 7 / 10

Luna di miele… no, grazie! - Christina Lauren


Titolo originale: The Unhoneymooners (2019)

Olive è sempre stata sfortunata: nella sua carriera, in amore, in… be’, in tutto. D’altra parte, Amy, sua sorella gemella, è probabilmente la persona più fortunata al mondo. L’incontro fortuito con il suo fidanzato sembra uscito da una commedia romantica (ugh) ed è addirittura riuscita a finanziare il loro matrimonio vincendo una serie di sfide online (doppio ugh). Ma la cosa peggiore è che sta forzando Olive a trascorrere quella “giornata indimenticabile” con il suo peggior nemico, Ethan, che, guarda caso, è il testimone.
Olive deve quindi cercare di superare le prossime ventiquattro ore di inferno prima di poter tornare alla sua confortante e sfortunata vita. Ma quando tutti gli invitati – eccetto Olive e Ethan – hanno un’intossicazione alimentare, c’è in palio una luna di miele già pagata alle Hawaii.
Mettendo da parte il loro odio reciproco per il bene di una vacanza gratuita, Olive e Ethan partono per quel paradiso, determinati a evitare l’un l’altro a tutti i costi. Ma quando Olive incontra il suo futuro capo, la piccola bugia che dice diventa molto più grande: sono lì in luna di miele e devono far finta di essere dei novelli sposi…
Luna di miele… no, grazie! è un romance toccante e divertente, perfetto per tutte quelle che si sono sentite “sfortunate” in amore. (goodreads)

Per la categoria "da nemici ad amanti", ho trovato questo. Che poi Olive ed Ethan non è che si odiano proprio, diciamo che ognuno pensa che sia l'altro ad odiarlo e quindi ricambiano, ma nel momento in cui rimangono soli e devono interagire, si rendono conto che vanno molto d'accordo.
Olive ed Amy sono due gemelle, una opposta all'altra. Amy è quella fanatica di concorsi e vince anche spesso, ottimista per natura; Olive pensa sempre che il mondo stia per crollare. Hanno una famiglia enorme (un po' come nel "mio grosso grasso matrimonio greco" solo che qui non sono greci), la madre e il padre sono separati e parlano solo attraverso un intermediario.
Ethan è il fratello maggiore dello sposo, Dane. Olive all'inizio sarebbe uscita volentieri con Ethan, ma la cosa non era andata a causa di un malinteso...
Comunque, al pranzo del matrimonio stanno tutti male tranne Olive e Ethan che non hanno mangiato il buffet. Ma qualcuno deve andare in viaggio di nozze o ci sarebbe da pagare una penale. Quindi la fortuna vuole che Olive, uguale a sua sorella, può tranquillamente scambiare i documenti e spacciarsi per lei, mentre Dave nella prenotazione ha usato solo il cognome e quindi suo fratello può partire al suo posto.
Entrambi pensano che ognuno potrà fare vita a sè, ma le cose si complicano per due motivi. Il primo è che nello stesso albergo è alloggiato anche il futuro nuovo capo di Olive, e quindi lei deve fingere di essere in luna di miele. Il secondo è che anche la ex di Ethan col nuovo fidanzato alloggiano lì, e quindi la recita deve continuare. Tuttavia, ad entrambi la cosa non dispiace. Però, come in tutte le commedie romantiche arriva l'elemento di crisi e in questo caso è qualcosa che può anche rovinare il matrimonio di Amy e Dane. Che fare quindi?
Ho trovato questo libro piuttosto brillante, divertente. La storia è anche originale rispetto ad altre. Ho apprezzato il fatto che i due non finiscono subito a letto insieme, ma che la finta luna di miele si evolva lentamente in un qualcosa di amichevole e chiarificatorio.
La lettura è stata scorrevole. 
Ho scoperto che Christina Lauren è lo pseudonimo che usano due migliori amiche e scrittrici di romanzi insieme, Christina Hobbs e Lauren Billings.
Libro molto gradevole.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

Fuori i libri! Luglio

Ho cominciato il mese di luglio col libro del gruppo di lettura della biblioteca, "Gli avversari" di John Grisham. Carino, però sono racconti, avrei preferito un romanzo.

Per la key word di luglio ho letto "Il club dei delitti del giovedì" di Richard Osman, era un po' che volevo leggerlo. Molto gradevole. Sicuramente proseguirò nella serie.

Non partecipavo al gruppo di lettura online da un po', ma "Il canto del poeta" di Paul Lynch mi ispirava. Interessante.

Per la montly motif, che voleva libri con protagonisti gli animali, ho proseguito la serie di Lilian Jackson Braun con "Il gatto che non c'era". Gradevole come sempre. Oltretutto, visto che viene detto che la gita la fanno verso la fine di agosto, mi torna comodo anche per la calendar of crime.

Sempre a tema gatti, sono finalmente riuscita a leggere "La libreria dei gatti neri" di Piergiorgio Pulixi. L'avevo notato in libreria quando è uscito. Molto gradevole.

Il mio primo libro di Colleen Hoover "9 novembre", ovviamente perchè mi tornava utile anche per la clock challenge. Mi stava piacendo molto, fino a tre quarti di libro, poi è successa una cosa che mi ha spiazzato un po'. Peccato.

Mi sono voluta "togliere dai piedi" la categoria "da nemici ad amanti", ho scoperto "Luna di miele, no grazie" un libro di Christina Lauren molto gradevole.

"L'estate in cui mia madre ebbe gli occhi verdi" di Tatiana Tibuleac, un libro incredibilmente intenso, che parte dall'odio feroce di un figlio nei confronti della madre, ad un riuscire a capirsi e amarsi.

Infine ho trovato "Due lune" di Sharon Creech su MLOL. Bel libro, emozionante, peccato aver già riempito la categoria dello young adult altrimenti ci stava perfettamente.





Il canto del profeta - Paul Lynch


Titolo originale: Prophet song (2023)

Libro vincitore del Booker Prize 2023. 
Con una scrittura rapida e senza pause, il romanzo ricrea l'atmosfera carica di tensione di una dittatura in ascesa e segue le vicende della protagonista, che dovrà capire fino a che punto può spingersi per salvare sé stessa e le persone che ama. A Dublino, in una sera buia e piovosa, la scienziata Eilish Stack apre la porta di casa e si trova di fronte due agenti della polizia segreta. Sono lì per interrogare suo marito, un sindacalista. In questa inquietante distopia, Paul Lynch immagina una Repubblica d'Irlanda che scivola nel totalitarismo dopo l'ascesa del partito di destra National Alliance, che ha preso il potere in risposta alle pressioni dei sindacati per l'aumento dei salari degli insegnanti. (goodreads)

Ho letto questo libro per il gruppo di lettura della libreria, ma ammetto che la trama mi ispirava comunque. 
Ho letto da qualche parte che c'è chi lo definisce un libro distopico, ma trovo che la definizione non ci stia. Questo libro è troppo realistico e troppo verosimile ad alcune delle realtà di guerra del mondo in cui viviamo, senza dover scomodare futuri remoti.  
Ho fatto fatica con lo stile narrativo, all'inizio. I dialoghi sono un tutt'uno con le descrizioni, e sono un tutt'uno anche con i dialoghi che la protagonista ha col marito assente. Ad un certo punto ci ho fatto il callo, ma è stato faticoso, anche se ammetto che questo stile è efficace nel rendere l'urgenza di ciò che accade nel libro. Oltre a ciò, ho trovato alcune descrizioni un po' "pompose" (con paroloni troppo ricercati).  
Difficile immedesimarsi nella protagonista. Una donna che, nonostante gli studi, nonostante quello che vede capitare intorno a sè, rimane caparbiamente ancorata ad una speranza che probabilmente è già morta fin dall'inizio. Perchè Eilish non se ne va subito, quando la sorella le dice di andare da lei, portando via i 4 figli e il padre anziano? Va beh, in questo caso perchè non ci sarebbe stato il libro.   
Ho trovato doloroso ma tutto sommato coinvolgente circa due terzi di libro. Quando finalmente Eilish si decide che è ora di partire, dopo aver perso abbastanza familiari, a quel punto, non ne potevo più, volevo solo sapere come andava a finire, e il fatto che il finale non sia in realtà un finale, bensì qualcosa di aperto che potenzialmente può portare a qualunque esito, mi ha molto indispettito. Dopo aver partecipato a tanto dolore per pagine e pagine, lasciarmi così in bilico tra la speranza e ciò che davvero succede, mi ha proprio dato fastidio.
In libreria sono stati entusiasti. A me è piaciuto ma non grido al capolavoro.
Mio voto: 7 / 10

giovedì 29 agosto 2024

Ad Amsterdam si celebrano «i libri mai letti» salvandoli dal macero

L’Openbare Bibliotheek di Amsterdam (la biblioteca pubblica della città) e l’Ongelezen Boeken Club (tradotto, «il club dei libri non letti») hanno inaugurato a inizio agosto la mostra De Nullijst, dedicata ai libri ignorati che finiscono nei meandri dei magazzini in attesa di essere distrutti. 
Visitatori e visitatrici avranno l’opportunità di prendere alcuni titoli, portandoli a casa con sé al termine dell’esposizione e salvandoli così dal macero. 
La mostra è nata proprio con lo scopo di ridare vita a quelle pubblicazioni rimaste nascoste, ma che meritano un’altra occasione di visibilità al pubblico. La mostra De Nullijst rimarrà attiva fino al 19 settembre, termine ultimo per salvare i libri. 
(Giornale della libreria. Qui l'intero articolo)

Credo sia una bellissima iniziativa, per far sì che i libri mai presi in prestito abbiano una seconda possibilità prima di diventare poltiglia. Se passate da Amsterdam...

mercoledì 7 agosto 2024

Due lune - Sharon Creech


Titolo originale: Walk two moons (1994) 

Salamanca ha un nome buffo, due nonni stravaganti e sangue pellerossa nelle vene. Ma queste non sono le uniche cose insolite nella sua vita: la mamma è svanita nel nulla e il padre sembra corteggiare una donna molto strana. E anche la sua amica Phoebe si diverte a circondarsi di misteri irrisolvibili. 
Una storia di confidenze e sorprese, saggia e imprevedibile come la natura, onirica e profonda come un canto indiano. (goodreads)

Salamanca ha trascorso quasi tutta la sua vita (ha 13 anni) a Bybanks, Kentucky, in mezzo al verde. Poi un giorno suo padre ha deciso che si trasferissero 500 km a nord, a Euclid, Ohio. Sal odia questo trasferimento, ma il padre le spiega che non riesce più a stare a Bybanks perchè ovunque si gira si ricorda sua moglie, che è sparita.
Ad Euclid, Sal fa amicizia con Phoebe Winterbottom.

"E' stato dopo tutte le avventure di Phoebe che i miei nonni hanno deciso di venire in automobile dal Kentucky all'Ohio, dove mi avrebbero prelevato per poi proseguire tutti e tre verso ovest, fino a Lewiston, Idaho. Un viaggio di tremila chilometri o poco più."

L'Idaho è il luogo da cui è arrivato l'ultimo messaggio della madre di Sal, e lei spera di riuscire a raggiungerla entro il giorno del suo compleanno.
Nel frattempo, mentre il nonno guida, Sal racconta loro la storia di Phoebe. Ad un certo punto, anche la madre di Phoebe sparisce senza dare ragioni. Phoebe crede sia stata rapita da un misterioso ragazzo che è passato a cercarla. All'inizio nega con chiunque che sua madre sia sparita, poi comincia a raccontare la verità, sempre rimanendo convinta che sia stata rapita. E man mano che procede questa seconda storia, Sal capisce anche alcune cose di sè stessa, alcuni atteggiamenti (sgradevoli) che ha avuto nei confronti del padre, al punto che quando arriva nell'Ohio ci arriva con una consapevolezza maggiore di sè e di cosa è successo.
Non voglio svelare molto della trama perchè è molto bella vederla svolgersi un po' alla volta. Quello che è successo, ad un certo punto mi era chiaro, ma non avevo invece capito quale fosse il ruolo nella storia della donna con cui si vede spesso il padre.
E' un libro chiaramente scritto per ragazzi, non solo per il fatto che la protagonista ha tredici anni, ma proprio per la delicatezza con cui affronta il tema della madre scomparsa e la graduale presa di coscienza di Sal, accompagnata in viaggio dai nonni, un viaggio che oltre ad essere su strada è anche un viaggio dentro se stessi. Molto commovente l'ultima parte.
Mio voto: 8 / 10

mercoledì 31 luglio 2024

L'estate in cui mia madre ebbe gli occhi verdi - Tatiana Țîbuleac


Titolo originale: Vara în care mama a avut ochii verzi (2017) 

Aleksy ricorda ancora l’ultima estate che ha trascorso con sua madre. Sono passati tanti anni da allora, ma quando il suo terapeuta gli consiglia di rivivere quel periodo del proprio passato per tentare di superare il blocco creativo che sta vivendo come pittore, Aleksy inizia un viaggio che lo farà confrontare con le emozioni dell’estate in cui lui e la madre arrivarono in un paesino di villeggiatura francese… Come superare la scomparsa di sua sorella? Come perdonare la madre che lo ha rifiutato? Come affrontare la malattia che la sta consumando? Questa è la storia di un’estate di riconciliazione, di tre mesi in cui madre e figlio depongono finalmente le armi, spinti dall’arrivo dell’inevitabile e dalla necessità di fare pace tra loro e con sé stessi. Tatiana Ţîbuleac mostra una grande intensità narrativa in questa storia sulle relazioni madre-figlio che unisce risentimento, impotenza e fragilità. Un romanzo forte e commovente che intreccia vita e morte in un appello all’amore e al perdono. Una delle grandi scoperte dell’attuale letteratura europea. (goodreads)

Credo che le prime parole che mi vengono per definire questo libro siano: struggente e intenso.
Il romanzo comincia con Aleksy che odia la madre, ed è un odio feroce, al punto di volerla vedere morta perchè lui non si è mai sentito amato e, dopo la morte della sorellina Mika, la madre si è chiusa nel silenzio dimenticandosi di lui. Le prime sono pagine cariche di questo odio, e del fatto che Aleksy è diventato un ragazzino difficile. 

"Quella mattina in cui la odiavo più che mai, mia madre aveva compiuto trentanove anni. Era piccola e grassa, stupida e brutta. Era la madre più inutile che fosse mai esistita. La guardavo dalla finestra mentre se ne stava al cancello della scuola come una mendicante. L'avrei uccisa senza pensarci due volte"

"Se avessi potuto, l'avrei cambiata in due secondi per qualunque altra madre al mondo. Anche per un'ubriacona, anche per una che mi avesse picchiato ogni santo giorno. Le sbornie e i colpi li avrei sopportati solo io, invece la sua bruttezza e quella coda da sirena erano alla vista di tutti. Le vedevano i miei compagni di scuola. Le vedevano i professori e la gente del quartiere"

"Certi specialisti ritengono che io sia diventato violento dopo la morte di Mika e per colpa di Mika. Altri sono convinti che sia stato perchè mia madre, dopo il funerale, si chiuse nella stanza degli ospiti e non parlò con nessuno per sette mesi. Non la biasimo per il modo in cui reagì alla morte della figlia. In fin dei conti si trattava della sua bambina, del suo dolore, e niente sarà mai più meraviglioso di Mika. Mi sarebbe piaciuto, però, che almeno una volta mia madre si fosse ricordata anche di me, l'altro suo figlio, spinto su questa Terra dallo stesso utero incosciente".

Ma poi, al 39esimo compleanno della madre (passato in grande tristezza), lei gli chiede di rinunciare alle vacanze con gli amici e di andare con lei in uno sperduto paesino della Francia. Di lì a pochi mesi lei sa di dover morire di cancro.
All'inizio la convivenza è difficile ma poi, grazie ad alcune pillole che gli dà sua madre dopo che lui si ferisce prendendo a pugni una porta, Aleksy comincia a calmarsi. Al punto che le pillole non sono più indispensabili.


"Mia madre mi chiamò nel campo di girasoli per comunicarmi che stava morendo. "Ho il cancro, Aleksy, ho un cancro brutto e rabbioso""


In questo libro c'è tutta la malattia della madre, e di come inesorabilmente la riduce ad un mucchio di ossa, e c'è tutto il dolore di Aleksy che deve rielaborare la figura della madre rendendosi conto che non è vero che la vuole morta, e che se la malattia li ha portati a riavvicinarsi allora avrebbe voluto che la malattia arrivasse prima. Aleksy si è sempre sentito una nullità. 


"Non l'avevo mai vista così, per il semplice motivo che non era mai stata così. Mia madre mi guardava con amore.
Quello sguardo - che avevo aspettato ed elemosinato durante tutta l'infanzia e per il quale mi sarei separato di buon grado da tutti i miei risparmi di bambino parsimonioso - lo ricevevo ora gratis"
 
"Ero finalmente diventato il suo bambino, e lei era finalmente diventata madre. (...) Perchè mia madre non aveva cominciato a morire prima?"


"Le domandai perchè lei e Mika avessero gli occhi verdi e io azzurri"

Pessima la figura del padre, che ad un certo punto se ne va di casa portandosi via soldi e oggetti di valore e va a vivere con una ragazzina col piercing sulla lingua. Un codardo, perchè ha scelto un giorno in cui sapeva che la madre non era in casa. 
Bella la figura della nonna, che dopo la morte della madre accoglie Aleksy in casa sua e in poche settimane fa quello che fior di psichiatri non hanno fatto in mesi di terapie.
Aleksy trova il suo sfogo nella pittura, diventa un pittore ricco. In qualche modo, ora riesce quasi ad idolatrare la madre.
Davvero molto inteso. (però mi sono chiesta come mai non scende nei dettagli di come è morta Mika e di come è andato l'incidente con Moira. Immagino per lasciare al centro della narrazione il rapporto madre-figlio).
Mio voto: 8 / 10